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Giorno: 3 Dicembre 2021

“Piantiamola di inquinare!”: BPER Banca risparmia 12 tonnellate di CO2

Si è conclusa con successo nelle scorse settimane “Piantiamola di inquinare!”, l’iniziativa di mobilità sostenibile avviata a giugno 2021 da BPER Banca, con il supporto della piattaforma Wecity, al fine di ridurre le proprie emissioni di CO2 nell’atmosfera.
L’iniziativa ha coinvolto 800 dipendenti, distribuiti nelle varie filiali del Gruppo, che per tre mesi si sono recati al lavoro in bicicletta, a piedi o in  monopattino per un totale di 73.709 km percorsi, equivalenti a oltre 20.822 tragitti casa-ufficio, abbattendo in questo modo circa 12 tonnellate di CO2, pari al risultato prodotto da oltre 400 alberi adulti in un anno nel loro lavoro di fotosintesi. Per ogni spostamento, l’app Wecity ha infatti calcolato la CO2 risparmiata (1 kg ogni 7 chilometri percorsi circa) e creato una classifica in base a questo valore. L’obiettivo iniziale era quello di ridurre le emissioni di CO2 della banca di almeno 10 tonnellate. E’ stato inoltre dato il via alla nascita del “Bosco BPER” su Treedom, la piattaforma di e-commerce online che consente a chiunque di piantare alberi in diversi paesi in tutto il mondo. “Il progetto ha voluto promuovere modalità di trasporto alternative all’utilizzo del mezzo privato motorizzato, al fine di salvaguardare l’ambiente e migliorare la salute, la sicurezza e il benessere psicofisico delle persone – ha commentato Giuseppe Corni, Chief Human Resource Officer di BPER Banca –. A fine ottobre abbiamo premiato l’impegno profuso dai nostri dipendenti secondo quanto stabilito dal regolamento di partecipazione e visto l’ottimo risultato abbiamo deciso, per i primi 50 classificati, di piantare altrettanti alberi che andranno a popolare il Bosco BPER sulla piattaforma Treedom”. Grazie alla tecnologia proprietaria di Wecity è stato possibile monitorare i percorsi effettuati dai dipendenti nel tragitto casa-lavoro, anche se svolti con più mezzi, e stilare una classifica sia a livello individuale che regionale.
“Come si può facilmente verificare nella nostra animazione e nella mappa interattiva, la regione più virtuosa è stata l’Emilia Romagna con oltre 6000 kg di CO2 risparmiate, seguita dalla Lombardia con oltre 3000, Marche con quasi 800 e Liguria con oltre 760 – ha aggiunto Paolo Ferri, CEO di Wecity –. Siamo davvero felici di aver contribuito a questo successo di BPER Banca e ci auguriamo di poter stimolare sempre più aziende e pubbliche amministrazioni a cambiare i propri stili di vita
favorendo mezzi di trasporto sostenibili”.

Il Consorzio approva il bilancio 2022: nessun rincaro per i contribuenti nonostante l’aumento del prezzo dell’energia e l’anticipo della stagione irrigua

