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Giorno: 14 Gennaio 2022

Appello di 50 Nobel : ridurre le spese militari al 2% del Pil

A cura di Giustino Di Domenico

La spesa militare, a livello globale, è raddoppiata dal 2000 ad oggi, arrivando a sfiorare i duemila miliardi di dollari all’anno. Inoltre, è in aumento in tutte le aree del mondo. I singoli governi sono sotto pressione e incrementano la spesa militare per stare al passo con gli altri Paesi.
Il meccanismo della controreazione alimenta una corsa agli armamenti in crescita esponenziale
, il che equivale a un colossale dispendio di risorse che potrebbero essere utilizzate a scopi migliori.

In passato, la corsa agli armamenti ha spesso condotto a un’unica conseguenza: lo scoppio di guerre sanguinose e devastanti. Noi vogliamo presentare una semplice proposta per l’umanità: che i governi di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite si impegnino ad avviare trattative per una riduzione concordata della spesa militare del 2 per cento ogni anno, per cinque anni.

La nostra proposta si basa su una logica elementare:

  • Le nazioni nemiche ridurranno la spesa militare, e così facendo rafforzeranno la sicurezza dei rispettivi Paesi, pur conservando l’equilibrio delle forze e dei deterrenti.
  • L’accordo siglato servirà a contenere le ostilità, riducendo il rischio di futuri conflitti.
  • Enormi risorse verranno liberate e rese disponibili, il cosiddetto «dividendo della pace», pari a mille miliardi di dollari statunitensi entro il 2030.

La metà delle risorse sbloccate da questo accordo verrà convogliata in un fondo globale, sotto la vigilanza delle Nazioni Unite, per far fronte alle istanze più pressanti dell’umanità: pandemie, cambiamenti climatici e povertà estrema. L’altra metà resterà a disposizione dei singoli governi. Così facendo, tutti i Paesi potranno attingere a nuove e ingenti risorse, che in parte si potranno utilizzare per reindirizzare le notevoli capacità di ricerca dell’industria militare verso scopi pacifici nei settori di massima urgenza.

La storia dimostra che è possibile siglare accordi per limitare la proliferazione degli armamenti: grazie ai trattati Salt e Start, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica hanno ridotto i loro arsenali nucleari del 90 percento dagli anni Ottanta ad oggi. I negoziati da noi proposti avranno una buona possibilità di successo, perché fondati su un ragionamento logico: ciascun attore sarà in grado di beneficiare dalla riduzione degli arsenali del nemico, e così pure l’intera umanità. In questo momento, il genere umano si ritrova ad affrontare pericoli e minacce che sarà possibile scongiurare solo tramite la collaborazione. Cerchiamo di collaborare tutti insieme, anziché combatterci

  1. Hiroshi Amano (Nobel per la fisica)
  2. Peter Agre (Nobel per la chimica)
  3. David Baltimore (Nobel per la medicina)
  4. Barry C. Barish (Nobel per la fisica)
  5. Steven Chu (Nobel per la fisica)
  6. Robert F. Curl Jr. (Nobel per la chimica)
  7. Johann Deisenhofer (Nobel per la chimica)
  8. Jacques Dubochet (Nobel per la chimica)
  9. Gerhard Ertl (Nobel per la chimica)
  10. Joachim Frank (Nobel per la chimica)
  11. Sir Andre K. Geim (Nobel per la fisica)
  12. Sheldon L. Glashow (Nobel per la fisica)
  13. Carol Greider (Nobel per la medicina)
  14. Harald zur Hausen (Nobel per la medicina)
  15. Dudley R. Herschbach (Nobel per la chimica)
  16. Avram Hershko (Nobel per la chimica)
  17. Roald Hoffmann (Nobel per la chimica)
  18. Robert Huber (Nobel per la chimica)
  19. Louis J. Ignarro (Nobel per la medicina)
  20. Brian Josephson (Nobel per la fisica)
  21. Takaaki Kajita (Nobel per la fisica)
  22. Tawakkol Karman (Nobel per la pace)
  23. Brian K. Kobilka (Nobel per la chimica)
  24. Roger D. Kornberg (Nobel per la chimica)
  25. Yuan T. Lee (Nobel per la chimica)
  26. John C. Mather (Nobel per la fisica)
  27. Eric S. Maskin (Nobel per l’economia)
  28. May-Britt Moser (Nobel per la medicina)
  29. Edvard I. Moser (Nobel per la medicina)
  30. Erwin Neher (Nobel per la medicina)
  31. Sir Paul Nurse (Nobel per la medicina e presidente emerito della Royal Society)
  32. Giorgio Parisi (Nobel per la fisica)
  33. Jim Peebles (Nobel per la fisica)
  34. Sir Roger Penrose (Nobel per la fisica)
  35. Edmund S. Phelps (Nobel per l’economia)
  36. John C. Polanyi (Nobel per la chimica)
  37. H. David Politzer (Nobel per la fisica)
  38. Sir Venki Ramakrishnan (Nobel per la chimica e presidente emerito della Royal Society)
  39. Sir Peter Ratcliffe (Nobel per la medicina)
  40. Sir Richard J. Roberts (Nobel per la medicina)
  41. Michael Rosbash (Nobel per la medicina)
  42. Carlo Rubbia (Nobel per la fisica)
  43. Randy W. Schekman (Nobel per la medicina)
  44. Gregg Semenza (Nobel per la medicina)
  45. Robert J. Shiller (Nobel per l’economia)
  46. Stephen Smale (Medaglia Fields per la matematica)
  47. Sir Fraser Stoddart (Nobel per la chimica)
  48. Horst L. Störmer (Nobel per la fisica)
  49. Thomas C. Südhof (Nobel per la medicina)
  50. Jack W. Szostak (Nobel per la medicina)
  51. Olga Tokarczuk (Nobel per la letteratura)
  52. Srinivasa S. R. Varadhan (Premio Abel per la matematica)
  53. Sir John E. Walker (Nobel per la chimica)
  54. Torsten Wiesel (Nobel per la medicina)
  55. Roberto Antonelli (Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei)
  56. Patrick Flandrin (Presidente dell’Académie des Sciences, Francia)
  57. Mohamed H.A. Hassan (Presidente della World Academy of Sciences)
  58. Annibale Mottana (Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei)
  59. Anton Zeilinger (Presidente dell’Academy of Sciences, Austria)
  60. Carlo Rovelli and Matteo Smerlak, organizzatori.
per firmare la petizione:  https://peace-dividend.org/

