Skip to main content

Giorno: 10 Novembre 2021

IL PIANO DRAGHI LAMORGESE:
privatizzare, vietare i cortei, comprimere la democrazia

 

Come nel più prevedibile dei copioni di teatro, dopo aver sapientemente preparato il terreno per un paio di mesi, il cerchio si chiude e il governo Draghi-Lamorgese porta l’affondo finale: nell’Italia della ripresa-resilienza sarà vietato manifestare.

L’esito è stato preparato attraverso diverse tappe.

La prima avviene il 9 ottobre, quando una “sconsiderata” gestione dell’ordine pubblico a Roma permette un assalto di gruppi neofascisti alla sede nazionale della Cgil, dopo averlo annunciato due ore prima dal palco di Piazza del Popolo.

La seconda avviene in vista del G20 del 30-31 ottobre, quando si costruisce una campagna di stampa di tre settimane su allarmi inesistenti in riferimento alle manifestazioni dei movimenti sociali, che portano esercito per strada e cecchini sui tetti a fronteggiare nientepopodimeno che la giovane generazione ecologista dei Fridays For Future. Naturalmente la buona riuscita delle mobilitazioni viene attribuita al Ministero dell’Interno che ha “impedito” alle stesse di produrre disagi all’ordine pubblico.

Serve la goccia per far traboccare il vaso: ed ecco l’annuncio di un possibile cluster di contagiati dovuto alla ripetute manifestazioni No Green Pass nella città di Trieste e la presa di posizione del Sindaco della città, il quale, senza nessun senso delle proporzioni e del ridicolo, richiede a gran voce l’adozione di leggi speciali: “come ai tempi delle Brigate Rosse”.

Il pranzo è servito e il governo Draghi – non contento di aver imposto un Parlamento embedded, totalmente allineato alle sue scelte politiche sul post pandemia – prova a risolvere anche l’altro polo del problema, rappresentato dal conflitto sociale.

Ed ecco il nuovo pacchetto di provvedimenti annunciato sugli organi di stampa dalla Ministra Lamorgese, la quale, naturalmente non disconosce il diritto a manifestare (art. 21 della Costituzione), ma lo colloca dopo il “diritto” dei cittadini a non partecipare ai cortei (come se fosse obbligatorio) e dopo il “diritto” dei commercianti a poter trarre gli usuali benefici dallo shopping festivo e, ancor più, natalizio prossimo venturo.

Saranno vietati i cortei nei centri storici delle città, in tutte le vie dei negozi e in prossimità dei punti sensibili. E, come se non bastasse, laddove non ci siano “particolari esigenze e garanzie” – chi le stabilisce? – saranno vietati i cortei in quanto tali e permesse solo manifestazioni statiche e sit-in.

Il quadro è sufficientemente chiaro. La pandemia ha messo in evidenza tutte le contraddizioni e la generale insostenibilità di un modello di società basato sull’economia del profitto. Il governo Draghi si è imposto il compito di proseguire con quel modello costi quel che costi.

Ed ecco allora un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNNR) tutto rivolto ad accontentare le imprese e a mortificare il lavoro e i suoi diritti; una politica fiscale volta a liberare i ceti abbienti dalle insopportabili imposte, di nuovo scaricate su lavoratori e pensionati; una transizione ecologica interamente vocata al greenwashing; una nuova ondata di privatizzazioni di tutti i servizi pubblici locali; un attacco alla povertà, attraverso provvedimenti vergognosi come il tentativo di restringere il reddito di cittadinanza e di comprimere l’indennità alle persone con disabilità.

Tutte misure che, com’è ovvio, acuiranno il disagio delle persone e produrranno rabbia e conflitto sociale. Come risolverlo? Non c’è problema, basta vietarlo.

D’altronde, non è da tempo che i grandi poteri finanziari dicono che le Costituzioni dei paesi del Sud Europa sono poco adatte alla modernità perché troppo intrise di idee socialiste?

Marco Bersani, Attac Italia

Questo articolo è apparso con altro titolo su Attac Italia il  9 novembre 2021

Il Ferrara film corto festival approda a Sondrio

Il gemellaggio tra il Ferrara Film Corto Festival ‘Ambiente è Musica’ e il Sondrio Festival –
Mostra Internazionale dei Documentari sui Parchi – era già stato annunciato lo scorso
giugno, durante la quarta edizione dell’evento ferrarese. Quest’ultimo, organizzato dalla
Ferrara Film Commission, ha riscosso grande successo sia di pubblico che di adesioni:
“La quinta edizione (che si terrà a giugno 2022, ndr) conta già numerose iscrizioni anche a
livello internazionale” comunicano i direttori artistici Mattia Bricalli ed Eugenio Squarcia.
Si è deciso di gemellare i due Festival per la loro comunanza di intenti: entrambi, infatti, si
pongono la mission di sensibilizzare il pubblico sulle tematiche ambientali e sull’urgenza di
agire per contenere gli effetti dannosi del cambiamento climatico. Inoltre, Mattia Bricalli ha
origini valtellinesi ed, essendo regista, conosce bene l’ambiente cinematografico.
In virtù della collaborazione instaurata, il longevo Festival sondriese, del quale è
attualmente in svolgimento la 35^ edizione, ha deciso di dedicare il pomeriggio di sabato
13 novembre ai corti premiati dal Festival ferrarese.
In particolare, saranno proiettati il corto vincitore della scorsa edizione, ‘L’uomo degli
alberi’ di Andrea Trivero e il miglior corto della categoria #CLIMATECHANGE, ‘Feu’ di
Andrea Bagnasco. A seguire, sarà portato sul palco il fortunato spettacolo di teatro
sperimentale a tema ambientale ‘I Lunatici’, di e con Tibor Bricalli e Nene Lorenzetto, già
proposto anche a Ferrara in Sala Estense.
Il Sondrio Festival interessa tre fine settimana, dal 29 ottobre al 14 novembre e si snoda
tra il Teatro Sociale, il Cinema Excelsior e una tensostruttura esterna in Piazza Garibaldi
(www.sondriofestival,it).
Per info e contenuti esclusivi, è possibile visitare il sito www.ferrarafilmcorto.it

