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Giorno: 1 Giugno 2021

Vintage school:
gli intellettuali e “la nuova scuola”

Non conosco gli estensori del Manifesto per la nuova scuola [Qui] sottoscritto da uno stuolo di intellettuali che vanno da Alessandro Barbero a Chiara Frugoni, da Vito Mancuso a Massimo Recalcati, da Tomaso Montanari a Gustavo Zagrebelsky che, ovviamente, non potevano mancare.

‘Nuova scuola’ sta a significare che questa che abbiamo è la ‘vecchia scuola’, diversamente non si comprenderebbe la necessità di un manifesto. Le ‘buone scuole’, ‘le offerte formative’: tutto tempo sprecato, inquinamenti nell’esercizio principe della trasmissione del sapere, come nel lontano 1994 il Testo Unico aveva decretato consistere la funzione docente.

Nuova scuola e non ‘scuola nuova’, forse perché agli estensori risuonava un po’ come le ‘scuole nuove’, il movimento di rinnovamento scolastico dei primi del novecento sorto per rispondere ai bisogni di un mondo in rapida trasformazione.

Le trasformazioni del mondo non sono cura di cui prendersi per i promotori del nostro manifesto, perché la nuova scuola in esso disegnata è atemporale, fuori dallo spazio e dal tempo, un’entità dello spirito, un tabernacolo del sapere dispensato dai suoi sacerdoti. Un ritorno allo spirito di Hegel e di Croce tanto bistrattati dal materialismo dei tempi della scienza e della tecnica.

Una scuola senza storia, senza prima e senza dopo, senza ricerca, senza un propria cultura accumulata nel tempo, senza conflitti, anzi una scuola dall’identità violata, sfregiata dalle riforme e dagli interventi legislativi che si sono succeduti negli anni, che ne hanno deturpato la sua vera natura di otia studiorum.

Se qualcuno mai avesse pensato che fosse finalmente giunto il tempo di porre fine alla pratica dell’insegnamento ex cathedra, dell’insegnamento trasmissivo, di un sistema scolastico cattedracentrico, per gli estensori del manifesto è bene che si metta il cuore in pace.

Restituiamo centralità all’ora di lezione, alle discipline, ad ogni singola disciplina senza alcuna contaminazione, alla trasmissione del sapere. Le competenze sono nemiche del sapere e di ogni dimensione “integralmente umana” è scritto nel manifesto. Le competenze come lo sterco del diavolo, asservite al mercato.

Pensiero inquietante, perché suggerirebbe che neppure chi siede in cattedra è fornito di competenze, quelle necessarie a illuminare gli studenti della luce della sua disciplina. E cosa mai possederà al loro posto? L’ispirazione dello spirito santo? Avremo nella ‘nuova scuola’ i docenti pentecostali?

Nessuna contaminazione con il lavoro, più che mai con l’insensata alternanza scuola lavoro, via ogni orpello dalla scuola, dal digitale all’autonomia scolastica, niente offerte formative, ma centralità del docente in cattedra. Gli unici ammessi  all’aulica scuola i mediatori linguistici per gli studenti stranieri e gli psicologi dello sportello d’ascolto, per rimuovere eventuali interferenze prodotte dall’età evolutiva delle ragazze e dei ragazzi, che potrebbero ostacolare l’attenzione che è necessaria ai distributori del sapere in pillole, ai performer dell’ex cathedra.

Questo è il catechismo del manifesto, non avrai altro docente al di fuori di me, ma in questo manifesto gli studenti non ci sono, se ci sono sono schierati nei banchi, attoniti ad ascoltare la voce del maestro, affascinati dal suo eloquio e dalla sua padronanza della disciplina perché, come premette il manifesto, bontà sua: “..quello tra gli insegnanti e gli studenti è prima di tutto un “rapporto umano”. Grazie tante!

Ma quell’articolo ‘la’ determinativo della nuova scuola non offre alternative al mondo fermato nell’ipostasi del sapere, della cattedra, semmai con la predella come auspicava tempo fa Galli della Loggia, dell’aula e della classe, degli orari e dei programmi, unico universo della nuova scuola.

Preoccupa che questi signori scrivano di scuola, intanto perché è evidente che non di tutta la scuola si occupano, la loro enfasi cattedratica rimanda ad un grado di scuola prevalentemente secondario. Sarebbe da brividi per bimbette e bimbetti la scuola che prospettano, con maestri saputi che propinano pillole di nozioni già confezionate come quelle di Rodari, almeno per l’epoca che viviamo e per la cultura che sull’infanzia ci siamo anche a fatica conquistati, sarebbe davvero preoccupante. Forse agli estensori del manifesto sarebbe consigliabile prenotare qualche seduta presso uno degli epigoni del dottor Freud.

Restituire centralità allo studente che apprende, che in autonomia costruisce le sue conoscenze sarebbe lesa maestà.

La ‘nuova scuola’ è in realtà la scuola di ieri, come se il mondo si fosse fermato a quando sui banchi sedevano gli autori del manifesto. La scuola è tale solo se immobile, fotografata al tempo dello loro infanzia e adolescenza, dopo, solo la rovina, il degrado, l’imbarbarimento.

La ‘nuova scuola’ è esattamente quella già scritta da Gentile [Qui], essersene allontanati per adeguarsi ai tempi, a nuovi bisogni educativi è stato per gli autori del manifesto un’eresia che richiede oggi una pubblica abiura.

Ma viene da chiedersi se il manifesto è il manufatto di docenti che quotidianamente vivono il rumore d’aula, o il risultato piuttosto di pensieri subliminali frutto di frustrazioni che non si è più in grado di gestire e che la pandemia ha finito per esasperare.

Sconcerta che professionisti della cultura, come ogni insegnante dovrebbe essere, dimostrino di essere privi di una solida cultura scolastica, psicologica, pedagogica, didattica, ripiegati come sono nell’angustia della loro disciplina, senza considerare che ormai non esiste disciplina che non viva dell’apporto delle altre. Non si nasce insegnanti, e non è sufficiente essere esperti di una disciplina per essere dei bravi docenti. Essere docenti richiede quel molto di più di cui il manifesto non scrive, perché l’unica idea su cui regge tutto il manifesto è la nostalgia del carisma. Io, disciplina e carisma, si potrebbe dire. Una visione narcisistica dell’insegnante artigiano del sapere, ma non tutti sono dei poeti e se uno il carisma non ce l’ha, non se lo può inventare. Socrate e peripatetici restano confinati alle pagine dei manuali di storia della filosofia, bisogna farsene una ragione.

Di fronte alla restaurazione proposta da questa millantata ‘nuova scuola’ anche il pensiero del buon Dewey [Qui] agli albori del secolo scorso, quando nelle scuole del nostro paese prendeva corpo l’idealismo gentiliano, suona eretico nel suo pragmatismo, ma noi vogliamo concludere citandolo da Scuola e Società: “È la nostra un’educazione dominata quasi interamente dalla concezione medioevale del sapere. Essa si rivolge in gran parte soltanto al lato intellettuale della nostra natura […] non già ai nostri impulsi e alle nostre tendenze a fare, a costruire, a creare, a produrre sia per scopi utilitari sia per scopi artistici. […]  Ne consegue che noi scorgiamo dovunque intorno a noi la divisione fra persone ‘colte’ e ‘lavoratori’, la separazione della teoria dalla pratica”.

La ‘nuova scuola’ del manifesto non è certo la ‘scuola nuova’ di cui hanno necessità i nostri giovani per vivere in questo millennio, per affrontare le sfide che attendono loro e non certo chi oggi siede in cattedra, a cui competerebbe la responsabilità di attrezzarli per il futuro, un futuro che non consente di guardare indietro, di rifugiarsi nel passato, solo perché è l’unica coperta di Linus che si possiede di fronte alla propria impotenza intellettuale e culturale.

