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Giorno: 29 Novembre 2021

GEORGE CABLES TRIO + special guest PIERO ODORICI

L’edizione 2021 di Crossroads torna a Bologna. Domenica 5 dicembre al Camera Jazz&Music Club (inizio alle ore 21:45), il festival itinerante organizzato da Jazz Network e dall’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna ospiterà George Cables, uno dei più autorevoli e ammalianti pianisti jazz afroamericani in attività. Cables si esibirà con il suo trio, completato da Darryl Hall al contrabbasso e Jerome Jennings alla batteria. Sul palco, come special guest, ci sarà anche il sassofonista Piero Odorici, un partner di lunga data, che con Cables e il suo repertorio ha sviluppato un rapporto privilegiato. Il concerto è realizzato in collaborazione con il Camera Jazz&Music Club Bologna. Biglietti: prezzo unico euro 25 (tessera Endas obbligatoria; tesseramento annuale euro 15).
Il fraseggio elegante, il tocco raffinato e percussivo, un eccellente senso del blues e un’incredibile vena compositiva hanno fatto di George Cables uno dei più importanti pianisti oggi in attività.
George Andrew Cables è nato il 14 novembre 1944 a New York. Dopo avere ricevuto un’educazione musicale di tipo classico alla New York High School of Performing Arts (quella poi resa celebre dalla serie televisiva Saranno famosi), continua lo studio del pianoforte al Mannes College. Durante i due anni passati al Mannes muove i primi passi nell’ambiente jazz, entrando a far parte dei Jazz Samaritans, nei cui ranghi sfilarono al fianco di Cables altri giovani destinati a un grande avvenire:
Billy Cobham, Lenny White, Clint Houston, Steve Grossman. La facilità con cui Cables sa adattare la sua sbalorditiva tecnica alle necessità espressive del jazz gli permette di collaborare da subito con i più grandi artisti del momento, come Paul Jeffrey, Max Roach e, nel 1969, Art Blakey. Sempre nel 1969 entra nel gruppo di Sonny Rollins, col quale raggiunge la West Coast, dove decide di stabilirsi.
Durante il suo periodo californiano sviluppa importanti collaborazioni con Joe Henderson (dal 1969
al 1971), Freddie Hubbard (dal 1971 al 1976), Woody Shaw e Bobby Hutcherson, coltivando nel frattempo la propria attività da leader.
All’apice della sua carriera, Cables viene chiamato dal leggendario Dexter Gordon, col cui quartetto
incide anche diversi dischi per la Columbia (1977-79). Nello stesso periodo collabora pure con George Benson e, soprattutto, con Art Pepper. Il sodalizio con Pepper, durato dal 1979 sino al 1982, anno della scomparsa del sassofonista, è documentato su una serie di dischi per le etichette Contemporary e Galaxy considerati pietre miliari della storia del jazz moderno (su tutti il disco in duo Goin’ Home). Da allora Cables ha proseguito alla testa di proprie formazioni, soprattutto trii, ma anche ensembles più ampi.
Cables è uno dei più importanti pianisti del nostro tempo, come dimostrano anche le collaborazioni sia dal vivo che su disco con Elvin Jones, Nat Adderley, John Abercrombie, Gary Bartz, Bob Berg, Ray Brown, Ron Carter, Tony Williams, Joe Chambers, Don Cherry, Stanley Clarke, Jimmy Cobb, Billy Cobham, Jack DeJohnette e innumerevoli altri.
In questa occasione il trio di Cables ospita come special guest il sassofonista Piero Odorici, partner
di lunga data del pianista newyorkese.