 

Edilizia, superbonus 110% e altri bonus per l’edilizia, il Pd in regione chiede di prorogarli almeno al 2023 alle stesse condizioni del 2021

Risoluzione presentata dal consigliere Marco Fabbri: “Confermiamo i bonus con i medesimi requisiti, massimali e beneficiari per andare incontro al settore edile e alle esigenze dei cittadini”

“La Regione solleciti il Governo nazionale a confermare almeno fino al 2023 il superbonus 110% e gli altri bonus ordinari, ovvero ecobonus, sisma, mobili, verde e facciate, che stanno dando un grande impulso all’edilizia e all’artigianato. Chiediamo che vengano prorogati con i medesimi requisiti, massimali e beneficiari del 2021, confermando anche lo sconto in fattura e la cessione del credito” sintetizza così Marco Fabbri, consigliere regionale Pd, il senso della risoluzione che ha presentato in Assemblea Legislativa segnalando che la proposta del governo per la nuova legge di stabilità, limita per il 110% gli interventi sulle unifamiliari, elimina la cessione del credito e lo sconto in fattura per gli altri bonus e diminuisce i massimali per il bonus mobili.
“Tutti i bonus citati sono stati pensati per poter intervenire diffusamente su tutto il territorio nazionale nel recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, migliorando l’efficienza degli immobili e la loro sicurezza. Si rivolgono direttamente ai privati che sanno bene che, negli ultimi mesi, l’aumento dei prezzi dei materiali, la loro difficile reperibilità e l’incertezza delle proroghe legate anche al Superbonus 110% hanno determinato grossi ritardi nei cantieri e un clima di incertezza per un comparto, quello dell’edilizia, che richiede tempistiche certe e programmazione – spiega Fabbri, che aggiunge – La nostra proposta è di buon senso e tiene in considerazione tutte le difficoltà che professionisti, imprese e privati stanno incontrando per accedere alle agevolazioni. Anzi, per avere risultati ancora più convenienti per il sistema, pensiamo che i bonus debbano diventare strutturali, anche riducendo la percentuale di agevolazione, e che si valuti l’estensione dei bonus ad altri settori produttivi e che siano messi in atto controlli per arginare eventuali fenomeni speculativi legati all’aumento dei prezzi dei materiali e alla loro reperibilità”.

Ufficio stampa PD

il progetto “il teatro e il benessere”
al Ridotto del Teatro Comunale: sabato 13/11 ore 18,00

Teatro e Salute:
il progetto “il teatro e il benessere” al Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara

Sabato 13 novembre 2021, ore 18.00, al Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara (ingresso libero con green pass) presentazione dell’edizione 2019 – 2020 del progetto “Il teatro e il benessere”, un progetto teatrale rivolto a persone con malattie neurodegenerative, care givers familiari e non, con la partecipazione di studenti universitari, promosso dal Comune di Ferrara – assessorato alle politiche sociali, ASP – Centro Servizi alla Persona, Centro Teatro Universitario di Ferrara, e il contributo di CGIL-SPI

condotto da Michalis Traitsis, regista e pedagogo teatrale
e la collaborazione artistica di Patrizia Ninu – Balamòs Teatro

incontro pubblico con: Cristina PellicioniCristina ColettiFranco RomagnoniDomenico Giuseppe LipaniMichalis TraitsisMoni Ovadia
mostra fotografica in video di Andrea Casari – proiezione del video documentario di Marco Valentini

Il progetto “Il teatro e il benessere” è un’innovativa esperienza di laboratorio teatrale, un percorso fisico ed emotivo all’interno del quale poter esprimere sensazioni, emozioni e pensieri legati al lavoro di cura, sia dal punto di vista del curante che dell’assistito. L’ultimo laboratorio teatrale ha avuto inizio nel settembre del 2019 e si è concluso nel febbraio del 2020 con l’allestimento e la presentazione dello spettacolo teatrale “un condominio particolare”, presentato il 21 febbraio 2020 alla Sala Estense di Ferrara.