Per leggere gli altri articoli di Giovanni Fioravanti della sua rubrica La città della conoscenza clicca [Qui]

Vaccinazioni anti-Covid: L’Emilia-Romagna all’ultimo sprint, nel giro di 20 giorni a tutti l’appuntamento per il vaccino.

 

Vaccinazioni anti-Covid. L’Emilia-Romagna all’ultimo sprint, nel giro di 20 giorni a tutti l’appuntamento per il vaccino: dal 7 giugno si aprono le prenotazioni, scaglionate per fasce di età, per tutti i cittadini sopra i 12 anni. E questa settimana sms con la data ai 40enni registrati e prenotazione libera per quelli non ancora registrati. Il presidente Bonaccini e l’assessore Donini: “Passo avanti enorme. Se dosi confermate, entro la fine dell’estate tutti gli emiliano-romagnoli vaccinati”.

Partono immediatamente le somministrazioni per i bambini fragili tra i 12 e i 15 anni. Entro fine giugno in campo anche le farmacie: previste 3mila somministrazioni al giorno. Possibili open day vaccinali a giugno, con modalità definite dalle Asl e secondo la disponibilità delle forniture.

Bologna – L’Emilia-Romagna all’ultimo miglio della campagna vaccinale: nel giro delle prossime tre settimane tutti i cittadini di qualunque fascia di età, dai 12 anni in su, potranno prenotare e ricevere  luogo, data e ora della loro vaccinazione contro il Covid-19. E dalla fine di giugno anche le farmacie entrano a far parte della rete vaccinale, per accelerare ancora di più le somministrazioni.

Le novità cominciano già giovedì 3 giugno, quando i circa 200mila cittadini over 40 (le classi dal 1972 al 1980) che si sono registrati nei giorni scorsi sulla piattaforma di candidatura regionale riceveranno un sms con tutte le indicazioni del loro appuntamento per la somministrazione, che sarà effettuato negli hub predisposti dalle aziende sanitarie.

Il giorno seguente, venerdì 4 giugno, via libera alla prenotazione anche per tutti quei cittadini over40 non ancora registrati.

Da lunedì 7 giugno si parte, come da indicazioni della struttura commissariale nazionale, con la prenotazione per tutti coloro che fino ad oggi non avevano potuto ancora richiedere la vaccinazione: entro venerdì 18 giugno tutti gli emiliano-romagnoli tra i 12 e i 39 anni (cioè i nati dal 2009 al 1982) potranno prenotare la propria vaccinazione con le consuete modalità (dai Cup al Fascicolo sanitario elettronico passando per le farmacie e le linee telefoniche dedicate), ricevendo data, ora e luogo del loro appuntamento per la somministrazione.

Si procede per fasce di età, con le prenotazioni che si aprono in maniera scaglionata ogni due giorni: 7 e 8 giugno sarà la volta di chi ha tra i 12 e i 19 anni; 9 e 10 giugno tocca ai 35-39enni; 11, 12 e 13 giugno spazio alla fascia 30-34; 14 e 15 giugno sono i giorni per chi ha tra i 25 e i 29 anni e infine dal 16 al 18 giugno si chiuderà con i 20-24enni.

La scelta di dare la precedenza ai ragazzi tra i 12 e i 19 anni, quindi i nati dal 2002 al 2009, va nella direzione precisa di arrivare all’inizio dell’anno scolastico, a settembre 2021, con tutto il mondo della scuola vaccinato con prima e seconda dose: non solo insegnanti e collaboratori, ma anche quanti più ragazze e ragazzi possibili, compatibilmente con le indicazioni nazionali sull’uso dei vaccini nei più giovani.
Solo i cittadini tra i 20 e i 39 anni in Emilia-Romagna sono più di 920mila: un numero da cui però vanno sottratti tutti coloro che hanno già ricevuto il vaccino perché aventi diritto per altri motivi (personale sanitario, scolastico, forze armate, i fragili rientranti nella cosiddetta categoria 4 e altri), che a questa mattina sono quasi 250mila.

La vaccinazione dei bambini fragili tra i 12 e i 15 anni, che fino a ieri non potevano accedere a nessun vaccino, sarà invece gestita in maniera prioritaria e immediata dalle Asl già a partire da questi giorni, che si faranno carico di chiamare direttamente questo target.

Entro la fine del mese è in programma una ulteriore novità per accelerare i ritmi di vaccinazione: ai centri delle Asl, a quelli aziendali privati che inizieranno l’attività il 3 giugno e ai medici di medicina generale si aggiungeranno infatti alla rete regionale di somministrazione anche le farmacie, grazie all’accordo raggiunto con le associazioni di categoria. La stima è che possano vaccinare 3mila persone al giorno, e si tratterà, come per i medici di base e per gli hub sui luoghi di lavoro, di una vaccinazione integrata: insieme alle popolazioni target assegnate, nelle farmacie si potranno vaccinare anche quei cittadini che, per diversi motivi, non si erano ancora prenotati. Le farmacie potranno iniziare a registrare le prenotazioni già dal 7 di giugno.

E la Regione lascia anche aperta la possibilità di organizzare nel mese di giugno, secondo modalità che saranno definite dalle singole aziende sanitarie e in considerazione primariamente della disponibilità di vaccini, gli “open day” vaccinali.

“Il nostro obiettivo è chiaro e preciso: vogliamo che tutti gli emiliano-romagnoli siano vaccinati entro la fine dell’estate- dichiarano il presidente della Regione Stefano Bonaccini e l’assessore alle Politiche per la salute Raffaele Donini-. Oggi tagliamo il traguardo del primo milione di cittadini già immunizzati, e nel giro dei prossimi venti giorni daremo un appuntamento preciso, con data, luogo e ora a una fascia veramente ampia di popolazione, chiunque da Piacenza a Rimini abbia tra i 12 e i 49 anni. Già da oggi poi- proseguono presidente e assessore- siamo orgogliosi di poter annunciare l’avvio delle vaccinazioni per i bambini fragili tra i 12 e i 15 anni, una categoria che merita la massima attenzione. L’Emilia-Romagna è davvero pronta a questa nuova fase della campagna vaccinale, auspicando il rispetto delle forniture annunciate di dosi”.

“Oltre agli hub delle aziende sanitarie sono operativi i medici di famiglia ed entro la fine del mese anche i farmacisti saranno al nostro fianco. Questa- concludono Bonaccini e Donini- è una grande risposta della sanità regionale e del settore economico e sociale, che dopo un anno e mezzo di pandemia vuole finalmente ritornare alla normalità”.

Le persone tra i 12 e i 39 anni: come prenotare il vaccino:

Per prenotare si possono utilizzare i consueti canali disponibili: recarsi agli sportelli dei Centri Unici di Prenotazione (Cup), o nelle farmacie che effettuano prenotazioni Cup; online attraverso il Fascicolo Sanitario Elettronico (Fse), l’App ER Salute, il CupWeb (www.cupweb.it); oppure telefonando ai numeri previsti nella Usl di appartenenza per la prenotazione telefonica.

All’atto della prenotazione, al cittadino vengono comunicati data, ora, luogo dove recarsi e tutte le ulteriori informazioni necessarie. Per prenotarsi non serve la prescrizione medica: bastano i dati anagrafici – nome, cognome, data e comune di nascita – o, in alternativa, il codice fiscale.

 

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia Romagna 1 giugno.

 

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia-Romagna: su oltre 21mila tamponi, 107 nuovi positivi (0,5%). Aumentano i guariti (+959), calano ancora casi attivi (-855), pazienti in isolamento domiciliare (-843) e ricoveri (-12). Vaccinazioni: 2 milioni e 685mila dosi somministrate.

Il 95,7% dei casi attivi è in isolamento a casa, senza sintomi o con sintomi lievi. L’età media nei nuovi positivi è di 39 anni. 3 decessi. Online il report settimanale dei contagi in regione, con quelli in ambito scolastico.

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 383.986 casi di positività, 107 in più rispetto a ieri, su un totale di 21.064 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è dello 0,5%.