Cover: il nuovo missile ipersonico cinese definito di tecnologia “impossibile” (foto su licenza Creative Commons)

Al cantón fraréś
Bruno Zannoni: “Al sat chi è mort?”

 

Con ironia e senso dell’umorismo l’autore esprime un disagio nello sfogliare le pagine del giornale e, evitando i necrologi, si consola considerando che, per ora, non lo riguardano. Ma non basta: c’è sempre chi informa, con particolari disturbanti, che amici o conoscenti o vicini sono passati a miglior vita. Ci sono poi gli annunci funebri appena fuori casa. Meglio quindi trovare un luogo tranquillo dove passeggiare in pace…
(Ciarìn)

Al sat chi è mort?

Da la paùra ach gh’ò d’sàntiram mal
an sfój più gnaηch ill pàgin dal giurnàl;
quéla di necrològi, specialmént,
aη la voi védar, mó pròpi par gnént;
e se par caś am scàpa un òć su quéla,
póvr’al mié stómagh, ahi, cóm al bruntèla
int al nutàr la foto d’uη ch’a cgnós.
Am s’alza la presión, a dvént tut rós
s’a véd la fàza d’uη mié vèć amìgh
e par cuηsulazión, alóra, am digh:
“Mo l’éra purasà più vèć ch’né mi”
(aηch s’an è briśa véra, am digh acsì!)
e a guàrd col fià suspéś, quaśi in afàn,
quant jéra (sperànd tanti!) chi sò ann.

Mo aηch se la nutìzia am tiéη lugàda
a gh’è sémpar qualcdùη che iη źir par stràda
l’am férma pr’iηfurmàram cun traspòrt:
Al sat di nostr’amìgh, ajér, chi è mort?”
e vié ch’al m’cónta (e t’an al pó farmàr!)
dla so agunìa i particulàr;
mo mìna al s’férma chi, aηzi al va avanti
int al far l’eléηch (mo mama, quanti!)
ad tuti quéi che int j’ùltim témp j’è andà
(séηza che mi al savés) a fnir là d’là.

E se mi a scaηs st’al tip, stà pur sicùr
che apéna fóra ‘d ca’, tacà sul mur
a tróv al manifèst listà dal lut
dl’avśìη ch’l’è mort stanòt: e tant salùt!
A jò capì: par star un póch iη paś
a dév andàr indóv che tuti i taś,
indóv aη gh’è giurnàj, né tant pasànt:
a jò d’andàr a spas int al Campsànt!


