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Giorno: 8 Febbraio 2022

Pensionati Cisl (Fnp) ER: Colangelo Rosa Lucia è la neo coordinatrice regionale delle Donne Fnp

Colangelo Rosa Lucia, abruzzese di nascita e reggiana di adozione, 67 anni, un passato di impegno sindacale nella categoria della Fai Cisl (settore agroindustria) di Emilia Centrale (Re e Mo) prima e nella Fnp una volta pensionata, è stata nominata dal Consiglio generale regionale Fnp Coordinatrice delle Donne Pensionate Cisl dell’Emilia-Romagna. La neo coordinatrice, già impegnata nel coordinamento femminile della Fai a livello territoriale e regionale, assume la responsabilità consapevole che per una maggiore efficacia organizzativa del sindacato Pensionati Cisl Emilia-Romagna occorra  incentivare la presenza femminile nell’organizzazione a tutti i livelli, in primis nel gruppo dirigente, considerando questo essere il primo compito del Coordinamento femminile. Per farlo Colangelo non ha dubbi: “Un riequilibrio di genere non si ottiene con le regole statutarie, pur necessarie ed introdotte ad ogni congresso o con l’uso consolidato di parole come “pari opportunità”, “valorizzazione delle differenze di genere”. Necessita -rimarca con forza- che le donne del Coordinamento costituiscano un luogo di incontro di competenze ed idee, uno spazio di discussione di tutte le iscritte Fnp sui temi del sindacato Pensionati Cisl, sino a diventare un laboratorio di idee a supporto del gruppo dirigente ai vari livelli e da confrontare con uomini e donne all’interno dell’organizzazione”.

VIGARANO, GIORNO DEL RICORDO, GIOVEDÌ 10 FEBBRAIO: IL COMUNE INTITOLERÀ IL PARCO DI BORGO ‘GIARDINO MARTIRI DELLE FOIBE’

Il Comune di Vigarano Mainarda, il 10 Febbraio, in onore del “Giorno del Ricordo”, indirà una cerimonia commemorativa per ricordare le vittime della strage delle Foibe e dell’esodo degli istriani, fiumani e dalmati.  L’amministrazione comunale, in tale occasione, intitolerà ‘Giardino Martiri delle Foibe’ il parco di Borgo. Il programma si compone di un unico appuntamento alle ore 15.30 presso il parchetto di Borgo, dove saranno presenti le autorità civili, militari e religiose;  il sindaco deporrà la targa commemorativa, la corona d’alloro e proseguirà con un intervento sul tema; l’intera celebrazione sarà accompagnata dall’inno italiano.

Confagricoltura Ferrara lancia l’allarme: “Sempre più rifiuti lungo le strade, finiscono nei nostri campi”

“Sono sempre di più i rifiuti che ogni giorno vengono gettati lungo le strade, specialmente quelle provinciali, e che inevitabilmente finiscono nei campi coltivati”. Questo l’allarme lanciato da Confagricoltura Ferrara, che evidenzia come il fenomeno sia ormai fuori controllo. “Si tratta di una situazione che coinvolge più figure – sottolineano – e che evidentemente, anche per gli organi  competenti, non è di immediata gestione, visto che non si registrano miglioramenti. La prima responsabilità va sicuramente al cittadino incivile, che invece di gettare il sacco dell’immondizia, o i singoli rifiuti, negli appositi contenitori, butta tutto lungo la strada durante il viaggio in auto. Da qui si innesca una serie di eventi che porta l’immondizia a finire sulle nostre coltivazioni. Nei rari casi in cui i sacchetti arrivano integri a bordo strada sono poi gli animali stessi ad aprirli in cerca di cibo. Un’altra situazione che riteniamo inammissibile riguarda lo sfalcio dell’erba lungo i fossi. Generalmente si procede senza rimuovere i rifiuti presenti, sminuzzando qualsiasi cosa si trovi lungo il tragitto. Questo diventa un grosso problema specialmente per tutte quelle materie plastiche che, ridotte in frammenti così piccoli, divengono poi difficili da raccogliere, e in giornate ventose come quella di ieri (lunedì 07/02) si spargono per chilometri sul suolo in cui coltiviamo ciò che finisce sulle nostre tavole. Registriamo lamentele quotidiane da parte degli associati ma notiamo che, anche sui social, la gente comune è sempre più sensibile al tema, mostrando indignazione. Ciò che ci aspettiamo in un momento come questo, in cui tanto si parla di inquinamento da microplastiche e nel quale le istituzioni si prodigano per sensibilizzare i cittadini al rispetto dell’ambiente – conclude Confagricoltura Ferrara – è che siano proprio le istituzioni stesse a prendere provvedimenti per arginare questo fenomeno così diffuso. Dalle sanzioni a chi non rispetta le regole della convivenza civile passando per una maggior attenzione durante la manutenzione del verde, magari, raccogliendo i rifiuti prima di ridurli in mille pezzi per poi lasciarli lungo i bordi dei nostri campi”.