Continua intanto la campagna vaccinale anti-Covid. Il conteggio progressivo delle somministrazioni effettuate si può seguire in tempo reale sul portale della Regione Emilia-Romagna dedicato all’argomento: https://salute.regione.emilia-romagna.it/vaccino-anti-covid, che indica anche quante sono le seconde dosisomministrate.

Per tutte le informazioni sulla campagna: https://vaccinocovid.regione.emilia-romagna.it/.

Alle ore 15 sono state somministrate complessivamente 2.685.130 dosi; sul totale, 990.777 sono seconde dosi, e cioè le persone che hanno completato il ciclo vaccinale.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 38 sono asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Complessivamente, tra i nuovi positivi 56 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone, 48 sono stati individuati all’interno di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 39 anni.

Sui 38 asintomatici, 25 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 4 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, nessuno con gli screening sierologici, 3 tramite i test pre-ricovero. Per 6 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 37 nuovi casi, seguita da Cesena (14). Poi Ravenna (11), Modena (9), Piacenza (8). Seguono Forlì (7), Parma e Rimini(entrambe 6 casi), Reggio Emilia (5); quindi il Circondario Imolese (3) e, infine, Ferrara (1).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Il Report settimanale sull’andamento dell’epidemia in regione è disponibile al link https://bit.ly/3fB2qTU e contiene anche i dati di contagio in ambito scolastico. In particolare, i dati sono relativi a tutti i contagi che, sul territorio regionale, hanno interessato, a partire dal 14 settembre 2020, inizio delle scuole, fino al 30 maggio 2021, rispettivamente studenti/alunni e docenti/operatori scolastici di servizi educativi 0-3 anni, scuole per l’infanzia, scuole primarie di I grado, scuole secondarie di I e II grado. Oltre al numero assoluto, è anche indicata la percentuale dei casi positivi rispetto a tutti i casi di positività registrati in Emilia-Romagna nello stesso periodo. Infine, una tabella fotografa la situazione contagi in ambito scolastico nel periodo 17- 30 maggio 2021, nel quale si sono registrati 626nuovi casi fra bambini e studenti/alunni dai servizi 0-3 anni alle superiori e 48 nuovi casi fra docenti e personale scolastico.

Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 10.968 tamponi molecolari, per un totale di 4.780.826. A questi si aggiungono anche 10.096 tamponi rapidi.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 959 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 356.379.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 14.418 (-855 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 13.800 (-843), il 95,7% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 3 nuovi decessi: 1 in provincia di Ferrara (un uomo di 90 anni); 1 nella provincia di Ravenna(un uomo di 63 anni), e 1 nel riminese (un uomo di 69 anni). Nessun decesso nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Forlì-Cesena.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 13.189.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 95 (-5 rispetto a ieri), 523 quelli negli altri reparti Covid (-7).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 5 a Piacenza (numero invariato rispetto a ieri), 8 a Parma (invariato), 11 a Reggio Emilia (-1), 15 a Modena (-1), 35 a Bologna (invariato), 4 a Imola (invariato), 6 a Ferrara (invariato), 1 a Ravenna (invariato), 1 a Forlì (invariato), 4 a Cesena (invariato) e 5 a Rimini (-3).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 23.521 a Piacenza (+8 rispetto a ieri, di cui 8 sintomatici), 28.132 a Parma (+6, di cui 1 sintomatici), 46.721 a Reggio Emilia (+5, di cui 2 sintomatici), 65.329 a Modena (+9, di cui 6 sintomatici), 81.938 a Bologna (+37, di cui 19 sintomatici), 12.581 casi a Imola (+3, di cui 3 sintomatici), 23.082 a Ferrara (+1, non sintomatico), 30.304 a Ravenna (+11, di cui 9 sintomatici), 16.883 a Forlì (+7, di cui 7 sintomatici), 19.422 a Cesena (+14, di cui 9 sintomatici) e 36.073 a Rimini (+6, di cui 5 sintomatici).

 

Emilia-Romagna di nuovo protagonista: in Romagna il via al Giro d’Italia Giovani Under 23.

 

Sport e territorio. Emilia-Romagna di nuovo protagonista: in Romagna il via al Giro d’Italia Giovani Under 23, cinque le tappe in regione dal 3 al 7 giugno. Bonaccini: “Un altro grande evento nella nostra regione, vedere qui i campioni di domani un segnale di fiducia e di speranza”.

Si parte con la Cesenatico-Riccione. A seguire: la Riccione-Imola con la Cima Gallisterna “scoperta” ai Mondiali 2020; la Cesenatico-Cesenatico, ricalcando il percorso medio della granfondo Nove Colli; la cronometro Sorbolo Mezzani (Pr) – Guastalla (Re) e la Fanano-Sestola nell’Appennino modenese, già sede di arrivo di una tappa del Giro d’Italia di quest’anno. Un banco di prova importante per i migliori ciclisti Under 23 in Italia e nel mondo, a pochi giorni dalla conclusione del Giro d’Italia con quattro tappe in regione.

Bologna – Riflettori di nuovo accesi sull’Emilia-Romagna dello sport, in particolare delle due ruote. Farà infatti il suo esordio proprio dalla Riviera romagnola il Giro d’Italia Giovani Under 23, la competizione che con i suoi oltre 1.300 chilometri di percorso attraverso cinque regioni, rappresenta uno dei più interessanti banchi di prova per i migliori giovani ciclisti in Italia e nel mondo.Ben cinque le tappe emiliano-romagnole, a partire da quella d’avvio, la Cesenatico-Riccione il 3 giugno. E poi a seguire la Riccione-Imola il 4, la Cesenatico-Cesenatico, nella terra di Marco Pantani, il 5; la cronometro Sorbolo Mezzani-Guastalla tra Parma e Reggio Emilia il 6 e, infine, la Fanano-Sestola il 7 sull’Appennino modenese. Da qui il passaggio in Veneto, per poi proseguire in Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia.

“Un altro grande appuntamento che siamo felici di ospitare in Emilia-Romagna. Il mio benvenuto alle squadre, agli atleti e a tutta la carovana. Sono certo che ancora una volta la capacità organizzativa, il calore e l’entusiasmo degli emiliano-romagnoli contribuiranno al successo della manifestazione. Così come sono certo che anche il Giro Under 23 sarà importante per far conoscere e a valorizzare il nostro territorio– sottolinea il presidente della Regione, Stefano Bonaccini -. Una competizione come questa dedicata ai giovani ciclisti, ai grandi campioni di domani, è ancora di più un segnale di speranza e di fiducia, in questi giorni in cui  vediamo consolidarsi le buone notizie sul fronte della pandemia, grazie anche al cambio di passo nella campagna vaccinale in corso. Tocchiamo con mano la possibilità di un progressivo ritorno alla normalità, anche in campo sportivo, sia pur sempre con senso di responsabilità e nel pieno rispetto delle misure di sicurezza”.

A pochi giorni dunque dalla conclusione del Giro d’Italia- con quattro tappe della Corsa rosa che sono partite o si sono concluse in una località dell’Emilia-Romagna – e a meno di un anno dal successo dei Campionati mondiali di ciclismo su strada a Imola, la nostra regione torna protagonista di uno sport che qui ha solide radici. Grandi campioni che hanno fatto la storia del ciclismo, tantissimi appassionati e un amore per la bicicletta sostenuto da una rete di percorsi ciclabili lunga 1.400 chilometri.

E un calendario di appuntamenti sportivi che punta molto su questo sport. Dai Campionati italiani professionisti (dal 18 al 20 giugno, tra Faenza, Bellaria Igea Marina e Imola) al Giro dell’Emilia il 2 ottobre. Passando per la gara di mountain bike Appenninica (12-18 settembre tra Reggio Emilia, Modena e Bologna) fino al Memorial Pantani il 18 settembre a Cesenatico (Fc).

