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Giorno: 22 Novembre 2021

IL VIAGGIO DI VALENTINA (3)
in Mongolia

 

Siamo in viaggio con Valentina Brunet che si appresta a lasciare la Cina per entrare in Mongolia, in sella alla sua bicicletta. Terminata la tua visita in Cina, la tua avventura è proseguita in Mongolia. I chilometri aumentavano e l’ambiente diventava totalmente diverso.  

Già. Ho lasciato la Cina in una nuvola di moscerini e polline, su un autobus, perché era l’unico modo per attraversare il confine, in condizioni fisiche non ottimali. Anche in Mongolia [Qui] una pioggia eccezionale per quel clima e un gelido vento a raffiche da 80 km/h che mi impediva di piantare la tenda. Mi aspettavano 700 km di pedalata nel Deserto dei Gobi, una distesa infinita che poco si prestava a campeggiare lontana da occhi indiscreti e in zone riparate.

Com’è stato l’impatto con quel luogo particolare?

Dopo il confine ho incontrato qualche piccolo agglomerato surreale e ogni tanto incrociavo o venivo affiancata da qualche raro mezzo di trasporto. Qualcuno si è fermato offrendomi vodka, alludendo sghignazzando a qualcosa che non capivo e non volevo capire, ma non lasciava tanto spazio a fantasia. Molti i momenti di sconforto e ripresa, voglia di fermarmi e spinta per andare avanti. Ricordo lo spettacolo inusuale di un centinaio di gazzelle lungo il percorso, che mai ti aspetteresti in una terra arida, una delle più inospitali del pianeta. Un’immagine che mi porto ancora negli occhi.

Ci descrivi l’ambiente naturale e urbano che hai conosciuto?

Sono passata dalle zone brulle e aride, solitarie, monotone, impervie, che caratterizzano il Deserto dei Gobi, su tracciati tutti uguali, privi di segnali di orientamento, ai paesaggi del nord, molto simili all’ambiente alpino. Ho visto meravigliose foreste di conifere, torrenti e corsi d’acqua nel verde, che si ingrossano con il disgelo creando problemi di viabilità. Il nord offre vallate pittoresche, panorami spettacolari con alte catene montuose innevate, passi da valicare, una Svizzera lontana da casa. Ho campeggiato sulle rive del lago Khovsgol, in una quiete cosmica incredibile, grata di tanta pace, mentre osservavo le lastre di ghiaccio che tracciavano nell’acqua disegni geometrici in un lento movimento. Le cittadine che ho incontrato sono vivaci, piene di vita e attività, lontane dal flusso turistico e da presenze estranee, e perciò non hanno mai perso la loro identità e primordialità. E poi Ulaan-Bataar, la capitale, dove mi ha accolto Froit, un olandese anni Settanta, sposatosi in Mongolia. Mi ha accompagnata a visitare la città, il mercato, la casa della sciamana. Sembrava di essere fuori dal tempo.

Cosa ci racconti delle popolazioni mongole?

Un popolo strano: gentili e disponibili ma anche ostili e prevaricatori. A volte indecifrabili ma spesso anche prevedibili. Le donne sono forti, fiere ed energiche, ma la società rurale prevede una rigida suddivisione dei compiti: l’uomo raduna il bestiame, la donna munge, accudisce gli animali, si cura dei figli e provvede al cibo. Le yurte sono le abitazioni mobili delle etnie nomadi, il loro regno, la loro ricchezza. Ho visto e abitato in yurte spartane, quasi scarne e misere, ma anche in yurte dove non mancava il comfort. Utilizzano i pannelli solari per produrre corrente per le televisioni, presenti in tutte le abitazioni, sintonizzate perennemente sulle soap opera coreane e per la carica dei telefonini di vecchissimo modello. Le yurte sono riscaldate solo con sterco animale di yak e cavallo, data la scarsità di legname, che produce un odore persistente, secco, rude, antico.

Quali sono i ricordi più vivi degli aspetti legati alla quotidianità?

Sono quegli aspetti legati soprattutto ai rapporti con le persone, l’alimentazione, la logostica. I bortzig non mancavano mai: un impasto di acqua e farina fritto in abbondante olio. Il montone cucinato con le verdure che hanno a disposizione, unito a una specie di pasta da lubrificare con lardo per renderla mangiabile. Anche i neonati vengono alimentati con fette di grasso. Montone e pasta grossolana, qualche uovo, crema di latte di yak sono onnipresenti in questo Paese, il meno popolato al mondo, in cui non c’è altro. Ricordo con piacere tutte le volte che ho potuto piantare la tenda in posti meravigliosi, tutto l’aiuto che ho ricevuto dalla generosità di molti, i sorrisi che mi hanno ripagata di tanti sforzi, gli espedienti ingegnosi per sopperire alla mancanza di tutte le cose per la cura personale quotidiana, a cui ero abituata.