Lo sai chi è morto? (traduzione dell’autore)

Per la paura che ho di sentirmi male / non sfoglio più nemmeno le pagine del giornale; / quella dei necrologi, specialmente / non la voglio vedere, ma proprio per niente; / e se per caso mi sfugge un occhio su quella, / povero il mio stomaco come brontola / nel vedere la fotografia di uno che conosco. / Mi si alza la pressione, divento tutto rosso / se vedo la faccia di un mio vecchio amico / e per consolazione, allora, mi dico: / “Ma era molto più vecchio di me” / (anche se non è vero, mi dico così!) / e guardo col fiato sospeso, quasi in affanno, / quanti erano (sperando tanti!) quei suoi anni. /

Ma anche se la notizia me la tengo nascosta / c’è sempre qualcuno che in giro per strada / mi ferma per informarmi con trasporto: / “Lo sai dei nostri amici, ieri, chi è morto?” / e via che mi racconta (e non lo puoi fermare!) / i particolari della sua agonia; / ma mica si ferma qui, anzi va avanti / nel far l’elenco (ma mamma, quanti!) / di tutti quelli che negli ultimi tempi sono andati / (senza che io lo sapessi) a finire di là. /

E se io scanso questo tizio, sta pur sicuro / che appena fuori di casa, affisso al muro / trovo il manifesto listato a lutto / del vicino che è morto ‘sta notte: e tanti saluti! / Ho capito: per stare un poco in pace / devo andare dove tutti tacciono, / dove non ci sono giornali, né tanti passanti: / devo andare a spasso nel cimitero!

 

 

Tratto da: Antologia del XXIX Premio di poesia dialettale “Poetar Padano”, Carpi, Associazione Culturale Il Portico, 2018.


Bruno Zannoni
(Bagnacavallo 1940)
Nato in Romagna, vive da decenni a Ferrara. Scrive in dialetto romagnolo e ferrarese, con premi e riconoscimenti nei concorsi nazionali. Altre informazioni nel Cantón del 1 maggio 2020 [Qui]

 

Al cantóη fraréś: testi di ieri e di oggi in dialetto ferrarese, la rubrica curata da Ciarin per Ferraraitalia,
esce ogni 15 giorni al venerdì mattina. Per leggere le puntate precedenti clicca [Qui]

Cover: Mattina al camposanto, foto di M. Chiarini.

CS/Da commissione Cultura ok a progetto legge su ‘Case persone illustri’, Costa (Pd), “si tutelano luoghi dove le celebrità hanno vissuto e operato”. Marchetti (Pd), “Provvedimento che aiuterà promozione culturale dei territori anche in chiave turistica”

Bologna, 13 gennaio – Riconoscere e valorizzare le abitazioni e gli studi delle persone illustri vissute in Emilia-Romagna: esponenti del mondo della storia, della cultura, della politica, della scienza e della spiritualità che hanno fatto la storia di questa regione e del mondo. È l’obiettivo del progetto di legge della Giunta sulle “Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna” arrivato oggi in commissione Cultura dell’Assemblea legislativa, presieduta dalla presidente Francesca Marchetti (Pd). A presentare il progetto di legge, sottoscritto dai colleghi del Pd, il relatore di maggioranza Andrea Costa. “E’ un provvedimento – spiega – il primo in assoluto, che va nella direzione di mettere in custodia e valorizzare le case e gli studi, nel nostro territorio emiliano-romagnolo, dove persone celebri si sono distinte. Sono luoghi di straordinaria bellezza, nei quali è conservato il patrimonio artistico e culturale di chi ha dato lustro alla nostra regione e che potrebbe rischiare di finire nel dimenticatoio perché non sufficientemente fruito o valorizzato per mancanza di fondi”.
“Si tratta di un disegno di legge proposto dalla Giunta che vuole sostenere, anche economicamente, un ricco patrimonio culturale, storico e identitario presente nella nostra regione. Un patrimonio che andrà visto anche nell’ottica di rilancio del turismo” sottolinea la presidente della commissione Marchetti. “La legge – conferma Costa -, inoltre potrebbe introdurre un nuovo indotto turistico, si può costruire una rete delle case delle persone celebri. Abbiamo infatti presentato un emendamento, approvato a seguito del confronto con i soggetti responsabili di questi luoghi e con l’associazione nazionale Case della memoria che incentiva la collaborazione e la costituzione di reti tra case di personaggi illustri del territorio nazionale che magari insistono sullo stesso territorio e possono creare un itinerario di visite e iniziative: in questo caso è prevista una premialità”.
In Emilia-Romagna, infatti, sono vissute e hanno operato quasi un centinaio di personalità che hanno cambiato il mondo con la loro opera. Si parla di persone illustri come: Giuseppe Verdi, Luciano Pavarotti, i Fratelli Cervi, Antonio Ligabue, Arturo Toscanini, Lucio Dalla, Enzo Ferrari, Giorgio Morandi, Giosuè Carducci, Guglielmo Marconi, Ludovico Ariosto, Gioacchino Rossini, Anita e Giuseppe Garibaldi, Giosuè Carducci, Federico Fellini, Giovanni Pascoli, Aurelio Saffi, Tonino Guerra, Giovannino Guareschi e tanti altri.
Costa spiega in che modo la legge sosterrà le case delle persone illustri. “La legge finanzierà due linee di intervento, una in conto capitale, per manutenzioni, restauri, interventi strutturali e una in conto corrente, per la valorizzazione e promozione del patrimonio artistico e la sua messa a fruizione del pubblico: mostre, eventi, studi, catalogazione, digitalizzazione, organizzazione di eventi”. I soldi saranno assegnati attraverso bandi che usciranno annualmente. I soggetti che hanno la custodia di questi luoghi sono diversi: istituzioni, eredi, fondazioni e associazioni e i fondi verranno assegnati direttamente a loro”. Per poter partecipare al bando, però, dovranno prima fare domanda per essere iscritti all’elenco delle “Case e studi degli illustri dell’Emilia-Romagna” e sarà la Regione a decidere.
“Con questa legge – conclude Marchetti vogliamo impedire che vada perso un grande patrimonio regionale da valorizzare con risorse e con lo sviluppo di percorsi culturali dedicati ai territori. In Emilia-Romagna ogni giorno ci impegniamo affinché il sistema pubblico possa tutelare la memoria e i luoghi della cultura siano custoditi, preservati e tramandati e soprattutto aperti al pubblico”.

