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Giorno: 26 Marzo 2021

PANDEMIA E NUOVE CITTÀ:
Riprogettare gli spazi

 

Per molti aspetti la pandemia ha contribuito a sollecitare tendenze già in corso. Ad esempio, nelle città si è imposto rapidamente lo smart working ed è diventato centrale il tema del rispetto ambientale. Soprattutto nelle grandi città abbiamo visto moltiplicarsi i chilometri delle piste ciclabili, mentre molti parcheggi sono stati trasformati la notte in terrazze per il caffè. Anche per effetto del tempo liberato dai vincoli del lavoro e per le ricorrenti chiusure per i ridurre i contagi, le città hanno visto cambiare i loro ritmi di vita. Gli uffici si sono svuotati e i negozi sono stati chiusi. I lavoratori in grado di farlo hanno cominciato a lavorare a casa per la maggior parte del tempo, lasciando agli uffici il ruolo accessorio di scambio di idee. Abbiamo cominciato a immaginare una città più sana, meno inquinata anche se solitaria.

Intanto in attesa delle riaperture si è verificata la grande debacle dei negozi. Internet ha definitivamente cambiato il nostro modo di fare acquisti. La crisi della distribuzione che contribuiva a rendere più gradevoli le nostre passeggiate urbane è evidente. I negozi si trasformano in showroom e mini-magazzini, dove i clienti in molti casi provano la merce per poi effettuare gli acquisti on line. Il calo della vendita al dettaglio danneggerà molti soggetti: i proprietari e il personale dedicato alle vendite, ma anche le amministrazioni cittadine, il cui reddito fiscale affonderà. Bisognerà ripensare anche i centri commerciali, che dovranno trovare altre destinazioni, più orientate al tempo libero che all’acquisto.

Il centro delle città però non perderà il proprio ruolo. Ristoranti e bar resteranno luoghi di incontro per eccellenza e potranno avere un futuro. Nasceranno spazi di coworking, che apparirà una sorta di via di mezzo tra lavoro in impresa e lavoro a casa. Le città si ridisegneranno su nuove necessità di servizi e nuove forme di aggregazioni. Nelle città dei ’15 minuti’ tutte le attività saranno a portata di mano e gli spazi saranno usati senza sosta.

Non sarebbe male una città in cui in qualsiasi momento ci sono persone in giro. I quartieri misti favoriscono anche la fiducia, perché i residenti si conoscono, anche se solo di vista. Ma molti edifici cambieranno funzione, come è accaduto nelle fabbriche abbandonate diventate loft negli anni ’80. E qui servirà l’intelligenza diffusa, attivata (sarebbe doveroso) da amministrazioni intelligenti.

Le grandi città si stanno evolvendo velocemente, nella direzione accennata, in tutto il mondo.*
Molti spazi diventeranno adattabili: un ufficio di giorno potrà ospitare un club giovanile la sera. Lo spazio occupato oggi per le auto parcheggiate potrebbe essere utilizzato per parcheggio per biciclette o scooter elettrici, per tavoli da ping-pong, orti, bar o parchetti per bambini. Ciò che più conta, le persone utilizzerebbero lo spazio per lo scopo principale delle città: incontrare altre persone, spendere tempo in un contesto gradevole.

Le case cambieranno. Dove possibile, includeranno uno spazio di co-working in comune. I condomini avranno una cassetta per i pacchi, visto che gli acquisti saranno on line. Per combattere il Covid-19, che probabilmente diventerà endemico, anche se meno letale come l’influenza comune, la nuova casa disporrà di un distributore di disinfettante vicino alla porta d’ingresso. I balconi e gli spazi esterni saranno elementi essenziali non negoziabili, afferma l’architetto David Adjaye.

Le città stanno moltiplicando i giardini. Ad esempio, Barcellona sta incoraggiando i residenti a creare giardini pensili comuni. Uno spazio da utilizzare può favorire la comunità e la salute, ridurre la solitudine, produrre cibo, risparmiare sull’aria condizionata.
Denver ha più di 180 orti comunitari. Ma la loro creazione non può essere ordinata dall’alto, deve nascere dal coinvolgimento delle persone. Gli spazi verdi possono assumere molte forme diverse. A Philadelphia, ad esempio proliferano le case ricoperte di piante da parete e a Detroit crescono le fattorie urbane. Parigi sta progettando ‘foreste urbane’ su siti di pietra o cemento come il cortile del suo municipio.

Tutte le città non potranno associare la bellezza alla sola conservazione degli edifici e alla buona manutenzione del verde. Il centro dovrà essere un luogo rivitalizzato dalla fantasia moderna. Dovremmo ricordarci che valorizzare le città d’arte non significa rispettare la memoria del passato, ma sollecitare un coraggioso sguardo verso il futuro e osare il nuovo.

* Simon Kuper, The path to the post cost ctiy, Financial Times, 12 marzo, 2021

Per leggere tutti gli articoli di Elogio del presente, la rubrica di Maura Franchi, clicca [Qui]

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia Romagna: 26 marzo 2021.

 

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia-Romagna: su oltre 32mila tamponi effettuati, 2.391 nuovi positivi, di cui 967 asintomatici. 2.312 i guariti, calano i ricoveri (-43). Vaccinazioni: 769mila dosi somministrate.

Il 94,5% dei casi attivi è in isolamento a casa, senza sintomi o con sintomi lievi. L’età media nei nuovi positivi è di 44 anni. 46 decessi.

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 326.776 casi di positività, 2.391 in più rispetto a ieri,su un totale di 32.068 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 7,4%.
Continua intanto la campagna vaccinale anti-Covid, che in questa fase riguarda il personale della sanità e delle Cra, compresi i degenti delle residenze per anziani, in maggioranza già immunizzati, gli ultraottantenni in assistenza domiciliare e i loro coniugi, se di 80 o più anni, e le persone dagli 80 in su; proseguono prenotazioni e vaccinazioni anche per il personale scolastico e universitario e le forze dell’ordine. Riprese anche le prenotazioni e le somministrazioni vaccinali per le persone dai 75 ai 79 anni, dopo il via libera dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema) sul vaccino AstraZeneca e l’autorizzazione di Aifa.

Il conteggio progressivo delle somministrazioni effettuate si può seguire in tempo reale sul portale della Regione Emilia-Romagna dedicato all’argomento: https://salute.regione.emilia-romagna.it/vaccino-anti-covid, che indica anche quante sono le seconde dosi somministrate.

Alle ore 15 sono state somministrate complessivamente 768.941 dosi; sul totale, 267.944 sono seconde dosi, e cioè le persone che hanno completato il ciclo vaccinale.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 967 sono asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Complessivamente, tra i nuovi positivi 854 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone, 1151sono stati individuati all’interno di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 43,9 anni.

Sui 967 asintomatici, 648 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 77 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 62 con gli screening sierologici, 22 tramite i test pre-ricovero. Per 158 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La situazione dei contagi nelle province vede Bologna (568) e Modena (411); poi Parma (273), Ravenna (237) e Rimini (218); quindi Ferrara (166), Forlì (150), Reggio Emilia (148); seguono Cesena (100), Piacenza (67) e il Circondario imolese (53).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 19.478 tamponi molecolari, per un totale di 3.919.926. A questi si aggiungono anche 195 test sierologici e 12.590 tamponi rapidi.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 2.312 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 243.244.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 71.859 (-33 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 67.945 (+76), il 94,5% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano  46 nuovi decessi: 3 nel piacentino (tre donne di 89, 90 e 93 anni); uno nella provincia di Parma (un uomo 89 anni), 3 nella provincia di Reggio Emilia (tre uomini di 69, 71 e 83 anni); 10 nella provincia di Modena (5 donne di 74, 79, 80, 89 e 90 anni e 5 uomini, rispettivamente di 70, 72, 81, 84, 94);14 in provincia di Bologna (sette donne di 74, 77 residente a Imola, 80, due di 83 anni, 87 e 99 anni, e sette uomini: di 62, 75, 79, 81, 84, due di 87 anni); tre nel ferrarese (due uomini, rispettivamente di 87 e 94 anni e una donna di 81 anni); 3 in provincia di Ravenna (tre uomini di 81, 83 e 86 anni); 5 in provincia di Forlì-Cesena (tre uomini di 87, 88 e 90 anni e due donne entrambe di 91 anni);  3 nel riminese (una donna di 74 anni e due di 91). Infine, si è registrato un decesso di un residente fuori regione, diagnosticato dall’Ausl di Parma.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 11.673.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 399 (-3 rispetto a ieri), 3.515 quelli negli altri reparti Covid (-40).
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 7 a Piacenza (invariato rispetto a ieri), 28 a Parma (+ 2), 31 a Reggio Emilia (-1), 79 a Modena (+2), 122 a Bologna (-5), 27 a Imola (- 1), 35 a Ferrara (- 1), 19 a Ravenna (invariato), 10 a Forlì (invariato), 9 a Cesena (invariato) e 32 a Rimini (+1).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 21.543 a Piacenza (+67 rispetto a ieri, di cui 32 sintomatici), 22.328 a Parma(+273, di cui 135 sintomatici), 39.588 a Reggio Emilia (+148, di cui 75 sintomatici), 56.089 a Modena (+411, di cui 252 sintomatici), 70.559 a Bologna (+568, di cui 411 sintomatici), 11.379 casi a Imola (+53, di cui 30 sintomatici), 19.309 a Ferrara (+166, di cui 48 sintomatici), 25.505 a Ravenna (+237, di cui 138 sintomatici), 13.172 a Forlì (+150, di cui 107 sintomatici), 16.147 a Cesena (+100, di cui 67 sintomatici) e 31.157 a Rimini (+218, di cui 129 sintomatici). /OC

Ferrara mette in sicurezza il sistema pallavolo.