In un viaggio di questa natura non saranno mancati i momenti negativi. Quali difficoltà hai vissuto?

È successo che una mattina mi sono ritrovata un uomo che sbirciava attraverso la finestrella di ventilazione. Senza darmi il tempo di alzarmi, me lo sono ritrovato in tenda a toccare tutti gli oggetti presenti sparsi ovunque. Le sue avances non mi spaventavano perché sembrava innocuo, un bonaccione sdentato che se ne è subito andato dopo una mia reazione decisa. Peggiore è stata la volta che ho subìto un’aggressione fisica, in una situazione di estrema gravità, impossibilitata a scappare a causa delle condizioni meteo proibitive, in cui avrei rischiato molto di più. Ma sono andata avanti, triste, provata, ma consapevole che la vita offre molto di più e occorre accogliere anche il dolore per fortificarsi e uscirne vincitori. Gli incidenti di percorso non sono mancati, dalla rottura di pezzi della bicicletta, alle cadute, alla disonestà di chi mi ha imbrogliata nelle transazioni.

Come si conclude la tua permanenza in Mongolia?

L’ultimo giorno in terra mongola ho cambiato i pochi soldi rimasti a un pessimo tasso e mi sono avviata verso il confine con la Russia. C’era una lunga coda di macchine, autobus e camion. Nel mio diario ho segnato l’ora: mancavano 20 minuti alle 9, all’apertura della dogana. Ho approfittato per oliare gli ingranaggi della mia fedele Rosa. Poi è scattato il verde, avanti! La burocrazia ha fatto la propria parte senza complicazioni e mi sono ritrovata in terra di nessuno, alleggerita dopo essermi lasciata alle spalle la Land of blue skies. Una breve pedalata in salita ed ecco un grande cancello con la scritta “RUSSIA”.  L’attesa, un paio di domande, il divieto di fare foto e l’ordine di pedalare senza mai fermarmi verso il checkpoint, una ventina di chilometri più avanti. Era la fine di una storia e l’inizio di un nuovo percorso, una nuova prova.

Segui tutti i lunedì su Ferraraitalia le interviste a Valentina Brunet, rilasciate durante l’intero percorso.
Leggi tutte le puntate precedenti nella rubrica Suole di vento

CIDAS si illumina di rosso contro la violenza sulle donne

Quest’anno CIDAS si illumina di rosso contro la violenza sulle donne.
Dalle ore 17 del 24 novembre e il 25, Giornata Contro la Violenza sulle Donne, la sede della cooperativa in via Bologna a Ferrara verrà illuminata di rosso per ribadire l’attenzione verso ogni violenza e discriminazione di genere.
Le attività di sensibilizzazione proseguiranno anche con iniziative e momenti di riflessione all’interno dei servizi gestiti da CIDAS.
Per Daniele Bertarelli, presidente di CIDAS: “Data la crescente e preoccupante escalation di violenze e abusi che la cronaca documenta ogni giorno verso donne e persone LGBTQI+, vogliamo lanciare un segnale di allarme e ribadire i nostri valori fondanti di rispetto e solidarietà, che sono la base della convivenza civile ed anche del lavoro di cura della persona che svolgiamo ogni giorno”.