Pochi e stremati Covid, gli ‘eroi’ a Reggio Emilia Merlino (Fp-Cgil): certi giorni anche 30 operatori in malattia

Reggio Emilia – Gli “eroi” del Covid di Reggio Emilia? Sempre più stanchi, in pochi a fronteggiare la nuova marea dei contagi (il 5 gennaio scorso il direttore dell’Ausl Cristina Marchesi rendicontava circa 150 operatori assenti, tra sospesi e positivi) ed esposti all’infezione. A segnalarlo Gaetano Merlino, sindacalista responsabile del comparto sanità per la Funzione pubblica della Cgil. “La variante Omicron in questo momento continua ad infettare, in maniera anche asintomatica, un po’ tutti. Ha una grande diffusione tra le persone e il fatto che i contagiati non presentino sintomi, questo anche grazie alla vaccinzaione, non permette di individuare i casi nell’immediato”. Dunque, “come succede nella vita quotidiana anche nelle strutture ospedaliere gli operatori che hanno dei figli, o hanno un minimo di vita sociale, o vanno al supermercato che per la grande diffusione del virus può diventare anche quello un punto di contagio, sono facili all’infezione”.
Così, in alcuni casi, spiega Merlino alla Dire, “ci sono delle giornate in cui l’Usl di Reggio si trova ad avere anche 30 malattie al giorno a cui far fronte, anche perchè comunque i dipendenti che hanno un minimo sintomo, coscientemente, prima di presentarsi al lavoro preferiscono fare un tampone piuttosto che andare allo sbaraglio”. Per l’esponente della Camera del lavoro “dire che si è sotto organico non è corretto, ma sicuramente la difficoltà nel coprire i turni è immensa”.
Del resto continua Merlino, “noi l’avevamo già denunciato più volte ed è una conseguenza delle indicazioni che la Regione aveva dato nei mesi scorsi. Cioè di non rinnovare i contratti a tempo determinato che andavano in scadenza, e questo, con la nuova ondata, ha fatto sì che non si è stati in grado di sostenere l’uscita del personale con la richiesta che serviva al momento”. Ai turni massacranti si associa poi la mancanza di ferie. “Alcuni operatori sono stati richiamati dalle ferie, qualcuno ha avuto la possibilità di farle e a tanti altri è stato detto che in questo momento sono bloccate perché ci sono delle necessità. E’ previsto dal contratto- puntualizza però Merlino- quindi le operazioni fatte dall’azienda sono legittime, non vanno contro il contratto”. Ma allo stesso tempo “gli operatori sono stremati: una settimana di ferie poteva aiutarli a rigenerarsi invece si trovano a dover fronteggiare la carenza di personale”.
Come sindacato, continua l’esponente della Cgil, “abbiamo chiesto fin da ottobre di non lasciare a casa nessuno e di assumere personale. L’azienda lo sta facendo ma purtroppo il personale che deve essere riassunto tra il passare dal medico competente, fare la visita per l’idoneità fisica e il dover lasciare l’altra attività lavorativa che magari stanno facendo, fa sì che passino almeno 30 giorni”. E in altri casi “l’unica alternativa è il lavoro interinale che per noi non è l’arma migliore, ma è ora l’unica che le Aziende sanitarie hanno in mano per fronteggiare la situazione”. Così però “torniamo al concetto degli anni precedenti in cui operatori della sanità scarseggiavano”, avvisa Merlino.
Non va meglio al personale amministrativo che “in questo momento può essere assunto con contratti Cococo che è una forma assolutamente non utilizzabile nell’amministrazione pubblica, però un’articolo del ‘Cura Italia’ permetteva che venisse applicata fino al termine del periodo emergenziale, e quindi allo stato attuale fino al 30 di marzo”. Questa “è un’altra forma contrattuale che non ci piace, in generale e soprattutto nella pubblica amministrazione”. Insomma, “il peso della pandemia si sente: a differenza dell’ondata precedente in cui i contatti potevano essere controllati, in questa non è possibile perché la malattia si presenta anche in forme leggere e potrebbe far diventare tutti degli ‘untori’, seppure a loro insaputa”. Quindi “il vaccino resta un baluardo”, ma non elimina tutti i rischi. Ad esempio, spiega Merlino, “le ultime normative prevedono che se hai la terza dose e non hai sintomi potresti andare a lavorare con una mascherina di tipo Ffp2. Ma noi non scegliamo chi ricoverare, e siamo comunque a contatto con soggeti fragili, che restano quelli più a rischio”.