FERRARA – Approvato il bilancio di previsione 2022 del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, il primo del nuovo Consiglio, guidato dal presidente Stefano Calderoni, insediatosi lo scorso mese di febbraio.
Un bilancio tutt’altro che scontato nelle scelte fondamentali, anche alla luce dell’andamento dei prezzi per l’approvvigionamento dell’energia: una delle voci principali di spesa per un ente operativo che ha in gestione 170 impianti idrovori, per la grande maggioranza azionati elettricamente.
Per far fronte all’aumento dei prezzi dell’elettricità sono stati stimati incrementi nei costi della fornitura pari al 20%, che per il Consorzio Ferrarese determinano circa 1,2 milioni di euro di spesa aggiuntiva nel 2022, a parità di energia consumata. Un rincaro che, tuttavia, il Consorzio ha deciso di non trasferire ai propri contribuenti: “Il Consiglio, su indicazione del Comitato Esecutivo, ha deciso di non incrementare la pressione contributiva né ai consorziati urbani né a quelli agricoli” – spiega Stefano Calderoni, operando attraverso la massima ottimizzazione dei costi variabili e rinviando interventi straordinari non urgenti.  La scelta è stata difficile, ma unanime – aggiunge il Presidente – ma pensiamo che l’ente debba esprimere il massimo del proprio potenziale in questo momento di transizione e di tensione finanziaria che sta coinvolgendo l’intera popolazione, già fortemente toccata dai rincari delle utenze private. Abbiamo potuto compiere questa perché abbiamo ereditato un bilancio solido, frutto di scelte precedenti oculate e lungimiranti. Saremo impegnati in un’attenta e puntuale azione di monitoraggio in corso d’anno dei ricavi e delle spese, pronti ad eventuali azioni correttive. I costi di esercizio, infatti, sono direttamente correlati a fattori che esulano dalla volontà e dalle azioni del Consorzio: non c’è solo l’andamento dei mercati delle materie prime a creare incertezza, ma anche le condizioni metereologiche che vivremo nel 2022, a oggi chiaramente non prevedibili. Un’altra importante misura che impatta sulle spese del personale stagionale, ma che il Comitato Amministrativo ha ritenuto essenziale inserire nelle previsioni di bilancio – conclude Calderoni – è l’anticipo della stagione irrigua a partire dal 1° di aprile, quindi 20 gg prima rispetto agli anni precedenti: la scelta comporterà maggiori costi e minori entrate per il Consorzio per circa 150 mila euro, ma accoglie le richieste e le necessità delle imprese agricole del territorio”.
Il direttore Generale Mauro Monti ha illustrato i principi generali seguiti nella predisposizione del bilancio del prossimo anno: “Anche per il 2022 l’amministrazione ha deciso di continuare un percorso verso l’adozione di soluzioni innovative e migliorative, orientato all’efficientamento e – ove possibile – all’incremento della potenzialità della struttura organizzativa investendo nel personale e nella sua formazione. Stimiamo per il prossimo anno costi di funzionamento ordinari pari a 36,9 milioni di euro, che si sostengono per il 94% sulle entrate derivanti dai contributi dei consorziati per i benefici indotti dall’attività del consorzio in termini di difesa del suolo e di servizi offerti alle attività agricole. Costituisce motivo di orgoglio, nonostante le difficoltà che ci apprestiamo ad affrontare, il fatto di aver mantenuto invariata la spesa del personale, assorbendo nel preventivo 2022 sia gli incrementi contrattuali che gli scatti di anzianità e garantendo una dotazione organica pari a 264 unità fisse, superiore a quella dell’anno precedente, che vedrà una maggiore presenza in particolare sul territorio in ruoli operativi. Un’ulteriore espressione positiva in termini di coerenza rispetto agli obiettivi di mandato – aggiunge l’ingegnere Monti – è rappresentata dal pacchetto di progettazioni esecutive predisposte nel 2021 e inserite nel Programma triennale delle Opere Pubbliche 2022-23-24. Estremamente importante e strategico è l’aver predisposto per il 2022 un Piano che racchiude le principali e più urgenti opere di adeguamento del sistema infrastrutturale della bonifica, per un importo di quasi 100 milioni di euro distribuiti su 17 interventi, molti dei quali già finanziati dal Ministero e dalla Regione, molti altri prossimi a ottenere il finanziamento attraverso i bandi del PNRR. Una grande spinta, quindi, verso investimenti straordinari, senza però dimenticare la manutenzione, essenziale per mantenere in efficienza la rete di canali e impianti gestita dal Consorzio. Nonostante le incertezze relative alle previsioni di bilancio – – conclude il Direttore – sono state comunque accantonate le risorse per finanziare alcuni importanti interventi di manutenzione straordinaria alle infrastrutture irrigue a servizio degli agricoltori per circa 500 mila euro”.

Le conseguenze di una caduta

 

Bum! E mi ritrovo a terra con un dolore terribile alla gamba sinistra.

Mi trascino dove posso chiamare aiuto e immediatamente arrivano i soccorsi, compreso quello dell’amico medico che comincia a curarmi attraverso una serie mirata di medicine, dopo che si è esclusa la rottura di qualche osso.

Comincia allora a scandirsi una serie quasi interminabile di tempo passato di fronte alla tv a guardare ciò che attira le folle sempre più numerose degli italiani compresi tra i 10 e i 100 anni. Ovviamente escludendo ciò che manda in delirio i miei connazionali. Vale a dire il calcio di cui sono un vergine ignorante.

Nulla mi smuove dal fascino malefico di un popolarissimo programma del sabato dove si danza, ci si insulta, ci si struscia tra lezzo (penso io) di sudore e di piedi sporchi.
Qui dei figuri, accompagnati da sinuose maestre, di danza si sottopongono al giudizio di strani giudici capeggiati da una signora che, balbettando male le due lingue che conosce, tentano di dare un voto alle evoluzioni di ballerine quasi centenarie, di irascibili cantanti che si sposano à gogò, di parrucchieri vestiti di paillettes e di forzuti macho che palpeggiano con voluttà bocche, seni, sederi delle maestre di ballo.

Scoppiano liti furibonde tra membri della giuria e i danzatori,  che nascondono storie complicate e  private quale quella – dicono i rumors –  di una bella giurata che sembra la gemella di Romina Power ex moglie del cantante pugliese sempre incappellato e che viene aggredita nel suo mestiere di giornalista dalla feccia dei no vax,  che le mollano testate micidiali perché porta la mascherina.