Rilanciato nel 2017 con un’intuizione di Davide Cassani e della Federciclismo, che ha affidato l’organizzazione al gruppo ExtraGiro, coordinato da Marco Selleri e Marco Pavarini, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna, il Giro d’Italia Under 23, si svolgerà dal 3 al 12 giugno, lungo 1323.9 km di percorso, 18.450 metri di dislivello totale e vedrà la partecipazione di ben 176 atleti di 35 team provenienti da 14 Paesi. Tra i giovani lanciati negli ultimi anni, talenti già espressi tra i professionisti come Tom Pidcock, Alexander Vlasov, Joao Almeida e Pavel Sivacov.

Le tappe in Emilia-Romagna:

Si parte dunque il 3 giugno con la Cesenatico – Riccione, tappa di 144 km con un dislivello di 1.200 metri: passando per San Martino in Fiume (frazione di Cesena), si arriva a Savignano sul Rubicone (Fc). Da qui la salita verso Sogliano al Rubicone, poi giù verso Santarcangelo sempre nella provincia di Forlì-Cesena. Da una serie di saliscendi, passando per Monte Olivo e Coriano in provincia di Rimini, fino al traguardo di Riccione.

Il giorno dopo da Riccione a Imola: 138 km e altri 1.300 metri di salita. Passando per Cerasolo di Coriano, Pisignano (frazione di Cervia nel comune di Ravenna), Forlì, Faenza fino agli ultimi 30 km che metteranno alla prova i ciclisti con le salite di Monte Carla, Monticino e Cima Gallisterna, la salita “scoperta” ai Campionati del Mondo 2020 con l’attacco iridato del francese Alaphilippe, fino all’arrivo a Imola, tra il Ravennate e il Bolognese.

Terza tappa, il 5 giugno, con partenza e arrivo Cesenatico, nella terra di un campione ineguagliabile come Marco Pantani, ricalcando il percorso medio della granfondo Nove Colli. Tappa impegnativa con i suoi 132.5 km e i suoi 2.000 meri di dislivello, e  le salite verso Bertinoro, Polenta, San Matteo, Pieve di Rivaschio, Ciola, Barbotto, in provincia di Forlì-Cesena.

Il 6 giugno, la quarta tappa porta da Sorbolo Mezzani a Guastalla, una cronometro di 25.4 km, unica giornata senza salite, ma con una vera lotta contro il tempo, tra le province di Parma e Reggio Emilia.

Molto impegnativa invece la quinta tappa, quella del 7 giugno da Fanano a Sestola: 142 km e un  dislivello di 2.500 metri tutti in territorio modenese: tra le località toccate Vignola, Sant’Antonio di Pavullo, Mocogno, Ponte del Prugneto, Poggioraso e Colle Passerino. Sestola ha già ospitato un arrivo di tappa del Giro Under 23 nel 2018 e poche settimane fa una tappa del Giro d’Italia professionisti.

Comacchio (FE), scoperto un edificio ellenistico del III sec. a.C.

 

Comunicato stampa Ministero della Cultura.

Si è concluso da pochi giorni lo scavo archeologico della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, riguardante un imponente edificio pubblico di età ellenistica. Le indagini hanno avuto luogo tra i mesi di marzo e maggio 2021, interessando un’area di circa 580 mq situata in Valle Pega, lungo la Strada Fiume.

Lo scavo è stato finanziato dal Ministero della Cultura, che ha stanziato 39.500 € per le indagini a scopo di tutela e ha visto l’importante collaborazione del Segretariato Regionale in qualità di Stazione Appaltante.

Le particolari caratteristiche costruttive della struttura, la sua imponenza (a pianta rettangolare bipartita lungo l’asse maggiore, orientato in direzione N-NE/S-SW, per una lunghezza massima di ca. 14,5 m e una larghezza di circa 8,5 m e la sua ubicazione strategica lungo il corso dell’Eridano, il ramo padano di epoca etrusca attivo fino alle soglie della romanizzazione, in prossimità dei cordoni dunosi e quindi della costa, consentono di ipotizzarne una funzione pubblica, non ancora precisabile, ma probabilmente a controllo dello sbocco a mare di uno dei suoi rami.

Il sito indagato, sulla base di frammenti di vasellame in ceramica grigia e a vernice nera e dei primi dati grezzi raccolti, rimanda ad un orizzonte temporale del III sec. a.C., che vede nell’area del Delta una presenza precoce di genti latine, nell’ambito di un popolamento di matrice etrusca, ma anche celtica, attratte dalla posizione strategica di questo peculiare territorio che costituisce un importante nodo itinerario per terra e per acqua.

 

Sanità, Fials: Subito assunzioni, DDL su Infermieri di famiglia per PNRR e piano post pandemico.

 

Comunicato stampa FIALS.

Sanità, Fials: Subito assunzioni, ddl su infermieri di famiglia per attuare Pnrr e piano post pandemico: il diritto alla salute dei cittadini non è a tempo determinato.

1 giu. – “Urge approvare quanto prima il ddl sugli infermieri di famiglia per l’attuazione della Mission Salute del Recovery Plan e approntare un piano post pandemico che metta nero su bianco cifre stanziate e il personale da impiegare nel recupero dei 145 milioni di prestazioni ambulatoriali saltate, per non parlare dei 747mila ricoveri di cui i cittadini non hanno potuto usufruire. Non è concepibile riaprire il Paese senza prevedere un numero di professionisti congruo al ripristino delle attività ordinarie del Servizio Sanitario Nazionale e all’attuazione del Pnrr, sulla pelle di professionisti che hanno già speso tutte le proprie energie psicofisiche e neanche possono riprendere fiato”. Così Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials, commenta i dati della Corte dei conti che certificano anche il mancato impiego dell’Infermiere di famiglia, pietra angolare delle cure domiciliari su cui si basa il Pnrr.

Ne prevedeva l’assunzione di 9.600 già un anno fa il decreto Rilancio, ma ad entrare in servizio finora solo 1.132 professionisti. Per inquadrarli ci vuole una norma condivisa, e la Fials, in una lettera inviata oggi alla Commissione sanità del Senato, accoglie le proposte di legge n.1346 e n.1751 (a firma dei senatori Mariniello e Boldrini) suggerendo di unificarle e auspicandone l’approvazione in sede deliberante dei due rami del Parlamento, “essendo una legge la cui spendibilità – si legge – è realmente immediata” e il suo potenziale riformatore si dispiegherebbe nel rinnovo del Ccnl. La valorizzazione dell’Ifec, già presente nel Patto per la Salute, ripresa dalla decretazione nella fase pandemica e presente nel Pnrr, non specificava però “esatte competenze, requisiti culturali e professionali per accedere a tale funzione, lasciando alla libera interpretazione ed attuazione regionale se non aziendale la sua configurazione operativa”.

Risultato: il caos. Per questo la Fials richiama l’attenzione sul tempestivo varo di una norma che definisca la figura dell’Ifec, che il sindacato ritiene essere la “massima espressione di autonomia e competenza della professione infermieristica” e quindi “non possa essere un infermiere neolaureato – spiega la missiva – bensì un infermiere che unisca all’esperienza professionale pluriennale una specifica formazione specialistica successiva alla laurea”. Pertanto “non potrebbe che essere uno specifico incarico professionale come previsto dal vigente Ccnl del personale del SSN”, scartando l’ipotesi del libero professionista convenzionato “difficilmente configurabile nelle Case di comunità” del Pnrr.

In questa ottica occorre intervenire senza perdere altro tempo – ribadisce Carbone – con un piano assunzionale straordinario”. Solo il 27,4% dei 32mila infermieri reclutati per l’emergenza Covid sono stati assunti in via definitiva, mentre il restante 72,6% versa nella precarietà. “Lavoratori usa e getta: una cosa inaccettabile – tuona il segretario generale Fials – non tolleriamo che chi prima è stato definito eroe, ora non meriti neanche un contratto stabile. Tanto più che c’è un’enorme carenza di infermieri e non è stata ancora potenziata l’assistenza domiciliare, centrale nel Pnrr”. Mentre si provvede alle riaperture, necessita un intervento di programmazione con piani operativi concreti in grado di spendere le risorse, visto che ne sono state utilizzate il 62%. “A tenere i cordoni della borsa chiusi sono state proprio le Regioni – attacca Carbone – non assegnando le prestazioni aggiuntive, né corrispondendo in alcuni casi indennità e premialità. Così i professionisti non possono più andare avanti: spremuti e buttati via, è ora di finirla”.

