Skip to main content

Giorno: 15 Novembre 2021

Consegna ufficiale targa del premio ‘Il mondo da questo 2020’

Con l’occasione si vuole comunicare la consegna ufficiale, nella giornata di venerdì 19 novembre, alle ore 10,30, nella Biblioteca della sede del Liceo artistico “Dosso Dossi” di via Bersaglieri del Po, della targa del premio “Il mondo da questo 2020”, assegnato al video “R(EC)0” alla XVIII Edizione del Concorso nazionale “Filmare la Storia”.
Il video è stato realizzato dal gruppo “Mazzo di Fiori”, costituito da alcuni studenti e alcune studentesse del Liceo, due docenti e una documentarista. Nato dal desiderio di condividere con un linguaggio innovativo e suggestivo riflessioni sulla vita, sull’essere studenti, sul costituirsi come gruppo significativo in grado di unire i linguaggi del cinema, della musica, dell’arte attraverso audiovisivi e linguaggi multimediali. Il percorso ha avuto inizio nel novembre del 2019, intrecciando contenuti didattici, laboratori artistici, visione di film, ascolto di brani musicali. Si è trattato di un cammino aperto e inclusivo, teso alla creazione e alla condivisione di strumenti di didattica breve per singola disciplina, per coordinare programmi di studio e immaginare la scuola come soggetto culturale attivo sul territorio.
Il risultato ha visto concretizzarsi una sinergia particolare che è stata di grande aiuto soprattutto nel vissuto difficile di quei lunghi e silenziosi mesi. La scuola ha cercato di non arrestare il progetto, pur nella difficoltà della realizzazione pratica. Anzi ne ha fatto tesoro per approfondire il sentire di uno smarrimento silenzioso ma presente nel tessuto sociale, già dai primi mesi di questa epidemia, da parte delle nuove generazioni.
A seguire i docenti coinvolti e gli allievi e le allieve che hanno realizzato il prodotto d’arte che verrà ufficialmente premiato.
Patrizia Catania, Antonio Caselli, Rita Bertoncini, Sara Pasquini, Andrea De Stefani, Giulia Boldrini, Claudia Idrizi, Sofia Bacchiega, Vittoria Fiorentini, Federica Pagliato, Matteo Banzi, Lorenzo Baroni, Ambra Cavicchi, Sofia Frignani, Filippo Nanni, Elena Grazzi, Edoardo Barale, Arianna Ferretti, Jeraldin Turolla

SALVI VIVAI IN PRIMA LINEA: RIPARTONO GLI EVENTI SUL TERRITORIO

Si sta concludendo un mese ricco di eventi legati al territorio per Salvi Vivai. “Siamo un’azienda che lavora a livello europeo, ma sappiamo e sentiamo quanto il nostro territorio di appartenenza sia una solida base per la nostra attività, per questo crediamo che sia fondamentale restituire al territorio la giusta attenzione e valorizzazione” ha dichiarato Silvia Salvi, socio amministratore Salvi Vivai.
L’azienda vivaistica ferrarese è stata impegnata in due diversi appuntamenti organizzati in collaborazione con Pink Lady®.
“Adotta un albero” è stata un’iniziativa rivolta ai consumatori e organizzata dal marchio francese in partnership con un’importante catena della grande distribuzione organizzata. Si è trattato di un evento che ha riscosso un notevole successo, visti i numeri realizzati: sono stati infatti più di 700 gli alberi adottati e quasi 200 le persone che hanno aderito alla giornata e hanno trascorso la mattinata del 23 ottobre tra i filari del frutteto dell’Az.Agr.Gaia a Voghiera impegnati nella raccolta delle mele dal proprio albero. Molte le domande fatte a Silvia Salvi e a Guido Poli, responsabile tecnico dell’azienda, che hanno risposto e soddisfatto le tantissime curiosità degli intervenuti riguardanti la gestione del frutteto.
Altro importante appuntamento la quarta edizione del Pink Lady® Day: organizzato l’11 novembre con AFE/UNACOA ha coinvolto i produttori interessati a vedere e toccare con mano un Impianto dedicato alla produzione delle mele dal bollino a cuore. Si è trattato di un incontro dal carattere più tecnico per far conoscere ai produttori e tecnici il modello sostenibile Pink Lady® e gli aggiornamenti del settore. Il sistema di filiera estremamente rigoroso e il frutto conosciuto ampiamente per le sue caratteristiche organolettiche eccezionali, fanno del modello Pink Lady® un riferimento esemplare di Club di prodotto.
Accanto ai produttori diverse classi delle scuole di Ferrara hanno visitato il frutteto e i tecnici hanno illustrato ai bambini come avviene la produzione di queste incredibili mele.