La stessa ignoranza del significato delle parole usate in determinati periodi storici è presente. Una bravissima conduttrice televisiva dotata da un balcone senatoriale di notevole importanza usa farsi chiamare zia dai suoi ospiti che interpella con l’epiteto amore, ovviamente di zia.
Chi nella sua gioventù conobbe quelle case che la senatrice Merlin fece chiudere, ben sapeva che la tenutaria si faceva chiamare zia e che i suoi clienti erano amore di zia.

Non voglio assolutamente fare un paragone, ma dall’uso viene indotta una assurda comparazione procurata dal difetto della conoscenza storica delle espressioni linguistiche che può far incorrere in questi improbabilissimi paragoni comunque pericolosi se non se ne conosce la valenza.
Mi si può obiettare che tante espressioni nate in contesti diversi e con radicali differenze di significato passano poi correntemente a incidere sull’ambiente sociale. Caso emblematico il nome di una parte del corpo maschile che tutti conoscono e che nel tempo assume il significato di stupido.

Ma ovviamente qui non è il caso di addentrarci in sottili disquisizioni linguistiche: l’esempio basti.  Quel che non mi delude è un curioso spettacolo basato sulla conoscenza delle parole. Si chiama L’eredità (programma seguitissimo anche da intellettuali e accademici) Mi misuro spavaldamente per vedere se potessi avere probabilità di vincere; ma purtroppo cado sulle domande sportivehelas!

 Le letture, anche quelle leggere, per fortuna mi salvano dal precipizio della stupidità. E allora via alla lettura della splendida autobiografia di Josephine Baker scritta da Gaia de Beaumont che induce alla giusta commozione nel saperla sepolta al Pantheon assieme ai più illustri personaggi della storia francese. Lei negra, libertina ed eroina della Resistenza francese.
In contemporanea sul Venerdì di Repubblica, la storia di Ivo LiviL’italien che tutto il mondo conosce col nome di attore: Yves Montand. Io al Pantheon romano, quando accadrà. manderei Ornella Vanoni e Mina più che qualche scrittore investito da una fama effimera.

Pian piano comincio a camminare mentre la città è scossa dal destino della pecora Alana amorosamente ricercata, lei che si è spersa tra i campi, dal sindaco impegnatissimo a litigare con un celebre avvocato difensore di due sue ex consigliere.
Manda in delirio la possibilità di far cantare a Ferrara nientemeno che Springsteen ma non se ne conosce il cachet. E vai col tango…

Oggi però, ho seguito e parlato da remoto alla presentazione presso la Biblioteca Ariostea dello splendido  volume curato da Anna Dolfi delle poesie di Bassani che mi ha lenito gli effetti della caduta per cui orgogliosamente riporto una mail che l’ex sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani mi ha spedito:

Finalmente
dopo lungo, dolorante silenzio
ho rivisto quest’oggi
connesso per l’aere
il VENTURI
a zcorar ad Frara
a zcorar ad Zorz
che di Lui e di loro
non può farsi
SENZA

La traduzione per i non ferraresi è la seguente: Finalmente / dopo lungo, dolorante silenzio / ho rivisto quest’oggi / connesso in streaming / il VENTURI / a parlare di Ferrara / a parlare di Giorgio / che di Lui e di loro / non si può fare / SENZA.

UNAPera e la gestione della campagna più complessa di sempre Prima uscita ufficiale dopo il riconoscimento come AOP. Strategie e obiettivi futuri