 

Il presidente del Consiglio Mario Draghi in Emilia-Romagna: Dopo il Tecnopolo di Bologna visita al distretto ceramico modenese.

 

Economia. Il presidente del Consiglio Mario Draghi in Emilia-Romagna, dopo il Tecnopolo di Bologna visita al distretto ceramico modenese. Bonaccini: “Questa terra è pronta a dare un grande contributo per la ripartenza del Paese, possiamo vincere, come Italia, se sapremo fare presto e bene”.

Il presidente della Regione: “La prima semplificazione ci chiedono è quella di sbloccare le infrastrutture già progettate, finanziate, autorizzate. Se ora davvero vogliamo ripartire e metterci a correre, non possiamo più esitare”.

Bologna – “L’Emilia-Romagna è pronta. E una terra dove si costruisce il lavoro e dove si progetta l’Italia di domani, si candida a mettere a disposizione per dare un contributo importante anche nell’attuazione del Pnrr, mettendo in gioco un potenziale territoriale straordinario. Gli obiettivi, progetti e le misure che il Governo ha approntati troveranno non solo il sostegno del sistema emiliano-romagnolo, ma uno stimolo a fare presto e bene”.

Così, in sintesi, il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, rivolgendosi al Governo in occasione della visita in Emilia-Romagna del presidente del Consiglio Mario Draghi, che oggi dopo il Tecnopolo di Bologna ha fatto tappa al distretto ceramico modenese intervenendo a Fiorano, ospite di Confindustria ceramica, davanti a rappresentanti degli enti locali e dell’economia.

E nel motivare la determinazione del sistema emiliano-romagnolo nella ripartenza post pandemia, il presidente Bonaccini ha ricordato che “esattamente nove anni fa, dopo le scosse del sisma del 20 e 29 maggio che travolsero l’Emilia, insieme abbiamo saputo rialzarci e ripartire facendo della nostra, per usare le parole del presidente Mattarella, ‘ricostruzione esemplare’. Oggi come allora noi stiamo ripartendo e il nostro obiettivo deve essere quello di farlo meglio di prima”.

“E’ una sfida– ha aggiunto Bonaccini– che possiamo vincere, come Italia, se sapremo fare presto e bene. L’Emilia-Romagna è la Regione che meglio e prima ha saputo programmare, impegnare e spendere le risorse europee e nazionali della precedente programmazione. Anche per questo ci mettiamo a disposizione e ci candidiamo per dare un contributo importante anche nell’attuazione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza. Lo facciamo mettendo in gioco un potenziale territoriale straordinario. Con un impegno che è inciso nel Dna di questa terra: produrre nel rispetto dell’ambiente, semplificare nel rispetto della legalità nonché accompagnare questa transizione sostenendo chi investe e crea lavoro”. E’ con le imprese, ha evidenziato Bonaccini, che “dobbiamo fare il patto per la rinascita dell’Italia, per assicurare alle nostre famiglie e ai nostri figli quel lavoro di qualità che serve a un grande Paese, per essere più giusto e all’altezza delle nostre aspettative”.

Poi le richieste all’esecutivo: “La prima semplificazione che ci chiedono– puntualizza il presidente– è quella di sbloccare le infrastrutture già progettate, finanziate, autorizzate. Valeva la pena sbloccarle prima, certamente, ma se ora davvero vogliamo ripartire e metterci a correre non possiamo più esitare”, con il riferimento alla Cispadana, alla Bretella Modena-Sassuolo, legato alla concessione della A22, al passante di Bologna.

La presenza oggi in Emilia-Romagna del presidente Draghi è per il presidente Bonaccini “un riconoscimento molto importante al lavoro che insieme stiamo facendo. Per uscire dall’emergenza pandemica, anzitutto, mettendo in sicurezza le persone e l’attività sociale ed economica. Tra poche ore, in Emilia-Romagna le persone che avranno completato la vaccinazione supereranno il milione: un primo traguardo. Ma noi vogliamo e possiamo accelerare, se ci saranno i vaccini come finalmente sta avvenendo, per raggiungere entro l’estate l’obiettivo dell’immunità di gregge. Tra pochi giorni-chiude il presidente della Regione- accanto agli hub delle nostre aziende sanitarie partiranno quelli organizzati dalle aziende private. Questo grazie al sistema delle imprese e ai sindacati perché, ancora una volta, dal mondo del lavoro viene un contributo essenziale alla coesione e per la ripartenza della nostra comunità”.

Sviluppo sostenibile e innovazione: Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Tecnopolo di Bologna.

 

Sviluppo sostenibile e innovazione. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Tecnopolo di Bologna. Bonaccini: “Qui la capacità di investire nel futuro. Nella Data Valley dell’Emilia-Romagna emerge il grande potenziale dell’intero Paese per ripartire mettendo al centro le persone”.

Completati i lavori degli spazi che ospiteranno il Data Centre del Centro meteo europeo, all’Italia dopo la Brexit: la Regione li consegna ai tecnici britannici che iniziano l’installazione di due High Performance Computing (HPC) fra i più potenti al mondo. Si aggiungerà il supercomputer europeo Leonardo e le sedi delle più importanti istituzioni scientifiche italiane: al Tecnopolo una capacità di supercalcolo che metterà l’Europa in grado di competere con Stati Uniti e Cina. Una capacità di analisi e lettura dei big data con ricadute in tutti i settori: tutela dell’ambiente e lotta ai cambiamenti climatici, salute, scien ze della vita e telemedicina, logistica, riorganizzazione dei tempi delle città, processi produttivi.

Bologna – Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, accompagnato dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha visitato questa mattina a Bologna gli spazi del Tecnopolo, dove negli oltre 120mila metri quadri di superficie dell’ex Manifattura Tabacchi si sta costruendo un hub nazionale ed europeo su nuove tecnologie, Big data, climatologia e Human Development.

In parte degli spazi, progettati negli anni Cinquanta del Novecento dall’architetto Pier Luigi Nervi, i lavori di ristrutturazione sono già stati completati, a partire da quelli destinati a essere la nuova sede del Data Centre del Centro meteo europeo (ECMMWF), che da Reading, in Gran Bretagna, arriva in Italia dopo la Brexit. L’installazione inizierà tra 3 settimane ed impiegherà circa 4 mesi per essere completata. In due anni, 730 giorni, nonostante i rallentamenti e le difficoltà subentrate a causa dall’epidemia Covid, il cantiere non si è mai fermato e nei grandi capannoni – nuovi e all’avanguardia – all’ingresso del Tecnopolo, entro il mese di giugno inizierà l’installazione delle enormi macchine che costituiscono i due High Performance Computing (HPC) del Data Centre, fra i più potenti al mondo. La Giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha infatti deliberato in questi giorni la loro consegna ai tecnici britannici dell’ECMMWF. E intanto il 17 maggio scorso, in tempi record, la Giunta regionale ha approvato il progetto esecutivo e il capitolato d’appalto per un altro intervento strategico presso il tecnopolo: la sede per l’attività di ricerca di livello internazionale e l’importo delle opere da concludere entro il 2023 è di oltre 44 milioni di cui 40 rientranti nell’accordo di collaborazione siglato con il Ministero degli Esteri.

Oltre al cuore tecnologico del Centro meteo europeo, il Tecnopolo di Bologna sarà la casa del supercomputer europeo Leonardo, delle più importanti istituzioni scientifiche nazionali, dall’Agenzia Italia Meteo all’Istituto nazionale di astrofisica (INAF), Centri di ricerca, distaccamenti universitari e attività all’avanguardia nel campo della ricerca e sviluppo, aree comuni per incubatori.