 

Protocollo d’intesa per screening Covid 19 a costi contenuti per 30 società, obiettivo svolgimento sereno delle attività sportive.

A muro sul 19 coinvolge 3000 atleti di volley maschile, femminile e beachvolley

Un primo webinar disponibile on demand sulle differenze tra vari test di screening su youtube

Fare sport in sicurezza grazie alle buone pratiche ma anche al costante monitoraggio di atleti e addetti ai lavori. Parte da questo presupposto il protocollo d’intesa A muro sul 19 che la Federazione FIPAV Ferrara ha sottoscritto con Centro di medicina Ferrara (via Verga) valido per tutte le società sportive iscritte ai campionati di Volley Maschile, Femminile e Beach Volley iscritte alla FIPAV Comitato territoriale di Ferrara.

“La federazione ha sempre dato attenzione alla possibilità di fare sport affrontando di petto la pandemia e cercando soluzione percorribili – spiega il Presidente FIPAV Ferrrara, Alessandro Fortini – Gli allenamenti continuano anche se le partite sono sospese e le richieste di atleti, famiglie e addetti è di avere risposte e punti di riferimento territoriali. Da questa esigenza è nata A Muro sul 19, un protocollo che prevede non solo scontistiche nei test di screening quali tamponi e test sierologici, che comunque aiuta, ma momenti di formazione e confronto per procedere contro il Covid con maggiore consapevolezza e serenità”.

Il protocollo d’intesa fa cadere a cascata su 30 società sportive e circa 3000 atleti tariffe convenzionate presso Centro di medicina Ferrara (in via Verga) ma anche nelle altre 32 sedi venete del gruppo. Dà anche la possibilità di effettuare test presso le strutture del Gruppo o a domicilio presso gli impianti sportivi, grazie ad una Segreteria organizzativa dedicata che risponde 7 su 7 entro 12-24 ore alla mail covid@centrodimedicina.com.

“In questi mesi abbiamo visto funzionare molto bene la soluzione della task force che porta l’infermiere direttamente negli impianti sportivi per effettuare i tamponi rapidi, che sono diventati la principale metodica di screening – spiega Vincenzo Papes, Amministratore delegato Gruppo Centro di medicina – questa metodica consente di verificare con immediatezza l’eventuale presenza di positivi. L’esito in pochi minuti consente di isolare i casi positivi e di fare subito il tampone molecolare (PRC) classico, permettendo una ripresa rapida della attività sportiva della squadra. Oggi lo screening non è solo una questione etica ma di credibilità dell’organizzazione stessa”.

Il protocollo d’intesa si inserisce in un quadro di garanzie e buone prassi che la federazione ha già messo in campo, consentendo la ripresa dei campionati.

“Le nostre associazioni hanno investito nella sanificazione e nelle prove di misurazione della temperatura, procedure che rendono più sicure le strutture e riducono a zero il rischio di contagio. – spiega il Covid Manager della federazione, l’ingegnere Alessandro Taddia –  L’impegno che promuoviamo nello screening e nella cultura della prevenzione diventano ulteriori armi a nostro vantaggio”.

A tal proposito è disponibile on line il primo webinar incentrato sui test di screening (tampone rapido e tampone PCR, test sierologico qualitativo e quantitativo, buone prassi quotidiane contro il Covid), con la partecipazione del dottor Ferruccio Mazzanti, responsabili della diagnostica di laboratorio del Gruppo Centro di medicina e del professor Vincenzo Sollazzo, direttore sanitario di Centro di medicina Ferrara (via Verga 17 Ferrara che da poche settimane ha accentrato nell’unica sede le due unità operative: Poliambulatorio Futura e Ferrara Day Surgery. Il webinar può essere seguito liberamente e senza iscrizione all’indirizzo https://youtu.be/J1KNSamqhjA

 

Il misoneismo e le mistificazioni macroeconomiche

Le vicende del 2020 hanno costretto gli stati ad un’inversione ad U in merito ai deficit e al debito. Oggi è possibile spendere, condonare cartelle esattoriali, dare benefit a imprese e famiglie senza incappare nei soliti strali delle autorità europee e dei paladini del pareggio di bilancio. La pandemia, purtroppo, ci sta dando la possibilità di un osservatorio inedito sulle faccende macroeconomiche e si affermano, o semplicemente vengono rispolverati, due concetti fondamentali:
– le banche centrali devono supportare l’opera dei governi perché gli obiettivi sono comuni, l’indipendenza è relativa e deve essere confinata a specifiche finalità di politica monetaria;
– quando c’è una crisi di domanda bisogna creare moneta e far sì che questa venga spesa nell’economia reale senza preoccuparsi di debito o inflazione, fino a quando le cose non migliorano. In altri termini, il bilancio dello stato si indebita spendendo a favore dei cittadini che quindi ricevono la possibilità di un credito (in contabilità quando qualcuno spende un altro incassa).

Banche centrali e moneta, in sintesi, sono al servizio degli stati e non viceversa, la scarsità e la favola delle risorse limitate è una scusa buona per non spendere solo nelle stagioni dell’abbondanza (cioè nei periodi in cui l’economia cresce senza problemi), quando c’è crisi e lo stato non crea debito i cittadini non incassano e quindi soffrono (non c’è credito senza debito).
Queste conclusioni potrebbero essere elaborate da ognuno di noi semplicemente guardando ai fatti e quindi senza bisogno di aggiungere altro ma, come diceva Keynes, “La più grande difficoltà nasce non tanto dal persuadere la gente ad accettare le nuove idee, ma dal persuaderla ad abbandonare le vecchie”. E le vecchie idee in questo caso sono quelle inculcate al pubblico negli ultimi 40 anni di storia per cui la mente è abituata a immaginare alcuni fenomeni prima ancora che questi vengano spiegati. Alcuni di questi sono appunto l’indipendenza delle banche centrali e la scarsità della moneta.
Chi difende queste congetture non ha più bisogno di spiegarle per farle accettare grazie al fatto che sono già radicate nel nostro inconscio, a prescindere dalle implicazioni o tantomeno dalla fondatezza, perché fanno oramai parte del nostro patrimonio cognitivo.
Un esempio per chiarire, il Mario Draghi presidente della Bce, in una delle tante conferenze stampa, risponde alla domanda di un giornalista sulla possibilità che la Bce possa finire i soldi affermando sorridendo che questo è escluso e, aggiunge sempre sorridendo, che la Bce ha tutte le risorse (finanziarie) necessarie per far fronte a qualsiasi evenienza. Il Mario Draghi presidente del consiglio richiama invece alla prudenza perché le risorse (finanziarie) sono scarse.
È ovvio che le due affermazioni siano in contraddizione, ma quale appare alla nostra mente più credibile? Quale la nostra mente accetta senza difficoltà e da quale, inspiegabilmente, ci sentiamo più rassicurati? Ovviamente dalla seconda, cioè per la nostra mente le risorse sono scarse, è meglio non spendere, non fare troppo debito altrimenti la catastrofe è dietro l’angolo. Paura del nuovo o misoneismo, come veniva definito da Carl Gustav Jung, il rifiuto di quell’emozione che ci suggerisce che qualcosa non è al posto giusto, non è comprensibile immediatamente alla nostra mente (ne ho parlato nel mio libro “L’altra faccia della moneta”).
Ma questo ci limita, ci impedisce di crescere e di sviluppare concetti nuovi. Sta peggiorando il nostro modo di vivere il presente e di immaginare il futuro, tutto a discapito delle nuove generazioni.
Eppure è lapalissiano, il sole riscalda, l’evidenza si mostra nemmeno più tanto tra le righe e, rimanendo nel solco dei due argomenti che mi sono prefissato, banche centrali e moneta (quindi debito), andiamo a estrapolarla tra le informazioni disponibili a tutti, normalmente ignorate nel loro reale significato o mistificate nella loro interpretazione. Rimaniamo su Mario Draghi e poi andiamo all’Ocpi di Carlo Cottarelli.
L’11 ottobre 2019 l’attuale Presidente del Consiglio fu insignito della laurea honoris causa in Economia dell’Università del Sacro Cuore ed ovviamente tenne un discorso che è interamente pubblicato qui https://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2019/html/ecb.sp191011~b0a4d1e7c5.it.html e dal quale estraiamo quanto di seguito: “Descrissi una volta l’indipendenza della banca centrale come indipendenza nell’interdipendenza. Intendevo con ciò sottolineare che il contesto istituzionale nel quale operiamo influenza la velocità con la quale raggiungiamo il nostro obiettivo e l’entità degli effetti collaterali delle nostre azioni. È doveroso esprimere con chiarezza quando altre politiche potrebbero rendere il nostro compito più agevole e rapido.
L’indipendenza della banca centrale non è un fine in se stesso. Il suo scopo risiede nel garantire la credibilità della banca centrale nel perseguimento della stabilità dei prezzi e nello scongiurare che la politica monetaria sia succube della politica fiscale; essa assicura così una dominanza monetaria. L’indipendenza della banca centrale non impedisce perciò un dialogo con il governo quando è evidente che esso consentirebbe un più rapido ritorno alla stabilità dei prezzi. Pone soltanto dei limiti ai suoi eventuali effetti. In particolare un coordinamento delle politiche, quando necessario, deve contribuire alla stabilità monetaria e non può ostacolarla.”
Mario Draghi intende dire che deve sempre esistere una collaborazione e un legame chiaro tra uno Stato e la sua Banca Centrale sebbene sia necessaria una linea di demarcazione (indipendenza) tra la politica fiscale e quella monetaria. Entrambi gli strumenti hanno bisogno del proprio spazio di manovra ma l’obiettivo deve essere comune e, in questo caso, l’accento sulla stabilità dei prezzi non è visto come l’odioso principio liberista che impedisce l’allargamento del benessere sacrificato all’arida politica monetaria, ma piuttosto come una necessità legata ad un periodo di stabilità monetaria fuori dai periodi di crisi.
E che Draghi intenda questo diventa ancora più chiaro nella sua intervista al Financial Times https://www.ft.com/content/c6d2de3a-6ec5-11ea-89df-41bea055720b e nelle sue parole riportate dall’Ansa di questi giorni https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/03/19/decreto-sostegni-da-32-miliardi-atteso-oggi-il-via-libera-dal-cdm_fe290451-0755-46c1-981a-a93026219acb.html. I suoi interventi rilanciano spesa e debito “non è il momento di chiedere soldi ma di dare soldi”, cioè è necessario creare moneta e fare deficit attraverso:
– la politica fiscale dello stato, che deve prevedere più spesa e meno entrate ignorando i tetti al deficit e le convergenze sul debito pubblico imposti dai trattati (deficit inferiore al 3% e debito degli stati inferiori al 60%);
– la politica monetaria della banca centrale, la Bce deve continuare ad acquistare i titoli di stato attraverso l’attuazione dei piani pandemici.