PREMI UBU 2021: DUE NOMINATION COINVOLGONO FERRARA

Premi Ubu 2021, presentati i finalisti: due nomination coinvolgono direttamente Ferrara. Si tratta di “Piazza degli Eroi” per la regia di Roberto Andò, prossimo spettacolo di prosa in cartellone al Teatro Comunale di Ferrara, e “Dialogo Terzo: IN A LANDSCAPE” di Alessandro Sciarroni e CollettivO CineticO, coprodotto dalla Fondazione teatrale ferrarese.  Sono stati annunciati sabato 20 novembre i finalisti degli ‘Oscar del teatro italiano’ per gli anni 2020 e 2021. La premiazione si terrà lunedì 13 dicembre al Cocoricò di Riccione in diretta radiofonica su Rai Radio3, per “Radio3 Suite”.
Piazza degli Eroi di Thomas Bernhard (regia di Roberto Andò, nel cast anche Renato Carpentieri e Imma Villa) arriva a Ferrara dal 10 al 12 dicembre ed è candidato come Spettacolo dell’anno insieme ad Hamlet di Antonio Latella, Antigone di Massimiano Civica e Misericordia di Emma Dante. Lo spettacolo – che in Italia non era ancora stato messo in scena – è l’estremo congedo dalla vita e dal teatro con cui il drammaturgo austriaco sceglie di dare un nome e un tempo all’ottusità brutale che vede avanzare sulle macerie del Nazismo. “Sono molto contento di portare questo spettacolo al Teatro Abbado, diretto da Moni Ovadia – aveva detto Andò per la presentazione della stagione – Bernhard con questo testo testamentale racconta in modo geniale il ritorno dei fantasmi che credevamo completamente abbattuti, i fantasmi della storia, quello che lucidamente aveva intravisto in Austria ben prima che il populismo in Europa, bestiale, terribile, vera malattia della democrazia, prendesse corpo anche nel nostro Paese”.
In queste nomination, come già avvenuto in passate edizioni, c’è anche CollettivO CineticO, compagnia di danza fondata a Ferrara nel 2007 da Francesca Pennini e che coinvolge oltre 70 artisti. Dialogo Terzo: IN A LANDSCAPE è nominato sia come Migliore spettacolo di danza (insieme a Best Regards di Marco D’Agostin e Doppelgänger di Abbondanza Bertoni e Maurizio Lupinelli), che come migliori costumi (Ettore Lombardi). “La collaborazione con Alessandro Sciarroni è stata per noi un grande dono – continua Francesca Pennini – È una performance delicatissima e potentissima, semplice e infinitamente complessa, in cui ogni volta si celebra l’essenza stessa dell’essere presenti. Un momento di vita ad alta intensità che, senza sconti, si apre disarmato allo sguardo”. Era stato proposto dalla Fondazione anche a settembre per la riapertura della stagione di danza del Teatro Comunale di Ferrara dopo le chiusure covid. Aveva debuttato fuori-teatro in uno dei tre giardini del progetto Interno Verde Danza: “Un rito importante e farlo respirare nel parco di Villa Imoletta ha collezionato panorami di bellezza rara”. Il ringraziamento di Pennini va poi “a chi ogni volta va in scena dandosi completamente, a chi durante questa creazione si è trasformato radicalmente, a chi ha lavorato fuori scena sempre con grande passione, a chi l’ha ospitato nutrendolo di panorami e sguardi e ai coproduttori che l’hanno sostenuto con grande fede: Aperto Festival – Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Operaestate Festival Veneto/CSC, Marche Teatro, Centrale Fies / Art Work Space”.

Presentazione in videoconferenza del volume “Oli e grassi” da parte dell’Accademia Nazionale di Agricoltura

“Oli e grassi: fonti oleaginose per gli utilizzi food e non food” sarà presentato durante un incontro online organizzato dall’Accademia Nazionale di Agricoltura. Il Prof. Giuliano Mosca, curatore del volume, tratterà dei differenti utilizzi industriali, alimentari, cosmetici di oli e grassi insieme ai Professori dell’Università di Bologna Giovanni Lercker e Anna Lante.
Bologna – Sarà presentato in videoconferenza mercoledì 24 novembre, alle ore 16, il volume “Oli e grassi: fonti oleaginose per gli utilizzi food e non food” edito da Edagricole nel 2019 e curato dal Prof. Giuliano Mosca, già Ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee Università di Padova.
Il pomeriggio prevede i saluti del Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura e della Dott.ssa Antonella Pedroni, Coordinatrice redazione libri Edagricole. A seguire gli interventi del Prof. Giuliano Mosca “Struttura del libro e aspetti agronomici”, del Prof. Giovanni Lercker, già Ordinario di Chimica e tecnologia degli alimenti Università di Bologna “Trasformazioni industriale, qualità degli oli” e della Prof.ssa Anna Lante, Associata di Tecnologie alimentari Università di Padova “I lipidi nell’alimentazione umana”. Modera l’incontro il Prof. Gianpietro Venturi, già Ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee Università di Bologna”.
La videoconferenza si tiene su piattaforma a libero accesso, senza iscrizione e limite di partecipanti al linkhttps://meet.jit.si/OLIEGRASSI (si consiglia l’utilizzo di Google Chrome).

DONNA SOLIDALE PER LE DONNE AFGHANE
25-26 novembre 2021 Teatro Verdi Forlimpopoli

UN FUTURO SCRITTO NEL PASSATO PER LE DONNE AFGHANE ?