Slow Food: l’accordo raggiunto alla COP26 è insufficiente!

Le conseguenze maggiori ricadono sui giovani, e non solo da un punto di vista ambientale ma anche sociale, economico, sanitario

L’accordo a cui sono giunti i leader riuniti a Glasgow per la COP26 è motivo di profonda delusione. Il documento non può soddisfare le grandi aspettative che la società civile, la comunità scientifica, i giovani e i popoli indigeni avevano riposto nel meeting britannico, considerato l’ultima spiaggia per affrontare in modo deciso la crisi climatica. Secondo Slow Food, si tratta di un accordo ampiamente insufficiente, considerata l’urgenza di agire per contrastare la crisi in atto. Una crisi che colpisce tutte e tutti noi e le cui conseguenze si misurano ogni giorno di più da un punto di vista non solo climatico e ambientale, ma anche economico, sociale, sanitario.
Se, a parole, l’accordo ribadisce l’impegno a limitare a 1,5 gradi centigradi il surriscaldamento della Terra rispetto ai livelli preindustriali (come stabilito in occasione della COP21 di Parigi, nel 2015), nei fatti gli impegni presi non risultano sufficienti ad assicurare che ciò accadrà. Inoltre, il testo finale della COP26 risulta indebolito per quanto riguarda il tema della decarbonizzazione (nel documento si parla di graduale riduzione invece che di graduale eliminazione dei combustibili fossili) e non affronta in modo serio e convincente il sostegno da offrire ai paesi più duramente colpiti dal cambiamento climatico.
«Siamo sgomenti per la mancanza di ambizione che emerge dai contenuti dell’accordo» commenta Marta Messa, direttrice di Slow Food Europa. «Per alcuni potrebbe essere degno di nota il semplice fatto che sia stato raggiunto un accordo, ma in realtà quanto concordato risulta essere di gran lunga insufficiente considerata la gravità della crisi climatica che stiamo vivendo. Le delegazioni che hanno preso parte alla COP26 se ne vanno da Glasgow lasciando la Terra sulla stessa rotta verso danni irreversibili al mondo naturale. Slow Food continuerà a lavorare sul tema del cambiamento climatico come ha fatto nei suoi oltre trent’anni di storia: unendo alle attività concrete la forza della propria rete di comunità, cittadini e attivisti di tutto il mondo, esortandoli a esercitare pressione sui decisori politici affinché agiscano immediatamente a ogni livello».
«La COP26 di Glasgow ha messo in evidenza il ruolo indiscutibile della società civile e dei giovani rispetto all’accordo di Parigi, che fu un accordo di élite tra politici, tecnici e scienziati. Senza il dibattito e l’enorme pressione che i movimenti giovanili hanno avviato in questi anni, di certo la sfida climatica non sarebbe al centro dell’agenda politica e del dibattito a tutti i livelli come sta avvenendo ora. Il cambiamento climatico è un’ingiustizia anzitutto per loro. Un clima che cambia così rapidamente causa inondazioni, siccità ed eventi atmosferici estremi, e di conseguenza anche migrazioni, carestie, instabilità politica e danni economici. E purtroppo anche queste conseguenze non-ambientali ricadranno sui più giovani» aggiunge Federico Varazi, vicepresidente di Slow Food Italia.
Secondo Shane Holland, presidente esecutivo di Slow Food nel Regno Unito, «è incredibile come in queste occasioni si continui a non prendere in considerazione il sistema alimentare industriale, che pure rappresenta la seconda causa di emissioni a livello globale. La COP26 avrebbe dovuto aprire la strada alla transizione verso sistemi alimentari basati sull’agroecologia, quelli cioè in grado di immagazzinare il carbonio nel terreno, proteggere la biodiversità, ristabilire la fertilità del suolo e favorire maggiori rese nel tempo, assicurando in questo modo la sopravvivenza delle aziende agricole e alimenti sani per tutti. Non ci può essere una vera transizione verso sistemi alimentari sostenibili senza una politica di finanziamento dei sistemi agroecologici che segua obiettivi vincolanti, cosa che nella dichiarazione finale della COP26 manca completamente».
Neanche Jorrit Kiewik, direttore esecutivo di Slow Food Youth Network, nasconde la sua delusione: «La COP26 era un’occasione fondamentale per la mia generazione, ma i nostri leader non hanno saputo guidarci nella giusta direzione. Mi sconvolge la mancanza di volontà dei decisori politici di rendere il mondo un luogo vivibile per le generazioni di oggi e di domani»