Dal 2015 si svolge a Ferrara il progetto “Il teatro e il benessere condotto da Michalis Traitsis, regista e pedagogo teatrale di Balamòs Teatro, che oltre all’attività di produzione di spettacoli teatrali e progetti pedagogici specifici in ambito teatrale, conduce da anni laboratori negli istituti penitenziari, nelle scuole di tutti i gradi, nel Centro Teatro Universitario di Ferrara, nelle strutture di disagio fisico e psichico, nei quartieri degradati, in collaborazione con Patrizia Ninu, educatrice professionale.

Dal 2015 ogni anno dopo la conclusione del progetto si svolge un evento che ha le caratteristiche di una “restituzione” dello stesso alla cittadinanza e che si connota quale momento di confronto tra i protagonisti dell’attività e tutte le persone a vario titolo coinvolte sulla tematica e nei compiti di cura e assistenza delle persone fragili.

Si tratta di un’iniziativa che negli anni ha visto crescere la partecipazione e l’attenzione sia delle Istituzioni che della popolazione e che è l’occasione di condividere con la cittadinanza la proiezione dei video documentari di Marco Valentini: Storie in bilico (2015), Funamboli (2016), Altrove (2017), Che cos’è l’amor… epistolari d’amore (2018)Un condominio particolare (2020), rispettivamente i titoli degli spettacoli teatrali, esiti finali delle cinque edizioni del progetto e delle relative mostre fotografiche di Andrea Casari.

In tutte queste cinque edizioni del progetto, il laboratorio teatrale si è connotato come una sorta di spazio sospeso il cui intento era depositare, appena vi si accedeva, la quotidianità delle azioni e del pensiero in primis, per esplorare uno spazio-tempo extra quotidiano, segnato fortemente dalla ricerca di ritualità, dalla scoperta di un linguaggio differente nelle relazioni, dalla sorpresa della trasformazione di sé e degli altri, dalla tensione a recuperare, ciascuno secondo le proprie modalità e possibilità, una dimensione emozionale e relazionale.

La metodologia proposta non prevedeva copioni preconfezionati ma ha preso spunto da suggestioni, immagini, reazioni dei partecipanti agli stimoli indotti attraverso musiche, canti, improvvisazioni, esercizi teatrali. La rappresentazione finale risultava dunque sempre intrinseca ai temi emersi durante il percorso di laboratorio. Non si è mai fatto riferimento a terapie, riabilitazioni, problemi, ma si è partiti dal teatro come “arte della partecipazione e della relazione”, per costruire un gruppo in crescita sia da un punto di vista umano che artistico. Significativa è stata la qualità della partecipazione al laboratorio da parte di persone di età avanzata e con diverse problematiche. Si è lavorato anche in alcuni fine settimana, in una sorta di full immersion, con il desiderio ogni volta di ritrovarsi, prendersi cura l’uno dell’altro, attraverso il teatro, faticare per ore in un respiro comune.

Nel primo anno di lavoro, il 2015, il tema prescelto, che ha avuto come esito finale lo studio teatrale Storie in bilico, è stato quello della memoria emotiva, del passato inteso come patrimonio di ricordi tradotti in storie.

Nel secondo anno si è affrontata la sfida del futuro, come sogno da ritrovare, da svelare a sé stessi prima che agli altri, da non smarrire. Frutto del percorso è stato lo studio teatrale Funamboli, un obiettivo impegnativo perché la proposta sembrava cadere nel vuoto, faticava a essere accolta, si ritornava senza volerlo sulle memorie perché la difficoltà a immaginare prospettive e sogni creava perplessità e resistenze. Poi, incontro dopo incontro, come un funambolo nel vuoto, ciascuno è partito da un punto incerto ed è arrivato all’altro capo del proprio filo, con stupore e leggerezza.

Nel terzo anno il progetto si è concluso con lo studio teatrale Altrove e si è incentrato sulla ricerca e riscoperta di storie di personaggi stravaganti che in qualche modo rimandavano a un immaginario surreale. Da qui l’esplorazione di un luogo della mente, degli occhi, dell’anima che ha a che vedere con un sommerso, un altrove che trova collocazione in ciascuno, con differenti espressioni e diviene una forma di resilienza che permette di trovare riparo in territori lontani e immaginari, dove è possibile costruirsi realtà altre che sostengono e alleggeriscono le proprie. Lo studio teatrale finale ha visto riuniti i gruppi degli allievi del laboratorio del Centro Teatro Universitario “L’arte del teatro e dell’attore”, di una donna detenuta del progetto teatrale “Passi Sospesi” alla Casa di Reclusione Femminile della Giudecca e del progetto “Il teatro e il benessere”, nell’intento di mettere a confronto umanità, esperienze, generazioni, sguardi e approcci al mondo differenti.

Nel quarto anno a causa del crescere delle relazioni di aiuto, ci si è accostati al tema dell’amore e si è concluso con lo spettacolo teatrale Che cos’è l’amor… Epistolari d’amore. E cosa poteva esemplificare meglio l’amore, per una certa generazione, di una Epistola? La lettera come l’attesa che nutriva il tempo, come ponte che legava le persone e che apriva comunque finestre dentro se stessi, sulle proprie emozioni e idee, come raccoglimento, rito, immagini, intuizioni, slanci, ansie e ombre, oggetto imprescindibile nell’esistenza di ciascuno. La ricerca si è orientata sulle lettere d’amore che nella letteratura hanno avuto e hanno ancora un peso, scegliendo quelle che creavano risonanze ed echi in ciascuno, che non necessariamente avevano a che fare con una relazione tra uomo e donna, magari con una figlia, con un’idea politica, con una canzonatura dell’amore, in un rituale ritrovo, un gruppo di amici si dà appuntamento per condividere, non solo la passione per il cibo e gli affetti, ma anche quella per la lettura che permette di rivelare a ciascuno la bellezza della poesia.