Massima attenzione all’immissione sul mercato e alla gestione delle diverse varietà di pere per
assicurare un’offerta di prodotto italiano almeno fino al prossimo febbraio. Ieri pomeriggio
all’interno del World Pear Forum si è tenuta la tavola rotonda “UNAPera alla sfida del mercato”, in
cui è stato fotografato il battesimo di fuoco – è proprio il caso di dirlo viste le condizioni di questa
annata – della nuova Aop.
Come ha ricordato il presidente Adriano Aldrovandi, l’evento organizzato nell’ambito di FuturPera
è stata la prima uscita ufficiale di UNAPera come Associazione di Organizzazioni di produttori,
dopo il riconoscimento arrivato il 27 settembre scorso. “Aggreghiamo 25 imprese, 13 Op e 12 non
Op, posizionate sul mercato con prodotto condizionato, specializzate e non sulle pere, tutte con la
volontà di valorizzare la produzione agricola”, ha sottolineato Aldrovandi in apertura dell’incontro
moderato da Paolo Bruni, presidente di CSO Italy.
Nel ricordare la genesi del progetto, avviato nel luglio del 2020, Bruni ha introdotto le due prime
relazioni istituzionali. “Il Parlamento è consapevole delle difficoltà del comparto – ha ricordato
Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati – E’
importante sostenere l’ortofrutta e le aziende con la liquidità, in modo da far fronte alle crisi di
mercato e climatiche. La struttura del Crea sarà rinforzata, in modo da spingere la ricerca sulla
lotta alle fitopatie”. Paolo De Castro, in rappresentanza del Parlamento Europeo, ha ricordato il
ruolo decisivo del Regolamento Omnibus nella genesi del progetto UNAPera e l’imminente
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale nazionale del recepimento della Direttiva comunitaria in
materia di pratiche sleali, che aiuterà i produttori a far valere le proprie ragioni sul mercato. Per
rafforzare il sistema è stata approvata la nuova Pac e l’iter si completerà entro l’anno. Il futuro del
settore è nelle nostre mani – ha concluso De Castro – dobbiamo riuscire a sfruttare gli strumenti a
nostra disposizione”.
“La campagna in corso è tra le più complesse mai affrontate – ha aggiunto Giampaolo Nasi,
coordinatore del comitato commerciale di UNAPera – Stiamo gestendo l’immissione del prodotto
dei soci nel mercato per garantire la presenza delle pere italiane fino a febbraio. Lo facciamo
attraverso il governo dei canali e delle diverse varietà, che sono state proposte sul mercato in
maniera scalare, con un inserimento ragionato e inedito tale da ampliare al massimo la copertura
del calendario. Nonostante un mercato dell’ortofrutta non particolarmente dinamico, la domanda
di pere è sostenuta rispetto all’offerta, come era prevedibile. Pur nella presenza di molti più frutti
di origine estera, che compensano il calo produttivo nazionale, la richiesta di pere Made in Italy è
sostenuta e interessa sia canali tradizionali che moderni”.
UNAPera ha registrato sulle superfici controllate dai soci una riduzione della produzione
disponibile di circa il 70% rispetto allo scorso anno per effetto delle avversità che hanno pesato
anche sulle caratteristiche estetiche. Il minor carico sulle piante, però, si è riflesso positivamente
sulle qualità organolettiche dei frutti. “Le pere sono maggiormente apprezzate in termini di calibro
– ha sottolineato Nasi – ma soprattutto a livello gustativo, perché il grado zuccherino è più elevato
del solito”.
“Il nostro progetto è fondato sulla regolazione dell’accesso del prodotto al mercato, ma anche sul miglioramento degli standard di qualità commerciale da sviluppare a livello comune tra i soci: il
sistema di controllo di qualità è vincolate per i soci e gestito dall’Aop con l’assistenza di una struttura terza. Questo ci permette di valorizzare le pere dei soci con standard qualitativi comuni e di verificare la rispondenza del prodotto gestito dall’Aop agli obiettivi, governando ed eliminando le non conformità”, ha sottolineato il coordinatore delle attività organizzative di UNAPera, Alessandro Zampagna.
Una campagna che presenta diverse criticità, è vero, ma il nuovo modello messo in campo da UNAPera servirà a non renderla drammatica per i produttori. “Siamo il primo caso dell’applicazione del regolamento Omnibus, rappresentiamo un nuovo modo di aggregare l’offerta tra imprese con caratteristiche diverse le une dalle altre, facendo lavorare assieme Op e non, cooperative e privati – ha puntualizzato il responsabile del progetto, Roberto Della Casa –.
Acquisizioni e fusioni sono sempre processi difficili da realizzare nel mondo dell’ortofrutta: UNAPera è uno strumento strategico che permette di controllare l’immissione del prodotto sul mercato, mentre la fatturazione sui clienti resta in capo ai singoli soci; l’Aop lavora ad accordi quadro per l’ambito commerciale e marketing con le insegne della distribuzione moderna e le imprese all’ingrosso, sviluppando settimanalmente listini di riferimento; mentre i soci gestiscono la commercializzazione quotidiana”.
Ma il rilancio del sistema pericolo passa anche dall’Igp dell’Emilia Romagna. “Archiviata questa campagna, speriamo unica anche per frequenza, la Pera Igp dell’Emilia-Romagna intende dar vita a un robusto piano di trade e consumer marketing che potrà utilizzare proficuamente la partnership
con UNAPera al fine di legare il prodotto alle strategie commerciali del sistema distributivo moderno e tradizionale, per affermare i valori distintivi del frutto e dell’indicazione Igp agli occhi del consumatore, esaltando gli aspetti nutrizionali e la territorialità – ha detto Mauro Grossi, presidente Consorzio di Tutela della Pera dell’Emilia Romagna Igp – A questo si affiancherà un programma di sviluppo della certificazione di imprese e superfici da dedicare alla pera Igp, così da raggiungere in tre anni il 35% della superficie dell’areale, nell’ottica di arrivare alla sua totalità”.
“UNAPera è una scommessa vinta, che ha dimostrato coerenza, lungimiranza e coraggio da parte dei promotori – ha affermato Alessio Mammi, assessore all’agricoltura della Regione Emilia- Romagna – Sosterremo i frutticoltori con 100 milioni di euro, con interventi mirati su cimice asiatica, maculatura e gelate: le risorse sono una boccata d’ossigeno ma serve un nuovo approccio strutturale del settore, come quello rappresentato da UNAPera. Un approccio che deve seguire tre direttrici: investire di più in ricerca, sia su nuove cultivar che su prodotti per la difesa; proteggendo le produzioni con impianti antibrina e dotando le imprese di sistemi di efficientamento energetico; sostenendo le attività di valorizzazione del prodotto. La pera, infatti, sconta anche una bassa attrattività agli occhi del consumatore”.
“E’ stata approvata la nuova Pac e l’iter si completerà entro l’anno; a brevissimo avremo una nuova agenzia nazionale che regolerà le pratiche sleali e combatterà gli abusi nella filiera; dobbiamo dare risposte congiunturali e strutturali al settore – ha rimarcato l’europarlamentare Paolo De Castro – con un’organizzazione commerciale capace di gestire meglio l’organizzazione della produzione e del commercio, in modo da confrontarsi con tutti gli attori, a partire dalla distribuzione. UNAPera è una grande scommessa, ma la gestione dell’offerta è la chiave per assicurare reddito ai produttori. Il futuro del settore è nelle nostre mani – ha concluso De Castro – Dobbiamo riuscire a sfruttare gli strumenti a nostra disposizione”.

