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Giorno: 28 Ottobre 2021

GIUSTIZIA PER YAYA! CORTEO PER YAYA!
Ferrara, sabato 30 ottobre: dallo Stadio a Piazza Municipale

GIUSTIZIA PER YAYA
LOTTIAMO INSIEME PER I DIRITTI DI TUTTI I LAVORATORI
LOTTIAMO INSIEME CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

Yaya stava lavorando nella logistica, spostando merci che devono arrivare sempre più in fretta e sempre più a buon mercato: paghe basse e sfruttamento altoCi dicono che tutto questo serve per renderci la vita più agevole, più comoda e più sicura.
La verità è che il suo posto di lavoro evidentemente non era sicuro, non era tutelato dalle norme di sicurezza.

Nei primi 7 mesi del 2021 in Italia sono morti 677 lavoratori, da quando è morto Yaya, una settimana fa, altre 3 persone sono morte sul lavoro solo in Emilia Romagna.
La sicurezza costa, sappiamo tutti che molti datori di lavoro per aumentare il loro profitto mentono e imbrogliano sulle norme della sicurezza.

Le prime vittime, ma non le uniche, di questo imbroglio sono i lavoratori migranti, quelli meno inseriti, quelli più indifesi, più ricattabili, per la scadenza del permesso di soggiorno, la richiesta di asilo, il permesso umanitario e tutti gli altri documenti richiesti.
Per questi lavoratori l’insicurezza e la precarietà nel lavoro è ancora maggiore e trova proprio nella discriminazione e nel razzismo la sua giustificazione.

Molti politici, giornali, tv, istituzioni, burocrazia tutti insieme parlano, scrivono, agiscono contro i migranti che vengono buoni solo per lavori che altri rifiutano.
Yaya, come tanti altri, lavorava per tutti noi.

Gli Amici di Yaya, la Comunità Africana di Ferrara, l’Associazione Cittadini del Mondo vi invitano a partecipare a questa manifestazione per ricordare il loro caro amico e per protestare contro le condizioni disumane di lavoro e contro le discriminazioni nella nostra Italia.

CORTEO PER YAYA
SABATO 30 ottobre, alle ore 15,00
Partenza: Parco Giordano Bruno (Stadio) Arrivo: Piazza Municipale

Sulla insicurezza e sui morti sul lavoro, vedi anche su questo giornale:
Catina Balotta, MORTI SUL LAVORO. Un dramma senza fine. Con molti responsabili (11.10.2021)
Nicola Cavallini, Rischiare la vita per rimanere poveri: a proposito dello stato del lavoro (24.10.2021)

La Chat – un racconto

 

– Mamma hai finito col computer?
Ma cosa stai facendo… è due ore che sei chiusa li dentro! –

Cosa sto facendo? Già, me lo chiedo anche io. Se sapesse che sto parlando con uno sconosciuto, chissà cosa mi direbbe.

– Sì tesoro, adesso ho finito, ancora un attimo!
Ecco adesso il computer è tutto tuo.
Vado a scuola adesso.
Ci vediamo a pranzo, io torno verso le due, a dopo.
Sono in ritardo, devo spicciarmi.
Non posso arrivare in classe dopo i ragazzi ancora una volta –

Francesca, quarantanove anni appena compiuti, prof. di matematica al Liceo Galvani della città, una separazione faticosa alle spalle, una figlia, Sabrina, ventun anni, secondo anno di Psicologia, semplicemente la sua vita.
Dopo la separazione, oramai erano dieci anni, aveva avuto alcune storie, brevi, passate senza lasciare traccia, prive di importanza.
Ma era da circa un anno che sentiva pressante il bisogno di avere per sé qualcosa di più significativo dei rapporti occasionali avuti fino a quel momento, almeno un compagno, se non un marito.
Ben presto si era resa conto che la cosa però era molto più difficile di quello che aveva supposto.
Nonostante avesse già abbassato di molto le comuni aspettative, accontentandosi per quello che riguardava l’aspetto fisico; era diciamo, quello interiore, che lasciava a desiderare delle diverse persone con cui era uscita fino a quel momento.
E sì che sarebbe stata disposta ad intraprendere seriamente una relazione, ma con un uomo semplicemente normale con sentimenti che corrispondessero per lo meno a quelli tipici di un amore nuovo, chiedendo solamente quello che una donna si aspetta quando inizia una nuova storia, soprattutto un po’ di attenzione e premura.

Invece aveva incontrato solo figure di basso profilo e scoraggiata aveva quasi smesso di accettare altre proposte di uscite galanti.
Aveva anche declinato alcuni inviti a cena con Giulia e Nadia, le sue amiche da sempre, incontri organizzati appositamente per presentarle amici sentimentalmente liberi.