Nel momento di bisogno gli intenti di Stato e Banca Centrale devono convergere, l’indipendenza deve essere messa da parte e insieme si combatte la crisi e si corregge la curva. L’ulteriore considerazione è che uno stato ha bisogno di una banca centrale e che se nell’eurozona ci deve essere una sola banca centrale, questa deve essere al servizio degli stati.
Se questo fosse percepito come elemento di verità macroeconomica e di gestione dell’economia al servizio dei cittadini (mettendo da parte la “paura del nuovo” e facendo “spazio alle nuove idee eliminando le vecchie”) sarebbe più facile comprendere l’inutilità del Recovery Fund e magari diventerebbe ovvio il suo essere uno strumento essenzialmente politico e non economico.
Da Draghi passiamo all’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani (Ocpi) e alle arrampicate sugli specchi. Il documento dal quale partiamo è di questi giorni ed è consultabile qui https://osservatoriocpi.unicatt.it/cpi-archivio-studi-e-analisi-le-banche-centrali-possono-andare-in-perdita-cosa-ne-conseguirebbe?mc_cid=87cb2aa7db&mc_eid=af47140064. Il tema si può riassumere così: può operare in negativo una banca centrale? Ovviamente sì, ma forse all’Ocpi non studiano le conferenze di Draghi e non guardano tra le righe di quanto scrivono gli esperti economici della Bce.

Traduco: Le banche centrali sono protette dal rischio di insolvenza grazie alla loro capacità di creare moneta e quindi possono operare anche con bilancio in negativo.
Si tratta di una piccola nota alla pagina 14 dell’Occasional Paper nr. 169 di aprile 2016 https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/scpops/ecbop169.en.pdf?f7073b79c2f6f62c79918dc24088dd00 che chiarisce all’uomo della strada, cioè a noi, tutto quanto c’è da chiarire: non può fallire chi crea il denaro e potendolo creare può operare anche con un bilancio in negativo. Questo perché può coprire ogni buco contabile si dovesse presentare, cosa che nessuna società privata, azienda o famiglia potrebbe mai fare. E per questo dire che uno Stato è come una famiglia è ovviamente un’altra congettura che si aggiunge alla lista delle emozioni che dovremmo prima o poi affrontare. Ma perché allora ci sono tanti problemi di spesa ed esiste l’irrazionale paura del debito nell’area euro? Semplicemente perché si sono fatte delle scelte politiche in tal senso, come ci spiegano sempre gli esperti economici della Bce.

Il problema nasce dalla mancanza di relazioni tra l’autorità fiscale (Ministero del Tesoro) e l’autorità monetaria (la Banca Centrale), cioè ad un’errata interpretazione dell’indipendenza delle banche centrali di cui parlava Draghi in uno dei suoi tanti momenti di contraddizione argomentativa. Se le due entità non collaborano, il debito pubblico diventa un problema e quindi agli stati viene reclusa la possibilità di spendere a deficit e alle banche centrali di attuare politiche monetarie in loro soccorso. Chi ci rimette sono ovviamente gli interessi dei cittadini. In altri termini, se la banca centrale rimane collegata alle necessità dello stato allora questi non deve trovare soldi sui mercati per spendere ma semplicemente deve rinnovare i titoli in scadenza che, in ultima analisi, la banca centrale può sempre comprare, senza doversi preoccupare di avere capitale per poterlo fare, perché può operare anche in negativo. Le sofferenze causate dall’austerità non hanno una base economica ma solo normativa.
Ma cosa aggiunge l’Ocpi a tutto questo? Praticamente nulla se non elementi tecnici e contabili che non cambiano di una virgola la realtà di quanto sopra. Segnalo solo questo: “…il Sistema Europeo delle Banche Centrali (Bce + banche centrali nazionali) ha in portafoglio un’enorme quantità di titoli di Stato per via del Quantitative Easing e del Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme) … ad oggi le banche centrali europee hanno conseguito utili elevati. Per esempio, nel 2019, la Banca d’Italia ha registrato un utile di oltre 8,2 miliardi di euro, di cui 7,8 miliardi incassati – direttamente o indirettamente – dallo Stato.”
Cioè quando una banca centrale acquista e detiene titoli, oltre a stabilizzarne il relativo mercato tenendo calma la speculazione (ricordate il whatever it takes?), fa anche guadagnare interessi agli stessi stati che li emettono.
In conclusione, ben venga finalmente l’apertura di un dibattito serio sulla definizione di indipendenza delle banche centrali, sull’importanza dei deficit e sul loro significato, sul ruolo e sulla funzione della moneta in economia, ma aggiungerei la necessità all’auspicio che si possa parlare delle distorsioni presenti nel sistema economico, delle congetture spacciate per verità assolute e della infondatezza degli attuali miti economici.

“Sui Generis”: Partono gli incontri di Academy di Coop Alleanza 3.0 con un appuntamento dedicato alla Gender Equality.

 

Comunicato Stampa Coop Alleanza 3.0

Martedì 30 marzo, alle ore 18.00 su academy.coopalleanza3-0.it.
Video e contributi extra saranno online prima e dopo l’incontro,sulle piattaforme web e social di Coop Alleanza 3.0

 Aperto alle lavoratrici e ai lavoratori di Coop Alleanza 3.0, alle socie e ai soci della Cooperativa e a tutti coloro che vorranno partecipare, l’evento inquadra l’approccio della Cooperativa: formazione come consapevolezza e informazione su temi di interesse trasversale.

Nel quadro delle attività legate alla nuova Academy – operazione culturale e formativa aperta alle lavoratrici e ai lavoratori di sede e di punto vendita, oltre che ai soci –, Coop Alleanza 3.0 promuove l’incontro virtuale ‘Sui Generis’, dedicato alla gender equality. La scelta di avviare, proprio con questo tema, il ciclo di eventi online targato Academy rispecchia la volontà strategica della Cooperativa di operare – attraverso la rete dei propri circa 400 negozi, 21.000 dipendenti e 2,3 milioni di soci – come facilitatore di dibattito, motore di consapevolezza e amplificatore di uno slancio collettivo verso i valori della cooperazione: democrazia, eguaglianza, sostenibilità.

Sui Generis’ – l’evento:

L’appuntamento con ‘Sui Generis’ è fissato per martedì 30 marzo alle ore 18.00. Proposto in modalità virtuale, è aperto alla partecipazione di tutti e si terrà sul sito academy.coopalleanza3-0.it. L’evento è raggiungibile anche dalla short url all.coop/academypresenta .

L’incontro sarà animato da ospiti interni e da esperti esterni, che metteranno sul tavolo della discussione competenze specifiche, testimonianze dirette, dati ed esperienze. Con l’obiettivo di affrontare il tema della parità di genere in maniera non stereotipata e con un approccio concreto e informato, approfondendo su come lingua, dati, e formazione possano contribuire al raggiungimento della parità di genere.

Tra i protagonisti di ‘Sui Generis’, la linguista Cecilia Robustelli, la giornalista e direttrice della Dataninja School Donata Columbro, il filosofo femminista Lorenzo Gasparrini e Alessandro Fiorelli, CEO di JobPricing, oltre a Milva Carletti, direttrice generale Corporate di Coop Alleanza 3.0, e Maura Latini, amministratrice delegata di Coop Italia. L’evento sarà presentato dalla conduttrice radiofonica Betty Senatore e introdotto da Francesca Bini, responsabile Sviluppo risorse umane e organizzazione di Coop Alleanza 3.0, e Lara Bianchi, responsabile Formazione e Academy della Cooperativa.

Prima e dopo l’evento del 30 marzo, il dibattito proseguirà sulla piattaforma online di Academy e sui social di Coop Alleanza 3.0: video, contributi e pillole di altri personaggi della cultura, dei media, dell’università e delle associazioni continueranno ad accompagnare la community attraverso prospettive inedite, provocatorie e stimolanti.

“La Corporate Academy rappresenta uno spazio potente e inedito per dichiarare la nostra visione della formazione: obbligatoria, professionalizzante, trasversale e motivazionale, la formazione è un ecosistema che abbraccia tutti i 21.000 dipendenti della Cooperativa, dalle sedi ai punti vendita” – commenta Francesca Bini responsabile Sviluppo risorse umane e organizzazione della Cooperativa.