OLTRE LA CRONACA
Mirko Genco: da orfano di femminicidio a femminicida.

 

A Reggio Emilia Mirko Genco, 24 anni, ha ucciso Juana Cecilia Loayza. L’ennesimo femminicidio, simile e diverso da tutti gli altri.

Anche qui, come in crimini precedenti, la vittima aveva già sporto una denuncia per stalking cui era seguita una condanna patteggiata a due anni di reclusione, con il beneficio della sospensione condizionale della pena. Come dire: sei condannato ma ti diamo fiducia e per adesso non vai in carcere, se poi commetti altri reati allora…

Dopo la morte di Juana i giudici reggiani hanno spiegato che la sospensione era stata concessa con il patto che il giovane frequentasse un centro di recupero per uomini autori di violenza (Repubblica, 22.11.21).
Risulta per la verità che abbia appena accennato ad andarci, interrompendo subito il percorso. (Mi chiedo se in casi simili il Centro per autori di violenza è tenuto a segnalare al tribunale questa interruzione, e d’altra parte non so se per Genco lo abbia fatto, potrebbe essere. In generale quando gli operatori di questi centri percepiscono segnali di pericolo, per la sicurezza della persona in carico o di altri intorno a lui, la privacy dovrebbe essere infranta).

La presidente del tribunale di Reggio Emilia, Cristina Beretti, protesta che quella sospensione era giusta perché Genco era incensurato e aveva promesso di andare al centro, diversamente si dovrebbero sospendere i principi costituzionali per una categoria di autori di reato.
La capisco, in parte. È senz’altro vero che nessuno può scontare una pena per un reato che non ha commesso, al solo scopo di scongiurare il rischio che compia quel gesto domani. Il problema è particolarmente evidente proprio nello stalking: una persona è ossessionata, ha commesso violenza ma non in modo grave, riceve una pena entro i limiti per la sospensione, dovrebbe andare in carcere per il solo fatto di essere stato uno stalker, anche se non sappiamo come si comporterà d’ora in avanti?

«Non abbiamo la sfera di cristallo», ribatte appunto la presidente Beretti. Ma enuncia lei stessa i criteri che un giudice si dà nella determinazione della pena: «comprensione del contesto, accertamento del fatto, applicazione della norma». Anche per decidere sulla sospensione si dovrebbe ripartire dalla comprensione del contesto. Se è vero che si fonda su una prognosi favorevole sul comportamento del condannato, viene spontaneo domandarsi, nel caso concreto, quali segnali sono stati ricercati, e riscontrati, per ipotizzare che Genco si sarebbe fermato.

E ancora. Ammettiamo che la sospensione condizionale fosse giusta. Davvero non era possibile accertare la pericolosità sociale di questo giovanotto? Adesso è chiarissima. Dallo stesso articolo di Repubblica: «Per il sostituto procuratore Maria Rita Pantani Genco è “un soggetto socialmente altamente pericoloso”.
La Procura formula l’ipotesi di omicidio con tre aggravanti: futili motivi, minorata difesa della vittima e recidiva stalking. Tra i capi d’imputazione, oltre alla violenza sessuale, vi sono anche porto abusivo d’armi, violazione di domicilio e appropriazione indebita delle chiavi riguardo al fatto che Genco, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, è entrato in casa della vittima per prendere il coltello utilizzato poi per ammazzare Juana Cecilia».
È inquietante pensare che questo livello di pericolosità non fosse rilevabile. E qualora lo fosse stato, sarebbero state possibili misure ulteriori, quali il sempre citato braccialetto elettronico o l’obbligo di vivere e restare – ad esempio – fuori dall’Emilia Romagna?