RINVIATO AL 10 APRILE IL CONCERTO DEI SOLISTI OCF DI DOMENICA 16 GENNAIO DOMENICA 23 GENNAIO LA SECONDA PARTE DI “FERRARA MUSICA AL RIDOTTO” RIPARTIRÀ DAGLI ARCHI BAROCCHI DEL CONSERVATORIO “FRESCOBALDI”

Il concerto cameristico in programma domenica 16 gennaio alle 10.30 al Ridotto del Teatro Comunale – secondo di quelli dedicati dai Solisti dell’Orchestra Città di Ferrara a Stravinsky e al Gruppo dei Sei – sarà rinviato per motivi organizzativi a domenica 10 aprile.
“Ferrara Musica al Ridotto” riprenderà regolarmente con la seconda tranche dei concerti a partire da domenica 23 gennaio alle 10.30, proponendo un programma tutto vivaldiano a cura dell’Ensemble d’archi barocco del Conservatorio “Frescobaldi” preparato e diretto da Alessandro Perpich. La seconda parte della rassegna comprende dieci ulteriori appuntamenti dedicati alla musica da camera, in cartellone tra il 23 gennaio e il 10 aprile. Il Conservatorio “Frescobaldi” conferma la propria collaborazione organizzativa e artistica, mentre si aggiunge come partner anche l’Associazione Culturale Bal’danza presieduta da Valeria Conte Borasio, con la direzione artistica di Romano Valentini. Bal’danza ha programmato per “Ferrara Musica al Ridotto” due appuntamenti di notevole spessore: il recital sulla storia del repertorio per chitarra curato da Davide Fabbri (“Il mio viaggio”, 6 febbraio) e quello di Gian Maria Bonino dedicato al fortepiano, strumento di cui il pianista piemontese è appassionato interprete (6 marzo).
La cifra divulgativa e formativa rimarrà tema comune ai concerti proposti dal Conservatorio “Frescobaldi” anche in questa seconda parte. Ne saranno protagonisti l’arpista Antonella Ciccozzi con il suo CD dedicato a Carlos Salzedo (13 febbraio), il violista Simone Libralon (20 febbraio) con le Suites di Bach, il ciclo “Die Winterreise” di Schubert nell’interpretazione del tenore Alessandro Maffucci e del pianista Roberto Russo (27 febbraio), e la finestra sulla contemporaneità aperta dal duo flauto- pianoforte composto da Morena Mestieri e Anna Bellagamba (“Something Borrowed, Something New”, 20 marzo). Alcuni degli appuntamenti saranno introdotti da Fernando Scafati, Luca Bellentani e Achille Galassi.
Completeranno il cartellone due recital per violino e pianoforte: il 13 marzo il duo formato da Lucilla Mariotti e Szuzana Homor (musiche di Beethoven, Debussy, Saint-Saëns e D’Ambrosio); e il 27 marzo, in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, quello di Marcello Corvino e Carlo Bergamasco (“Concerto di primavera”, con musiche di Mozart e Beethoven).
Biglietti a 3 euro e 1 euro, acquistabili anche online o direttamente alla biglietteria del Teatro nei consueti orari e domenica stessa dalle 9.30 a inizio concerto.

Gli psicologi alla Regione: “Più investimenti concreti per il benessere psicologico”

