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Giorno: 7 Luglio 2021

“NON PUR DI REGNI O DI RICCHEZZE PARLO”
Il 10 luglio al Teatro di Ferrara l’omaggio all’Orlando furioso di Ronconi

Sabato 10 luglio ore 20.30 – Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara

STEFANO MASSINI / MASSIMO FOSCHI / OTTAVIA PICCOLO / MICHELE PLACIDO

“NON PUR DI REGNI O DI RICCHEZZE PARLO”

OMAGGIO ALL’ORLANDO FURIOSO E A LUCA RONCONI

da un’idea di Michele Placido

 Non pur di regni o di ricchezze parlo,
in che la ruota instabile lavora;
ma di quel ch’in poter di tor, di darlo
non ha Fortuna, intender voglio ancora.
Molta fama è là su, che, come tarlo,
il tempo al lungo andar qua giù divora:
là su infiniti prieghi e voti stanno,
che da noi peccatori a Dio si fanno.

Ludovico Ariosto, Orlando furioso, canto XXXIV, Ottava 74, Astolfo sulla luna

Il viaggio visionario nell’Orlando furioso di Luca Ronconi, dove centrale fu l’uso della fantasia al servizio dello spettacolo. Un viaggio che ora viene riproposto, per scoprirne i tratti più innovativi e rivoluzionari, attraverso i ricordi di Ottavia Piccolo, Massimo Foschi e Michele Placido, tre degli attori che ne furono i protagonisti. Con loro, sabato 10 luglio ore 20.30 sul palco del Teatro Comunale di Ferrara, anche Stefano Massini, che tesserà le fila, tra aneddoti e curiosità, alla riscoperta della “rivoluzione gentile” di Ronconi, come la definisce Ottavia Piccolo, dando vita a uno spettacolo condiviso. 

Una produzione Fondazione Teatro Comunale di Ferrara. Per informazioni e prenotazioni: 0532.202675, biglietteria@teatrocomunaleferrara.it. Biglietti da 16,50 a 22 euro.

Ferrara fu tra le tappe del progetto di Ronconi (la prima rappresentazione fu al Festival dei Due Mondi di Spoleto, il 4 luglio 1969), che utilizzò piazze e strade come palcoscenici in simultanea. L’Orlando furioso venne ospitato in piazza Municipale, a pochi passi dal Castello, nel cuore della città rinascimentale; proprio nel preciso luogo in cui, nel ‘500, al tempo della corte Estense e di Ariosto, nasceva il teatro moderno. Nell’Orlando furioso di Ronconi non c’era un palcoscenico vero e proprio, esistevano invece vari luoghi d’azione teatrale, con macchinari stranissimi, spade e cavalli di legno, come nei giochi da bambini, palcoscenici che si dividevano e poi si riunivano. Un gruppo di spettatori seguiva solamente quella scena e quel personaggio. Una simultanea di storie e luoghi, com’è anche il poema ariostesco. Cambiava anche l’idea di pubblico: lui stesso era parte integrante dello spettacolo di Ronconi, e sceglieva il ‘suo’ spettacolo nello spettacolo.

L’intreccio tra Ronconi e la città di Ferrara è stato profondo e di lunga durata. Tra i molti che Luca Ronconi realizzò nella città estense, storica fu la regia del “Viaggio a Reims” di Rossini nel 1992 con Claudio Abbado alla direzione della Chamber Orchestra of Europe, con scenografia e costumi a cura di Gae Aulenti. L’ultima grande realizzazione ronconiana ferrarese fu “Odissea. Doppio Turno” del 2007. Sempre più forte è la volontà della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e di Michele Placido, anche presidente della Fondazione, di far riscoprire la città estense come luogo d’elezione del teatro e del cinema. 