Altro ancora dovrebbe occuparci. Mirko Genco è un orfano di femminicidio. La madre, Alessia Dalla Pia, era stata uccisa dall’ex compagno alcuni anni or sono: picchiata brutalmente, annegata e poi lasciata nell’androne del palazzo.
Dopo il crimine il ragazzo era stato accolto dai nonni materni ma, a quanto è dato capire, aveva trascorso parte della sua adolescenza in una comunità per poi tornare dalla nonna dopo i 18. La signora Daniela rievoca quel periodo: «Mirko non parlava mai della mamma. Diceva solo che voleva andare in Tunisia e ammazzare l’uomo che aveva ucciso sua madre. ‘Prima o poi lo beccherò’, diceva”. Invece la vita è andata in un altro modo: “Mia figlia era la vittima. Ora mio nipote è il carnefice”» (Repubblica, 25.11.21).

Mi permetto di dire che un proposito omicida non dovrebbe lasciarci tranquilli nemmeno quando è rivolto contro il cattivo. In altre parole, il fatto che questo ragazzo si proponesse di uccidere l’assassino della madre e non riuscisse a parlare di lei, a dare spazio alla propria mancanza dolorosa, avrebbe già potuto accendere un segnale di pericolo. Avrebbe potuto, e non sappiamo se sia successo, se la sofferenza di Mirko sia stata accolta e rielaborata, oltre che nel rapporto con i nonni travolti quanto lui dal lutto, anche nel confronto con uno specialista per affrontare il rischio di identificarsi nell’aggressore, come poi è avvenuto.

Sono passata vicino a più di un caso di femminicidio e non è davvero la prima volta che ho notizia di comportamenti fuori controllo da parte degli orfani. Quando sono bambini muovono compassione, tenerezza, certo. Poi gli anni passano e ciò che non è stato trattato al momento giusto ha maggiori possibilità di ritorcersi contro altre persone. Parlo di maggiori possibilità, non è certo che accada, né che – poniamo – con una buona psicoterapia si scongiuri questo rischio.
Niente è certo, ma siamo chiamati, credo, nel nostro sistema sanitario e di sicurezza – oltre che di giustizia – a fare il meglio che è in nostro potere.

Dopotutto, nel caso del covid, il vaccino non esclude totalmente il contagio o la replicazione del virus ma li limita di gran lunga. E già per questo molti di noi, e anch’io, lo riteniamo utile e opportuno. Altrettanto si può dire per la violenza estrema: una presa in carico adeguata, competente e protratta per il tempo necessario riduce di molto il rischio che quel dolore indigeribile si rovesci contro la vita propria o di altri. Non è una panacea, ma almeno è una strada possibile e promettente.

Io non lo so se per Mirko Genco un lavoro di questo tipo c’è mai stato. La legge per gli orfani di femminicidio era di là da venire, i servizi territoriali erano meno esperti, non sappiamo se sia stato aiutato, o se lui sia stato disponibile a un aiuto. Già all’epoca era un ragazzo grande, capace di decidere per sé.
La brusca interruzione del percorso con il centro per uomini maltrattanti e le poche dichiarazioni della nonna fanno pensare che si sia tenuto alla larga dall’avvicinarsi alla morte della madre maneggiare l’accaduto dal punto di vista emotivo. È pura supposizione, e tuttavia ci penso: chissà se un buon percorso avrebbe potuto aiutarlo. A uscire dalla condizione di vittima, prima di tutto, per tenersi lontano anche da quella di assassino.

Ora nonna Daniela chiede perdono alla madre di Juana, e si risponde da sola dicendo a se stessa che perdono non c’è. Si mette nei panni dell’altra fin troppo facilmente, purtroppo.

Probabilmente vaneggio, ma ho per entrambe la speranza che possano, chissà, un giorno incontrarsi, e il ponte della sofferenza condivisa sia, questo sì, una via concreta per fermare la violenza.

I SERVIZI ART-ER PER LA CRESCITA DI 10 STARTUP INNOVATIVE

Bando per l’accesso alle Serre rivolto a nuove imprese con sede in Emilia-Romagna
● Sede, tecnologie e consulenza per lo sviluppo del business e l’internazionalizzazione
● Previsti anche incontri dedicati con investitori e manager di grandi imprese del territorio