Al Tecnopolo troveranno impiego 1.500 persone tra ricercatori, tecnici, addetti.

Ad accogliere il presidente Draghi al Tecnopolo, oltre al presidente Bonaccini, il sindaco di Bologna Virginio Merola, il prefetto Francesca Ferrandino, la presidente dell’Assemblea legislativa regionale, Emma Petitti, il sottosegretario alla Presidenza della Giunta regionale, Davide Baruffi, gli assessori regionali Vincenzo Colla e Paola Salomoni.

“Qui sta nascendo una vera e propria città della scienza al servizio dell’uomo- afferma il presidente Bonaccini-. Il Tecnopolo di Bologna è il luogo dove potrà emergere il potenziale del Paese. Grazie a questa infrastruttura, infatti, l’Italia avrà una posizione di assoluta eccellenza nell’ambito dei Big data e della capacità di calcolo.Il solo supercomputer Leonardo è destinato a cambiare la geopolitica del supercalcolo mondiale e il peso della Data Valley emiliana-romagnola: in essa si concentrerà oltre l’80% della potenza di calcolo nazionale e il 20% di quella europea, una capacità che metterà l’Europa in grado di competere con i colossi Stati Uniti e Cina”.

“Una capacità di analisi e lettura dei big data applicabile in tutti i settori: dalla tutela dell’ambiente alla lotta ai cambiamenti climatici, dalla salute e scienze della vita alla telemedicina, dalla logistica alla riorganizzazione dei tempi delle città, dai processi produttivi e allo sviluppo e crescita sostenibili. In particolare, su due temi indicati come prioritari nel PNRR del Governo: transizione ecologica e transizione digitale.  Qui ci sono e ci saranno risorse e infrastrutture tecnologiche sulle quali la nostra regione e l’intero Paese possono e potranno contare per ripartire e costruire un presente e un futuro nuovi, fondati su sostenibilità, innovazione, buona occupazione”.

Emilia-Romagna Data Valley:

Il Tecnopolo di Bologna si inserisce in un ecosistema territoriale che ha visto la Regione Emilia-Romagna far nascere in questi anni 10 Tecnopoli della ricerca, con venti sedi collocate al centro delle filiere più importanti, e sostenere oltre 80 laboratori di ricerca accreditati. Oltre a finanziare 300 dottorati e borse di ricerca, insieme a centinaia di progetti di innovazione delle imprese, nuove aree dedicate alla nascita, allo sviluppo e all’accelerazione delle startup.  Sostegno regionale che ha portato alla nascita anche di nove Associazioni cluster – che vedono insieme atenei, imprese, centri dell’Alta formazione – formate da oltre 600 soggetti pubblici e privati, e che operano anch’essi nelle più importanti filiere regionali.

Al Tecnopolo l’Università delle Nazioni Unite:

La Regione Emilia-Romagna ha già candidato il Tecnopolo di Bologna per alcuni progetti di grande rilevanza, sui quali sta lavorando insieme al Governo.
Fra questi, l’Università delle Nazioni Unite:  il Tecnopolo quale sede di un Istituto dell’Università delle Nazioni Unite focalizzato sull’utilizzo dei Big data e dell’Intelligenza Artificiale per studiare i cambiamenti dell’habitat umano indotti dal climate change, con un’attenzione specifica ai complessi problemi e alle trasformazioni sociali, economiche e culturali.

Vertenze: Kemet, riorganizzazione e investimenti per assicurare il rilancio dello stabilimento dell’Appennino bolognese.

 

Vertenze. Kemet, riorganizzazione e investimenti per assicurare il rilancio dello stabilimento dell’Appennino bolognese: si punta su ricerca e innovazione tecnologica. Colla: “Grande responsabilità dei lavoratori, ora assicurare opportunità di crescita e prospettive certe a quest’area della montagna”.

Saranno al massimo 80 i dipendenti, degli attuali 390, a lasciare su base volontaria l’azienda, che ha dichiarato che proseguirà sia la produzione che gli investimenti nello stabilimento di Pontecchio Marconi (Bo)

Bologna – Un lungo percorso di riorganizzazione che, passando anche dal sacrificio di una riduzione di una ottantina di posti di lavoro, consentirà di confermare la produzione nel sito produttivo della Kemet di Pontecchio Marconi, sull’Appenino bolognese, e avviare una nuova stagione di investimenti nel settore della ricerca e sviluppo che potrà anche essere supportato dalla Regione.

Con la sigla del verbale ‘d’impegni’ e la predisposizione di un allegato, da far controfirmare alla proprietà del Gruppo Yageo (quale gruppo di riferimento di Kemet Electronics Italia Srl), si è chiuso ieri a Bologna, in presenza, l’incontro del tavolo di aggiornamento convocato dall’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla, sulla situazione dell’azienda bolognese Electronics Italia Srl. Obiettivo dell’incontro, verificare le condizioni necessarie al sostegno dello stabilimento italiano anche attraverso l’attivazione di ulteriori ammortizzatori sociali, finalizzati ad accompagnare gli investimenti programmati e l’avvio di nuovi progetti. All’incontro erano presenti la Città Metropolitana di Bologna, il sindaco di Sasso Marconi, Roberto Parmeggiani, rappresentanti di Kemet Electronics Italia Srl assistiti da Confindustria Emilia Area Centro, le Rsu aziendali e i sindacati Fim-Cisl e Fiom-Cgil.

“In un momento così complesso e delicato– ha detto l’assessore Vincenzo Colla al termine dell’incontro- voglio sottolineare lo straordinario senso di responsabilità dei lavoratori, e con essi del sindacato, che dovendo affrontare scelte difficilissime ci avranno sempre al loro fianco. Ora si apre una nuova fase che vede affermarsi una diversa morfologia dell’impresa, sempre più impegnata sul versante della ricerca dei prodotti e della loro industrializzazione. Per il rilancio dell’azienda, proseguiremo sulla strada del confronto per condividere suggerimenti e soluzioni, al fine di ottenere un incremento della competitività e un efficientamento dei processi”.
“La Regione- ha ribadito l’assessore- conferma tutta la propria disponibilità a supportare l’azienda, in accordo con le organizzazioni sindacali, nella definizione di un piano industriale, eventualmente accompagnando il progetto con azioni di sostegno e di sviluppo previste delle legislazioni nazionale e regionale. Kemet è un’azienda con una storia importante per un territorio fragile come quello in cui è insediata e da essa dipende il futuro di un numero rilevante di lavoratori e famiglie, che dobbiamo salvaguardare con prospettive certe di sviluppo dello stabilimento”.

Saranno al massimo 80 i lavoratori, degli attuali 390, a dover lasciare l’azienda, su base volontaria con incentivi o pensionamenti e comunque che manifestino o abbiano manifestato l’intenzione di non opporsi al licenziamento.

Kemet ha ribadito di considerare strategico per l’intera attività della Business Unit il consolidamento della propria organizzazione in Italia, non solo come stabilimento produttivo ma anche come centro di eccellenza di Ricerca e di Sviluppo di tutti i prodotti di futura generazione per il proprio business.

Per quanto riguarda il progetto Flex Piezo – Haptic Actuator, ex Novasentis, è confermata la sua strategicità per lo stabilimento italiano e che sarà una produzione esclusiva dello stabilimento bolognese almeno fino a giugno 2024.

In viale Aldo Moro proseguiranno, con il supporto di Art-ER, incontri tecnici per verificare la fattibilità di possibili progetti innovativi e di ulteriori nuovi prodotti, correlati alla locale filiera manifatturiera, da sviluppare nello stabilimento di Pontecchio Marconi, anche valorizzando la presenza del centro di eccellenza di ricerca e sviluppo già attivo nello stabilimento.

Nine, il musical tratto dal film di Fellini in prima nazionale a Ferrara il 4 e 5 giugno al Teatro Comunale.