Riconoscimenti nazionali ed europei ai progetti eTwinning del Liceo Ariosto

Continua e si rafforza il percorso di internazionalizzazione intrapreso dal Liceo Ariosto di Ferrara. Durante l’a.s. 2020-2021 diverse classi dell’Istituto sono state infatti coinvolte in progetti sulla piattaforma eTwinning grazie all’impegno delle docenti di lingua e cultura inglese Gabriella Bruschetta e Giacinta Fogli che li hanno proposti coinvolgendo i consigli delle classi 1B, 1G, 1T, 1Y, 1W, 2B, 3G, 3Y e 3X appartenenti a differenti indirizzi liceali.
Tutti e sei i progetti hanno ottenuto il Certificato di progetto di qualità dall’Unità eTwinning nazionale e cinque hanno ottenuto anche il Certificato di qualità Europea dalla Commissione eTwinning Europea.
I riconoscimenti sono assegnati ai progetti caratterizzati da innovazione pedagogica, che adottano un approccio multidisciplinare e strategie di collaborazione a distanza mediante l’uso delle TIC e delle lingue straniere, il cui impatto è ben documentato. In particolare il Certificato di Qualità Europeo viene assegnato a quei progetti che hanno ricevuto il riconoscimento di qualità da parte di tutte le unità nazionali dei paesi partecipanti e poi hanno superato l’esame della Commissione eTwinning Europea.
Queste attività si inseriscono nel piano di innovazione didattica del Liceo che ha ottenuto l’accreditamento Erasmus+, porta di accesso a progetti finanziati di mobilità internazionale degli alunni, individuali o di gruppo, a fini di studio o tirocinio, nei Paesi aderenti al Programma, aprendo così la scuola all’Europa.

VIGARANO, DANNEGGIATA LA CORONA D’ALLORO RIPOSTA IN MEMORIA DEI CADUTI DURANTE LE CELEBRAZIONI DEL IV NOVEMBRE.
IL SINDACO BERGAMINI: “CONDANNIAMO FERMAMENTE QUESTI ATTI VANDALICI”

La corona d’alloro riposta, presso il Parco dei Bersaglieri a Vigarano Pieve, dalle Autorità militari e civili, nella giornata di Giovedì 4 Novembre 2021, durante la celebrazione della Giornata Mondiale delle Forze Armate, è stata oggetto di atti vandalici. Il sindaco Bergamini: “l’intera amministrazione comunale condanna fortemente questi vili atti, oggi ci è ancora ignoto chi sia il responsabile e quando sia avvenuto l’episodio, purtroppo soltanto oggi ne abbiamo appreso con sgomento la notizia. Ci auguriamo che si faccia presto chiarezza, è inammissibile che avvengano determinate azioni spregevoli nei confronti del ricordo di coloro che hanno perso la vita per garantire la libertà di cui oggi godiamo – prosegue il sindaco – mi appello affinché tutti prendano le distanze.” Commenta l’episodio anche il vicesindaco Mauro Zanella: ”un gesto che ferisce il Corpo dei Bersaglieri e tutti i valori ad esso correlati e, soprattutto, manifesta il malessere che continua a dilagarsi all’interno della nostra società, nella quale si pretende di avere tanti diritti ma non si riconoscono anche i doveri di una comunità.”

Emilia-Romagna al top per numero di imprese con “bollino green”

 

Bologna, 15 novembre 2021 – L’Emilia-Romagna si conferma regione al top in Italia per le certificazioni ambientali delle imprese. La regione è prima per imprese certificate  EPD (Enviroment Product Declaration) nel settore agroalimentare, con 160 dichiarazioni di prodotto  (l’80% del totale nazionale). Secondo posto per il sistema comunitario di ecogestione e audit (Emas) e il  marchio di qualità ecologica dell’Unione europea (Ecolabel) e terzo posto per il sistema di gestione ambientale ISO 14001. Si tratta di strumenti volontari che trovano terreno fertile soprattutto nei settori traino all’economia regionale come metalmeccanico, costruzioni, agroalimentare, ceramico.

Sono i dati principali che emergono dall’aggiornamento delle analisi sui trend 2020-2021 delle certificazioni ambientali, realizzato dalla Regione Emilia-Romagna con il supporto di ART-ER allo scopo di monitorare la dinamicità delle organizzazioni operanti nei vari settori produttivi, anche in un’ottica di transizione ecologica.

Quello emiliano-romagnolo è un sistema che dimostra di credere fermamente nello strumento della certificazione, per dare concretezza al proprio impegno nella transizione ecologica quale leva di trasparenza verso la filiera e il consumatore, ma anche come elemento di competitività sui mercati –  commenta Roberto Righettidirettore di ART-ER – Le certificazioni sono uno strumento indispensabile per accertare il reale impegno delle imprese verso la transizione ecologica e per contrastare il greenwashing“.