MANTOVANI (M5S): “BENE FERRARA PER IL SOLARE. CON LE COMUNITA’ ENERGETICHE ORA ANCHE I PRIVATI POSSONO OTTENERE BOOM RISPARMIO”

8 FEBBRAIO – “Se Ferrara mostra, stando ai dati di Legambiente, buoni risultati per il solare termico e fotovoltaico nelle strutture pubbliche, è bene che anche i privati sappiano che oggi, grazie alle comunità energetiche, possono ottenere ottimi risultati in quanto a risparmio ed efficienza anche sulle loro abitazioni”: così la senatrice del Movimento 5 Stelle Maria Laura Mantovani, riprendendo i dati forniti dall’associazione ambientalista. “Le misure che, grazie all’impegno del M5S, sono state introdotte nel nostro paese consentono ora la condivisione tra più cittadini dell’energia elettrica prodotta da impianti alimentati a fonti rinnovabili; quindi, i consumatori di energia elettrica possono associarsi per realizzare forme di autoconsumo collettivo. È una possibilità che prima non esisteva, perché il limite normativo prevedeva che l’energia prodotta da un impianto alimentato da fonte rinnovabile fosse autoconsumata al massimo dall’utente presso il quale l’impianto era installato. Ora invece privati cittadini, attività produttive ed enti pubblici possono costituire comunità e usufruire dei vantaggi connessi” prosegue Mantovani. “Sarebbe anche estremamente utile che le istituzioni locali incoraggiassero, sui propri territori di competenza, politiche sociali attive a coinvolgimento dei cittadini per la promozione e la creazione di queste comunità. Auspico dunque che si predispongano appositi sportelli informativi per mettere a disposizione dei cittadini tutte le informazioni necessarie”.

MANTOVANI (M5S): “GREEN PASS AFFOSSA ECONOMIA E VITA SOCIALE. INASPRIMENTO INGIUSTIFICATO, ADESSO IL CERTIFICATO RAFFORZATO VA ELIMINATO”