CONCERTO DI APERTURA ANNO ACCADEMICO 2021-2022

FERRARA – Inaugura con il tradizionale concerto il nuovo anno accademico del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara. Venerdì 3 dicembre, alle ore 20.30, a esibirsi al Teatro Comunale di Ferrara sarà l’Orchestra del Conservatorio, diretta da Marco Titotto. In programma musiche di Edvard Grieg, con l’esecuzione della Suite in stile antico op. 40 “Aus Holbergs Zeit”, e di Wolfgang Amadeus Mozart con la Sinfonia n. 35 in re maggiore K. 385 “Haffner”. L’ingresso al Concerto di Apertura dell’Anno Accademico 2021/2022 è di 8 euro con obbligo di Green Pass.
“Siamo felici di poter realizzare in presenza questo concerto – sottolinea il presidente del Conservatorio, Maria Luisa Vaccari – è molto importante esorcizzare questo difficile momento attraverso la forza salvifica della musica, soprattutto per i nostri giovani. Niente è più formativo che dedicarsi anima e corpo allo studio della musica, un allenamento cerebrale dello spirito importante soprattutto nei tempi avversi che stiamo vivendo. Marco Titotto è un grandissimo maestro preparatore e un grande musicista a tutto dondo, un ringraziamento va a lui e a tutti i docenti per il grande impegno e la continuità che hanno dimostrato. Sotto questo auspicio inauguriamo questo nuovo anno accademico”.
“Lo scorso anno, a causa della pandemia, il concerto inaugurale è stato realizzato in streaming, quest’anno si ritorna felicemente in presenza e vorremmo fosse una festa per tutta la città” spiega il direttore, Fernando Scafati. “Non è scontato che un conservatorio abbia una propria orchestra sinfonica – continua Scafati –. Il Frescobaldi ha sempre voluto privilegiare non solo lo studio, ma anche la messa in pratica di quanto si apprende in aula”. L’Orchestra comprende una cinquantina di elementi, per la maggior parte studenti, ai quali si uniscono anche alcuni docenti.
Al conservatorio di Ferrara ci sono studenti che entrano fin da piccolissimi e arrivano al perfezionamento universitario. E stando ai numeri, studiare musica a Ferrara piace: quest’anno, infatti, il numero di iscritti al Conservatorio Frescobaldi è cresciuto, passando da 420 del 2020 ai 470 del 2021.

I maestri di sci, snowboard e fondo italiani tornano sulle piste: “Vivere la montagna in sicurezza”

È un’intera categoria professionale che lancia oggi il proprio messaggio, a supporto del comparto montano italiano: i maestri di sci, snowboard e fondo tornano ad operare su tutto il territorio nazionale e ad avvicinare i tanti appassionati agli sport all’aria aperta e alla bellezza delle Alpi e degli Appennini
Con la collaborazione della FISI, Federazione Italiana Sport Invernali, gli oltre 15.000 Professionisti della neve, insieme alle 400 Scuole Italiane Sci e Snowboard guidati dal Collegio Nazionale dei maestri di sci italiani e dall’Associazione Maestri di sci italiani, (organi di governo della categoria) alla testa di un settore che genera un volume d’affari di 150 milioni di euro annui – mai come oggi si sentono responsabilmente coinvolti per quella che rappresenta la stagione invernale della “ripartenza”, con il ritorno in pista di sciatori, fondisti e snowboarder amatoriali, delle famiglie, dei bambini che rappresentano il futuro degli sport invernali.
Dopo l’importante firma apposta a fine settembre sul Protocollo da parte di FISI, Col.Naz., AMSI, ANEF e Federfuni Italia per la riapertura delle aree sciistiche e utilizzo degli impianti di risalita, da oggi e per tutta la stagione invernale 2021-2022 la Scuola Italiana Sci parlerà al pubblico della neve attraverso il claim “Con Noi è Facile!”. Si tratterà di una campagna promozionale multicanale, come mai prima d’ora i professionisti dell’insegnamento degli sport di montagna avevano messo in campo. Attraverso tutti i media: stampa, radio, tv e social network, la Scuola Italiana Sci intende contribuire a trasmettere al
pubblico più vasto l’importanza di tornare in montagna e tornare a praticare gli sport di montagna, naturalmente nella massima sicurezza e nel pieno rispetto delle normative nazionali, ma con la consapevolezza che dopo una stagione di black-out, finalmente tutto è pronto per la riapertura. Che è essenziale, perché dall’attività sportiva deriva l’indotto che coinvolge: impiantisti, ristoratori, albergatori, e tutto il resto di un comparto economico che vale circa 12 miliardi di euro e garantisce lavoro a 120.000 persone. E una volta di più, è indispensabile ribadire che il lavoro di base, effettuato dai maestri con i
più piccoli, rappresenta il primo approccio allo sport di montagna, che spesso si trasforma in una passione, che cresce con il passare degli anni, fino a diventare un lavoro: sia per i maestri che operano nelle Scuole, come per i maestri allenatori di vario livello, fino ad arrivare agli atleti e ai campioni più blasonati. Tutti hanno mosso i primi passi grazie a un maestro di sci e a una scuola, perché possiamo dire che le Scuole di sci italiane sono la culla dei Nostri grandi campioni.