Bologna, 14 gennaio 2022 – Psicologi di base nelle case di comunità e uno stanziamento di risorse aggiuntive e strutturali per ogni distretto sanitario dell’Emilia-Romagna. E’ quanto l’Ordine degli Psicologi regionale ha chiesto all’Assessorato alle Politiche per la Salute in un incontro avvenuto mercoledì
scorso in Regione.
Una proposta già avanzata nell’agosto 2020 e che è stata reiterata recentemente insieme alla richiesta di un incontro all’assessore regionale Raffaele Donini. «L’Assessorato ci ha comunicato di voler investire nella psicologia con servizi strutturali e stabili – spiega Gabriele Raimondi, presidente dell’Ordine degli Psicologi regionale, che ha partecipato all’incontro di mercoledì insieme alla vicepresidente Luana Valletta e al tesoriere Mattia Salati – Ma non ci basta.
Siamo disponibili al dialogo e alla collaborazione, ma attendiamo al più presto anche fatti e cifre da destinare al benessere psicologico» Investimenti concreti, dunque, soprattutto in un momento in cui le richieste dei cittadini in relazione a vissuti di ansia, depressione e disagio sono in aumento e il bonus psicologo da 50 milioni di euro non è rientrato nella legge di bilancio nazionale. «Il nostro sistema pubblico regionale, pur con il massimo impegno dei professionisti coinvolti, non è in grado attualmente di dare piena e tempestiva risposta alle esigenze dei cittadini. Occorre un percorso condiviso e strutturale – continua Raimondi – che veda la piena collaborazione tra Ordine degli Psicologi e Regione Emilia-Romagna per implementare l’investimento in  psicologia».
Secondo l’Ordine degli Psicologi è importante che lo psicologo di base, una figura riconosciuta come il medico di famiglia ma dedicato al benessere psicologico, venga istituito formalmente in Emilia-Romagna, così come accaduto recentemente in Campania. Occorre inoltre incrementare la dotazione
professionale psicologica nel sistema sanitario regionale e nelle case di comunità anche per il trattamento precoce del disagio e appunto investire nella salute mentale. Il Lazio, per esempio, ha istituito un fondo di 2,5 milioni dedicato all’accesso alle cure per la salute mentale e la prevenzione del
disagio psichico per i giovani e le fasce più fragili della popolazione.

SCIOPERO NAZIONALE DELLA POLIZIA LOCALE DEL 15 GENNAIO 2022: RICHIESTA LA DEVOLUZIONE DELLE ECONOMIE DAL PERSONALE ADERENTE AD ASSOCIAZIONI ED ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO.

La Segreteria Provinciale del SULPL – Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale ha richiesto ai sindaci di diversi comuni della Provincia di Ferrara la devoluzione delle economie di spesa derivanti dal personale della Polizia Locale che aderirà allo sciopero del 15/01/2022 a favore di enti no-profit. Questa iniziativa, promossa dalla Segreteria Nazionale del SULPL, ha trovato ampio riscontro negli aderenti al
sindacato autonomo che hanno poi individuato i nominativi di diverse associazioni ed organizzazioni di volontariato. Si auspica che le amministrazioni comunali interessate vogliano aderire alle diverse richieste inoltrate, che non porteranno a nessun aggravio di spesa per gli enti in quanto l’importo che sarà devoluto corrisponderà alle trattenute stipendiali per la giornata di sciopero di ogni aderente, garantendo così un aiuto concreto a diverse realtà del terzo settore. Per Ferrara Città la richiesta di devoluzione è stata indirizzata verso AVIS, per l’Unione Valli e Delizie (Argenta-Ostellato-Portomaggiore) alla Lega Italiana dei Diritti degli Animali, per Bondeno ad Emergency, per Codigoro ad OIPA Ferrara. Lo sciopero del prossimo 15 gennaio 2022 nasce dal fatto che la proposta di legge di riforma della Polizia Locale ha subito, rispetto alla formulazione del testo unificato proposto dall’apposita commissione parlamentare lo scorso settembre 2021, un profondo ed inaccettabile stravolgimento dopo il passaggio presso il Ministero dell’Interno.
Poche le parole che possono descrivere lo scoramento delle donne e degli uomini della Polizia Locale italiana alla lettura del nuovo testo, che apporta sostanziali modifiche peggiorative, anche rispetto alla vetusta, ma equilibrata, vigente Legge Quadro n. 65 risalente al 1986. Sono previsti presidi davanti alle prefetture lungo tutta la Nazione e per la nostra provincia, Ferrara, il presidio è fissato a MODENA dalle ore 9:30 alle 13:00, unitamente alle colleghe e colleghi provenienti dalla stessa provincia di Modena e da quelle di Reggio Emilia, Bologna, Mantova, nel rispetto delle norme contro il Covid-19. La legge di riforma della Polizia Locale DEVE tornare ad una discussione ed approvazione, con gli emendamenti proposti da tutte le parti legittimamente interessate, che si svolga NELL’ARCO PARLAMENTARE e non
negli uffici dei burocrati ministeriali.

Maradona il Salvatore. Nel calcio come nella vita.

Ancora il bravissimo Toni Servillo, già nella lista dei 25 grandi attori del XII secolo pubblicata, lo scorso anno, dal New York Times, insieme ad attori del calibro di Denzel Washington, ne E’ stata la mano di Dio, che, distribuito al cinema da Lucky Red, dal 15 Dicembre possiamo vedere anche su Netflix, in eterna simbiosi di successo con Paolo Sorrentino (i due collaborano fin dall’esordio del regista, L’uomo in più, del 2001).