LA PAROLA AI PROTAGONISTI

Michele Placido
“Lo spettacolo nasce dall’idea di celebrare l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, ricordandolo attraverso i protagonisti della messa in scena di Luca Ronconi – ricorda Michele Placido -. Io, Massimo Foschi e Ottavia Piccolo prendemmo parte all’innovativa riscrittura e messa in scena di Luca Ronconi del 1969. Con noi ci sarà Stefano Massini, già assistente di Luca Ronconi, e grande studioso della letteratura italiana, di Dante, di Ariosto. L’idea è riunire gli attori storici che presero parte all’Orlando furioso di Ronconi. Parleremo di Luca Ronconi e parleremo dei canti dell’Ariosto” conclude Placido. Massini, nel modo che lo contraddistingue, tirerà le fila dei racconti e delle memorie dei tre attori e di questa straordinaria esperienza.

Stefano Massini
“Se fosse una serie TV sarebbe sicuramente impressionante per la modernità imprevedibile e i suoi incastri e per il modo in cui organizza e mescola, lasciandole e riprendendole, le vicende dei personaggi. Invece non è una serie TV americana, bensì uno dei capolavori della letteratura italiana, che da secoli sta a testimoniare il genio e la profonda abilità di Ludovico Ariosto nel tessere vicende, colpi di scena e visioni poetiche di inaudita bellezza. L’Orlando Furioso dell’Ariosto non è soltanto una vicenda di paladini, e non è soltanto un’epica storia d’amore. Rappresenta semmai un catalogo meraviglioso e appassionante di vicende umane, di sentimenti umani e di emozioni, ovvero un mosaico strepitoso di tutto quello che definiamo come esperienza umana. In queste pagine c’è l’amore, c’è l’amicizia, c’è il coraggio, c’è la passione, c’è la furia di un ideale e persino la follia di cui il mondo intero è animato, come potrebbe dire Erasmo da Rotterdam. In questa serata di immagini, versi e storie, cercheremo di far rivivere una partitura così variopinta, capace di sorprenderci ancora una volta per la profonda umanità dei suoi contenuti.”

Ottavia Piccolo (Angelica)
“Era il 1969 l’uomo andava sulla luna e un gruppo di volenterosi e entusiasti artisti capitanati da un giovane e geniale regista Luca Ronconi sfidava le leggi del teatro, della letteratura, e della fisica facendo galoppare cavalli di legno, volare un ippogrifo, allunare un cavaliere e srotolare centinaia di versi di un grande poeta in mezzo a un pubblico da principio frastornato ma poi sempre più entusiasta. Insomma una rivoluzione gentile che continua la sua opera a distanza di più di cinquant’anni.
Qualche anno dopo l’Orlando delle piazze e dei palazzetti dello sport è diventato un film televisivo, anche questa operazione è stata a suo modo una rivoluzione e forse la possiamo capire solo oggi.”

Massimo Foschi (Orlando)
“L’Orlando Furioso portato in scena da Luca Ronconi, in luoghi che diventavano teatrali – da piazze, vie, palasport, a locali di borsa, gallerie d’arte… – è stato innovazione culturale e, soprattutto, esperienza di lavoro e di vita per tutti noi attori partecipanti. Esperienza  ripetuta poi durante la trasposizione cinematografica dell’Orlando stesso.
 I ricordi sono molti e il loro racconto si è dipanato nel tempo che ho vissuto da allora attraverso letture e incontri, che ho fatto e avuto di nuovo nelle piazze, nelle università, con pubblico che desiderava conoscere.
 Ora, ritornando a Ferrara, mi s’affaccia alla memoria questo ricordo: di quando Ronconi ci raccontò che, dovendo scegliere l’ambientazione della versione cinematografica, aveva immaginato che dopo la lettura dell’Orlando Furioso, fatta dall’Ariosto stesso alla corte degli Estensi, essi, conquistati dalla vitalità e dalla poesia del poema, decidessero, per loro divertimento, di mettere in scena il poema ambientando le azioni che vi si svolgono nel loro palazzo, in Ferrara.  E così avrebbe fatto lui: dalle cantine alla soffitta… dove, naturalmente, sta la Luna!”