presentazione emendamento A46 legge di bilancio

Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime viva soddisfazione in relazione alla notizia della presentazione di un emendamento alla Legge di bilancio da parte della deputata di maggioranza on. Elisabetta Barbuto finalizzato all’inserimento dell’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche in tutti i bienni delle scuole secondarie.
Da anni il CNDDU, il cui corpus è presente sul territorio italiano con docenti molto attenti alla propria comunità educativa, rivendica con vigore un provvedimento del genere, che possa finalmente costituire una risposta all’emergenza educativa generazionale alla quale assistiamo da molto tempo: cyberbullismo, femminicidi, xenofobia, bullismo, discriminazione, micro e macro criminalità, inconsapevolezza ecologica sono fenomeni in fortissima ascesa, che non è più possibile ignorare, né affrontare episodicamente. Occorre un’organizzazione pianificata dei contenuti, dei saperi, delle strategie didattiche più efficaci, da affidare ai docenti della classe di concorso A-46 in quanto più qualificati, per perseguire stabilmente l’acquisizione di un’attitudine performante civica da parte delle nuove generazioni.
Ci auguriamo che l’iter burocratico dell’emendamento possa essere sostenuto da un’ampia maggioranza nonché dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi e costituisca l’inizio di
una rivoluzione culturale per il nostro Paese.
“Bisogna imparare il gusto della legalità e il rispetto della legge” (Francesco Saverio Borrelli)

prof.ssa Debora Cavarretta
Coordinamento Nazionale
Docenti della Disciplina Diritti Umani

ATTO VANDALICO IN PIAZZA ARIOSTEA. BERGAMINI, RESPONSABILE PROVINCIALE LEGA FERRARA: “SOLIDARIETÀ AL VICESINDACO NICOLA LODI”

Bergamini: “Condanno fortemente questi atti vandalici, imbrattare, senza alcun senso, un qualsiasi monumento significa offendere, oltre al singolo diretto interessato, anche tutta la cittadinanza ferrarese. – prosegue il responsabile provinciale Lega Ferrara – esprimo solidarietà al vicesindaco Nicola Lodi e auspico che i responsabili vengano individuati al più presto.”