Nel quinto anno ci siamo approcciati al tema del condominio ed è stato allestito lo spettacolo “Un condominio particolare”. Il condominio come pretesto per parlare, non delle difficoltà e delle tensioni che pure esistono nelle coabitazioni, ma di persone che lo vivono e che, piano piano, dismettono quote di diffidenza, indifferenza, invadenza, per costruire fili di conoscenza, ironia, canzonature, balli, solidarietà, in cui ciascuno può trovare uno spazio vitale ed uscire dall’invisibilità quotidiana. E’ la scelta ardua di uscire dall’anonimato e da una porta sprangata, di provare a creare una comunità reale e non virtuale, come molte ce ne sono e il cui bisogno ha forse e comunque a che fare con la ricerca di appartenenze. Del resto, se un qualsivoglia condominio è un esempio di micro comunità, perché non darsi la possibilità di relazioni, vicinanze emotive, intrecci di storie, che possono contribuire a migliorare la vita quotidiana di ciascuno? Come in ogni contesto, la fatica di costruire un gruppo a volte ci fa desistere ancor prima di cominciare, ma alla fine si perde l’opportunità di un’avventura, che non è mai lineare ma comunque stimolante.

La finalità del progetto “Il teatro e il benessere” è creare una condizione di benessere per tutti, con la possibilità di esportare sul territorio e di condividere i benefici del fare teatro con tutta la comunità. Per un teatro di benessere, continuativo, diffuso, quotidiano e per tutti.

il programma della giornata:

  • 18:30 – 18:35: Mostra fotografica in video di Andrea Casari dal progetto “Il teatro e il benessere” 2019-2020
  • 18:35 – 18:40: Cristina Pellicioni – amministratore unico ASP Ferrara
  • 18:40 – 18:45: Cristina Coletti – assessore alle politiche sociali del Comune di Ferrara
  • 18:45 – 18.50: Franco Romagnoni – medico geriatra – direttore delle attività socio sanitarie dell’Azienda USL di Ferrara
  • 18:50 – 18:55: Domenico Giuseppe Lipani – direttore Centro Teatro Universitario di Ferrara
  • 18:55-19:05: Michalis Traitsis – regista e pedagogo teatrale di Balamòs Teatro: “Il teatro e il benessere”, un progetto trasversale
  • 19:05 – 19:40: proiezione del documentario di Marco Valentini “Il teatro e il benessere” 2019-2020
  • 19:40 – 20:10: Moni Ovadia – direttore artistico del Teatro Comunale di Ferrara
  • 20:10 – 20:15: conclusione e saluti

 

FUSIONE CREDEM CARICENTO: È ORA DI SCENDERE IN PIAZZA

Dal 26 luglio le strutture Caricento sono diventate Credem Banca. In tutti questi mesi purtroppo
abbiamo visto avverarsi quello che, sul fronte sindacale, avevamo ripetutamente cercato di evitare.
Stipendi tagliati, contribuzione previdenziale decurtata, formazione e affiancamento dei colleghi
nettamente insufficienti quando non totalmente assenti.
Anche i clienti stanno soffrendo pesantemente. Leggiamo sulla stampa locale “abbiamo dovuto
subire molti disservizi… tutto è cambiato in peggio: zero servizi allo sportello, estratti conto
illeggibili…. C’è una differenza abissale rispetto a prima…” (Nuova Ferrara del 02 11 2021).
E tutto questo nel silenzio assordante di Credem, che si ostina a negare qualsiasi problema,
relegando il tutto a situazioni fisiologiche se non esagerate.
BASTA!
È ora di scendere in piazza tutti assieme, le lavoratrici ed i lavoratori e chi vorrà esserci vicino in
questa battaglia che è di tutti e per tutti: famiglie, imprese, il territorio centese.
Abbiamo indetto un presidio per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e istituzionale sulla
situazione dei lavoratori e della clientela ex Cassa di Risparmio di Cento in Piazza del Guercino a
Cento sabato 13/11/2021 dalle ore 10.00 alle ore 11.00, alla presenza dei segretari nazionali di
tutte le Sigle.
Vi aspettiamo numerosi con fischietti, striscioni con contenuto non offensivo contro alcuno,
bandiere sindacali. Ovviamente saranno rispettate tutte le vigenti normative anti covid.