“I valori della cooperazione e della mutualità ci impegnano non solo nei confronti dei dipendenti, ma anche verso i soci e le comunità in cui operiamo: desideriamo dare un contributo tangibile sia sul piano economico sia a livello sociale, mettendo a disposizione strumenti di comprensione per leggere il mondo in cui viviamo. In questa ottica si inserisce l’evento ‘Sui Generis’, che siamo certi saprà introdurre spunti di riflessione utili a tutti” – commenta Milco Traversa direttore Risorse Umane di Coop Alleanza 3.0.

 

 

Il mecenate Francesco Amante dona oltre 25 opere d’arte alla Regione Emilia-Romagna e al Comune di Pianoro.

 

Francesco Amante, imprenditore e mecenate bolognese da sempre impegnato in iniziative di alto rilievo culturale, compie un regalo importante per il territorio emiliano-romagnolo, donando oltre 25 opere d’arte alla Regione Emilia-Romagna e al Comune di Pianoro provenienti dalla sua ricca collezione. Alla Regione sono state consegnate 17 opere e due installazioni di Flavio Favelli mentre il Comune di Pianoro ha ricevuto 8 lavori artistici. Le opere donate da Amante vanno ad arricchire il patrimonio artistico regionale: un grande omaggio al territorio e al pubblico, che potrà così fruire di nuove bellezze artistiche.

Le donazioni, frutto di un’accurata selezione che Francesco Amante ha svolto insieme a Katia Tufano – assistente nella gestione della collezione, sono state celebrate il 26 marzo con due cerimonie ufficiali: presso il Servizio Patrimonio Culturale della Regione, Francesco Amante ha incontrato Mauro Felicori, Assessore alla Cultura e Paesaggio della Regione Emilia-Romagna.

La Regione Emilia-Romagna – dichiara l’Assessore alla cultura e paesaggio Mauro Felicorisi propone come ‘polo del contemporaneo’ con un patrimonio complessivo di oltre 800 opere d’arte continuamente da arricchire, come fanno le istituzioni, le imprese, le famiglie più illuminate. Francesco Amante si conferma come mecenate. Ora dobbiamo rendere la collezione più visibile con esposizioni temporanee e stabilmente in spazi aperti al pubblico nelle sedi della Regione o di altre istituzioni pubbliche”.

Sempre in mattinata il mecenate bolognese è stato ricevuto dalla Sindaca di Pianoro, Franca Filippini, per celebrare la consegna delle opere.

Sono orgogliosa di ricevere questa donazione che andrà ad impreziosire i nostri locali del Municipio di Pianoro e il nostro Centro per le Famiglie, sede distrettuale di tanti progetti importanti per le comunità del nostro territorio e dei Comuni limitrofi. Ringrazio nuovamente il Dott.Francesco Amante per questo importante gesto nei confronti del nostro Comune” così afferma la Sindaca di Pianoro Franca Filippini.

La collezione Amante entra a far parte della raccolta d’arte contemporanea della Regione Emilia-Romagna. Questa raccolta, nata nel 1973, conta ad oggi oltre 800 opere e, dal 2005, la collezione è esposta presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Villa Franceschi a Riccione.

Nel Comune di Pianoro, invece, si potranno ammirare le opere all’interno dei locali del Municipio, in particolare nella Sala Giunta e nella nuova sede distrettuale del Centro per le Famiglie, ubicata presso la Ludoteca “Grillo Birillo”.

Fin da giovane imprenditore, ho capito che fare impresa significava anche avere un impegno sociale. Una vita professionale impegnativa con tanti sacrifici, mi ha però concesso di raggiungere importanti traguardi di vita; a parte il sociale, ho dedicato il mio impegno al mondo dei motori e all’arte. In quest’ultima disciplina ho dedicato nella mia città alcune installazioni e donazioni.

Pianoro da tanti anni è un territorio in cui dedico un importante evento motoristico, con cui si è instaurato un rapporto di frequentazione. Da poco tempo è stata nominata Assessore una mia ex dipendente, Flavia Calzà e, in qualità di rappresentante dell’Amministrazione Comunale, le ho proposto una donazione di alcune mie opere da inserire nelle scuole, così come anni fa feci per un pongo della Sandra Tomboloni. Contemporaneamente pensai alla mia Regione, stimolato dalla nomina ad Assessore alla Cultura di Mauro Felicori a cui mi lega uno stretto rapporto di amicizia e una forte stima per l’uomo ed il lavoro che svolge.   Proposi quindi una donazione anche a lui, idea che piacque. Saranno consegnate anche due importanti sculture di Flavio Favelli che saranno esposte in luoghi istituzionali della Regione” – Francesco Amante.

GLI ARTISTI:

Le opere donate da Francesco Amante provengono dalla sua collezione personale e rappresentano piccoli capolavori di pittura, scultura e fotografia custoditi nel tempo.

Alla Regione Emilia-Romagna saranno consegnate 17 opere degli artisti: Alessandro Aldrovandi, Karin Andersen, Luigi Carboni, Flavio Favelli, Francesca Galliani, Alfio Giurato, Robert Gligorov, Kati Heck, Emil Lukas, Luigi Mainolfi, Boubacar Tourè Mandemory, Giovanni Manfredini, Simon Morley, Renner. Inoltre la Regione riceverà due installazioni di Flavio Favelli che saranno esposte in prestigiose sedi espositive della regione.

Tutte le opere della donazione Amante sono catalogate e rese disponibili all’interno del Catalogo del patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna-PatER(permalink: http://udmc.it/ge2dgmrw).

Al Comune di Pianoro saranno consegnate 8 opere degli artisti: Brunello Baldi, Willie Bester, Davide Cascio, Gianni Castagnoli, Daniela Ciamarra, Paolo Danesi, Mastronunzio.


FRANCESCO AMANTE: PROFILO PROFESSIONALE:

Nato a Bologna il 19 novembre 1947, è un imprenditore conosciuto a livello internazionale, grande appassionato di arte e motori, che da sempre sostiene importanti attività culturali.

Una laurea a pieni voti sulle strategie di marketing discussa alla Facoltà di Economia e Commercio di Bologna con il professor Giovanni Lorenzoni. Un Diploma di commercialista e di revisore ufficiale dei conti. Lavora nell’azienda paterna che poi abbandona per identificare un proprio percorso professionale.

Viene assunto come Responsabile Amministrativo in un gruppo di aziende di abbigliamento e lì nel tempo percorre un importante carriere professionale durante la quale viene prima nominato Direttore Amministrazione Finanza e Controllo, in seguito Amministratore Delegato per poi diventare Presidente della Holding del Gruppo. Con un’operazione di Leverage by out concorre all’acquisizione del gruppo partecipandone tra gli azionisti.

Per 10 anni ha ricoperto il ruolo di presidente delle aziende del settore abbigliamento di Bologna e Provincia presso l’Associazione Industriali di Bologna e sedendo in tale periodo anche nel comitato di difesa di proprietà intellettuale chiamato da Antonio Amato presso la Confindustria di Roma.

Per 10 anni è presidente dell’Associazione Amici della Galleria d’Arte di Bologna e in seguito componente del Consiglio di Amministrazione, promuovendo eventi e relazioni internazionali.

Ha finanziato l’installazione della Sala di Attesa presso il Pantheon della Certosa, il grande lampadario “Casa Grande” posto all’ingresso della Cineteca di Bologna e ha riportato sulla facciata di Palazzo d’Accursio l’opera Monumentale “L’Amore Patrio e il Valore Militare” di Giuseppe Romagnoli.

Ha rappresentato i donatori della Città di Bologna per il progetto di restauro dei portici di San Luca, essendo egli stesso donatore.

Nel settore dei motori, quale Presidente della Scuderia Bologna Squadra Corse, ha riportato nel 2000 il transito della Mille Miglia dopo numerosi anni di assenza iscrivendola tra gli eventi culturali di Bologna 2000 Città Europea della Cultura e gestendone il passaggio per 13 anni.  Ha riportato inoltre le gare di velocità in salita delle auto storiche della “Bologna-Raticosa” e della “Bologna-San Luca”.

La Scuderia Bologna è uno dei club più numerosi di Italia con oltre 40 piloti, provenienti da tutto il paese, che hanno conquistato numerose vittorie per sé stessi e per il club a livello nazionale e internazionale. Personalmente, con quello del 2020, Francesco Amante ha vinto 7 campionati italiani di velocità in salita per auto storiche.

È senior partner di Carthesio azienda internazionale specializzata nei passaggi generazionali aziendali, wealth management and private equity.

Il Presidente Dott. Azeglio Ciampi gli ha conferito l’onorificenza di Commendatore per meriti alla Repubblica.

Nel 2019 ha ricevuto il riconoscimento della “Turrita d’Argento” dal Comune di Bologna “per aver onorato con la propria attività imprenditoriale e pubblica la città di Bologna e per aver sostenuto con generosità attività culturali di grande rilievo per la città”.

Nel 2019 il circolo culturale Galileo Galilei gli conferisce il Premio Galileo d’Onore quale “imprenditore internazionale che da sempre sostiene generosamente attività ed eventi di grande rilievo per Bologna, soprattutto nel mondo delle auto storiche e nell’arte”.

L’Accademia Italo-Americana gli ha conferito la Dignità di Accademico Onorario a Vita “per le sue non comune doti umane e professionali”.

 

 

Difesa idraulica: Cassa del Baganza (Pr), a settembre l’affidamento dei lavori di una delle opere più attese dell’Emilia-Romagna.

 

Difesa idraulica. Cassa del Baganza (Pr), a settembre l’affidamento dei lavori di una delle opere più attese dell’Emilia-Romagna: potrà accogliere 5 milioni di metri cubi di acqua e mettere al sicuro i cittadini di Parma dalle alluvioni. Bonaccini: “La cura del territorio punto cardine della legislatura per vincere la sfida del cambiamento climatico”.