Bologna, 3 dicembre 2021 – Servizi e consulenza per la crescita e l’internazionalizzazione di startup innovative dell’Emilia-Romagna. Questi gli obiettivi del nuovo bando di selezione “Le Serre di ART-ER Edizione 2021”, che offre spazi e servizi per lo sviluppo del business a un massimo di 10 startup innovative con sede nel territorio regionale.
Alle imprese selezionate saranno offerti servizi logistici e di supporto all’avvio e consolidamento delle attività. In particolare: disponibilità di spazi a uso ufficio per tre giorni a settimana. Le startup, inoltre, potranno accedere a postazioni dedicate con possibilità di utilizzo di rete wifi, utenze, stampante a colori, monitor e tastiera wireless, monitor di grande dimensioni per presentazioni , sale riunioni e area relax/angolo cucina.
Nel corso degli anni, con un’accelerazione dovuta alla pandemia, i percorsi di supporto alle startup sono evoluti per poter rispondere in maniera sempre più efficace alle esigenze specifiche delle imprese. Dal mese di marzo 2021, Le Serre di ART-ER, hanno lanciato un  modello di accelerazione, flessibile e caratterizzato da percorsi di accompagnamento personalizzati basati sull’integrazione di competenze.
Oltre ai servizi logistici, le startup avranno a disposizione coach dedicati, formazione per lo sviluppo di business innovativi e potranno accedere ai servizi “Pronti per l’investitore!” per  l’analisi e valutazione del fabbisogno finanziario e “Helpdesk Proprietà Intellettuale” per indicazioni sulla gestione della proprietà intellettuale nello sviluppo del business e per valutare strategie di tutela e valorizzazione della startup. Inoltre avranno accesso ad incontri con i manager dei gruppi industriali con sede in Emilia-Romagna che aderiscono al Mentor Board di ART-ER e avranno la possibilità di partecipare a eventi di networking e di sviluppo business, anche internazionali, organizzati da ART-ER.
Il bando, i moduli e la procedura per candidarsi sono disponibili a questo link:
https://www.art-er.it/2021/11/bando-di-selezione-le-serre-di-art-er-2021/
La scadenza per la presentazione delle candidature è fissata alle ore 13:00 del 17
dicembre 2021

PERA ABATE. BERGAMINI (LEGA) E GIOVANNINI: «SENZA LE MOLECOLE FITOSANITARIE E RISTORI IMMEDIATI, IL SETTORE FRUTTICOLO E’ A RISCHIO CHIUSURA»

FERRARA, 3 DIC. 2021.

«Se non verranno sbloccati al più presto aiuti urgenti al settore frutticolo, ed in assenza di una deroga sull’utilizzo dei prodotti fitosanitari necessari a contrastare parassiti e patogeni, dovremo presto dire addio alla pera Abate Fétel, ed alle altre colture tipiche del nostro territorio». Ha il sapore di un’ultima “chiamata”, l’appello lanciato dal consigliere regionale della Lega, Fabio Bergamini. In questi giorni impegnato, in Assemblea Legislativa, nella stesura di un documento che sollecita la Regione a fare di più per il settore Primario, sostenendo le imprese agricole del territorio. Come l’azienda che Riccardo Giovannini guida, a Vigarano Mainarda, assieme al padre, che ha visto l’ascesa ed il progressivo declino di colture che hanno fatto la tradizione. Come, appunto, la pera Abate. «Un frutto più sensibile di altri, che sta pagando il prezzo di cambiamenti climatici, con gelate e stagioni avverse, ma anche l’azione di parassiti e patogeni presenti da anni nelle campagne», dice lo stesso Giovannini. L’elenco dei nemici naturali della frutticoltura è purtroppo lungo: la “maculatura bruna”, l’alternaria e la cimice asiatica, per esempio, in grado di distruggere gran parte del raccolto. Gli strumenti a disposizione sono pochi, dopo che l’Europa ha messo al bando gran parte delle molecole di sintesi necessarie alla difesa dell’areale, senza contare il cosiddetto “cancro della Valsa”. «Un tempo – dice Giovannini – la coltura della pera assicurava un indotto importante, ed anche la creazione di posti di lavoro fissi e stagionali. Da almeno tre anni, il raccolto è scarso, ed i tempi per accedere ai ristori (purtroppo parziali) sono lunghi». Le Legge 102, che disciplina la questione, ha tempi di gestazione di almeno due anni prima di vedere arrivare i risarcimenti. Eppure, gli agricoltori continuano ad investire: Riccardo Giovannini mostra il “cubo”, una copertura fatta di una speciale rete e travi, che circonda circa 4 ettari di pero, su di un totale di 11 coltivati a frutteto. Un investimento, quello del “cubo”, da oltre 100mila euro, in parte ammortizzato dai fondi del Psr.  «Eppure, senza ristori immediati per le gelate del 2021 e deroghe sull’uso dei prodotti fitosanitari che l’Europa ci vieta di usare – conclude Fabio Bergamini – il rischio vero è che molti agricoltori decidano di abbandonare, estirpando i frutteti. Questo a beneficio di altri Paesi, che hanno regole molto più blande da rispettare. La fine della frutticoltura nostrana sarebbe un danno enorme per tutto il territorio».