Continua il sostegno alle associazioni di volontariato del territorio

FERRARA, 29 novembre 2021 – Non si ferma l’impegno del Consorzio di Bonifica all’insegna della solidarietà verso associazioni di volontariato che operano sul territorio ferrarese. Il presidente del Consorzio Stefano Calderoni ha consegnato degli assegni simbolici per un valore totale di 1.400 euro raccolti durante la Corsa della Bonifica a tre associazioni ferraresi: “Pagliacci senza Gloria” associazione di volontariato che si occupa di clownterapia per dare supporto e sollievo alle persone, adulti e bambini, ricoverate negli ospedali; “Nati Prima”, associazione di volontariato che aiuta e assiste le famiglie di piccoli nati pretermine e ospitati nel reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale dell’Azienda Ospedaliera Sant’Anna di Ferrara; Pro-Loco di Baura per la realizzazione del progetto “Sport di Classe” nella scuola Primaria di Baura.
“Continua – ha detto il presidente del Consorzio – il nostro impegno a sostegno delle associazioni di volontariato del territorio che sono il motore della nostra società e riempiono, con il loro incessante impegno, i vuoi lasciati dalle inefficienze pubbliche. Il contributo che abbiamo il piacere di consegnare oggi è stato raccolto durante la Corsa della Bonifica, un evento organizzato in collaborazione con UISP Comitato territoriale di Ferrara, che ha avuto una partecipazione straordinaria di pubblico con quasi 600 partecipanti. Naturalmente non ci fermeremo qui e il Consorzio continuerà a essere sensibile verso tutte le forme di volontariato, così come verso i diritti civili e sociali, anche ospitando nel corso delle aperture straordinarie della nostra meravigliosa sede Palazzo Naselli-Crispi, associazioni ed enti che vogliono raccogliere fondi per le loro attività. Crediamo, come abbiamo già ribadito più volte, che fare azioni solidali e parlarne sia l’unico modo per portare il maggior numero di persone a fare altrettanto”.
Soddisfazione anche da parte delle associazioni presenti alla consegna degli assegni, che hanno spiegato nel dettaglio a cosa sarà destinata la donazione.
“Ogni sostegno economico per noi è fondamentale – ha detto Ambra Zecchi, presidente di “Pagliacci senza gloria” –  perché la nostra è una piccola realtà che, con molto impegno, lavora per portare sollievo e un po’ di allegria alle persone malate. Purtroppo abbiamo avuto difficoltà a entrare negli ospedali nell’ultimo anno e mezzo e grazie al contributo del Consorzio riusciremo ad acquistare la strumentazione per effettuare la clownterapia in streaming ed entrare anche se a distanza tra le corsie per rimanere vicini a pazienti grandi e piccoli”.
Stare vicino ai piccoli, anzi ai piccolissimi e alle loro famiglie è sicuramente il principale obiettivo dell’associazione “Nati Prima” come ha spiegato la presidentessa Marika Massarenti: “Con l’assegno ricevuto abbiamo già comprato una lavatrice da mettere in reparto di neonatologia. So che non si tratta di un’attrezzatura medica ma vi assicuro che è un bene essenziale, grazie al quale ci occupiamo di lavare noi i vestiti dei piccoli ricoverati, così che i genitori possano rimanere il più possibile vicini ai loro bambini. Un piccolo gesto di sostegno e attenzione che si aggiunge al lavoro quotidiano per accompagnare le famiglie attraverso un percorso difficile e molto impegnativo dal punto di vista emotivo”.
Anche la Pro-Loco di Baura ha scelto di destinare i fondi a un progetto dedicato ai bambini: “Durante la fase più difficile della pandemia e il lockdown i bambini hanno sofferto per l’isolamento forzato e l’inattività – ha detto Roberto Chieregato della Pro-Loco –. Per questo utilizzeremo il contributo del Consorzio per finanziare un progetto di sport ed educazione motoria nella scuola primaria di Baura per favorire nuovamente la socialità e lo stare insieme in modo sano”.

In chiusura Eleonora Banzi, presidentessa UISP Comitato territoriale di Ferrara ha ribadito: “Come ente del terzo settore siamo molto sensibili alle iniziative legate al sociale e lo sport può essere un importante veicolo di solidarietà. La Corsa della Bonifica è stata un evento bello e importante che ha consolidato la collaborazione di UISP con il Consorzio con il quale collaboreremo certamente per altri eventi, anche coinvolgendo associazioni ed enti di volontariato del territorio”.

Post della delegata ai quartieri del sindaco di Bologna

Questa Segreteria Regionale, esordisce il Segretario Generale Morgese, non può rimanere inerme davanti al post della delegata ai quartieri del sindaco di Bologna,  Erika Capasso , che ricoprendo un ruolo istituzionale di cosi importante rilievo ha pensato bene su Instagram di postare per 24 ore, nella zona “storia” , un video col simbolo anarchico ed il noto acronimo offensivo per tutte le Forze di Polizia . Sorvolando, ma sempre memori e riconoscenti agli innumerevoli caduti, dal dopoguerra ad oggi, che hanno sacrificato la loro vita per la sicurezza di questa  Città e dei suoi cittadini e di cui ormai è consolidato il legame ancor più forte con tutti gli appartenenti alle FFPP, ma ancor di più coi Comandanti di Stazione che abbracciano sempre con la loro esperienza ed i loro consigli il Cittadino che bussa alla porta della Caserma , è altresì deludente vedere invece il rappresentante di questi pubblicare una icona dell’insulto alle FFPP. Le scuse della delegata in realtà non leniscono un dolore perché rivelatrici di un pensiero nascosto e profondamente radicato . No, è opportuno che il Sindaco prenda chiaramente le distanze da questa “Giano Bifronte” che non può rappresentare un Sindaco alle cerimonie dei nostri Caduti , cosa che se accadesse sarebbe una offesa senza pari, ed allo stesso modo il Sindaco Lepore non può permettersi di essere associato ad una tale persona. Abbiamo il supporto e la solidarietà della gente, siamo sicuri di avere quello del Sindaco e di tutto il consiglio  Comunale , non siamo sicuri di averlo da qualche delegato di questo. Anche noi, oltre a dare sicurezza la vogliamo, ed ora ci pare di non averla e, conclude Morgese valuteremo se agire nelle sedi istituzionali e giurisdizionali.