Ieri la Direzione dighe del ministero delle Infrastrutture ha esaminato senza rilievi il progetto esecutivo di Aipo ed entro il 15 aprile darà il via libera definitivo. Nella seconda metà di maggio il bando di gara. Da inizio legislatura nel parmense programmati e in corso 613 cantieri per 136 milioni di euro.

Bologna – Un’infrastruttura imponente che occuperà un’area di 8,6 ettari di terreno e potrà accogliere fino a 5 milioni di metri cubi d’acqua per mettere al sicuro i cittadini di Parma dalle alluvioni. È la Cassa del Baganza, una delle opere di difesa idraulica più importanti in Emilia-Romagna, che proprio ieri ha ricevuto il via libera dalla Direzione dighe del ministero delle Infrastrutture: il nulla osta definitivo arriverà il 15 aprile.

A metà maggio sarà pubblicato il bando di gara per l’appalto dell’opera, mentre entro fine settembre saranno affidati i cantieri.

“La cura del territorio- afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, intervenuto oggi all’inaugurazione del nuovo Ponte della Navetta con il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti– è uno dei punti cardini della legislatura. La messa in sicurezza delle aree più fragili e la lotta al dissesto idrogeologico sono le sfide che il cambiamento climatico ci impone. È necessario spostare l’asse degli interventi superando la logica dell’emergenza per adottare sempre più un modello improntato alla prevenzione. Per questo abbiamo già destinato 49 milioni di euro nel piano triennale regionale dei lavori pubblici e abbiamo candidato oltre 340 cantieri per 878 milioni di euro nel Next Generation Eu. Cantieri come quello della Cassa del Baganza sono quindi fondamentali perché parlano di una comunità che ha a cuore il proprio territorio e che si adopera per conservarlo al meglio. Un patto con le future generazioni che ci impegniamo a sottoscrivere ogni giorno”.

La Cassa del Baganza:
Il progetto esecutivo è stato predisposto dall’Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo).

Collocata a circa 15 km a sud della città di Parma – nei territori dei Comune di Parma, Sala Baganza, Felino e Collecchio -, a monte della confluenza con il torrente Parma, sorgerà, come detto su un’area di 8,6 ettari che per gran parte è stata oggetto di attività estrattiva negli anni scorsi.

La Cassa è composta da due comparti di laminazione, uno così detto in “linea”, ossia nella stessa direzione del corso d’acqua, il cui invaso è gestito da uno sbarramento trasversale di 120 metri di lunghezza di 120 e 20 di altezza media.

Il primo comparto è dotato di 4 luci – di dimensione 3,5 x 6 metri – presidiate da paratoie manovrabili in tempo reale così da permettere di modulare la portata da rilasciare a valle e ottimizzare il volume di invaso, anche in collegamento con l’opera simile già presente sul corso del Parma a Marano.

Il secondo comparto è invece in “derivazione” – laterale al corso d’acqua – e il suo invaso avviene tramite uno sfioratore laterale.

Per assicurare la piena operatività dell’opera oltre ai manufatti di regolazione verranno realizzate delle arginature di contenimento, in terra “zonata” di altezza variabile da 0 a 16 metri.

Molta cura, nel corso della progettazione, è stata riservata agli aspetti tecnici e ambientali, sia dal punto di vista dell’inserimento nel territorio, sia da quello delle possibili interferenze: attenzione che verrà mantenuta anche nella fase di realizzazione che di gestione dell’opera attraverso un attento monitoraggio delle diverse componenti suolo, acqua, morfologia, fauna e stato ecologico.

Nodo idraulico Parma-Baganza:
Oltre ai lavori appena ultimati di stabilizzazione del fondo del torrente Baganza, nel tratto cittadino immediatamente a valle del nuovo Ponte ciclopedonale della Navetta per quasi 300mila euro, si contano 5 cantieri in esecuzione per oltre 2 milioni di euro.

Tra questi, rilevante è la realizzazione di una sottofondazione al tratto di argine tra il ponte della Navetta e il ponte Nuovo, in sponda destra idraulica del Baganza. Dopo l’alluvione del 2014, l’argine venne infatti rialzato e su di esso venne realizzata una pista ciclabile. Dalle verifiche effettuate emersero però criticità delle fondazioni risalenti alla fine dell’800. L’intervento, dal valore di 500mila euro, comprende anche le risorse per l’esproprio di parte delle arginature interessate perché private.

E ancora: sono in corso i lavori di messa in sicurezza nel bacino del torrente Baganza in località Pioppone di Marzolara per 180mila euro; la sistemazione dell’alveo del torrente Baganza a difesa di infrastrutture pubbliche tra Berceto e Calestano (500mila); la manutenzione ordinaria di opere idrauliche nel bacino Parma – Baganza per 225mila euro; le opere di difesa dell’abitato di Felino e della frazione di San Michele Gatti (550mila euro).

Risultano invece affidate opere di manutenzione ordinaria di opere idrauliche nel bacino Parma – Baganza(375mila euro).

Le opere in progettazione:
Con i fondi della legge Stabilità 2021 sono stati programmati 4 interventi per 1,2 milioni di euro, tutti al momento in progettazione e che saranno appaltati entro l’anno: a Calestano si procederà al secondo stralcio della sistemazione dell’alveo del torrente Baganza (500mila euro); nel comune di Parma con 150mila euro saranno finanziate nuove opere di sicurezza del Cavo Maretto e del Cavo Baganzale, nelle località Lemignano e Vigheffio; tra Parma e Felino in arrivo interventi messa in sicurezza sul Torrente Cinghio e gli affluenti da San Michele Tiorre a Gaione; a Sala Baganza verranno realizzati lavori di difesa spondale sul torrente Baganza in località Castellaro (300 mila euro).

Il totale dei cantieri in provincia di Parma:
Sono in corso o programmati 613 cantieri di sicurezza del territorio della provincia di Parma per un totale di circa 136 milioni di euro dall’inizio della legislatura.

 

Coldiretti, l’agricoltura 4.0, da GPS a droni è già in campo

APPLICAZIONI SMART E SOLUZIONI A PORTATA DI TUTTI.

Coldiretti già pronta a supportare i produttori con il Portale del Socio, interfaccia per servizi amministrativi e tecnici digitali.

 
Quella che sino a pochi anni fa sembrava fantascienza è ormai una realtà in rapida ascesa, e le nuove tecnologie sono oramai già in gran parte dei campi e delle attrezzature italiani, con un trend di sviluppo che sarà sempre più uno degli elementi di qualificazione delle nostre imprese agricole.
Il fatturato del settore “agricoltura 4.0” si attesta intorno ai 540 milioni di euro per l’anno 2020, nel corso del quale l’arrivo di robot e droni ha contribuito anche a salvare i raccolti nei campi italiani rimasti senza lavoratori a causa dell’emergenza coronavirus.
Una evoluzione del lavoro nei campi che Coldiretti segue con attenzione e porta a tutti i suoi soci, mettendo in campo il “Portale del Socio”, un sistema integrato per la gestione on line dell’azienda agricola con lettura in tempo reale dello stato di salute delle coltivazioni, dati su previsioni meteo e temperature, fertilità dei terreni e stress idrico e dove poter gestire i fatti amministrativi aziendali (fatture elettroniche, assunzioni), la propria agenda, ricevere notizie del settore agro alimentare italiano, monitorare i listini dei mercati e molto altro evitando file e perdite di tempo. Tra i servizi innovativi di maggior interesse, anche la possibilità di redigere il cosiddetto quaderno di campagna e quindi la condizionalità con i dati di magazzino, i concimi, le irrigazioni, le produzioni biologiche, le etichette.
 
Per cogliere le innovazioni tecnologiche offerte dall’agricoltura 4.0, accelerando la transizione digitale dell’agroalimentare Made in Italy, Coldiretti, TIM e Bonifiche Ferraresi hanno firmato un accordo che potrà divenire strumento operativo per accompagnare la transizione economica dell’agroalimentare italiano che già oggi è il più green d’Europa, utilizzando al meglio il Recovery plan.

Sanità: La Nazionale italiana di calcio torna in Emilia-Romagna e rinnova il grazie a tutti gli operatori sanitari.

 

Sanità. La Nazionale italiana di calcio torna in Emilia-Romagna, e rinnova il grazie a tutti gli operatori sanitari: il presidente della Figc, Gabriele Gravina, in visita all’Ospedale Maggiore di Parma insieme al presidente Bonaccini.

Dopo il Core, Polo onco-ematologico di Reggio Emilia lo scorso novembre, gli Azzurri, impegnati ieri sera al Tardini contro l’Irlanda del Nord nella prima partita di qualificazione per i Campionati Mondiali di Qatar 2022, rinnovano la propria vicinanza a chi lavora in ospedali e strutture sanitarie e socio-sanitarie.

Bologna – Un grazie che per la sanità regionale vale doppio. La Nazionale italiana di calcio torna infatti in Emilia-Romagna, quattro mesi dopo la visita – lo scorso 15 novembre – al Core, il polo onco-ematologico dell’Ospedale di Reggio Emilia, per incontrare il personale sanitario dell’Ospedale Maggiore di Parma.

E portare, con la consegna simbolica di una maglia numero 10 personalizzata con il ‘nome’ “Il Maggiore”, il ringraziamento degli Azzurri ai professionisti e agli operatori della sanità: per l’impegno, la dedizione e lo sforzo straordinario che loro, assieme a tutti i sanitari dell’Emilia-Romagna e d’Italia, continuano a garantire per l’assistenza ai pazienti Covid ma anche per la tenuta di tutto il sistema di cura.