Le immagini del 15 Agosto scorso in cui si vedono milizie talebane sfilare per le strade di Kabul hanno scaturito lo sdegno e la riprovazione della comunità internazionale, a molti sono tornate in mente le terribili immagini dell’ultimo governo talebano e la domanda che tutti avevano sulle labbra era la medesima: cosa ne sarà ora delle donne afghane ? La loro condizione tornerà esattamente come
quandoi talebani sono stati al comando dell’Afghanistan l’ultima volta ? I talebani sono stati al potere per l’ultima volta con un tremendo regime tra il 1996 e il 2001, un governo del terrore e della paura che aveva nella figura della donna il proprio bersaglio principale.
Infatti, alle donne erano negati i diritti umani basilari: esse non potevano uscire fuori di casa se non indossando il burqua e accompagnate da un uomo, non era loro concesso studiare o lavorare, non potevano rivolgere la parola ad un uomo o ridere, ogni cosa era loro preclusa. Basti pensare al fatto che una legge del 1997 vietava alle donne di utilizzare calzature che potessero produrre rumore, perché
questo non fosse fonte di disturbo per gli uomini. Le immagini di donne lapidate in pubblico per essere uscite a fare shopping senza la compagnia di un uomo, le immagini di donne vittime di percosse di fronte ad ampie folle sono state una costante maledetta di quegli anni di controllo esasperato sulla vita delle donne. Le condizioni di vita delle donne afghane nei venti anni successivi alla caduta del
regime talebano in Afghanistan sono leggermente migliorate. Ciò che risalta maggiormente è l’aumento della speranza di vita, che per le donne nel 2001 era solo di 56 anni mentre oggi si situa a 66 anni, il fatto che sia stato possibile ridurre drasticamente il livello di mortalità al parto da 1.100 donne morte ogni 100 000 nati vivi nel 2000 a 396 morti ogni 100 000 nati vivi nel 2017. In generale, la costituzione post – talebana del 2004 ha permesso al 33,4 % delle giovani afghane di ricevere un’istruzione primaria e a 100 000 di esse di poter frequentare l’università, essa ha anche portato un numero di donne impiegate nella pubblica amministrazione pari al 21 % del totale dei dipendenti pubblici nel settore e un abbassamento del gender inequality index, l’indice che segnala il livello di differenza di genere. Successi significativi che rischiano di venire cancellati rapidamente dal regime islamista che ha appena conquistato il potere.

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I vari rappresentanti talebani, tra cui la voce principale è quella di Suhail Shaheen, hanno a lungoparlato del tema delle donne e delle loro condizioni di vita, del loro futuro in Afghanistan e hanno più volte affermato che non hanno intenzione di fare delle donne delle vittime e che verranno tutelato al di sotto della Sharia, la legge religiosa islamica. Molte donne stanno già denunciando violazioni gravissime e
soprusi continui, segno che il regime talebano sta solo cercando di mostrarsi maggiormente presentabile agli occhi occidentali, ma la sostanza non è cambiata rispetto al passato. Secondo diverse testimonianze, riportare dal Guardian, in alcuni distretti i talebani stanno cercando di redigere liste di donne nubili tra i 12 e i 45 anni per darle in spose ai soldati, mentre invece il Washington post riporta la notizia di padri e madri che vedono figlie 14enni portate via da miliziani talebani verso destinazioni ignote.
Se è vero che l’Organizzazione delle Nazioni Unite ( ONU ) ha nella propria agenda il raggiungimento della parità di genere per tutte le donne entro il 2030, questo fatto rischia di far precipitare la situazione. Già nei giorni successivi all’insediarsi del regime si è sviluppato un movimento di protesta forte e coeso nei confronti del neo costituito emirato islamico: cortei di protesta, spesso e volentieri repressi nel sangue, hanno sfilato a Jalalabad, Herat, Kabul e in numerose altre città. Al loro interno è da segnalarsi una forte presenza femminile, una forte e coraggiosa presenza femminile, che non è intenzionata a retrocedere sul processo di equità e parità intrapreso negli ultimi decenni e che non si è rassegnata a fare marcia indietro dalle conquiste faticosamente ottenute.
A loro che guardiamo con speranza e con amore.