Emilia-Romagna sul podio in Italia anche per lo standard di gestione forestale FSC con 248 certificati (+9%),  una crescita più significativa per il marchio PEFC con 85 certificati (+25%).
Variazioni significative si sono registrate per il numero di certificazioni dei sistemi di gestione della sicurezza (OHSAS 18001/ISO 45001) e dei sistemi di gestione dell’energia (ISO 50001) cresciuti rispettivamente del 29% e del 21%, stabili gli standard per la responsabilità sociale d’impresa SA8000 e per la qualità delle produzioni ISO 9001  (+4%).
Sul tema responsabilità sociale, l’analisi rileva che sono 17 le aziende emiliano-romagnole Bcorp,  una certificazione riconosciuta ad imprese che vanno oltre l’obiettivo di profitto e innovano per massimizzare il loro impatto verso dipendenti, comunità , ambiente e gli stakeholder.

I settori

Regione Emilia-Romagna e ART-ER hanno analizzato anche i settori in cui operano il maggior numero di imprese certificate:
I servizi (prevalentemente per i rifiuti) rappresentano il 45% del totale delle registrazioni EMAS dell’Emilia-Romagna,  insieme al comparto agroalimentare (30%).
Per l’ISO 14001 i comparti più rilevanti sono  metalmeccanico e costruzioni .
Nel campo della sicurezza, particolarmente positiva la performance di commercio all’ingrosso e altri servizi sociali, mentre per la responsabilità sociale i settori più certificati sono la fornitura di alimenti e servizi di ristorazione (21%) e le costruzioni (19%).
La certificazione ISO 9001 trova la maggiore diffusione nel settore metalmeccanico con una quota del 44% del totale regionale. Seguono il comparto delle costruzioni (21%) e il commercio all’ingrosso (18%). Gli incrementi più rilevanti al 2021 sono stati registrati dai servizi di ingegneria (+11% sul 2020).

Thomas Kirkpatrick, maestro del Jazz Bebop:
quando un fotografo batte i piedi invece di scattare.

 

Mi è sempre piaciuto ascoltare musica Jazz e Blues, anche se non ne ho un’ottima competenza e conoscenza a livello di artisti. Quando ti piace una cosa, a volte non sai neppure il motivo, ti piace perché ti da un emozione e ti fa sentire bene. Serve altro?

Chissà se gli eventi succedono per caso o se esiste una logica nel nostro percorso esistenziale. Nell’estate del 2020 un amica, con la mia stessa passione per la fotografia, mi chiese di accompagnarla per fotografare una Jazz band che si esibiva a Bondeno di Ferrara, nel parchetto adiacente l’acquedotto del paese matildeo.

Fu lì che conobbi e apprezzai tantissimo il Maestro Thomas Kirkpatrick e la sua band The Jazz Workshop Orchestra.

Il Jazz che stavo ascoltando era qualcosa di più, era un Jazz che entrava e dava ritmo, coinvolgeva, e trascinava il pubblico nella musica che usciva dagli strumenti. Io quasi mi dimenticavo di scattare, incantato dal loro modo di fare Jazz, e non potevo che seguire il ritmo a suon di battiti che continuavo a fare con il piede destro sul selciato.

Continuai a seguire Tom tutta l’estate nelle sue esibizioni.

Ricordo che una sera, una di quelle serate a fine estate, quando ti devi mettere la giacca e il tempo minaccia pioggia, ugualmente il Maestro e la sua Jazz band avevano iniziato a suonare sul piccolo selciato che costituiva il loro palchetto. Al primo tenue gocciolare decise di spostarsi sotto ad un grande albero che fungeva da ombrello, continuarono a suonare come in un apoteosi di strumenti perfettamente in sintonia tra di loro. Noi, il pubblico, ci mettemmo attorno ai musicisti creando come una specie di famiglia.
Tom tolse la sua tromba dalla bocca, si rivolse al pubblico e disse: “Il Jazz è anche questo, sentire il calore del pubblico, il pubblico come parte integrante della  Band.”. Ringraziò e continuò a suonare.

Thomas Kirkpatrick è considerato a pieno titolo tra i più importanti musicisti Jazz al mondo, è nato in Ohio (USA) e suona Jazz Bebop: tempi veloci e melodie tortuose.

Inizia a studiare musica al pianoforte per poi passare alla sua grande passione: il Jazz e la tromba. Frequenta la Bowling Green State University e la Julliard School of Music. Lui stesso, nonostante le importanti scuole di musica, si descrive come essenzialmente autodidatta.
Arriva a Ferrara dopo tantissime tournee, per citarne solo alcune, New York, Giappone, Danimarca e Olanda, dove promuove una prestigiosa scuola di Jazz. E tantissime le sue esperienze con i migliori Jazzisti di fama mondiale, tra cui Billy Higgins, Charles Davis, Chet Baker, Harold Mabern, Lou Donaldson, Walter Bishop, Max Roach, George Coleman e Clifford Jordan.