 

#segreteriaemiliaromagna

La favola di Re Cinzione e del suo Can Cello

 

C’era una volta, nel Paese della Nebbia, un Re di nome Cinzione.
In realtà, lui era il vice di un Re chiamato Fettorio ma in quel posto, nonostante la nebbia confondesse la gente, tutti avevano capito che chi aveva il potere era Re Cinzione  e non Re Fettorio.

Molti sudditi amavano così tanto Re Cinzione che, per loro, era come avere un Re Dentore.
Altri invece lo detestavano talmente che lo avrebbero visto bene con il nome di Re Bibbia.

Re Cinzione aveva due passioni: la prima erano i cani.
Ne aveva davvero tanti: dei boxer, dei pastori, tanti bovari e diversi mastini neri. Gli unici cani che teneva lontani perché non gli piacevano erano i barboni. Il suo cane preferito era un alan che lui aveva chiamato Can Cello.

Lo aveva fatto in onore della sua seconda passione: le cancellate.
Infatti a Re Cinzione piaceva mettere cancelli, cancellate, recinzioni e barriere ovunque poteva: nei parchi, nei giardini,  nelle piazze, nelle vie, nelle strade e anche nelle valli vicino al mare.

Lui voleva che, nei posti dove ci andavano tutti, ci andassero solo quei pochi che erano nati nel Paese della Nebbia. Ma soprattutto non voleva che ci andassero i forestieri che venivano dal Paese del Sole perché diceva che loro erano tutti brutti e cattivi e facevano delle cose brutte e cattive.

Una parte dei suoi sudditi era contenta che tutti quei posti fossero recintati perché era convinta che Re Cinzione, in quel modo, avrebbe sconfitto la cattiveria. Per questo loro, quando parlavano, dicevano: “Se vuoi che il parco sia più bello mettigli un cancello”.
Un’altra parte dei sudditi invece non era contenta perché era sicura che soltanto la possibilità, da parte di tutti, di andare nei parchi e nei giardini, senza sentirsi in gabbia, avrebbe fatto star bene la gente e andar meglio le cose. Per questo loro, quando parlavano, dicevano: “Se vuoi che la gente sia ospitata cancella la cancellata”.

I menestrelli di corte raccontavano che Re Cinzione non si preoccupasse molto dei sudditi ribelli e che anzi, dentro gli stessi parchi che aveva recintato, stesse già iniziando a recintare ogni panchina, ogni fontana, ogni lampione, ogni altalena, ogni scivolo, ogni albero, ogni singola margherita e anche ognuna delle tante cacche che i suoi cani facevano in quei parchi.

Se, ad esempio, un bambino voleva andare su un’altalena, prima doveva superare una barriera, quindi andare in un recinto, poi entrare in uno successivo infine infilarsi dentro un ennesima recinzione e finalmente godersi l’altalena, dondolando dentro tutte quelle gabbie.

In effetti, il sogno di Re Cinzione era proprio quello di avere uno spazio recintato con dentro tantissimi altri spazi recintati: una specie di matrioska che lui avrebbe chiamato sicuramente “recintoska”.

Questa cosa per lui era come un gioco… quasi come il mio mentre scrivo questa favola che può continuare in molti modi e ognuno potrà certamente inventare il suo.