Tutto questo fino a quando aveva sentito parlare – quasi per caso dalla sua collega Doridi – di questa sua nuova relazione iniziata su una di quelle solite chat di incontri.
Aveva chiesto come si faceva, aveva capito che c’era una registrazione da fare, l’aveva anche fatta, ma poi più nulla.

Fino a quando una notte in cui si sentiva particolarmente sola, aveva provato.
Ed ecco che con Marco Z. oramai chattava quasi tutte le sere, da un mese abbondante, attendendo prima che sua figlia si ritirasse in camera sua.
Di solito cominciava a comunicare dopo la mezzanotte e arrivavano spesso le due prima che andasse a dormire.
Si alzava al mattino ancora del tutto addormentata.
Abituata da sempre a dormire molto, quelle poche ore di sonno di certo non le bastavano per recuperare.
E infatti durante il mattino, in classe, diverse volte si era trovata a sbadigliare in continuazione.
Aveva raddoppiato il numero dei caffè presi di solito, ma questo non era stato sufficiente a nasconderle un’aria di estraneità da questo mondo che fino ad allora non aveva mai frequentato.
Tutti si erano accorti di questo cambiamento e a chi le chiedeva spiegazioni rispondeva frettolosamente in termini volutamente molto generici rimanendo sul vago.

– Stanotte lo chiamo e gli chiedo un appuntamento… non posso continuare così all’infinito.
È solo lunedì e sono già stanca come se fosse sabato – pensava Francesca quel giorno di settembre mentre rincasava dal lavoro.

Alle 16:30 in piazza Duomo.
Sono solo le 16 e io sono già qui.
Ho preso una giornata di permesso per fare le cose con calma.
Ho richiesto e disdetto l’appuntamento col parrucchiere due volte.
Non voglio farmi vedere troppo tirata.
Voglio che mi consideri così per come sono.
Ma così come sono poi gli piacerò?
Accidenti potevo andarci da Maurizio almeno per la piega. Guarda come mi stanno questi capelli.. proprio oggi!
È inutile adesso è tardi.
Mi sono messa la gonna.
Non la metto quasi mai.
Vado sempre in bici, e poi sono più comoda coi pantaloni.
Mia figlia mi ha chiesto stamattina se avevo un appuntamento con un uomo.
Ma dico cosa le salta in mente!
Sono diventata subito rossa, mi sono morsicata la lingua perché stavo per chiederle come cavolo lei lo sapesse, poi le ho risposto abbastanza seccamente che io a cinquant’anni potevo anche vestirmi come cazzo mi pareva e che non dovevo giustificarmi di fronte a mia figlia e che…
Al che lei con una vocina molto pacata, mi ha risposto che era solo una battuta e non importava che me la prendessi tanto!
Sono uscita senza dirle una parola.
Sono ritornata subito indietro.
Ho suonato il campanello di casa.
Mi ero dimenticata le chiavi.

– Buongiorno… devi essere Francesca vero? Io sono Marco! –

Mi giro.
Ho il cuore a mille come quello di una adolescente al suo primo appuntamento
– Ma non sei pelato… sei bellissimo Marco…Oh, scusa, cioè volevo dire sei normale! –
– Ah, grazie – rispose con un sorriso Marco – lo prendo come un complimento! –
– Ma no, cioè sì… oh, insomma, ciao.
Sì, sono Francesca e sono agitatissima.
– Bene, anche tu sei molto carina Francesca –
Cosa dici stiamo qui fermi in mezzo alla strada a farci i complimenti o ti andrebbe un caffè? –
– Mi andrebbe, certo Marco, eccome –
– Allora qui all’angolo c’è un bar che a me piace molto, andiamo a sederci lì –
Francesca lo guardò bene negli occhi e con un sorriso fece un cenno di assenso.
Marco le porse il braccio.
Lei si appoggiò delicatamente.

E tutto il resto non contava più nulla.

