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Giorno: 5 Novembre 2021

La via crucis dell’editoria religiosa

 

Ai tempi dell’Università a Bologna, la tappa nelle librerie era costante. Almeno una volta ogni settimana. Feltrinelli era la mia prediletta perché aveva un parco riviste notevole. Ci trovavo molte delle testate ‘resistenti’ come, ad esempio Il Tetto, Tempi di Fraternità, il Bollettino dell’Isolotto, Com-Nuovi tempi”
Quando gli orari delle lezioni lo permettevano, mi spingevo fino alla piccola, straripante libreria Palmaverde in via Castiglione gestita dal poeta editore Roberto Roversi e alla libreria Dehoniana di via Nosadella.

All’inizio di ottobre, la proprietà ha diffuso la notizia del fallimento e della chiusura delle Edizioni Dehoniane di Bologna (EDB), editore di migliaia di titoli, centro culturale di primo piano nella produzione postconciliare. Un titolo esemplificativo: La Bibbia di Gerusalemme, amata da tanti cattolici e non solo, dai tanti gruppi vangelo sorti sulla spinta del vento conciliare.
A proposito della notizia sulla chiusura, c’è da aggiungere che le maestranze hanno saputo del loro licenziamento per vie traverse. Amici giornalisti RAI hanno informato i lavoratori di cosa stava succedendo [Vedi qui] perché la dirigenza dei dehoniani aveva omesso questo…passaggio.

Già nel giugno 2016, al convegno di Peccioli su questo tema, Brunetto Salvarani denunciava questo preoccupante declino, affermando che “nell’arco di pochi mesi, una serie di testate che hanno fatto la storia della comunicazione ecclesiale e religiosa nella stagione successiva al Concilio Vaticano II hanno cessato le pubblicazioni o sono entrate in una fase di crisi vistosa, e, almeno all’apparenza, irreversibile. In particolare, sono le riviste di carattere culturale, e quelle che nel corso degli anni hanno rappresentato un punto di osservazione fondamentale sugli eventi del Sud planetario (…) Ce n’è abbastanza per chiedersi se le ragioni di tali problemi non riguardino solo l’ambito economico, come si tende a pensare, ma tocchino questioni di linguaggio, di spazi di formazione, di capacità di riflessione sulle grandi trasformazioni in atto nei mondi culturali.”

Una crisi dell’editoria su carta che non colpisce solamente quella religiosa. Da anni, testate giornalistiche come La Repubblica, Il Corriere della Sera hanno dimezzato tiratura e vendite, senza dimenticare quotidiani come L’Unità che hanno chiuso trascinando nel vuoto ingenti risorse economiche e umane.

Nel giugno 2020, su Vita e Pensiero Plus, mons. Erio Castellucci, arcivescovo-abate di Modena – Nonantola, oltre a segnalare con grande preoccupazione il “crescente pressapochismo culturale e informativo, in un clima dove gli slogan gridati si impongono sulle riflessioni argomentate”, evidenziava che le librerie religiose privilegiano l’esposizione di articoli religiosi, coroncine, immaginette e non le opere più serie e significative.

Gianfranco Brunelli, direttore de Il Regno, rivista di punta dei dehoniani che nel 2015, avendo come “alternativa” la chiusura, scelse la coraggiosa strada dell’autonomia che ancora oggi continua, ha dichiarato che il nostro Paese “da una decina di anni conosce un’ulteriore ondata del processo di secolarizzazione, che sta facendo segnare una generale crisi culturale. Ci troviamo di fronte a una sorta di analfabetismo religioso, in special modo biblico, che deve preoccupare l’insieme della nostra cultura, quella cosiddetta laica compresa. Più ignoranti non significa più santi.”

Lo storico Massimo Faggioli, in un approfondito ed appassionato articolo apparso su Domani [Qui] evidenzia che “oggi il non saper leggere e comprendere testi lunghi e complessi comporta qualcosa di molto diverso rispetto all’epoca in cui dominava l’analfabetismo e il messaggio religioso arrivava  attraverso canali diversi. Non ci si aspetta da tutti i cattolici di essere topi di biblioteca o di possedere una biblioteca, in senso letterale o figurato. (…) L’assunto che i leader della chiesa possano permettersi di essere ignoranti è solo un’altra forma di clericalismo.”
Ovviamente, questa crisi lavorativa che non sembra del tutto compromessa, al di là dei numeri in campo, è grave, emblematica per modalità, comportamenti e soprattutto per evidenti difetti di etica tra le parole stampate nei tanti libri e le opere della dirigenza dehoniana.

Cover: volumi in vetrina delle Edizioni Dehoniane (l’Avvenire)

Igiene ambientale: sciopero lunedì 8 novembre con presidio a Ferrara

Lunedì 8 novembre 2021 ci sarà lo sciopero nazionale dei lavoratori delle imprese pubbliche e private che applicano il contratto nazionale Utilitalia e Fise.
A Ferrara le aziende interessate dallo sciopero sono Hera, Clara, Coop. Brodolini, Coop Ageste, CST e la partecipata del Comune capoluogo Ferraratua.

La trattativa per il rinnovo del contratto, scaduto ormai da 27 mesi ha subito una brusca battuta d’arresto già a fine settembre, quando le organizzazioni sindacali FP Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Fiadel hanno deciso di abbandonare il tavolo di confronto ed aprire le procedure di raffreddamento e conciliazione.