Un appuntamento che fa seguito alla partita di ieri sera, con la Nazionale che allo Stadio Ennio Tardini di Parma nel match contro l’Irlanda del Nord ha iniziato il cammino per le qualificazioni ai Campionati Mondiali di Qatar 2022.

In rappresentanza degli Azzurri, una delegazione della Federazione Italiana Giuoco Calcio guidata dal suo presidente, Gabriele Gravina, e accolta dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e dal sindaco di Parma, Federico Pizzarotti.  A fare gli onori di casa durante l’incontro – che si è svolto all’aperto, nel pieno rispetto delle regole di sicurezza, ed è stato moderato dal vicedirettore di Rai Sport, Enrico Varriale – il direttore generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma, Massimo Fabi, nelle cui mani è stata consegnata la maglia, e il direttore del Dipartimento Chirurgico generale e specialistico dell’Aosp, Paolo Del Rio.

Dichiarazioni:
“Diciamo grazie alla Nazionale, che ancora una volta dimostra attenzione e attaccamento alla nostra terra e soprattutto ai suoi straordinari operatori sanitari- afferma il presidente Stefano Bonaccini-. E uniamo alla gratitudine per gli Azzurri e degli Azzurri anche la nostra, felici di essere qui insieme oggi, davanti a un ospedale che rappresenta l’eccellenza italiana in ambito di robotica applicata alla chirurgia. In un momento così difficile, quella maglia che tante emozioni è capace di darci e nella quale tutto il Paese si identifica, assume un valore ancora più grande, e porta con sé un messaggio importantissimo di unità e fiducia. Lo sport, così come l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, ci insegnano come il fare squadra sia fondamentale. Alla nostra squadra azzurra e alla nostra squadra dei medici e degli operatori sanitari rinnoviamo dunque la nostra gratitudine e riconoscenza”.

“La visita all’Ospedale Maggiore è come se fosse il secondo tempo della partita di ieri- commenta il presidente della FIGC, Gabriele Gravina-. A Parma, come in tutte le altre città in cui gioca la Nazionale, continuiamo la nostra testimonianza di responsabilità, vicinanza e gratitudine verso chi, gli operatori sanitari in primis, lavora quotidianamente per il bene della collettività, a maggior ragione in questo momento di grande difficoltà e sofferenza. Lo Scudetto del Cuore è loro, lo hanno vinto sul campo”.

“In questo ultimo difficile anno Parma ha dimostrato una grande predisposizione e unità alla lotta alla pandemia, sia da parte dei cittadini che delle istituzioni, passando per i suoi numerosi professionisti in camice bianco, che con grande senso di responsabilità hanno rappresentato il simbolo della battaglia al Covid- sottolinea il sindaco Federico Pizzarotti-.  Approfitto di questo momento per ringraziarli ancora una volta a nome della città, e con loro ringrazio tutto il personale e i dipendenti dell’Ospedale Maggiore di Parma e della sanità di questo territorio. Ringrazio anche per la visita del mondo sportivo e calcistico: oggi si ha bisogno di sostegno e vicinanza da parte di tutti, è unendosi contro le difficoltà che si superano i momenti più complessi”.

“Ringrazio davvero di cuore per il sostegno e la vicinanza espressa- spiega il direttore Massimo Fabi-. La nostra forza è il lavoro di squadra; un impegno comune portato avanti da tutti noi sia per fronteggiare la pandemia, sia per dare risposte di cura a tutti i pazienti che si recano al Maggiore.  Un lavoro di gruppo che emerge pienamente anche in ambito chirurgico, grazie a professionisti di grande livello, a investimenti davvero importanti in tecnologie e in innovazione e a una piena integrazione tra il Centro hub dell’Ospedale di Parma e la rete ospedaliera provinciale. Il mio grazie va a tutti i professionisti per l’enorme lavoro che stanno portando avanti”.

L’attività di robotica chirurgica dell’Ospedale di Parma:
Il robot chirurgico entra nel comparto operatorio dell’Ospedale Maggiore di Parma a metà novembre 2019 e diventa subito operativo con il primo intervento eseguito dall’equipe chirurgica della struttura di Urologia su un paziente di 64 anni affetto da neoplasia prostatica.

La tecnica robotica rappresenta l’evoluzione naturale della chirurgia mini-invasiva laparoscopica, tecnica da lungo tempo utilizzata presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma,centro di riferimento e formazione universitaria in ambito chirurgico. A distanza di oltre un anno le strutture che hanno eseguito interventi di chirurgia robotica sono Urologia (61,8% su 178 prestazioni totali), Chirurgia toracica (33,7%) e Clinica chirurgica generale (4,5%). I progetti futuri sono l’implementazione dell’attività della clinica chirurgica generale in tutte le sue linee di patologia, la chirurgia robotica ginecologica e la chirurgia pediatrica. Ulteriore sviluppo l’apertura della collaborazione robotica con le chirurgie del territorio.

Il sistema robotico Da Vinci consente al chirurgo, seduto ad una console, di manovrare a distanza quattro bracci robotici che migliorano i gesti umani garantendo una visione 3D e immersiva del campo operatorio, con la possibilità di raggiungere aree anatomiche difficili.Il robot ha comportato un investimento di 2.778.000 euro sostenuto da fondi Aziendali e da una donazione di 1 milione di euro di Fondazione Cariparma.

 

 

La Spezia Pucciarelli, accordo collaborazione Sanità Militare e Civile fondamentale per sviluppo professionale personale sanitario.

 

“L’accordo di collaborazione siglato ieri tra la Marina Militare e la Asl 5 di La Spezia prevede lo svolgimento di attività per lo sviluppo delle competenze professionali del personale sanitario della Marina Militare in materia della gestione delle emergenze-urgenze mediche e chirurgiche e del politrauma. Un’intesa della durata triennale che vedrà i Medici e gli infermieri della nostra Marina Militare nelle corsie della sanità pubblica spezzina.” – rende noto il Sottosegretario alla Difesa, Stefania Pucciarelli.

“Questo accordo, che conferma ancora una volta il solido rapporto di collaborazione tra Sanità Militare e Civile, consentirà ai medici militari e a quelli del Servizio Sanitario Nazionale di ampliare e sviluppare le rispettive competenze professionali specialistiche, favorendone l’aggiornamento.

Rapporti di collaborazione di questo tipo, diffusi su tutto il territorio nazionale, hanno dato un notevole contributo anche nella lotta contro il Covid. Un supporto che i medici militari hanno altresì garantito nella città di La Spezia, come in tantissimi comuni italiani, effettuando i tamponi alla popolazione. 

Fin dai primi giorni di questa emergenza sanitaria le Forze Armate hanno fornito il loro apporto mettendo in campo capacità diversificate a disposizione della collettività e continueranno a farlo rispondendo alle necessità e ai bisogni del Paese con una presenza continua e costante al servizio dei cittadini. I nostri medici militari continueranno a fornire il loro contributo con impegno, dedizione, professionalità e spirito di servizio. Un sostegno al servizio sanitario nazionale che continuerà anche per la vaccinazione di massa.” – conclude Pucciarelli.

 

Adesione di Rifondazione Comunista Ferrara alla mobilitazione del 26 marzo di Priorità alla Scuola.

 

Rifondazione Comunista di Ferrara sostiene ed aderisce alla mobilitazione di Priorità alla scuola di Ferrara di oggi venerdì 26 marzo per la riapertura in Sicurezza delle scuole in presenza.

La Scuola dovrebbe essere l’ultima a chiudere e la prima a riaprire, secondo una precisa Priorità politica.

Per questo motivo la Federazione di Ferrara di Rifondazione Comunista sostiene ed aderisce alla giornata di mobilitazione nazionale indetta da Priorità alla Scuola in opposizione alla Didattica a Distanza e a favore di una riapertura in Sicurezza di tutte le scuole. La mobilitazione sarà oggi 26 marzo in tutta Italia in concomitanza con lo sciopero indetto dai Cobas che ha ricevuto l’adesione del Coordinamento Nazionale Precari Scuola.

A Ferrara il flash mob si terrà in Piazza Savonarola alle ore 11.30 a cui invitiamo tutti i cittadini oltre al personale scolastico e alle famiglie direttamente coinvolte.

Dalle ricerche più recenti si evince che non esiste una significativa correlazione tra diffusione dei contagi e lezioni in presenza, ma al contrario la Scuola è uno dei luoghi maggiormente sicuri rispetto alle possibilità di contagio, tutto ciò è stato possibile grazie al lavoro in sinergia dei docenti, di tutto il personale scolastico, degli alunni e degli Enti locali che hanno garantito lezioni in sicurezza nel rispetto dei protocolli sanitari.

Sembra evidente che la scelta di chiudere le scuole sia di tipo politico, in un’ottica che prevede il diritto allo studio come sacrificabile.

Condividiamo la mobilitazione di Priorità alla Scuola, che chiede a gran voce l’immediata riapertura di tutte le scuole di ogni ordine e grado, con la richiesta di maggiori investimenti a favore della Scuola Pubblica. A tal proposito reputiamo il diritto allo studio come una tra le priorità del Paese e chiediamo che una consistente parte del Recovery Fund sia destinato al rilancio della scuola pubblica. Sono necessari fondi per consolidare la sicurezza nelle scuole; infatti non si riscontra una riduzione degli/le alunni/e per classe, e nessun piano per l’edilizia, per scuole che da anni chiedono la messa in sicurezza e l’adeguamento alle esigenze didattiche, infine non si registrano nuove assunzioni di personale. Sono necessarie risorse per affrontare l’aumento dell’abbandono scolastico e la compensazione di due anni (almeno per gli ordini scolastici superiori) di una scuola surrogato, ovvero di una scuola con la Dad che non può che essere emergenziale.