“Il pozzo incantato e la giraffa Selene”
Dalia Bighinati presenta la sua favola

Mercoledì 8 dicembre – ore 10,30 – Casa Romei – Ferrara

Bal’danza APS insieme al Museo di Casa Romei, in attesa del Natale, invitano Associazioni e amici
all’evento di presentazione della favola “Il pozzo incantato e la giraffa Selenedi Dalia Bighinati,
illustrata da Daniela Cappagli, edita da Di Scaranari.
La favola, che Bal’danza APS presenta in anteprima alla città, nasce dal progetto dell’autrice di
devolvere il ricavato della vendita del libro all’Associazione “Dalla Terra alla Luna”.
Il progetto è accolto e sostenuto da Daniela Cappagli, Il Sognalibro, Bal’danza APS, Coldiretti
Ferrara, Coop Alleanza 3.0, Fidapa Ferrara, Soroptimist Ferrara e Telestense.

“Il pozzo incantato e la giraffa Selene” è la storia di un incontro notturno al chiaro di luna fra Iride,
una cavallina vanitosa allegra, molto curiosa e un essere a lei sconosciuto, una giraffa. A mezza
strada tra fantasia e realtà, la favola ci trasporta in un mondo “altro”, dove può nascere
un’amicizia istantanea anche fra esseri molto diversi fra loro.

Per l’occasione, si accede gratuitamente al Museo: sono obbligatori il green-pass e la mascherina.

Minacce al Presidente Bonaccini, la dichiarazione della capogruppo Zappaterra: “Solidarietà e stima per il nostro Presidente”

Le minacce al Presidente Stefano Bonaccini ad opera di un gruppo No Vax e promotore di iniziative No Green Pass sono ignobili e scandalose. Ma non intimoriscono sicuramente né il nostro Presidente, a cui rinnoviamo ancora una volta la nostra solidarietà e stima per quanto sta facendo per la tutela della salute e la gestione dell’emergenza, né chi ogni giorno per vocazione e professione lavora per arginare gli effetti devastanti del covid sulla sanità e sull’economia.
Le minacce arrivano da un gruppo Telegram che paradossalmente si chiama “Basta dittatura”: qui l’unica dittatura che va contestata è quella della disinformazione e della deresponsabilizzazione da parte di chi rifiuta la scienza e la tutela collettiva.

Marcella Zappaterra, Capogruppo Pd Assemblea Legislativa Emilia-Romagna

Lo stile di vita della Sardegna e la collaborazione con il Canada

Il mix culturale, antropologico e sociale che caratterizza la Sardegna è stato al centro di un importantissimo meeting online che ha unito Italia e Canada. Alla conferenza online hanno partecipato i fondatori di TAG18 The Advisors Group, Società di Consulenza e Servizi Integrati per le Pubbliche Amministrazioni, Gualtiero Medda e Fabrizio Canetto, il giornalista, esperto di internazionalizzazione, blue economy e marketing territoriale Domenico Letizia e Tony Loffreda, senatore del Canada, rappresentante della provincia del Québec. Focus specifico dell’incontro è stato l’isola dei centenari descritta anche dal Time come terra di longevità. La Sardegna è al centro di numerose ricerche sullo stile di vita locale, il food di qualità e il benessere sociale e sta divenendo un biglietto da visita in grado di promuovere quel mix tra aree demografiche e geografiche del mondo in cui la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto al resto del mondo. Un progetto al centro dei lavori
della società TAG18 The Advisors Group che sta promuovendo l’innovativo progetto di marketing territoriale e internazionalizzazione denominato “I am Sardinia”. Una progettualità interdisciplinare, che si avvale della collaborazione di esperti e istituzioni, tesa a promuovere l’isola sui mercati esteri, per gli investitori, la crescita del turismo e che ha suscitato interesse anche in Canada. Un apprezzamento per il progetto confermato dal senatore canadese Loffreda che durante i lavori ha espresso la volontà di voler approfondire la realtà della Sardegna, esprimendo la sua disponibilità a visitare i luoghi più importanti dell’Isola appena l’emergenza sanitaria attuale renderà possibili gli spostamenti senza
particolari difficoltà. D’altronde, la Sardegna, grazie alla qualità della vita, del food, del clima e delle meraviglie paesaggistiche e storiche, ottiene un ottimo piazzamento  sulla longevità e benessere di vita nella classifica nazionale. In Sardegna, dove vive un numero record di centenari e ultracentenari, la speranza di vita è 82,6 anni. Per quanto riguarda le speranze di vita, Cagliari è una delle città migliori d’Italia con medie superiori a nord ovest e nord est: 83,49 anni. Al secondo posto c’è Olbia Tempio con 82,85, al terzo Oristano con 82,65. Un brand territoriale che merita di essere apprezzato e conosciuto in tutto il mondo grazie all’innovazione, alla cooperazione internazionale e ai nuovi strumenti del marketing territoriale.