A Ferrara, durante una tournee, conosce la sua attuale moglie e si stabilisce a Bondeno (FE) dove ora lavora e insegna il Jazz.

Nella stagione invernale, vado ad ascoltarlo in un locale lungo le sponde del nostro Grande Fiume, dove, con la sua The Jazz Workshop Orchestra, ci fa inesorabilmente battere il piede a tempo di Jazz!

In copertina e nel testo: Thomas Kirkpatrick e la sua  The Jazz Workshop Orchestra (foto di Valerio Pazzi)

E’ ONLINE LA PIATTAFORMA TELEMATICA PER LA COMPOSIZIONE NEGOZIATA DELLE CRISI D’IMPRESA

E’ operativa da ieri (15 novembre) la composizione negoziata della crisi d’impresa attraverso la
piattaforma telematica nazionale delle Camere di Commercio. Perno fondamentale del nuovo istituto
divenuto legge ad ottobre, è il sito www.composizionenegoziata.camcom.it che costituisce il punto di
riferimento su cui viaggia in automatico l’intera procedura volontaria, finalizzata a recuperare e
riportare “in bonis” tutte le aziende, dalle commerciali alle agricole, che pur strutturalmente sane
versano in condizioni di squilibrio patrimoniale o economico/finanziario.
La piattaforma camerale è composta da due aree, una pubblica di tipo informativo e l’altra “riservata”
alle istanze formali, che guidano, passo dopo passo, l’imprenditore nel percorso individuato dalle misure
attuative messe a punto dal ministero della Giustizia, per cercare di raggiungere, se ne esistono le
condizioni, il punto di equilibrio migliore tra le diverse esigenze dei creditori e del debitore. L’accesso
alla sezione pubblica permette all’imprenditore di svolgere il test facoltativo sulla perseguibilità – o
meno – del possibile risanamento aziendale e di ottenere tutti gli altri elementi informativi relativi al
nuovo strumento stragiudiziale. Attraverso l’area riservata, invece, l’impresa può presentare l’istanza,
farsi assistere da un esperto e continuare l’iter mantenendo intatta, seguendo alcune specifiche regole,
la continuità aziendale.
“Se l’insuccesso è per motivi di mercato e non per condotte illecite, all’imprenditore deve essere data la
possibilità di riprovarci agendo preventivamente per consentire la continuità aziendale”. Così Paolo
Govoni, commissario straordinario della Camera di commercio di Ferrara, che ha aggiunto: “Attraverso
questo strumento, che permetterà agli imprenditori di avvalersi della collaborazione di un esperto per
ristrutturare l’azienda e di redigere un piano di risanamento, contiamo, nel giro di un anno e mezzo, di
poter contribuire a ridurre del 10% le procedure concorsuali presentate tra il 2019 e il 2020. Anche per
questo – ha concluso Govoni – proseguiremo sulla strada della collaborazione con le associazioni di
categoria e gli ordini professionali al fine di diffondere il più possibile tra le imprese la conoscenza di
tale importante opportunità.”
Oltre alla gestione della piattaforma, alle Camere di commercio spetta anche la tenuta degli elenchi
regionali degli esperti, la nomina diretta degli esperti per le imprese di dimensioni più piccole (quelle
che hanno un attivo patrimoniale inferiore a 300mila euro, ricavi lordi sotto i 200mila euro e debiti
inferiori a 500mila euro) ospitando le commissioni regionali cui spetterà, invece, l’onere di scegliere il
miglior esperto per le imprese di dimensione maggiore. E’ proprio l’assegnazione dell’esperto, infatti,
uno dei punti cardine per la riuscita di questo processo: a lui è assegnato il compito di assistere
l’imprenditore nel percorso di risanamento ed a lui sta gran parte del successo della procedura, sulla
base delle competenze specifiche, dell’esperienza ricoperta e della capacità di mediazione da cui
dipendono il successo del procedimento.
Anche per questo le Camere di commercio hanno formato oltre 150 dipendenti in grado di supportare le
imprese che faranno domanda, ma anche gli esperti nello svolgimento del proprio ruolo e le stesse
commissioni regionali che li nomineranno. A regime – dopo 6 mesi circa dalla partenza del 15
novembre – ci si attende che siano circa 40mila i professionisti abilitati che alimenteranno gli elenchi
regionali degli esperti (concluso l’iter formativo di 55 ore stabilito dal ministero): un numero questo che
consentirà di avere una scelta più ampia per l’individuazione del giusto professionista, a tutto vantaggio
del buon esito finale del provvedimento.