LE SEGRETERIE TERRITORIALI FABI FIRST-CISL FISAC-CGIL UNISIN

VIGARANO, COMMEMORAZIONE PER LA STRAGE DI NASSIRIYA, IL SINDACO RICORDA I CADUTI NELLA STRAGE

In occasione della ricorrenza del diciottesimo anno dell’attentato terroristico alla base italiana di Nassiriya del 2003, contro le forze armate italiane impegnate nella missione militare denominata “Operazione Antica Babilonia”, il Comune di Vigarano Mainarda, Venerdì 12 Novembre 2021 alle ore 10:30, presso il parco dei Caduti di Nassiriya del luogo, effettuerà le celebrazioni per ricordare le vittime, civili e militari, che persero la vita per la patria nel terribile attacco. La celebrazione si aprirà con un corteo che partirà dalla piazza municipale con il sindaco Bergamini e le altre autorità presenti, inoltre la deposizione della corona d’alloro alla Lapide dei Caduti che ricorda la strage e la benedizione del Parroco. Il sindaco, ha il piacere di invitare l’intera cittadinanza a partecipare alla commemorazione.

sindaco Bergamini

CAMERA DI COMMERCIO: TRA LUGLIO E SETTEMBRE 335 NUOVE IMPRESE

 

A spingere le Costruzioni, che hanno contribuito per il 43% al bilancio positivo del periodo…e frenano le chiusure: -247, tra i dati più bassi degli ultimi anni
Crescono le società di capitali (+55 unità)

Crescono in provincia di Ferrara le iscrizioni trainate dall’aumento della fiducia delle imprese.
Anche il terzo trimestre del 2021 – fa sapere l’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio –
contribuisce al saldo positivo della movimentazione annuale: con 335 iscrizioni di nuove attività e solo 247 cessazioni, l’estate chiude con +88 unità (1.241 aperture e 1.190 chiusure dall’inizio dell’anno). Ciò ha consentito di registrare, dopo ben 9 anni, un saldo positivo tra iscrizioni e cancellazioni avvenute nei primi 9 mesi dell’anno, portando lo stock delle imprese ad un valore pari a 34.470 unità. Sul buon andamento del saldo, si riflette anche la frenata delle chiusure: 247 quelle complessivamente registrate fra luglio e settembre dall’Ente di Largo Castello, contro le 301 dello stesso periodo del 2019. A spingere sulla vitalità del sistema imprenditoriale ferrarese nel trimestre da poco concluso sono state le Costruzioni, che hanno contribuito per il 43% al bilancio positivo del periodo. Questo il quadro di sintesi sulla nati-mortalità delle imprese ferraresi nel terzo trimestre dell’anno, fornito dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ferrara sui dati di Infocamere, Registro delle imprese.
“La vivacità e la libertà del tessuto economico – ha sottolineato Paolo Govoni, commissario straordinario della Camera di commercio – rappresentano un moltiplicatore di ricchezza, anche sociale. Viviamo un tempo, messo a dura prova dalla pandemia, che ha fatto crescere la povertà e ampliato le diseguaglianze. Quanto gli imprenditori fanno è prezioso anche su questo fronte: nell’essere un antidoto nei momenti di crisi. Servono maggiori investimenti in ricerca e sviluppo, strumenti finanziari specifici, partnership pubblico-privato efficaci, legami tra università e impresa più stabili, attenzione al mercato del lavoro, potenziamento qualitativo dell’istruzione. Sono queste – ha concluso Govoni – le chiavi per avviare una nuova fase di crescita”. Il ruolo trainante delle costruzioni per la tenuta del tessuto imprenditoriale – accanto a quello dei servizi, componente essenziale per rispondere all’emergenza pandemica – si avverte distintamente osservando l’andamento del tasso di crescita trimestrale per macro-settori a cavallo degli ultimi due anni. Se tra settembre 2019 e settembre 2021 il comparto edile è cresciuto complessivamente di 32 unità (+0,67%), nel terzo trimestre di quest’anno il trend ha subito un’accelerazione. Il confronto con il periodo pre-pandemico evidenzia invece un’espansione rilevante dei servizi a imprese e persone (85 imprese in più per una crescita complessiva, nel biennio, dell’1,0%). Uno degli elementi significativi della crescita del comparto edile viene dalla struttura organizzativa scelta dalle nuove imprese. Il saldo positivo nei due anni (+32 unità) è frutto di due dinamiche opposte: da un lato le società di capitali, con una crescita nel periodo del 7,4% (+81 unità) e dall’altro la diminuzione di società di persone (-34) e le imprese individuali (-14), che in termini relativi registrano un calo molto meno accentuato.

LE FORME GIURIDICHE
Più della metà del saldo trimestrale è stata determinata dalle imprese costituite in forma di società di capitali (+55 unità, corrispondenti ad un tasso di crescita nel periodo dello 0,76%), mentre la restante parte è da attribuire sostanzialmente alle imprese individuali, aumentate di 39 unità (+0,19%). Unica forma giuridica che registra ancora un piccolo calo è quella delle società di persone (-7 unità).

IL BILANCIO DEI SETTORI
Il superbonus, come del resto si è iniziato a verificare già lo scorso anno, stimola la nascita di imprese edili (+38 tra luglio e settembre scorsi e una velocità relativa dello 0,79%) e questo consente al sistema imprenditoriale ferrarese di tenere le posizioni, aumentando le unità produttive rispetto al trimestre precedente. Le risorse per il risparmio energetico e la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare sembrano avere inciso sulla vitalità di un settore cruciale come quello delle costruzioni che, tra luglio-settembre, si segnala per un incremento percentuale molto più elevato rispetto a quanto registrato nello stesso periodo del 2019 (0,02%). Il secondo miglior saldo è ottenuto dalle attività immobiliare, settore comunque collegato al comparto edile (+18 unita, +0,95%). Grazie alle graduali riaperture, i mesi estivi hanno fatto registrare un incremento anche per le attività dei servizi di alloggio e ristorazione. Tra i settori, a spiccare per dinamismo nel trimestre estivo soprattutto in termini relativi è stato quello delle attività professionali, tecniche e scientifiche (+1,20% corrispondente ad un
saldo di 12 imprese in più).