Qualcuno potrebbe terminarla scrivendo: “E vissero tutti felici e… recintati” ma a me piace immaginare che, prima o poi, a causa della smania di chiudere tutto con cancelli – cancellini – cancelletti e cancellate, Re Cinzione recintò anche i suoi cani Can Cello e Can Didato, la sua capra Sgarbata, le sue galline di razza Feisbuc, la sua ape Apecar, il suo cavallo Ruspa e, ormai in preda al delirio, addirittura il cavallo dei suoi pantaloni.
A quel punto, non potendo più muoversi, Re Cinzione rimase chiuso dentro la cancellata che aveva costruito attorno alla sua vasca da bagno.

E vissero tutti felici… dopo aver cancellato le cancellate.

P.S. Ogni riferimento a persone esistenti o a scelte dell’amministrazione comunale di Ferrara è puramente non casuale.

IL VIAGGIO DI VALENTINA (4)
La Grande Russia

 

La trasferta della nostra cicloviaggiatrice Valentina Brunet continua e Ferraraitalia è lieta di poter condividere con i suoi lettori questa grande esperienza di vita. Dalla Mongolia in Russia, Valentina si lascia alle spalle un capitolo movimentato e controverso per andare incontro ad altre realtà. 

Finalmente in Russia, Valentina, in quella terra di nessuno che prelude l’ingresso in questo affascinante territorio. Avevi interrotto il tuo racconto pedalando quei 20 km che ti separavano dal confine.

Sono stati 20 chilometri di grande eccitazione, aspettative, slancio. Pedalavo con il sorriso stampato sulla bocca. Uno dei tratti più entusiasmanti del viaggio. Alla dogana mi è stato raccomandato di non andare a caccia di marmotte per via della peste, una veloce compilazione della carta d’ingresso, un controllo, due-tre domande sul trasporto di armi e droga e via! Libera di andare. Ero davvero in Russia [Qui].

Le prime impressioni del nuovo Paese?

Intorno a me vedevo le Altai Mountains innevate, i ghiacciai in lontananza, e avevo l’impressione di un’aria diversa, anche se il vento mongolo soffiava anche là. Ho fatto la prima doccia decente, calda e abbondante dai tempi di Ulaan-Baatar, nella prima casa che mi ha ospitato, non la scorderò mai. Mi ero sempre lavata a pezzi nei torrenti o come potevo, e quel momento a Kosh-Agach segnava simbolicamente la mia nuova ripartenza. Ricominciavo da una doccia! Nel corso del viaggio ho avuto anche il piacere di usare la banya, la loro tipica sauna, il paradiso. Il fuso orario era cambiato, ma mi sono accorta che non importava: ormai mi regolavo con la posizione del sole e con la luce per scansionare il giorno e la notte. Come cambia la percezione del tempo in quelle condizioni! Ricordo che ho esultato nel vedere scaffali pieni di alimenti in un supermercato e ho riempito il carrello di mandorle, caviale finto fatto di alghe, formaggio, frutta fresca e una nuova sim card. Avevo la netta sensazione di essere ripartita col piede giusto, fiduciosa, abbandonando ogni riluttanza nell’attraversare quel tratto obbligatorio per arrivare in Kazakistan.

Com’è cambiato il viaggio, rispetto la tratta in Mongolia?

Strade scorrevoli, poco traffico e panorami mozzafiato. Villaggi rurali non contaminati dalla modernità dove vedevi babushke, nonnine incurvate dal tempo, col fazzoletto in testa, sedute sull’uscio delle porte, bambini che correvano di qua e di là e facevano il bagno nei fiumi. Ci sono tratti con corsi d’acqua impetuosi, passi di montagna, sorgenti, prati punteggiati di fiori colorati che mi ricordano le mie Dolomiti. Mi ero lasciata definitivamente alle spalle un ambiente duro e impegnativo fino allo stremo, per ritrovarmi in un’oasi di tranquillità, che dava benessere e sicurezza interiore.

Che incontri hai fatto e cosa ti hanno lasciato?