Ufficio relazioni col pubblico

100 VOLONTARI E VOLONTARIE A FERRARA PER SOSTENERE LE BAMBINE E LE DONNE VITTIME DI VIOLENZA E SFRUTTAMENTO

Mani Tese, in collaborazione con laFeltrinelli, è alla ricerca di 100 volontari/e a Ferrara per impacchettare regali e sostenere così i progetti a favore delle bambine e delle donne in Guinea-Bissau vittime di violenza, sfruttamento e matrimoni forzati.

Milano, 15 novembre 2021 – Torna, dopo un anno di arresto a causa dalla pandemia, la campagna di raccolta fondi natalizia “Molto più di un pacchetto regalo” di Mani Tese in collaborazione con laFeltrinelli.
Quest’anno la campagna sarà a sostegno dei progetti dell’ONG a favore delle bambine e delle donne vittime di violenza e sfruttamento in Guinea-Bissau.
Per realizzare la campagna, Mani Tese cerca 100 volontari e volontarie a Ferrara che vogliano dedicare qualche ora del proprio tempo per impacchettare regali presso le librerie laFeltrinelli dal 3 al 24 dicembre 2021 e sostenere così i progetti di cooperazione.

Sul sito www.manitese.it, nella pagina dedicata alle città, è possibile visionare la lista delle librerie interessate.

14 anni di solidarietà

Molto più di un pacchetto regalo è un’iniziativa di sensibilizzazione e di raccolta fondi natalizia di Mani Tese realizzata in collaborazione con laFeltrinelli che ogni anno raccoglie fondi per realizzare progetti di sviluppo nel Sud del mondo.
I volontari e le volontarie che partecipano alla campagna offrono qualche ora del proprio tempo per confezionare libri e oggetti acquistati dai clienti delle librerie laFeltrinelli nel periodo prenatalizio (dal 3 al 24 dicembre).
La campagna, giunta ormai alla sua XIV edizione, quest’anno interesserà 53 città e 70 librerie in tutta Italia e finanzierà i progetti di Mani Tese in Guinea-Bissau.

La condizione femminile in Guinea-Bissau

La Guinea-Bissau è il Paese più povero dell’Africa Occidentale. Secondo l’Indice di sviluppo umano si colloca al 175° posto su 188 Paesi, e ancora oggi il 67% della popolazione vive sotto la soglia di povertà (UNDP 2020).
In un simile contesto, causato dall’instabilità politica e da una grave carenza di lavoro e di risorse, gli episodi di sfruttamento e di violenza sulle persone più indifese, come le donne, le ragazze e le bambine, sono purtroppo all’ordine del giorno.
Nel 2018 il Paese si è collocato al 178° posto su 186 nel Gender Inequality Index. Oltre il 52% delle donne è analfabeta, contro un 29% degli uomini. Molte donne non finiscono la scuola per il matrimonio precoce e la gravidanza: circa il 10% delle ragazze sono costrette a sposarsi prima dei 15 anni, il 29% prima dei 18. Il 29% di ragazze tra gli 0 e i 14 anni e il 44% di donne tra i 15 e i 49 anni, inoltre, ha subito mutilazioni genitali femminili (Unicef, 2020).

L’azione di Mani Tese

Mani Tese è impegnata in Guinea-Bissau da oltre 40 anni con progetti di cooperazione che prevedono in modo trasversale la protezione dei soggetti più vulnerabili, in particolare di bambine e donne vittime di violenza e sfruttamento. Sono tre gli obiettivi che Mani Tese persegue nella sua attività:

1. Protezione delle vittime
Mani Tese sostiene un Centro di Accoglienza per bambine e ragazze vittime di matrimonio forzato e precoce e per donne vittime di violenza che garantisce loro protezione e formazione affinché possano sviluppare le proprie attitudini e raggiungere l’indipendenza economica favorendone il reinserimento sociale.

2. Prevenzione della violenza e dello sfruttamento
I fenomeni di violenza e sfruttamento avvengono soprattutto in contesti di estrema povertà. Mani Tese si impegna a migliorare la situazione socio-economica delle categorie a rischio attraverso la formazione professionale e il supporto all’avvio di attività lavorative e imprenditoriali, il sostegno alla filiera orticola, alla filiera produttiva dell’arachide e alla filiera avicola.

3. Sensibilizzazione, educazione e informazione
Creare un contesto sfavorevole alla violenza significa informare la popolazione attraverso campagne di sensibilizzazione (tramite corsi, Djumbai ovvero i dibattiti che coinvolgono l’intera comunità, teatro, interventi nelle scuole secondarie e trasmissioni radiofoniche), la promozione dei servizi che si occupano di educazione e istruzione e la costituzione, nei villaggi, di comitati di persone con il compito di monitorare e denunciare situazioni di rischio o di violenza.