Camillo Modena

Buoni mensa e trasporto scolastico gratuiti agli alunni che frequentano le scuole d’infanzia, primarie e secondarie di I grado, sino al termine dell’emergenza sanitaria

Il perdurare della pandemia, ha suggerito al Comune di Codigoro di adottare una misura, che va incontro alle esigenze delle famiglie, accompagnandole ancora una volta, ad affrontare le criticità dovute all’incremento dei contagi. Con una decisione collegiale di Giunta Comunale, si è deciso di applicare la gratuità a tre servizi fondamentali, a favore dei bimbi. Sino a cessata emergenza, pertanto, non si pagheranno la mensa ed il trasporto scolastico per gli alunni che frequentano le scuole d’infanzia, le primarie e le secondarie di primo grado. Inoltre, consegnando all’Ufficio Pubblica Istruzione gli scontrini dei libri di testo, acquistati per gli alunni iscritti alla scuola secondaria di primo grado, il Comune di Codigoro rimborserà alle famiglie i relativi costi sostenuti. “Sin dall’inizio della pandemia – evidenzia il Sindaco sabina Alice Zanardi -, l’Amministrazione Comunale si è prodigata, per alleviare disagi e difficoltà ad imprese e famiglie, stanziando risorse per oltre un milione di euro (biennio 2020-2021), attraverso contributi ed interventi emergenziali. Anche il nuovo provvedimento a sostegno dei piu’ piccoli e delle loro famiglie, procede nella stessa direzione.”

comune di Codigoro

MUSIC FOR A DREAM

24 novembre ore 11 al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara la narrazione musicale del capolavoro di Shakespeare con l’ensemble rinascimentale del Conservatorio

Narrazione musicale di A Midsummer Night’s Dream di William Shakespeare

Destinato alle scuole superiori e ideato dal Dipartimento di musica antica del Conservatorio in collaborazione con il Centro Teatro Universitario, l’evento inaugura l’apertura annuale del progetto cittadino “Shakespeare – Dal testo alla scena”.
Una musica da sogno è quella in programma mercoledì 24 novembre alle ore 11 al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, con lo spettacolo Music for a dream. Destinato alle scuole superiori e ideato dal Dipartimento di musica antica del Conservatorio in collaborazione con il Centro Teatro Universitario, l’evento inaugura l’apertura annuale del progetto cittadino “Shakespeare – Dal testo alla scena” e i posti disponibili sono già stati esauriti in poco tempo.
La narrazione dei punti salienti dell’opera A Midsummer Night’s Dream di William Shakespeare verrà intersecata a brani del XVI secolo prevalentemente inglesi; l’ensemble rinascimentale del Conservatorio avrà il compito di sottolineare le emozioni contrastanti del testo.
Dopo gli arresti forzati causati dall’emergenza sanitaria, il progetto che coinvolge tutte le scuole del territorio ed è volto alla diffusione della conoscenza di Shakespeare riparte dalla bellezza del museo Archeologico e dalla musica del “Frescobaldi”.

Anja Rossi, responsabile comunicazione Conservatorio Ferrara

FLASH MOB 22 NOVEMBRE: sottofinanziamento del diritto allo studio, questione abitativa e trasporti

L’Unione degli universitari dell’Emilia-Romagna annuncia per il 22 Novembre il flash mob contro il
sottofinanziamento del diritto allo studio, in vista del 17 Novembre, “Giornata internazionale dellə
studentə”.
Ancora una volta ci sentiamo chiamatə a denunciare il sottofinanziamento dell’istruzione pubblica,
tematica non ancora prioritaria nell’ordine del giorno del Governo. L’Università deve assumere un ruolo
centrale nello sviluppo del paese, e gli attuali finanziamenti non garantiscono il diritto all’istruzione, non
consentono che chiunque, a prescindere dalle condizioni economiche, possa accedere alla formazione
universitaria.
Ciò non fa altro che aumentare le differenze economiche e sociali che già gravano sullə giovanə italianə.
Per non parlare della scarsità di strutture che ospitino lə studentə fuorisede, derivante anch’essa dalla
mancanza di fondi.
In una fase in cui si parla di investimenti, riforme e ripartenza, resta infatti marginale il tema dell’accesso
alla formazione, che ha spesso ancora dei costi proibitivi, a dispetto del confronto con gli altri paesi europei che ci vede terzultimi per numero di giovanə laureatə.
Se vogliamo davvero costruire un’alternativa alle macerie sociali che la pandemia ha lasciato, e un futuro che sappia coniugare giustizia climatica e sociale per appianare le disuguaglianze, dobbiamo partire dall’investire nel diritto allo studio, nel libero accesso, in una ricerca che faccia gli interessi pubblici e non dei privati.
Saremo, quindi, in piazza perché:
– Vogliamo un diritto allo studio che consenta a tuttə, a prescindere dalle condizioni economiche, di
accedere alla formazione universitaria;
– Per un intervento regionale volta ad affrontare la questione abitativa universitaria, sempre più
critica;
– Vogliamo un aumento delle agevolazioni che permettano agli studentə di vivere nelle loro città
universitarie.

RUA/UDU Ferrara