Rifondazione Comunista di Ferrara sostiene la mobilitazione di Priorità alla scuola, a favore di un’istruzione pubblica, laica e universalistica.

 

 

Gruppo Autotorino: il 2021 anno di consolidamento a partire da un importante investimento in capitale umano.

 

Comunicato Stampa Autotorino.

Il Gruppo chiude il 2020 contenendo l’impatto della pandemia (-10% fatturato, 45.383 vetture vendute tra nuove ed usate) e apre in tutte le sedi la ricerca di figure professionali e specializzate come project managers, laureati in economia e ingegneria. Circa 80 le posizioni aperte.

Nel 2020, in uno scenario segnato alla pandemia, Gruppo Autotorino – principale dealer automotive italiano – ha continuato a garantire i propri servizi di mobilità attivandosi per salvaguardare la salute di collaboratori e clienti nel pieno rispetto di tutte le disposizioni sanitarie. Il Gruppo ha assorbito l’impatto della pandemiagarantendo i livelli occupazionali e utilizzando le restrizioni imposte per innovazioni di processo. In un 2021, il cui inizio è ancora segnato dalla pandemia, il Gruppo investe nella ricerca di nuove professionalità per essere in linea con le domande e tendenze del mercato, oltre a mantenere l’impegno nella formazione del personale attivo.

“Il nostro spirito aziendale – commenta Luca Genini, Responsabile HR del Gruppo Autotorino –   messo alla prova lo scorso anno è rimasto molto forte e coeso, confortato da risultati che ci fanno traguardare con serenità i prossimi mesi. Le sfide ci spronano a fare sempre meglio: continueremo ad aumentare gliinvestimenti tanto nella rete di prossimità, quanto nell’ecosistema digitale, ed in particolare in nuove figure professionali per sostenere le sfide dell’evoluzione del mercato e delle modalità di fruizione della mobilità, sviluppando servizi che soddisfino le aspettative dei clienti in termini di soluzioni e di qualità. In questo percorso, le persone e le loro professionalità sono al centro della nostra attenzione: sono il motore della nostra squadra e ci impegniamo perché possano realizzarsi nel lavoro che svolgono. La prospettiva che adottiamo è quella del cambiamento continuo, infatti l’innovazione è ciò che ci rende competitivi. Per questo lo sviluppo di nuovi processi e canali di contatto, la formazione dei collaboratori e la ricerca di professionalità ben specifiche vanno di pari passo: digitale sì, ma con un pervasivo tocco umano” – conclude Luca Genini.

Autotorino, attraverso circa 80 posizioni attualmente aperte, punta così al consolidamento dell’organico, che oggi conta 1.670 collaboratori, le cui professionalità rappresentano l’asse strategico del Gruppo, tramite ricerca di nuove figure professionali sia negli ambiti dell’area tecnica e del post-vendita, che dellaconsulenza globale alla vendita, con specializzazioni in servizi finanziari e assicurativi. Nel quadro della gestione globale del Gruppo, invece, le figure ricercate riguardano il digital marketing e il project management con opportunità anche per neolaureati in ingegneria gestionale, per sviluppatori di business intelligence e per esperti in data governance.

I nuovi consulenti commerciali beneficeranno dell’inserimento nell’Autotorino Sales Academy, dove potranno maturare esperienza nel settore automotive e conseguire diversi livelli di certificazione aziendale immergendosi nella consulenza alla mobilità. Un percorso che nel 2020, nell’intero Gruppo, ha sviluppato 1.047 ore di formazione, di cui il 45% come attività di tutoraggio, e certificato 7.128 moduli formativiconclusi con successo nella piattaforma di e-learning.

In un 2020 in cui il mercato italiano chiude a -22% le immatricolazioni ai privati, Gruppo Autotorino ha contenuto l’impatto della pandemia sul fatturato (-10%) chiudendo l’anno con 45.383 vetture vendute tra nuove ed usate per un giro d’affari di 1,1 miliardi di euro.  Nel post lock down Autotorino ha saputo fornire ai clienti nuove esperienze relazionali orientate alla semplificazione e flessibilità dei servizi offerti. Il Gruppo ha anche realizzato il portale Ecoincentivi, che in sei mesi ha contato oltre 250.000 pagine viste dai consumatori in cerca di informazioni, aiutandoli ad orientarsi nella tematica dei nuovi ecobonus con cui accedere a modelli sempre più efficienti e sostenibili, nonché alla crescente offerta elettrificata.

Questi risultati sono stati ottenuti grazie alla forte capillarità della rete di Autotorino che può contare su 4 sedi in Piemonte, 30 in Lombardia, 7 in Emilia-Romagna, 7 in Friuli-Venezia Giulia, e 4 in Veneto, a cui si sono aggiunte 2 nuove sedi a Verona ad inizio 2021; aspetti che ne fanno il primo dealer automotive italiano, a partire dalla presenza territoriale e dalla dimensione occupazionale.

 

IL GRUPPO AUTOTORINO:
Con 54 sedi e oltre 1650 collaboratori, il Gruppo Autotorino è il dealer auto italiano di riferimento nel settore, per dimensioni e fatturato. Oggi rappresenta 8 Gruppi Automotive ed opera attraverso una rete di concessionarie ufficiali che si articola su 21 Province in 5 RegioniPiemonteLombardiaEmilia-Romagna e, con il marchio commerciale Autostar, Friuli-Venezia Giulia e Veneto. Un Gruppo dal profondo radicamento nei territori e nelle comunità in cui opera, con una visione orientata alla qualità ed all’innovazione dei modelli organizzativi e dei servizi, da sempre orientato alla formazionericerca e sviluppo: un percorso che è valso ad Autotorino e Autostar l’attribuzione per 5 volte del premio nazionale per l’Innovazione Gestionale, da parte della giuria dell’Automotive Dealer Day, tra il 2009 ed il 2019. Passi indirizzati al costante affinamento degli strumenti a disposizione dei collaboratori, cui corrisponde l’innalzamento degli standard dedicati ai Clienti, sia nella prossimità di servizio, sia nella costante disponibilità on-line. Autotorino nel 2020 ha compiuto 55 anni, ricorrenza celebrata con il conferimento del Premio Industria Felix – l’Italia che compete: il Gruppo è stato individuato dal comitato scientifico di Università Luiss e CERVED tra le 15 aziende italiane del settore commercio  più performanti, finanziariamente affidabili e capaci di generare occupazioneAutotorino chiude l’anno 2020 con oltre 45.000 vetture vendute.

 

Sanita’, Nursing Up, De Palma: «Finalmente si ritorna a parlare di infermiere di famiglia».

 

Comunicato Stampa Nursing Up

«Accogliamo con favore l’intervento della Vicepresidente della Commissione Sanità del Senato, Paola Boldrini. Ma tutto questo non sia l’ennesimo fumo negli occhi. Perchè la sanità italiana ha bisogno come il pane di una concreta rivoluzione, ricreando da zero il rapporto con il paziente, a partire dalla qualità dei servizi offerti sul territorio, quindi anche al di fuori delle stanze di un ospedale».

ROMA 26 MAR 2021 – «Siamo stati il primo sindacato che per anni si è battuto affinché l’istituzione dell’infermiere di famiglia divenisse finalmente realtà. E finalmente, con la legge del 7 luglio 2020, pensavamo di essere arrivati a una svolta epocale. Tengo ancora ben presente quando sono stato convocato in audizione al Senato, lo scorso 23 giugno, per relazionare su quali sarebbero stati i vantaggi concreti per l’intero sistema sanitario, ma soprattutto per tutti i cittadini italiani, in merito una proposta legislativa destinata, lo credevamo tutti, a creare una rivoluzione positiva.

Mi sono sempre battuto, in prima persona, per mettere in evidenza che quella dell’infermiere di famiglia poteva rappresentare una figura nuova e insostituibile. Più volte ho lanciato l’allarme sui rischi di una legge che, una volta approvata, rischiava di avere un effetto boomerang, qualora non avesse trovato coordinamento con una serie di disposizioni attuative necessarie, ad opera della Conferenza delle Regioni o dello stesso Ministero della Salute, che dovevano ottimizzare ed uniformare la figura del “nuovo” infermiere di famiglia, per superare il rischio di trovarsi di fronte a 21 modelli organizzativi regionali che, a parte rare eccezioni, avrebbero finito con l’ingoiare anche l’infermiere di famiglia in una situazione di perenne mediocrità.

Mi sono battuto, con il Sindacato che rappresento, per mettere in evidenza che infermiere di famiglia non può e non deve essere immaginato come un professionista dedicato soltanto all’assistenza domiciliare, per quanto importante sia questa attività. Ma purtroppo e’ accaduto di peggio: ovvero che la legge, una volta approvata, è finita nel dimenticatoio e che, dei 9600 infermieri di famiglia da assumere, 8 ogni 50mila abitanti, abbiamo di fatto visto solo le briciole, circa 1000. Non c’è dubbio, e in questo senso merita un plauso, che l’intervento di ieri della Senatrice Paola Boldrini, Vicepresidente della Commissione Sanità, rappresenti finalmente un lampo di luce in quello che era diventato buio pesto. Confidiamo che tutta questa attenzione sull’infermiere di famiglia non si traduca nell’ennesimo fumo negli occhi e che dalle parole si passi finalmente ai fatti».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, stigmatizza le posizioni del Sindacato traendo spunto dall’intervento della Senatrice Boldrini, e chiede che, più che mai in questo particolare momento storico, alle prese ancora con l’emergenza pandemia in corso, e nel pieno di una missione vaccinazioni non ancora entrata nel vivo, il Ministro della Salute Roberto Speranza, nel previsto piano di rivoluzione della sanità italiana da lui auspicato, dia finalmente impulso all’introduzione dell’infermiere di famiglia, visto che da mesi c’è una legge che supporta tutto questo.