La mia prima ospitante era una russa dai capelli rossi e gli occhi a mandorla, i tratti del popolo mongolo: zone di frontiera, dove la mescolanza di razze è evidente. Confezionava a uncinetto centrini fatti di striscioline di plastica. Poi c’è Paul, un poliziotto inglese cicloviaggiatore con il quale ci siamo scambiati consigli utili. Synaru, neomamma trentenne che ha studiato negli Usa, mi ha permesso di piantare la tenda nel suo giardino e di lei ricordo la gentilezza, l’atmosfera della sua banya con luce bassa, vapori, saponi e scrub naturali, la marmellata di rabarbaro, la zuppa di capra affumicata, l’amore per la casa. Sergey e Lilyana mi hanno fatto da accompagnatori nella loro cittadina turistica di Belokuricha, ospitandomi e coccolandomi nella loro abitazione, lo stesso trattamento amorevole che mi hanno riservato Zoya e Alexander. Ricordo ancora l’istinto materno di Zoya e la sua zuppa di cavallo in scatola: niente male. E Poi ancora Tania, con il suo largo e sincero sorriso quasi privo di dentatura e di quella che rimane, due denti d’oro. E poi molti altri incontri. Mi hanno lasciato tutti un grande senso di calore umano, fatto di gesti premurosi e sensazione di essere accettata apertamente, senza riserve.

C’è qualche episodio curioso e divertente che ricordi?

Ci sono diversi momenti che ricordo con un sorriso. Ricordo la curiosità che ho suscitato quando ho piantato la tenda in una spiaggetta sul fiume. Si sono avvicinati due pescatori, padre e figlio, che si sono rivelati poi due gioiellieri armeni, offrendomi parte del pescato. Nello stesso frangente, è arrivata una donna che, qualificandosi giornalista e con l’aiuto della figlia Tatiana che conosceva l’inglese, mi ha posto numerose domande. Mi hanno offerto verdure del loro orto, una crema all’aloe per le scottature, pastiglie per il mal di testa, assorbenti, salviette umidificate. Pochi giorni dopo mi è stata spedita la foto dell’intervista, pubblicata su un giornale locale. Ho incontrato gente generosa e dignitosa, come l’intera famigliola che mi ha svegliata nel cuore della notte per offrirmi di dormire nella loro casa. Per poi farmi avere la mattina per colazione del gulasch caldo e carne in scatola, yogurt, bibite fresche, biscotti e un selfie tutti insieme.

Cosa ti ha lasciato la traversata del territorio russo?

Pedalate distese e leggerezza interiore. Pensavo che il popolo russo fosse austero, scontroso e rude, immaginavo di dover affrontare solo freddo, montagne, salite e valichi, strade accidentate e impervie. Invece non ho mai provato così tanto piacere nell’essere contraddetta da ciò che ho trovato. In Siberia ho trovato posti da sogno in cui campeggiare, famiglie che mi hanno accolta come una figlia. Ho scoperto che a volte la connessione tra le persone è qualcosa di fortissimo: ci si incontra e si stabiliscono legami incredibili. Ho incontrato gente dal cuore immenso, un piacevole clima, una montagna amica e affrontabile e strade scorrevoli. Ho scoperto la gratuità con cui venivo avvicinata per conoscermi, offrirmi ciò che avevano a disposizione, cibo, bevande e perfino qualche banconota (!), in un’epoca in cui il concetto della gratuità è in fase di estinzione.

Come hai trascorso gli ultimi chilometri prima del confine kazako?

Ho incontrato una famiglia che ha accostato la macchina; l’uomo ha fatto scivolare nella mia mano dei soldi e lo stesso ha fatto la moglie. Mi hanno parlato in russo e le loro parole avevano il tono di augurio e raccomandazione, anche se il significato delle parole mi rimarrà sempre oscuro. Mikhailovka è stata l’ultima cittadina prima del confine. 80 km di vento contrario e una serie di salite prima dell’arrivo. Ho pernottato là, presso una signora, e il giorno dopo via! Al confine mi scendevano le lacrime dalla commozione, che non nascondevo nemmeno davanti all’ufficiale che mi stampava il visto di uscita. La Russia mi ha cullata, ha curato le mie ferite, mi ha confortata e rassicurata. Ho continuato senza voltarmi verso la nuova meta, il Kazakistan.

Segui tutti i lunedì su Ferraraitalia le interviste a Valentina Brunet, rilasciate durante l’intero percorso.
Leggi tutte le puntate precedenti nella rubrica Suole di vento