Come partecipare alla campagna

Per partecipare a “Molto più di un pacchetto regalo” è sufficiente avere 16 anni compiuti e almeno 4 ore di tempo da dedicare all’attività di volontariato.
È possibile iscriversi direttamente on line alla pagina della campagna dedicata alla città.
L’esperienza di volontariato avverrà in sicurezza secondo le norme anti Covid-19.

IL VIAGGIO DI VALENTINA (2)
Dal Giappone al Vietnam, Cina e Hong Kong

Tutto è cominciato con un biglietto di sola andata per il Giappone, ma l’avventura di Valentina Brunet, 33 anni, proveniente dal cuore delle Dolomiti, è andata ben oltre l’idea iniziale, assumendo i toni di una vera esplorazione e scoperta di una geografia esteriore e in se stessa. Valentina si racconta in un’intervista che ci porterà là, dove tutto comincia e si evolve.

Partiamo dal Giappone, Valentina, dove ha inizio la grande avventura.

Là in Giappone [Qui] ho percorso in autostop per tre mesi l’intero tratto tra Tokyo e Fukuoka, città ricca di storia, indecisa se continuare il viaggio raggiungendo le Isole Okinawa o spingermi fino a Taiwan [Qui], la piccola nazione a soli 180 km dalle coste cinesi. Non volendo farmi mancare nulla, ho optato per visitare entrambi i luoghi, adottando come modalità di trasferta l’immancabile autostop, perfino sullo scooter di un ragazzo conosciuto su un sito di viaggiatori.

Concluso il tuo soggiorno in Giappone, è la volta del Vietnam [Qui], dove ha origine la grande avventura da cicloviaggiatrice.

Sono atterrata a Ho Chi Min (Saigon), la più popolosa città vietnamita del Sud, famosa per il ruolo chiave che rivestì nel corso della Guerra del Vietnam. Uno dei primi giorni di permanenza, ho acquistato una bicicletta, provando sensazioni che andavano dall’entusiasmo ed emozione, alla preoccupazione e alla consapevolezza di una nuova autonomia del viaggiare. Una cosa inaspettata, decisa all’istante.

Com’è stato il tuo approccio con quel Paese?

Ero impegnata in uno spostamento continuo non progettato e non pianificato e forse per questo affascinante e sorprendente. Ho trovato alloggio per cifre irrisorie tramite una delle tante piattaforme online, ma anche tanti expat, all’insegna dello scambio culturale, o piccoli ostelli. E se la gastronomia è un aspetto di culture e tradizioni, ho colto subito le differenze cibandomi di zuppa di cartilagini di ginocchio di maiale, café sua da (caffè, latte condensato e ghiaccio, che diventerà il mio vizietto di metà mattina), succo di canna da zucchero, ravioloni ripieni di bacarozzi e altre amenità.

Cosa ricordi con più enfasi del soggiorno di una settimana a Saigon?

Nella visita generale di Saigon, il traffico impressionante di quella città: schiere di scooter rumorosi e indisciplinati, la mancanza di indicazioni e riferimenti geografici per uscire e continuare il mio percorso, la pioggia continua e il fango, l’impegno nella ricerca per equipaggiare la mia nuova bicicletta con lo stretto necessario per ripartire: un caschetto, il materiale per ingegnarmi dei guanti, una pompa, indumenti, il contachilometri, il porta telefono e delle drybags da riempire con le mie cose, dei moschettoni. Oltre lo zaino da 75 lt.
Ricordo anche la mia determinazione nell’affrontare l’ignoto.

Come si è rivelato il resto del viaggio attraverso il Vietnam?

Il primo impatto è stato disorientante: uscita dalla città, puntando al Vietnam del Nord, quello che su maps.me risultava un ponte sul fiume Mekong, si è trasformato in un tunnel sott’acqua. La ricerca di ponti e punti di attracco è stata faticosa ma una volta allontanatami, ho assaporato la libertà di pedalare attraverso i villaggi, l’assenza di macchine, l’acqua azzurrissima, le palme, le case su palafitte dei pescatori, l’incontro con persone cordiali e amichevoli come Nafal, che viaggiava verso il Laos, destinazione India, e mi ha accompagnata per un tratto. Grazie a lui ho potuto dormire nei templi buddisti, disseminati lungo il percorso, dove non vengono accettate donne sole. Siamo stati invitati alla commemorazione di un defunto nel retro di un negozio di sanitari, dove i tavoli conviviali erano stati allestiti tra le tazze dei water in esposizione. Grandi e profondi discorsi, confronto di opinioni, risate con Nafal, che ha perso la vita con la sua bicicletta, poco tempo dopo in India, travolto in un incidente stradale.