«Lo dicevamo e lo diciamo ancora ora. Serviva e serve, se si vuole davvero ripartire, un insieme di disposizioni di coordinamento tra regioni, o anche una norma quadro nazionale, che non metta nella condizione le 21 regioni di avere 21 infermieri di famiglia diversi l’uno dall’altro, impiegati in modo diverso. L’infermiere di famiglia può rafforzare la sanità territoriale, può snellire finalmente i ricoveri, può collaborare con strutture pubbliche e private, può ad esempio supportare il settore scolastico. Può spaziare dalla formazione, alla consulenza sanitaria e a tutta una serie di attività che sono nell’assistenza primaria. Al pari del medico l’infermiere di famiglia dovrà avere la responsabilità di un proprio ambulatorio dove garantire determinate prestazioni, per l’appunto ambulatoriali, dalle medicazioni alle attività più complesse. E pensate al piano vaccini e alla necessità dell’immunizzazione di massa. Pensate che se questi infermieri fossero stati assunti tempestivamente, come noi continuiamo a chiedere sin da prima che la legge fosse approvata, in questo momento avremmo a disposizione ben 9600 professionisti in grado di vaccinare gli italiani porta a porta, o all’interno delle farmacie, come previsto, o nelle scuole il corpo docente e il resto del personale. Tutto questo non può e non deve restare ancora nell’inutile mondo dei buoni propositi».

 

Femminicidi

di Riccardo Francaviglia

I protagonisti delle vignette sono sgargianti individui che non sembrano appartenere al nostro mondo, forse vivono in un mondo variopinto o più probabilmente i loro colori accesi spiccano in un mondo all-white; un avatar del nostro contesto quotidiano, dove ciascuno di loro assomiglia a tutti e non assomiglia a nessuno. In fondo diverte l’idea di identificarsi con sagome fluo col naso a pera, ma voglio credere che anche questo può contribuire a guardarsi “da fuori” per sorridere e riflettere su ciò che siamo e ciò che stiamo diventando.

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Al cantón fraréś / Mendes Bertoni:
“Al magh Ciuźìn e l’Urlón dal Barch” (Seconda parte)

 

In versi, Mendes Bertoni continua a narrare le avventure del mago: l’edificazione del Vòlto detto del Chiozzino (1), il pentimento e la conversione di Bartolomeo Chiozzi, il successivo confinamento al Barco del diavolo che, da Fedele Magrino, diventa Urlón. Una leggenda nella leggenda vuole che al Ciuźìn, alla rottura del patto col demonio, entrando dalla porta sud nella chiesa di S. Domenico, riuscisse a schivare il rabbioso calcio del servo contrariato dal mutamento interiore del padrone. L’orma del maligno è ancora visibile nel marmo (2) del portale in piazza Sacrati.
Come ognuno potrà verificare.
(1) A tutt’oggi esistente fra il vicolo omonimo e via Ripagrande, di fianco alla casa di B. Chiozzi,
(2) Colonna destra, a circa un metro da terra.
(Ciarìn)

Al magh Ciuźìn e l’Urlón dal Barch (śgónda part)
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Cuntàr dill maravié dal magh Ciuźìn
am vrìa na stmana, car al mié letór,
ma se ‘d paziéηza ti t’n’avrà uη puchìn,
ascolta questa ch’l’è ‘d divers culór.
T’impararà da chi è stà fat al “VÒLT”
aηcora iη pié e ch’l’aη sarà mai tòlt.

Par divertìr j’amigh più d’uη carηvàl
e dimustràr al màgich so putér,
l’ha dà, iη cà na graη festa da bal,
faśénd gnir źó n’urchèstra ‘d furastiér.
A ‘η zèrt mument, con du tri salt e ‘η pas,
l’ha tirà su cal vòlt ch’l’è luηgh e bas.

L’ha continuà Ciuźìn par darsèt ann,
coη stil truvàd, a imbambanàr la źént,
ma un dì na luś ch’la gnéva da luntàη,
la strada la gh’ha iηsgnà dal pentimént.
“Basta col diàvul!” fra se stés l’ha dit
“Séηza la féd mi a són un òman frit”.

Avénd savù che agh jéra na fuηzión
int al ciśón ‘d San Dménagh, al Ciuźìn
d’andàragh al tòl sùbit decisióη;
ma ‘l diàvul, ch’l’aη vrìa vlèst, al gh’jéra avśìη.
Par libaràrs ad lu e dargh uη smach,
iη cà al la manda a tóragh al tabàch.

Arivà iη céśa al s’buta iη źnoć piaηźénd,
propia davanti al sacr’Altàr Magiór,
po’ ‘l ciama al fra’ e ‘l diś: “Mié reverend,
am vói cuηfsàr e riturnàr al Sgnór”.
I fra’ a pregàr j’as mét ad alta vóś,
faśéndas, ogni tant, al ségn dla cróś.

Dà indré la carta scrita da Ciuźìn,
par penitenza a viéη mandà FEDÉL
int na pusióη col PO ch’pasa d’avśìη,
ciamàda al BARCH. E iη cal brut pòst, ‘des bel,
a stà fiurénd, iη sémpliza strutùra,
uη nóv quartiér iη meź a la varźùra.

Stal diavulàz rabióś, prima ‘d partìr,
l’ha mandà uη zigh putént e pin ad vléη
che a tuti, ogni nòt, l’ha fat santìr,
faśéndagh far tarmàr e gamb e vén.
E ‘d più quand la buràsca la tiràva
o un tempuràl sul BARCH al s’arvarsàva.

URLÓN dal BARCH e ‘l MAGH CIUŹÌN da FRARA
j’è personàģ d’na storia ch’l’è nustràna;
na spèzia ‘d fòla dla nunìna cara
ch’la racuntàva ai ηvud prima dla nana.
L’è aηch “racónt” che ‘s lèź… sì, mi ‘t al digh,
sui lìbar dal setzént. ‘T salùt amigh!

 

Il mago Chiozzino e l’Urlone del Barco (parte seconda)

Riferire delle meraviglie del mago Chiozzino / mi vorrebbe una settimana, caro il mio lettore, / ma se di pazienza ne avrai un poco, / ascolta questa che è di diverso colore. / Imparerai da chi è stato fatto il “VÒLTO” / ancora in piedi e che non sarà mai tolto. /

Per divertire gli amici più di un carnevale / e dimostrare il suo magico potere, / dà in casa una gran festa da ballo, / scritturando un’orchestra di forestieri. / Ad un cert momento, con due tre salti e un passo, / ha costruito quel vòlto che è lungo e basso. /

La chiesa di San Domenico, portale sud, Ferrara, foto di Marco Chiarini

Ha continuato Chiozzino per diciassette anni, / con queste trovate, a imbambolar la gente, / ma un giorno una luce che veniva da lontano, / la strada gli ha indicato del pentimento. / “Basta col diavolo!” fra sé stesso ha detto / “Senza la fede sono un uomo fritto”. /

Avendo saputo che c’era una funzione / nel chiesone di San Domenico, il Chiozzino / d’andarci prende subito decisione; / ma il diavolo, che non avrebbe voluto, gli era vicino. / Per liberarsi di lui e dargli uno smacco, / in casa lo manda a prendergli il tabacco. /

Arrivato in chiesa si butta in ginocchio piangendo, / proprio davanti al sacro Altare Maggiore, / poi chiama il frate e dice: “Mio reverendo, / mi voglio confessare e ritornare al Signore”. / I frati si mettono a pregare ad alta voce, / facendosi, ogni tanto, il segno della croce. /

Data indietro la carta sottoscritta da Chiozzino, / per penitenza FEDELE viene mandato / in una possessione col PO che passa vicino, / chiamata IL BARCO. E in quel brutto posto, adesso bello, / sta fiorendo, in semplice struttura, / un nuovo quartiere in mezzo al verde. /

Questo diavolaccio rabbioso, prima di partire, / manda un grido potente e pieno di veleno /
che a tutti, ogni notte, ha fatto sentire, / facendo tremare e gambe e vene. / E ancor più quando la burrasca tirava / o un temporale sul BARCO si rovesciava. /

URLONE del BARCO e il MAGO CHIOZZINO da FERRARA / sono personaggi di una storia nostrana; / una specie di fola della nonnina cara / raccontata ai nipoti prima della nanna. / È anche “novella” che si legge… sì, te lo dico. / nei libri del settecento, Ti saluto amico!

Tratto da: Mendes Bertoni, Antologia della Divina commedia (Inferno); In zzà e in là, composizioni in vernacolo ferrarese, Ferrara, 1986.

Mendes Bertoni (Ferrara 1905 – 1987)
Vedi le note biografiche riportate nella precedente puntata del 19 marzo 2021 [clicca Qui]

 

 

 

 

Ulteriori informazioni si possono leggere in Werther Angelini (a cura di), Favolosa vita di Bartolomeo Chiozzi detto Chiozzini, di Anonimo ferrarese del XVIII secolo, con illustrazioni di Gabriele Turola, Ferrara, Liberty House, 1987.

 

Cover Ferrara: Volto del Chiozzino, foto di Marco Chiarini

Al cantóη fraréś: testi di ieri e di oggi in dialetto ferrarese, la rubrica curata da Ciarin per Ferraraitalia, esce ogni 15 giorni al venerdì mattina. Per leggere le puntate precedenti clicca [Qui]