Si sciopera per rivendicare un contratto unico di settore inclusivo di tutti i lavoratori della filiera, e per mettere al centro della discussione le tematiche legate alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Temi che il sistema delle imprese pubbliche e private non intendono recepire, pretendendo di scaricare sui lavoratori i costi del rinnovo contrattuale, fingendo interesse per i temi legati alla sicurezza perché individuati solo ed esclusivamente come costo e non come investimento.
E’ evidente che l’obiettivo degli imprenditori è quello di inseguire deregolamentazione e destrutturazione del contratto nazionale investendo sul dumpig salariale anziché sulla qualità dei servizi e del lavoro, puntando sulla maggiore precarietà dei rapporti di lavoro, e maggiore flessibilità degli orari di lavoro.

Contro questa arroganza serve una risposta forte e partecipata: lunedì 8 novembre i lavoratori del settore si fermeranno per l’intera giornata lavorativa, e si ritroveranno in presidio dalle ore 10 alle ore 13 davanti agli ingressi degli impianti HERA Ferrara in via Finati 41-43.

FP Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti – Ferrara

TEATRO RAGAZZI torna in presenza al Comunale
la rassegna al via da domenica 7 novembre


TEATRO RAGAZZI torna in presenza:

al via da domenica 7 novembre la rassegna dedicata a bambini e famiglie.

Degli 11 spettacoli, quattro sono i titoli in cartellone previsti nel weekend dedicati anche alle famiglie. Quest’anno il focus è sul valore dei legami tra racconti e musica.

Teatro Ragazzi, i più giovani tornano a teatro dopo il lockdown. Prende il via domenica 7 novembre – di nuovo in presenza – la rassegna dedicata ai ragazzi e alle loro famiglie con undici spettacoli dedicati alle scuole. Di questi, quattro sono i titoli della nuova stagione di Teatro Ragazzi aperti anche alle famiglie. Quattro storie che porteranno per mano i bambini e i loro genitori in un viaggio tra favole e racconti popolati di animali fantastici e di personaggi umani, e che faranno riflettere il giovane pubblico sul valore dei legami.

“Siamo felici di poter ripartire in presenza anche con la stagione dedicata al giovane pubblico – dice il direttore artistico Marcello Corvino – Il Teatro di Ferrara vuole essere il luogo di crescita e scoperta anche per bambini e ragazzi, con attività e momenti a loro dedicati, tra teatro, musica e condivisione per aiutare i più piccoli a esprimersi e ad appassionarsi all’arte e alla cultura, insieme”.

Si inizia con la Piccola Compagnia dell’Airone, in scena con Un concerto di storie, domenica 7 novembre alle ore 15.30 al Ridotto del Teatro Comunale, con Teresa Fregola e con il M° Denis Biancucci. Attingendo a piene mani dalla narrativa per ragazzi, ma non solo, l’invito è all’ascolto di storie in prosa e in versi, all’ascolto di musiche, e a cogliere la loro reciproca contaminazione. In una magica commistione tra musica e parole, il pubblico verrà trasportato in una dimensione in cui il suono farà da padrone. Le parole si lasceranno rivestire di note e suoni. Lo spettacolo si rivolge a bambini dai 4 agli 8 anni. Ingresso 5 euro per i bambini, 7 euro per gli adulti.

Biglietti in vendita sul sito wwww.teatrocomunaleferrara.it e su www.vivaticket.com.

Il 4 dicembre ore 16.30 e 20.30 al Teatro Comunale arriva Il Gruffalò proposto dalla Fondazione Aida, commedia musicale con chiavi di lettura per vivere nella società attraverso la favola. Regia e adattamento italiano di Pino Costalunga e Manuel Renga. Lo spettacolo è pensato per bambini dai 6 ai 10 anni (6 euro per i bambini, 8 per gli adulti). Il 5 dicembre alle 15.30 al Ridotto c’è Una notte a dicembre. La storia traccia un percorso introspettivo che lascia comprendere il legame interiore tra fratelli, offrendo anche molti spunti di riflessione. Pensato per bambini dai 6 ai 12 anni, l’ingresso è di 5 euro per i bambini e 7 per gli adulti. Chiude Teatro Ragazzi il 10 aprile alle 15.30 Nel bosco addormentato della Bottega degli Apocrifi, con un racconto legato potere dei sogni che si avverano per la regia di Cosimo Severo. Spettacolo per bambini dai 6 ai 10 anni (ingresso 6 euro per i bambini e 8 per gli adulti).

Il Teatro Ragazzi è tra le rassegne che hanno caratterizzato la storia del Teatro Comunale di Ferrara, entrando nel tessuto sociale della città. Attiva da decenni, per convenzione la rassegna diviene parte della programmazione ferrarese dal 1978. A dare struttura agli interventi per i più piccoli nelle scuole e a teatro fu Paolo Natali, musicologo e operatore teatrale che negli anni ’70 e ’80 diede un apporto rilevante al dibattito nazionale sulle politiche culturali e sull’educazione musicale nelle scuole, e che dal 1980 fu anche vicedirettore del Comunale.

Foto di copertina: © Marco Caselli Nirmal