Camera di Commercio di Ferrara

Congresso regionale dell’A.R.C.A.

Ancora una volta Ferrara ospiterà il congresso regionale dell’ A.R.C.A. , autorevole associazione dei cardiologi ambulatoriali (e non solo), che ha una missione particolare: tracciare le linee di aggiornamento e la ricerca sul territorio, svolgendo una preziosa funzione di raccordo fra la realtà locale e le novità del panorama scientifico nazionale e internazionale.
Il 20 novembre prossimo, presso l’Aula Magna dell’Arcispedale S.Anna di Cona, si svolgerà dunque nella nostra città il congresso dell’ A.R.C.A. (Associazioni Regionali Cardiologi Ambulatoriali) , presieduta, a livello regionale, da un cardiologo ferrarese : Kamal Al Yassini, che alle 09,30 darà inizio ai lavori congressuali salutando le autorità e i partecipanti.
Il tema proposto quest’anno è particolarmente interessante : LA GESTIONE DELLE PRINCIPALI PATOLOGIE CARDIOVASCOLARI TRA OSPEDALE E TERRITORIO.
In tempi dominati dai problemi connessi alla pandemia e all’aumento costante delle patologie cardiovascolari in pazienti sempre più anziani, è diventato ancora più complicato affrontare situazioni che richiedono il coinvolgimento di più specialisti, tenendo conto altresì della presenza sul mercato di nuovi farmaci, certamente efficaci ma di non facile gestione quotidiana.
A ciò si aggiunga il crescente numero di cardiopatici che svolgono attività fisico-riabilitativa e necessitano quindi di consigli adeguati e di frequente monitoraggio.
Il congresso dell’A.R.C.A. propone dunque l’approfondimento di tematiche relative alla gestione clinico-terapeutica ambulatoriale dei pazienti cardiopatici, tenendo conto delle problematiche attuali correlate alla realtà territoriale e alla luce delle più recenti linee-guida.
E’ infine una occasione per riflettere sulle sfide che coinvolgono i medici di medicina generale, i cardiologi ambulatoriali, i medici ospedalieri e universitari e tutto il personale sanitario che opera costantemente per offrire alla cittadinanza le migliori strategie assistenziali e terapeutiche.

A.R.C.A.

SUM, ERGO COGITO
Essere liberi vuol dire pensare.

 

Quando sento dire, e non da ragazzi ingenui e spontanei, che l’obbligo della certificazione verde implica togliere la libertà e che rappresenta un provvedimento paragonabile alle leggi fasciste, mi sento sconfortata. Sconfortata non solo perché questo indica che si è persa la capacità di usare la logica, ma soprattutto perché dimostra che lo studio della storia come maturazione di società, cultura e umanità sta scomparendo Una storia ridotta alla sola acquisizione di un accumulo indiscriminato e una giustapposizione di dati, senza riflessione.

La creazione del green pass è stata fatta proprio per garantire la libertà di tutti: se ci fosse stato l’obbligo del vaccino questa misura non sarebbe stata necessaria, ma il governo per adempiere al suo compito democratico l’ha ideata e implementata per rispettare due diritti: la salute di tutti e la libertà.
E’ è una garanzia reciproca. Una garanzia, seppur minima, per chi è vaccinato di interagire con chi non lo è senza rischi eccessivi, e per chi non è vaccinato di non essere causa di contagio agli altri.

Considerare il green pass un modo occulto di costringere la gente a vaccinarsi, come hanno insinuato le Destre e alcuni mezzi di informazione, è una lettura malevola che non rispetta questa intenzione democratica. È una presa di posizione gratuita che la Destra ha esercitato sul governo semplicemente per mostrare il suo potere, facendo azione di disturbo. Eppure, il compito dell’ Opposizione non dovrebbe essere di andare semplicemente contro al governo, ma rappresentare i temi delle minoranze che compongono la società, rendendo più democratica l’azione del governo. L’Opposizione fine a sé stessa crea instabilità, non democrazia.

La politica e le leggi vanno interpretate secondo i valori dell’umanità: altrimenti anche i principi su cui si basava il processo di Norimberga decadono. Eichmann non doveva essere giustiziato perché pedestre esecutore di leggi scritte. E anche Carola Rackete, la comandante della Sea Watch, doveva lasciar morire decine di persone per rispettare il Decreto Sicurezza–bis.

Queste ultime sembrano affermazioni retoriche, invece è una realtà che si sta attuando, per esempio, nel caso Riace.
Sono 15 sabati consecutivi che vediamo rumorose manifestazioni contro il green pass, mentre per la condanna a tredici anni di carcere di Mimmo Lucano per aver salvato delle persone e per aver trasformato una situazione di emarginazione in un motore di innovazione e sviluppo, non ce n’è stata che una sola, pressoché ignorata dai mezzi di comunicazione. E’ una nuova conferma che la stampa non svolge un servizio alla democrazia, ma segue piuttosto le leggi di mercato. E questo dovrebbe indignarci profondamente a prescindere dal nostro schieramento politico.