 

Comunicato stampa BSMT – Fondazione Teatro Comunale di Ferrara.

Debutta in prima nazionale il musical Nine con la regia di Saverio Marconi, il 4 e 5 giugno alle 20.30 al Teatro Comunale di Ferrara. Nine è il primo titolo in programma di A Summer Musical Festival, la rassegna di musical giunta quest’anno alla IX edizione organizzata dalla BSMT di Bologna con la Direzione Artistica di Shawna Farrell.

Il musical, ispirato al capolavoro 8 1/2, di Federico Fellini, debutta per la prima volta in Italia a firma di Saverio Marconi che lo aveva già diretto con successo a Parigi nel 1997 presso le Folies Bergère con un cast internazionale. La Direzione Vocale è di Shawna Farrell, le coreografie di Gillian Bruce e l’Orchestra Città di Ferrara è diretta dal Maestro Lorenzo Bizzarri. Nine è una co-produzione di BSMT Productions, Fondazione I Teatri, Fondazione Ravenna Manifestazioni in collaborazione con Fondazione Teatro Comunale di Ferrara.

Lo spettacolo proseguirà la tournée a Bologna dal 10 al 12 giugno presso BOAT-Bologna Open Air Theatre e a Reggio Emilia il 18 e 19 giugno al Teatro Valli.

Protagonista nel ruolo di Guido per le recite di Ferrara e Reggio Emilia, Filippo Strocchi, che vanta un prestigioso curriculum con ruoli da protagonista in varie produzioni in Italia, Germania, Gran Bretagna, Svizzera e Austria. Le donne che ruotano attorno alla vita di Guido sono interpretate da performer apprezzate nel panorama del musical italiano come: Sara Jane Checchi nei panni della moglie Luisa, Simona Distefanodell’attrice Claudia, Francesca Ciavaglia nel ruolo di Carla, Francesca Taverni nei panni di Le Fleur, Barbara Corradini in quelli della madre e Marta Pillastrini nelle vesti della Saraghina. Anche due allieve della BSMT ricoprono ruoli: Elisa Bella in quello di Necrophorus e Silvia Ghirardini nel ruolo di Madame de la Lune. L’ensemble, tutto al femminile, è formato da altre allieve dell’Accademia.

Sul palco anche il giovane Ruben Vecchi che interpreta Guido bambino.

Nelle date di Bologna il ruolo di Guido sarà interpretato da Massimiliano Carulli e quello di Madame de la Lune da Teresa Chieco.

Nine è andato in scena per la prima volta a Broadway nel 1982, riscuotendo un immediato successo tanto da aggiudicarsi cinque Tony Awards, tra cui quello di miglior musical. La versione in musical segue la trama del film di Fellini e ricrea in molte scene la sua atmosfera volutamente surreale e simbolica.

Protagonista è il regista italiano Guido Contini, un genio della cinematografia, circondato da troppe amanti e da una moglie non del tutto rassegnata. L’uomo è ossessionato dai ricordi e soprattutto da un calo della creatività che gli impedisce di portare a termine il suo ultimo film nonostante le pressioni dei produttori e della stampa. Tra incubi e realtà, Guido si mette a confronto con se stesso e con tutte le donne della sua vita tra le quali tornano dalla memoria anche sua madre e “La Saraghina”, una prostituta simbolo dei suoi primi turbamenti sessuali e di una fanciullezza mai sopita. A fare da contraltare al protagonista, in scena c’è anche un Guido di soli nove anni, una specie di alter-ego del Guido adulto, ideale ponte tra passato e presente.

Il libretto è firmato da Arthur Kopit, l’adattamento dall’italiano è di Mario Fratti, traduzione liriche e libretto di Franco Travaglio. Le musiche originali sono di Maury Yeston, tra i brani spiccano certamente My husband makes movies e l’eccentrica Be Italian; tutte le canzoni sono cantate in italiano.

A Summer Musical Festival prosegue con Cookies musical inedito scritto dai giovani bolognesi Lorenzo Vacchi e Stefano Bonsi, a cui Shawna Farrell – in veste di vocal coach – e tutta la BSMT hanno voluto offrire il palco di BOAT per dare tutto il loro sostegno al talento di questi giovani appassionati del teatro musicale. Lo spettacolo, in scena dall’1 al 3 luglio, racconta la nascita dei biscotti più famosi al mondo nell’America degli anni ’30. La regia è di Mauro Simone, aiuto regista Francesca Taverni, le coreografie di Andrea Verzicco, la direzione musicale di Lorenzo Vacchi.

Il terzo titolo in programma è La Piccola Bottega degli Orrori, la storia del timido e imbranato commesso Seymour e della sua pianta carnivora, va in scena dall’8 al 10 luglio, diretto e coreografato da Fabrizio Angelini con la direzione musicale di Gianluca Sticotti.

Tutti gli spettacoli di A Summer Musical Festival sono prodotti dalla BSMT Productions e vedono in scena allievi, ex allievi dell’Accademia e performer professionisti.

 

NOTE REGIA Saverio Marconi:

Nine è la storia della crisi di un uomo di 40 anni, non è tanto importante che faccia il regista, è la sua età il punto centrale: deve smettere di fare il ragazzino e prendere delle decisioni sulla sua vita e sul lavoro. Nel tentativo di uscire da questa situazione di impasse che lo mette in confusione, Guido fa conoscere allo spettatore tutte le donne che hanno avuto un ruolo importante nella sua esistenza, ma da un solo punto di vista: il suo. Quasi tutto lo spettacolo, infatti, è filtrato dalla sua testa, non è reale. Alla fine la soluzione per Guido, a livello personale e professionale, è riuscire a mantenere tutto: fare un film circondato da tutte le donne della sua vita.

 

NOTE DIREZIONE MUSICALE Shawna Farrell:

Nine: un uomo, tante donne. Già questo dà un gusto musicale diverso dal solito. Guido è solo o con un coro tutto al femminile, questo, come suono, è già di per sé affascinante e in tanti momenti anche angelico.

Nine si è aggiudicato il Tony Award come migliore colonna sonora originale e questo la dice lunga sulla bellezza della composizione musicale di Maury Yeston. Le musiche sono bellissime: romantiche, melodiose, con richiami tratti dalla rivista, pezzi in puro stile musical, temi classicheggianti con echi rossiniani in Guido’s Song, o come nell’Ouverture intonata  dalle voci femminili di tutte le donne della vita di Guido e lui nelle vesti di direttore d’orchestra che le dirige, facendole cantare e muovere come vuole lui.

È presente nelle musiche il richiamo all’italianità anche se vista con gli occhi di un compositore americano: per esempio la prostituta Saraghina, romagnola, canta una tarantella, perché questa è la visione stereotipata dell’Italia che hanno gli stranieri.

Ci sono momenti dolci quando il Guido bambino prova a dare consigli al Guido adulto, rifermenti religiosi, la ninna nanna della madre. Maury Yeston ha scritto una varietà infinita di canzoni, duetti, trii e cori bellissimi che non permettono allo spettatore di annoiarsi.

 

NOTE COREOGRAFIE Gillian Bruce:

Lo spettacolo è un viaggio nella psiche di Guido, non a caso è l’unico uomo in scena. Per questo era importante montare i numeri con le donne con una visione altamente maschile: dare molta importanza alla sensualità e alla femminilità, carnale e molto vera. Sono state mantenute le atmosfere rétro tipiche dei film di Fellini. La musica di Maury Yeston riesce a esprimere quello che scorre nella testa di Guido, per cui si passa dal divertimento alla vena di malinconia ai numeri corali di grande effetto come l’ouverture, Be Italian e Folies Bergère. Nei movimenti sono rappresentate tutte le sfaccettature della donna: le figure importanti nella vita di Guido – la moglie Luisa, l’amante Carla, la sua musa Claudia, la defunta madre e il ricordo di una prostituta conosciuta da bambino – sono molto diverse fra loro, perciò ognuna doveva avere un proprio modo di muoversi ed esprimersi in maniera diversa. La parte più stimolante è stata creare i ricordi, la fantasia e gli incubi che affollano la mente di Guido.