Cosa ti ha riservato il breve soggiorno ad Hanoi, Capitale del Vietnam del Nord?

Nei pressi di Hanoi, ad Hai Phong, ho fatto volontariato come insegnante di inglese; ho dato qualche lezione privata per poter acquistare il portapacchi anteriore della bici. Aspettavo anche delle borse nuove, gentilmente speditemi da Dino Lanzaretti, uno dei più conosciuti cicloviaggiatori italiani, scandalizzato da ciò che aveva visto in foto su fb (!). Attendevo anche il visto per la Cina, dove ero intenzionata a fare una breve visita. In quei giorni ho conosciuto molti appassionati di cicloturismo, scoprendo un mondo attorno a questo tema. Scambi di informazioni, consigli, indicazioni, raccomandazioni mi hanno fatto capire che non ero sola e… Julien, un ragazzo francese dagli occhi azzurro ghiaccio, in viaggio da sei anni, un incontro magico, di quelli che fanno sognare e al momento degli addii fa inumidire gli occhi.

Dal Vietnam alla Cina. Cosa ci racconti?

La prima difficoltà è stata la comunicazione: la lingua mandarina è ostica, fatta di ideogrammi e tonalità vocali per me incomprensibili, anche se mi affidavo a un podcast che risolveva solo parzialmente. Ho rinunciato. Una seconda difficoltà che mi ha creato disagio è stato il repentino cambio di temperatura rispetto al Vietnam: pioggia battente e freddo. Un percorso fatto di saliscendi e terreno collinare continuo. Un ingresso in Cina [Qui] faticoso ma, in preda al dolore della perdita, sentivo ancora Nefal che mi incoraggiava e mi pedalava accanto. Tra una salita e l’altra qualche famiglia mi ospitava generosamente, condividendo quel cibo delizioso ma pieno di glutammato, che nelle cucine asiatiche sta accanto al sale in grandi barattoli.

Prima di proseguire, hai voluto fare una breve interruzione visitando Hong Kong.

Sì. La prima fantastica scoperta è che non esiste solo uno spettacolare skyline e una fitta concentrazione antropica, ma il 75% dei suoi territori è parco nazionale, dove posso sostare in aree attrezzate con barbecue e servizi, godendomi anche il verde, i sentieri curati e ben segnalati. Spostarsi in bici nella città non è facile, non è un posto bike-friendly. Mi è venuta l’influenza, ma ho reagito bene e una volta ripresami, ho deciso di farmi un visto in ambasciata per il Myanmar con lo scopo di frequentare un corso di meditazione Vipassana, di cui mi avevano parlato. Ho lasciato la bicicletta a Hong Kong [Qui] e ho affrontato questa nuova, dura e indimenticabile esperienza. Tornata in città, ho ripreso il mio mezzo a cui avevo anche dato un nome: Rosa.

Come si è svolto il tuo viaggi cinese?

Proseguendo in Cina, nel tragitto per Pechino alternavo greenway a strade trafficate, senza alcuna divisoria tra auto e biciclette. Per campeggiare la notte, cercavo zone tranquille, nascosta tra le frasche, vicina ai corsi d’acqua, tra insetti e rospi, sempre sul ‘chi va là’. Ho utilizzato anche la ferrovia, caricando la mia bici, in quelle stazioni dove era ammessa, per una tratta di 27 ore. Era una terza classe, in compagnia di contadini e un gran fermento, dove tutti sputavano le bucce dei semi di girasole e non solo quelle, tra odori di ogni genere. Erano scompartimenti con letti a castello e le lenzuola non venivano mai cambiate tra un viaggiatore e l’altro. Di solito tutti si coricano indossando le scarpe e il mio coinquilino lasciava penzolare un piede bendato e sanguinante. In Cina il paesaggio è pesantemente industrializzato, il traffico esasperato e il grado di inquinamento insostenibile.

Cosa hai visitato arrivata a Pechino?

Spostandomi necessariamente con l’autobus, ho visitato la Muraglia cinese, l’ambiziosa opera architettonica a protezione degli attacchi esterni, ma anche linea di confine tra l’impero cinese e i ‘barbari’. Ho visitato Pechino in generale, perché non c’era molto tempo e il breve visto scadeva. Ero concentrata su ciò che mi attendeva in Mongolia, l’attraversata successiva e ho sostato nelle città di Chengdu e Chongqung per riposare, in attesa di condizioni climatiche più favorevoli prima di affrontare il deserto dei Gobi. Ma questa è un’altra storia che racconterò la prossima volta.

Segui tutti i lunedì su Ferraraitalia le interviste a Valentina Brunet, rilasciate durante l’intero percorso.