Sicuramente Mimmo Lucano per realizzare un progetto di accoglienza degno di quella che storicamente è stata la cultura italiana ha dovuto forzare dei regolamenti burocratici, in un paese e in un contesto nel quale la burocrazia per mantenere il proprio potere di controllo è arrivata, come spesso accade, alla disumanità se non addirittura all’assurdo.

Sappiamo ancora cos’è la democrazia?
Ci ricordiamo che la democrazia altro non è se non il tentativo di rendere storica e permanente la capacità di un’organizzazione di armonizzare l’esercizio della libertà personale – non solo individuale – con il bene comune? Che è lo strumento che permette di trasformare gli individui da atomi separati e in contrapposizione in soggetti intercomunicanti, solidali e collaborativi? Alla fine, vogliamo chiederci se siamo esseri che si limitano ad esprimere le leggi della chimica e della fisica, oppure se siamo esseri liberi che danno senso alla vita qualificandola secondo i propri valori di condivisione e comunione?

Avvenimenti come questi fanno emergere la superficialità dei comportamenti delle persone e l’incapacità di riflettere sulla realtà che diventa sempre più complessa e sempre più esigente. Questa è una conseguenza del depotenziamento della scuola pubblica, inteso sia per quanto riguarda gli investimenti e la percentuale di spesa pubblica, sia perché il ruolo della scuola è stato reso sempre più marginale nell’organizzazione generale della società stessa. La conseguenza immediata è che non si dà più peso e tempo alla necessità di pensare.

Cosa vuol dire pensare?  Oggi la scuola non lo insegna più.
L’istruzione pubblica manca doppiamente a questo ruolo di costruzione del pensiero: prima di tutto, eliminando l’educazione civica ha privato le nuove generazioni dell’abitudine a riflettere su cosa sia la democrazia, privandole anche delle nozioni di base relative alle istituzioni che la reggono e alle loro funzioni.
Il risultato paradossale è che la gente accusa il governo di non essere democratico e poi non va a votare. Questa mancanza di elementare educazione e cultura civica ha reso possibile l’impoverimento del linguaggio tanto da permettere la confusione tra concetti quali potere, politica e partito, che vengono usati come sinonimi, quando i loro significati non sono affatto coincidenti.
Altrettanto grave è che la scuola oggi non sia più finalizzata a educare la persona a sapere chi è, chi vuole essere e dove vuole andare, ma semplicemente a essere funzionale a una logica capitalistica che ha come scopo quello di avere successo, dove il successo si identifica solo con il diventare ricchi.

Oggi la scuola non insegna che pensare è entrare dentro il significato delle conoscenze e includerle in un processo storico e all’interno di un contesto. Pensare vuol dire dare senso e significato reale alle parole, considerandole nella complessità del ragionamento in cui sono espresse. Per questo pensare ti rende libero: perché ti permette di sapere chi sei e chi vuoi essere, ti aiuta a individuare i criteri per riconoscere dove sei, sapere che ci sono gli altri e ti rende consapevole anche di possedere gli strumenti per esprimere tua soggettività mettendoti in relazione e non in contrapposizione con l’altro. Senza conflitto.

Quando la scuola tornerà ad insegnare a pensare e ad essere creativi?  Quando riconoscerà il valore profondo di ogni persona? Quando riconoscerà che la persona, proprio perché unica e libera, è la risorsa che l’umanità attende per crescere e diventare sempre più libera e capace di individuare e rispondere al desiderio di una vita felice per tutti?

VITE DI CARTA /
Sul rileggere i libri e di altre cose preziose

Mi trovo nella felice condizione di preparare l’incontro con la scrittrice Donatella di Pietrantonio [Qui] che avverrà il 23 novembre prossimo alla Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea [Qui]. Lavoro alla rilettura dei suoi romanzi insieme alla amica e collega di sempre, Maria Calabrese. Ci diciamo dubbi e apprezzamenti, ci emozioniamo insieme davanti alla scrittura così intima e vibrante degli ultimi due romanzi che l’autrice ha pubblicato: L’Arminuta nel 2017 e Borgo Sud nel 2020.

arminutaLa qualità di L’Arminuta si è già sedimentata nel panorama letterario italiano degli ultimi anni: nello stesso 2017 ha vinto tra gli altri il Premio Campiello e il 21 ottobre scorso è uscito il film omonimo, diretto da Giuseppe Bonito e apprezzato in primis dalla scrittrice che ha partecipato alla sceneggiatura. Siamo andate a vederlo e ci è sembrato un film intenso, pieno di sensibilità e verità interiore come certe poesie dai tratti prosastici, armoniose e scabre al tempo stesso.
Ci è servito per procedere a quella lettura di scavo dentro ai testi che rappresenta il nostro ideale di lettura.