Vincitore, alla 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, del Leone d’Argento e del Premio Marcello Mastroianni al giovane protagonista Filippo Scotti, da più parti si vocifera di una possibile candidatura agli Oscar (recente delusione al Golden Globe, dove il film non ha ricevuto premi). Il film merita, è commovente e bello (tuttavia, non da Oscar, a nostro avviso), quello più personale e intimo del regista napoletano.

Ambientato a Napoli, non si tratta di un film su Maradona, come potrebbe sembrare dal titolo, ma di una pellicola dove il calciatore è, piuttosto, una manifestazione divina.

Filippo Scotti

Il protagonista, il giovane Fabietto Schisa (il talentuoso Filippo Scotti), è il regista stesso, in un periodo adolescenziale fatto di scoperte, risate, paure esistenziali, solitudine e corse in motorino con gli affiatati genitori (il padre Saverio, interpretato da Toni Servillo e la madre Maria, ruolo di Teresa Saponangelo) amati e complici di avventure e scherzi. Ci sono poi il fratello Marchino (Marlon Joubert), le partite allo stadio San Paolo (oggi intitolato a Maradona) e, soprattutto, la voglia di conoscere nuove storie e persone, passatagli da sua zia Patrizia, la nota stonata, diversa e stravagante della famiglia (una bravissima e travolgente Luisa Ranieri), che dice di aver visto il Monaciello (spirito che, secondo il folclore napoletano, può dare buona o cattiva sorte), ma nessuno le crede. Sono Maria e Patrizia ad aprire gli occhi di Fabietto su ciò che non si vede, su ciò che è segreto o che gli altri non vogliono riconoscere. La capacità di vedere oltre. Il potere della libertà. Anche nel folclore.

Foto Gianni Fiorito. Luisa Ranieri

In un quadro spesso dall’atmosfera felliniana, per personaggi, situazioni, scenografie e colori. C’è anche tanto dolore, quello per la perdita dei genitori, all’età di 16 anni, in un tragico incidente domestico a Roccaraso (asfissia da monossido di carbonio) al quale Sorrentino è scampato perché rimasto nel capoluogo partenopeo per vedere la partita Napoli-Empoli. La mano di Dio, appunto, quella frase sibillina con la quale un parente (Renato Carpentieri) si riferisce a quella fortuita salvezza. L’improvvisa morte degli amati genitori costringe il ragazzo a fare i conti con la solitudine di chi ancora non ha un suo posto nel mondo, da cercare con forza. Fabio dovrà così imparare ad accettare i rischi spaventosi di quella tragica e improvvisa libertà. Senza arrendersi al caso ma diretto ad una crescita, alla scoperta, all’invenzione (e reinvenzione), alla trasformazione, alla realizzazione, puntando sempre verso l’alto.

Ci sono poi tanti personaggi ed eventi secondari: la signora Gentile è il fedele ritratto della consuocera di una zia del regista, che metteva la pelliccia in estate e si lasciava andare al turpiloquio, vere anche la storia del fratellastro segreto scoperto dopo la morte dei genitori, la passione della mamma per gli scherzi, l’amore per i film di Sergio Leone e l’avvistamento di Maradona in una Panda, con tutta Napoli immobilizzata a osservarlo. Il personaggio della zia sexy e irrequieta interpretato da Luisa Ranieri non è esistito davvero, o almeno non come persona unica. È infatti l’unione di una zia materna di Sorrentino che raccontava visioni di munacielli e fantasmi e del fascino erotico esercitato su un sedicenne dalle amiche della sorella e della madre. La baronessa (Betty Pedrazzi), invece, assomiglia a una vicina della famiglia ma è una rielaborazione di racconti ed eventi capitati a conoscenze del regista. Un incontro tra vita vera e sprazzi di fervida, ironica e divertente immaginazione.

Nel film vediamo anche l’incontro di Fabietto con Antonio Capuano, regista con cui Sorrentino firmerà a quattro mani la sceneggiatura di Polvere di Napoli, nel 1998. Quel confronto non è accaduto realmente nei termini nei quali lo vediamo nel film, ma è comunque «la combinazione di molte conversazioni che abbiamo avuto, non soltanto lavorando insieme ma anche nel corso della nostra lunga amicizia», dichiara il regista stesso.

Con questo film, Sorrentino dichiara di voler ripartire, di volersi liberare da un linguaggio cinematografico che, seppur straordinario, era diventato quasi una gabbia.

 

 

 

È Stata la Mano di Dio, di Paolo Sorrentino, con Toni Servillo, Filippo Scotti, Teresa Saponangelo, Luisa Ranieri, Betti Pedrazzi, Renato Carpentieri, Enzo Decaro, Italia, 2021, 130 mn.