Parole a capo
Leopoldo Attolico: “Camminando” e altre poesie

Nei poeti la scelta delle parole è invariabilmente più rivelatrice di qualsiasi elemento narrativo
(Iosif Brodskij)

NOTTE, RISVEGLIO

Un po’ di fresco e di aria marina.
La poesia è arrivata.
Ora il fervore del mare
tenta l’approccio con l’aria drappeggiata:
dicotomie di nembi organizzati a spicchi
dalle parti della luna; che fa la Monna Lisa
pencola appena e bussa dentro l’anima.
Breve tremore
conciliabolo del sonno col cuore
breve poesia finita…

Piego la testa sulla luna

 

CAMMINANDO

Il viale dei gelsi
lucidi di sole
era a un passo;
ma la felicità, lontanissima
urtava i colori come un Angelus in un paese morto…

Mi portai via, così, solo il pudore
di un cuore assorto distratto di bambino
che apre e chiude subito la porta
per non disturbare

 

VIDI, MIA MADRE

Vidi, nel gioco
passeri rotolare sul tetto
e in un amen (di gioia? di paura?)
irridere l’abisso: solo uno scarto, prensile, nell’aria
per poi ricominciare daccapo,
dalla prima tegola.
Nell’enfasi del sole e dei colori
-in quell’incanto
vidi, mi parve, intera la mia vita;
come una partitura
percorrere il declivio in splendido fervore di note
verso l’ultima; e lasciarla, febbrile
all’indulgenza preoccupata di una piccola creatura
sorta dal nulla, chissà da quale Ade di sogno
e di parole venuta a darmene misura,
a fior di labbra

In “Piccolo spacciatore”, 1964-1967 – Cooperativa Editrice Il Ventaglio, Roma, 1987

Leopoldo Attolico vive ed opera a Roma, ove è nato il 5 Marzo 1946.
Dalla seconda metà degli anni ’80 si è occupato principalmente di poesia performativa 29, declinata in modalità defatigante nutrita di leggerezza lessicale, giocosità, ironia/autoironia e senso del paradosso. Ha al suo attivo sette titoli di poesia e quattro plaquettes in edizioni d’arte. La sua più recente pubblicazione, “Si fa per dire”, Tutte le poesie, 1964-2016, è presente nelle Marco Saya Edizioni, 2018. www.attolico.it

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

VERGOGNA EMILIA: L’ACQUA DEVE RESTARE PRIVATA.
L’Assemblea Regionale vota di soppiatto la proroga dei contratti a Hera e Iren.

 

Poco più di 10 giorni fa l’Assemblea Regionale dell’Emilia-Romagna ha approvato un emendamento alla legge regionale “Misure urgenti a sostegno del sistema economico ed altri interventi per la modifica dell’ordinamento regionale” che proroga gli affidamenti del servizio idrico in regione fino alla fine del 2027,
Uniche eccezioni, i territori di Reggio Emilia e Rimini, dove sono in corso procedure di gara.
L’emendamento, approvato da tutti i Gruppi consiliari, tranne quelli di Europa Verde e Gruppo misto che non hanno partecipato al voto, compie una scelta molto grave, perché prolunga ulteriormente la situazione di privatizzazione del servizio idrico in regione e rappresenta un ennesimo mancato rispetto dell’esito referendario del 2011.

In Emilia Romagna la grandissima parte delle gestioni del servizio idrico è svolta da 2 grandi multiutilities quotate in Borsa e ispirate da una logica privatistica, Iren e Hera, e ora, proprio quando si poteva aprire il percorso per la ripubblicizzazione, in particolare nelle gestioni finora affidate a Hera, si fa loro questo grande regalo.
Infatti, a fine anno sarebbe scaduta la concessione del servizio idrico a Hera nel territorio di Bologna, alla fine del 2023 a Forlì-Cesena e Ravenna, alla fine del 2024 a Ferrara e Modena.

A Bologna, in particolare, si era avviato un confronto tra gli amministratori locali, Atersir (l’Agenzia regionale che interviene sul servizio idrico e quello dei rifiuti), il comitato acqua pubblica e altri soggetti per far svolgere all’Università di Bologna uno studio sulle forme di gestione del servizio idrico e sulla sua possibile ripubblicizzazione. Un passaggio propedeutico per arrivare ad una scelta condivisa per il futuro del servizio idrico nell’area metropolitana.

Intanto, la prima cosa che fa riflettere è come l’Assemblea Regionale è arrivata alla decisione. Questa è stata presa senza nessuna discussione preliminare con i comitati dell’acqua e altri soggetti della società civile, con un emendamento introdotto di soppiatto in una legge che parlava d’altro.
Un vero e proprio colpo di mano. Una modalità che è esattamente il contrario di quella volontà di favorire la partecipazione, che la Regione proclama a ogni piè sospinto. Una partecipazione che appare sempre più come comunicazione dall’alto (la politica del partiti) verso il basso (la società civile). Una partecipazionesoprattutto,  che non deve riguardare le decisioni di carattere strategico, come quella di cui stiamo parlando.