 

borgo sudOra siamo intente a ripercorrere Borgo Sud e lo scavo si fa pieno di gallerie e cunicoli affondati nel passato della narratrice, la stessa di L’Arminuta, che anche qui non dice il proprio nome e che in ogni capitolo parte dal presente ma presto si lascia prendere dai ricordi.
Il presente è un tempo doloroso: è arrivata da Grenoble per assistere la sorella che ha subito un grave incidente domestico. Occorrono due settimane perché Adriana possa uscire dal coma e nei giorni e soprattutto nelle notti dell’attesa la narratrice ripercorre le fasi del loro passato in famiglia e del suo, con l’esito di restituirsi a se stessa, di mettere alla prova le proprie scelte e corroborarne la validità. Anche Adriana del resto viene ripensata alla luce della propria indole e della vita arruffata che ha condotto.

Abbiamo riletto per intero Borgo sud, abbiamo riempito le pagine del libro e alcuni nostri foglietti di note scritte a matita, di richiami tra pagine ora lontane ora vicine. Ci sono venute in mente ipotesi a cui non avevamo pensato durante la prima lettura, che pure risale solo a pochi mesi fa.

Ce lo siamo ripetute di frequente: “Guarda, in questo passaggio sembra che la madre di Piero sapesse già…”; oppure “Controlla in quale tempo è avvenuto ciò che la narratrice sta ricordando. E’ prima del 1992, l’anno del destino per le due sorelle?”; “Qui viene detto il nome della madre, e qui si dice quanta stima avessero per lei i paesani. E’ importante per la sua figura complessiva”.

Abbiamo ricostruito la fabula del romanzo, dunque abbiamo messo in fila i fatti secondo l’ordine temporale, scoprendo una volta di più la cura con cui l’autrice ha progettato la sua scrittura, in alcuni capitoli i flash back sono uno dentro l’altro come nelle bamboline russe. Con naturalezza. Una complessità strutturale così passa quasi inosservata alla prima lettura. Si nota soprattutto lo stato di necessità emotiva che spinge la narratrice a ripensare a ciò che è stato e a farlo in modo ricorsivo. Puntando ai gangli vitali del vissuto e ritornandoci più volte.

Con quale piacere abbiamo fatto emergere dal testo la sua ossatura: le parti messe in luce hanno evidenziato una totale plausibilità, come pezzi di vita riprodotti così bene da poter essere nostri e di tutti. Dalle parti in ombra sono emerse delle nuove suggestioni, come speso accade con ciò che è lasciato implicito. In un romanzo dai toni così intimi sotto c’è la rete leggera ma resistentissima di un meccanismo ben congegnato, con le rotelle che si muovono in sincronia.

Ho trovato anche un mio errore di lettura, un errore che ho riportato nell’articolo scritto nel gennaio scorso per questa rubrica. Me ne sono proprio dispiaciuta, anche se so che può capitare a ogni lettore nel suo primo incontro con un testo.

Una ragione di più per rileggere un libro, rivedere un film, ascoltare una persona che non vedevamo più da tempo o rovistare tra le vecchie foto per trovare quella che ci illumina per bene una fetta di passato. Una ragione di più per rimanere sulle cose, per attraversarne lo spessore.

Credo che Maria abbia ripensato come me a quante volte da insegnanti abbiamo guidato i ragazzi alla scoperta dei testi, cercando di mantenere in equilibrio la conoscenza della loro struttura con il piacere di leggerli. Convinte, sempre, che dei libi non dovesse bastarci una lettura di superficie.

So che Maria, come me, ha cercato di trasmettere non tanto una tecnica di lettura ma una visione del mondo, un’idea di impegno in quello che si fa, il cui esito finale è la comprensione del sistema su cui ogni libro è costruito. Un premio. La messa in moto di un raffronto con noi stessi e con lo scrittore che assegna peso a entrambi, che fa crescere.

Lo rifaremmo da capo. Dando l’esempio del nostro collaborare. Battendoci contro la superficialità, come modalità di approccio alla conoscenza, contro un’idea pericolosa di ‘scuola-usa-e-getta’, che pure si affaccia dall’esterno e tende a insinuarsi dentro le aule. Io studente ti ascolto come se fossi davanti alla tv: ti ascolto finché mi va, intanto tu parla pure, esponi i tuoi autori e le tue nozioni. Tra poco suonerà la campanella e la tua trasmissione avrà fine.

Invece no. Maria e io abbiamo proposto percorsi di conoscenze da condividere, con un obiettivo in fondo da raggiungere, con regole da rispettare ognuno nel proprio ruolo. Con una relazione professionale e umana da curare un giorno dopo l’altro.

Stiamo ripercorrendo Borgo sud come lettrici, lo assaporiamo per noi stesse e per trasmetterne la bellezza al pubblico adulto, che vorrà esserci il prossimo 23. Dentro di noi, tuttavia, come in un’altra bambola russa, c’è l’insegnante che ognuna di noi è stata, un pezzo della nostra identità.

Con tutte queste bambole, una contenuta nell’altra, il processo della lettura, come vedete, viene a complicarsi. Il gioco è un gioco degli specchi fra autore, personaggi, lettori. Insieme a Maria ribadisco, però, che è il bello che c’è nell’atto di leggere.

Per leggere gli altri articoli e indizi letterari della rubrica di Roberta Barbieri clicca [Qui]