 

Celati forever (6) :
I carri armati a Bologna : ovvero Alice ’77

bologna 1977

 

 

 

 

La scena di questo libro…

 

  1. La scena di questo libro è Bologna nell’anno 1976/77. Il sottoscritto curatore del libro insegnava allora all’Università di Bologna, e nel novembre 1976 ha iniziato un corso di letteratura che andava secondo i suoi umori del momento.  L’ho iniziato leggendo in classe i testi d’una letteratura vittoriana minore, chiamata del nonsense, che è come dire libri di sciocchezze o insensatezze. Leggevo le strofette comiche del Book of Nonsense di Edward Lear e i due libri fantasiosi di Lewis Carroll su Alice: Alice in Wonderland e Alice through the Looking Glass.

Le mie lezioni erano abbastanza frequentate. Molti le seguivano per passatempo, come andare a un numero di varietà; altri invece venivano per giudicare quello che dicevo secondo i canoni dell’indottrinamento politico. Ho in mente uno studente barbuto, con tascapane militare a tracolla, aria timida e seria, aderente a uno dei gruppi d’estrema sinistra che si nutrivano di frasi della Terza Internazionale. Questo un giorno mi ha dichiarato il suo stupore che io facessi lezione su cose così poco serie, invece di trattare i problemi della società. Credo che quello studente abbia lasciato le sue tracce nel libro, con severi richiami all’ordine, per poi sparire tra le voci che si accavallano discutendo su incerti argomenti. […]

Il fatto è che quello studente e gli altri a un certo punto discutevano seriamente sulle avventure di Alice, ma era come se parlassero sempre della loro situazione di studenti fuori casa, fuori dalla famiglia. La formula «Alice disambientata» è nata dal loro disambientamento. Il disambientamento dipendeva dal medio strozzinaggio degli affittacamere, dal frequente malservizio delle mense, dalla mancanza di posti per radunarsi senza dover stare sempre per strada. […]

  1. Un giorno nel marzo 77, la polizia assaltava la zona universitaria di Bologna a colpi di candelotti lacrimogeni. Ero capitato lì per sbaglio e mi sono riparato dietro una colonna. Un candelotto fumante è atterrato a pochi passi da me, e subito ho visto qualcuno uscire da dietro un’altra colonna e rispedirlo verso la polizia con un lancio elegante. Era un giovane distinto, con guanti scamosciati (i candelotti scottavano e ci volevano i guanti per lanciarli indietro). Abbiamo scambiato poche frasi, e ho capito che era lì senza altri fini; era lì solo per fare quello sport occasionale che lo eccitava un po’. Ma quando il giorno dopo gli studenti hanno eretto le barricate nella stessa zona universitaria, non credo che facessero niente di piú.

Tirava dappertutto un’aria di svago, di sfida all’autorità, senza sacramenti ideologici, e con qualcuno che suonava allegramente un pianoforte dietro una barricata.

A parte le finzioni di serietà rivoluzionaria, ciò che dava senso ai tumulti studenteschi era la pura voglia di sfogarsi, aprendo la gabbia dell’addomesticamento sociale. Questo andava assieme alla sospensione di certe convenzioni che determinano le scelte sociali del sesso; dunque con amori piú facili, e l’idea d’una liberazione dai tabù sessuali […]

L’altro aspetto comune nelle sommosse studentesche era il bisogno di razionalizzare a posteriori i fatti successi, nascondendo gli sfoghi gratuiti o puramente corporei, e tutto ciò che non rientrava nel canone ideologico. […]

Le novità del marzo sono state queste: che prima la polizia, poi i mezzi di informazione hanno collaborato alla razionalizzazione integrale dei fatti successi a Bologna. I fatti successi si riassumono nell’assassinio d’uno studente colpito da uno sparo della polizia, nella devastazione d’una stazione radio da parte d’una squadra di poliziotti, e in un contingente di carri armati spediti nell’alba alle porte della città come per proclamare uno stato d’assedio. La devastazione della radio – Radio Alice – è stato un colpo di testa paranoico, oltre che illegale. Gratuito l’assassinio dello studente, salvo pensare che la nostra polizia sia attratta irresistibilmente da gesti del genere, cosa da non escludere.

E stupidamente intimidatoria la mossa del ministro Cossiga di mandare carri armati come se fossimo a Budapest nel 1956. Queste non erano operazioni d’ordine pubblico; erano atti di sobillazione per produrre scontri piú accesi, e poter far passare qualche sparso assembramento studentesco per una situazione d’emergenza.

Gianni Celati (a cura di), Alice disambientata, Le Lettere, Firenze 2007, pp. 5-7

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Puoi visitare l’esposizione NEL MIO DESTINO DI DISAVVENTURE PERPETUE: OMAGGIO A GIANNI CELATI presso la Biblioteca Bertoldi di Argenta fino al 31 gennaio 2022.