Le ragioni per giustificare tale scelta sono decisamente inconsistenti.
Si è detto che la continuità delle gestioni serve per poter realizzare gli investimenti che dovrebbero arrivare dal PNRR per il servizio idrico. Dimenticandosi volutamente di riflettere sul fatto che gli eventuali nuovi gestori dovrebbero comunque portare avanti gli investimenti già programmati.
Ancora, si è sostenuto, secondo l’infausta teoria del ‘meno peggio’, che era preferibile concedere una proroga di 6 anni piuttosto che procedere ad una gara, che avrebbe prodotto un affidamento di 30 anni. Facendo finta di non vedere che esiste un’alternativa alla messa in gara del servizio idrico: la ripubblicizzazione, appunto.

Un servizio idrico che, comunque, fino ad un nuovo affidamento, continua in proroga alla gestione esistente e che non esiste alcun obbligo per effettuare una gara all’immediata scadenza della concessione. Come dimostra l’esperienza concreta, che evidenzia che la gara per il servizio idrico a Reggio Emilia è stata indetta nel 2017-18, 6 anni più tardi della fine della concessione avvenuta a fine 2011, mentre a Rimini, con la concessione scaduta nel 2012, si è proceduti alla gara solo nel 2018. Peraltro, a 10 anni di distanza, queste procedure di gara non si sono ancora concluse!

Quello che rimane, allo stato dei fatti, è che le scelte relative al territorio regionale in tema di acqua e rifiuti sono dettate dalle grandi multiutilities e che la politica si adegua.

Si decreta per via legislativa la prosecuzione delle privatizzazioni per un tempo molto lungo (dicembre 2027), impedendo che si potesse discutere della possibile ripubblicizzazione del servizio idrico. Si tratta In più, siamo in presenza di un vulnus democratico, visto che la gestione privatistica di Hera e Iren rappresenta un vero e proprio schiaffo rispetto agli esiti del referendum del 2011.
Infine, vi è persino un forte dubbio di legittimità giuridica sul come si è compiuta questa scelta: in contraddizione con quanto dispone la legislazione nazionale, con il Codice ambientale 152 del 2006, che dice che la materia degli affidamenti è competenza degli Enti di governo degli Ambiti Territoriali Ottimali – nel nostro caso Atersir – qui si interviene direttamente per via legislativa con una legge della Regione.

L’impressine di fondo è che questo non è provvedimento a sé stante, ma si inquadra in una strategia ben precisa volta a privatizzare completamente il servizio idrico nel Paese.
Basta leggere le pagine del PNRR dedicate alla missione “Tutela del territorio e della risorsa idrica”. Al di là delle risorse stanziate, decisamente insufficienti, il cuore del PNRR in materia è quello della “riforma” per rendere “efficienti” i soggetti gestori del servizio idrico.
Nel mirino, c’è, in primo luogo il Mezzogiorno e molto probabilmente l’azienda di diritto pubblico Acqua Bene Comune di Napoli, la prima e quasi unica esperienza che ha dato compiutamente corso all’esito referendario.

L’intenzione – che peraltro informa tutto il PNRR – è che l’intervento pubblico sia servente nei confronti del mercato, per crearlo e sostenerlo, ed è finalizzato ad aprire la strada alla conquista del Mezzogiorno da parte delle grandi aziende multiutilities quotate in Borsa, per rendere irreversibile il modello di gestione costruito sulle stesse.

Non si può rimanere indifferenti e fermi di fronte a questa situazione.
Il Coordinamento regionale comitati per l’acqua pubblica e la Rete regionale Emergenza Climatica e Ambientale hanno indetto per mercoledì 3 novembre alle 14,30 un presidio sotto la sede della Regione Emilia-Romagna.
Intanto, il
Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua organizza una “carovana per l’acqua” che toccherà vari territori e culminerà a Napoli con una manifestazione di carattere nazionale il 20 novembre.

Non ci rassegniamo al fatto che, a 10 anni di distanza, si vorrebbe definitivamente cancellare la volontà popolare espressa con i referendum del 2011, tantomeno che ciò provenga da una regione come l’Emilia Romagna e con il silenzio del Comune di Bologna, che, per bocca del suo neosindaco, ha appena finito di dire che intende ispirarsi alle città più progressiste dell’Europa, come Parigi e Barcellona. La prima ha ripubblicizzato il servizio idrico ancora nel 2011, la seconda è impegnata, nonostante l’opposizione del governo centrale, in una battaglia per fare altrettanto. Qui, invece, sembra di assistere al denunciato blablabla che si nutre di tanti buoni propositi annunciati per poi compiere scelte che vanno in tutt’altra direzione. Ma che, proprio per questo, vanno contrastate e fermate.