 

 

Sclerosi multipla: Da studio Unife importanti indicazioni verso una nuova strategia terapeutica.

 

Comunicato stampa Università degli studi di Ferrara.

Complessa e imprevedibile, la sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale. Caratterizzata da una sintomatologia facilmente confondibile con altre condizioni, colpisce oltre due milioni di persone nel mondo, con una decisa prevalenza delle donne.

Nonostante la sua diffusione e le tante ricerche in corso, le risposte terapeutiche restano poco soddisfacenti, soprattutto per le fasi avanzate della malattia. Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista PNAS, organo ufficiale dell’Accademia delle Scienze Americane, da un team di ricerca con una fortissima componente dell’Università di Ferrara, contribuisce ora a una maggiore conoscenza dei meccanismi che caratterizzano la malattia e suggerisce possibili strategie terapeutiche capaci di contrastarli. Il tutto, con farmaci già in commercio.

Lo studio è stato condotto presso il laboratorio del Signal Transduction lab guidato dai Professori Paolo Pinton e Carlotta Giorgi del Dipartimento di Scienze Mediche in collaborazione con il gruppo di ricerca coordinato dal Professor Michele Simonato e con l’U.O. di Clinica Neurologica diretta dalla Professoressa Maura Pugliatti, entrambi del Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione.

Oltre ai sopracitati professori, per Unife hanno preso parte al lavoro Simone Patergnani con il suo contributo preponderante in quanto primo nome dello studio, Massimo Bonora, Mariasole Perrone, Selene Ingusci, Silvia Zucchini, Maurizio Previati e Massimiliano Castellazzi.

“La sclerosi multipla è caratterizzata da una risposta anomala del sistema immunitario che attacca alcuni elementi del sistema nervoso centrale, in particolare gli oligodendrociti, responsabili delle comunicazioni tra neuroni, scambiandoli per corpi estranei”, illustra il Professor Simonato.

“Si tratta di un caso estremo di autofagia: di norma nel nostro corpo, questo meccanismo ci consente di rinnovare componenti che si stanno degradando, ma in alcuni rari casi può sfuggire al controllo della cellula stessa, che comincia a digerirsi. Grazie a dei biomarcatori, abbiamo notato che l’autofagia era molto frequente nei pazienti affetti da sclerosi multipla, e quindi ci siamo chiesti se potesse giocare un ruolo causale. Ad oggi, sono ancora molti i punti interrogativi sulle cause della sclerosi multipla, pertanto, ogni studio che vuole approfondirne l’eziologia, è incoraggiato.” spiega la Professoressa Giorgi.

Date le complessità intrinseche dello studio della malattia, come il difficile accesso al tessuto nervoso umano, i ricercatori hanno dovuto alternare prove sperimentali in vivo (pazienti e animali) e in vitro (riproduzione cellulare).

“Abbiamo testato diversi tipi di molecole, accomunate dal fatto di essere in grado di bloccare i meccanismi di autofagia, per vedere se questo potesse preservare gli oligodendrociti, ostacolando l’avanzare della malattia” spiega il Dottor Simone Patergnani.

“Non soltanto abbiamo trovato sostanze che permettono di salvare il sistema nervoso, ma la cosa interessante è che alcune di queste sono contenute in farmaci già in commercio, come gli antipsicotici. Questo è stato un grande risultato, in quanto faciliterebbe incredibilmente l’immissione del farmaco sul mercato, favorendone la diffusione. Un ulteriore esempio di come sia possibile fare ricerca di alto livello in Unife grazie alla collaborazione tra gruppi di ricerca provenienti da ambiti diversi”, conclude il Professor Pinton.

Il farmaco proposto dal team di ricercatori darebbe i maggiori benefici nella fase progressiva della malattia, quando le fasi acute si susseguono senza permettere al corpo di riprendersi. Una fase molto delicata, soprattutto perché fino ad oggi non esistevano cure ma solo terapie palliative.

I risultati sono stati pubblicati nell’articolo “Antipsychotics drugs counteract autophagy and mitophagy in multiple sclerosis” nei Proceedings of the National Academy of Sciences, a maggio 2021.

Lista completa degli autori: Simone Patergnani, Massimo Bonora, Selene Ingusci e Maurizio Previati dell’Università di Ferrara, Saverio Marchi del Politecnico delle Marche, Silvia Zucchini e Mariasole Perrone dell’Università di Ferrara, Mariusz R. Wieckowski del Nencki Institute of Experimental Biology of the Polish Academy of Sciences, Massimiliano Castellazzi, Maura Pugliatti e  Carlotta Giorgi dell’Università di Ferrara, Michele Simonato dell’Università di Ferrara e del IRCCS dell’Ospedale San Raffaele e Paolo Pinton dell’Università di Ferrara.

Il Montalcini celebra la Festa della Repubblica.

 

Ufficio stampa IIS RL Montalcini.

Al Montalcini la  festa della Repubblica pensando a Clara.

La metodologia didattica della peer education risulta vincente:

Un altro grande progetto ha coinvolto gli studenti del Montalcini per il 2 giugno ovvero la festa della Repubblica.

Partendo dagli eventi storico-giuridici accaduti proprio  il 2 giugno del 1946 i docenti del Montalcini si sono soffermati sul significato dell’emblema  della Repubblica e hanno voluto che gli studenti lo rappresesentassero secondo le modalità che ritenevano più opportune, dando ampio sfogo alla loro creatività e fantasia.

Ed ecco che gli alunni della classe terza A e quinta A dell’indirizzo meccanico hanno pensato di concentrarsi sulla ruota dentata, ovvero uno dei simboli dell’emblema della Repubblica italiana, che rappresenta il lavoro (art. 1 Costituzione).

 Nel laboratorio di officina dell’Istituto gli studenti hanno fabbricato tante ruote dentate che poi hanno consegnato alle alunne della classe 1 A SSAS,  che hanno pensato di realizzare concretamente  l’emblema della Repubblica italiana ognuna sul proprio banco di classe: ogni studentessa ha cercato un ramo di ulivo (che rappresenta la pace), un ramo di quercia (che rappresenta la forza), hanno disegnato una stella bianca a cinque punte bordata di rosso (che rappresenta la patria italiana dai tempi dell’Antica Grecia) e assieme alla ruota dentata hanno rappresentato l’emblema della Repubblica spiegando ai compagni dell’indirizzo meccanico quale significato avesse ogni  singolo simbolo,  sotto gli occhi vigili e attenti dei propri docenti attraverso la metodologia didattica della peer education, che ha avuto lo scopo offrire una lezione diversa, tra pari età.

Ogni alunno ha poi voluto rappresentare attraverso il programma di disegno Autodesk inventor i simboli della Repubblica, i settori produttivi su cui si fonda l’economia italiana e ha voluto riprodurre il tutto attraverso la stampante 3D.

Un lavoro che ha messo in comunicazione i due indirizzi del Montalcini meccanico e sociosanitario al fine di  stimolare i ragazzi a comunicare tra di loro e a raccontarsi reciprocamente cosa significhi per loro far parte di una Repubblica e a quale simbologia richiamino le parti dell’emblema.

L’intero progetto é stato dedicato a Clara Manzoni, ex studentessa del Montalcini e assessore alla cultura del Comune di Argenta, che ha sempre preso parte alle iniziative dell’Istituto, ma che, per ovvie ragioni, in questa occasione non c’é potuta essere fisicamente.

I docenti con questo progetto auspicano che attraverso la peer education rimanga impressa nella mente di ogni alunno una lezione pratico-concreta, che ha avuto lo scopo di fissare nelle loro menti concetti teorici di importanza fondamentale, che gli alunni non dovrebbero dimenticare mai perché sono stati proprio loro a fare una lezione tra pari per la celebrazione della festa della Repubblica.