Scheda dello spettacolo di Ronconi con personaggi e interpreti:
lucaronconi.it/scheda/teatro/orlando-furioso

 Altre info: https://www.teatrocomunaleferrara.it/events/event/non-pur-di-regni-e-di-ricchezze-parlo/

FANTASMI
Le fosse comuni dei bambini nativi:
un altro massacro coperto dal silenzio

 

‘Silenzio assordante’ è un ossimoro che non vale per la breve attenzione che i media hanno dedicato ai recenti fatti che riguardano i nativi del Canada.
E’  invece ‘silenzio e basta’, senza eco né conseguenze, che rischia di far cadere nell’oblio una tragedia che meriterebbe ben più interesse.
Una notizia di cronaca che ha occupato le pagine di tutti i giornali per un giorno solo per poi passare ad altro. Quattro chiese cattoliche che bruciano subito dopo i ritrovamenti dell’orrore, una serie di tombe di bambini senza nome, raccapriccianti fosse comuni con ciò che rimane di giovani corpi, e i fantasmi che tornano dal passato, da una lunga storia di soprusi, violenze, nefandezze.
Con 761 poveri resti nella provincia di Saskatchewan, altri 215 in quella di British Columbia, si sono riesumati anche i ricordi di fatti abominevoli e si è scatenata una reazione devastatrice come, si presume, l’incendio dei luoghi di culto di Kamloop, Chopaka ed altri.

Il collegamento tra i fatti del passato e quelli di cronaca attuale sono al vaglio della polizia, che indaga anche sulle cause e i tempi dei decessi. Un passato pesante e scomodo che affonda le sue radici nel 1800, quando ebbe inizio la pratica di sottrarre i figli dei nativi alle famiglie, per inserirli coercitivamente nelle boarding schools, scuole residenziali, volute dal governo e affidate in gestione ai religiosi cattolici per oltre il 70% delle strutture.
Lugubri pensionati sovraffollati in cui vennero iscritti 150.000 giovani e bambini indigeni delle etnie Inuit, Metis ed altre minoritarie, come racconta il giornale Montreal Star agli inizi del 1900. Lo stesso quotidiano riportava come il 42% di essi morisse prima di aver compiuto 16 anni per malattia, privazioni, maltrattamenti, stenti, abusi sessuali, denutrizione e assenza di cure. Molti i bambini intorno ai 3 anni di età.
Tra le malattie che imperversavano, dominava la tubercolosi che trovava terreno facile in condizioni di tale degrado. Non solo gli ammalati non venivano curati o venivano assistiti in modo insufficiente, ma venivano deliberatamente mescolati ad essi anche bambini sani con effetti di morte diffusa. Questa rete di collegi aveva la funzione di ‘rieducare’ le giovani generazioni native alla nuova cultura coloniale e proseguirono il loro operato per buona parte del XX secolo (l’ultima scuola a chiudere i battenti lo farà nel 1978, dopo numerose proteste e manifestazioni di piazza).

Un’operazione di acculturazione violenta, di assimilazione strutturata e pianificata da una legge, la Federal Indian Act del 1874 che ribadiva l’inferiorità legale degli indigeni e istituiva le scuole residenziali di rieducazione, rigettando ogni responsabilità obbligando le famiglie a firmare per la tutela dei figli. Un sistema che permetteva impunità e lasciava ampio margine ad azioni di ogni tipo.

Alla morte dei giovani venivano trasferiti all’istituto i loro beni, come i terreni, proprietà che venivano rivendute alle multinazionali del legname. Nel 1933, la Sterilization Law diede l’avvio alla sterilizzazione forzata applicata a molti bambini e bambine delle residential schools, oltre che agli indigeni adulti, legge tuttora in vigore.
Già nel 2008 il Primo Ministro canadese Stephen Harper porse ai nativi le scuse ufficiali del governo e lo ha fatto ai giorni nostri il premier Justin Trudeau. Una delegazione di Indiani Metis e Inuit partirà dal Canada a dicembre e incontrerà il Pontefice a Roma dal 17 al 20. In quell’occasione inviteranno il Pontefice nelle loro terre di origine, attendendo le scuse della Chiesa. Gesti di riappacificazione, di assunzione di responsabilità, di ammissione di una colpa che la Storia conserverà tra le pagine più buie e vergognose, bagnate dal pianto di quei bambini.