“Il green pass rafforzato sta letteralmente affossando le attività commerciali, i settori alberghiero, turistico e della ristorazione; cinema, teatri e musei sono in fortissima difficoltà, e le società sportive si dichiarano non più disponibili ad accettare restrizioni palesemente discriminatorie, peraltro per un ambito che genera salute e contribuisce a fare reale prevenzione”: così la senatrice del Movimento 5 Stelle Maria Laura Mantovani. “E manifesto anche tutta la mia perplessità e critica di fronte all’ultimo decreto-legge che inasprisce ulteriormente misure già non proporzionate rispetto all’attuale situazione. Penso agli appelli accorati del settore alberghiero, cruciale per l’economia del nostro Paese: il comparto lamenta perdite ingenti e crolli delle prenotazioni. Il governo se n’è accorto, ma ha scelto la via peggiore per reagire, prevedendo addirittura un trattamento di favore (l’ingresso anche col solo tampone) esclusivamente per i turisti stranieri, un trattamento “speciale” che riserva loro maggiori diritti rispetto ai cittadini italiani: una cosa mai vista prima. E’ una proposta assolutamente controproducente, poiché inasprisce gli animi e difficilmente servirà ad aumentare il flusso di turisti dall’estero” prosegue Mantovani. “Altro settore fortemente penalizzato è quello della cultura, di cui l’Italia ha sempre fatto vanto. Troppe e immotivate le restrizioni e troppo oppressivo il clima di paura che si è generato; la situazione ci chiama a dare di nuovo respiro a teatri, musei, circuiti culturali, eventi che sono deserti e chiedono sostegno. Rendiamo più libera la fruizione e cerchiamo di riportare i nostri cittadini a una più realistica e proporzionata percezione dell’effettiva condizione epidemiologica”. “Riguardo alla scuola e allo sport giovanile, ribadisco con forza la posizione del M5S: no all’introduzione di discriminazioni tra vaccinati e non vaccinati, perché la scuola è il luogo dell’inclusione e non della discriminazione. Invece il governo continua con misure divisive e di dubbia efficacia”. “Intanto in Parlamento ci ritroviamo in questi giorni a convertire i decreti-legge di dicembre, che non sono più attuali. Ma invece di prenderne atto, il governo persegue scelte che non appaiono basate su una corretta valutazione del rapporto costi e benefici: ha poco senso imporre in maniera così pervasiva e impattante l’obbligo di green pass rafforzato, che oggi tocca anche ambiti cruciali quali quello del lavoro e delle attività produttive. Stiamo presentando emendamenti e chiediamo fermamente al governo di retrocedere dalle sue posizioni più estreme e meno giustificate”. “Il tasso di letalità sotto i 50 anni fra persone non fragili è molto basso, la patogenicità è più bassa rispetto alle altre varianti, perciò le restrizioni per le fasce di età più giovani appaiono difficilmente giustificabili. Il governo italiano ha voluto introdurre misure restrittive più dure che in tutto il resto del mondo anche in quest’ultima fase, al prezzo di disagi e sofferenze per tanti cittadini e attività. Restrizioni esasperate che non hanno avuto effetto sulla circolazione della variante Omicron, che ha fatto il suo corso. Ora siamo nella fase calante dell’ondata, con meno criticità per gli ospedali. È ora di liberare le persone. Ognuno ha acquisito dimestichezza con le misure di sicurezza e le persone sapranno regolarsi da sole per difendersi, senza la necessità di un intervento da parte dello Stato centrale”. “Per tutte queste ragioni, come portavoce eletta del Movimento 5 Stelle ritengo assolutamente necessario eliminare il certificato rafforzato e ridurre drasticamente l’uso del green pass base a poche e proporzionate situazioni”.

Come la pandemia ha cambiato anche la contrattazione territoriale in Emilia-Romagna?

Nel triennio 2018-2020 sono stati siglati 419 documenti in Emilia-Romagna tra le parti sociali e gli enti pubblici, prevalentemente incentrati sul livello comunale. Di questi, 235 sono accordi e 184 verbali. Nell’88% dei casi i beneficiari sono le famiglie e i cittadini. L’andamento è stato differente nel corso degli anni. Nel 2018 si è registrata una attività più intensa (119 intese siglate), mentre il 2019 ha segnato una diminuzione del 20%. L’arrivo della pandemia ha ovviamente provocato ripercussioni anche sul versante delle contrattazioni, sia da un punto di vista quantitativo (solo 59 testi siglati) che qualitativo. Se prima i temi maggiormente affrontati riguardavano le politiche abitative e quelle dell’infanzia ed educative, a questi nel 2020 si sono aggiunti anche quelli di carattere socio assistenziale. Nel 2020 il 57% delle intese sono azioni mirate in risposta alla pandemia, per lo più concentrate sulle politiche del lavoro e dello sviluppo, sociali, socio sanitarie e di bilancio. Per quanto riguarda la contrattazione di secondo livello, nel triennio le principali voci tematiche sono inerenti alle imposte e tasse locali, valutazioni di premessa, prestazioni e servizi. Nel 2019 temi tradizionali come le politiche ambientali e di pianificazione e gestione del territorio vedono crescere la loro incidenza. Nel 2020, invece, si registra una prevalenza di temi differenti come le politiche per la casa, la pianificazione e programmazione, i servizi sanitari e socio assistenziali, gli interventi a contrasto della povertà.
“La contrattazione territoriale negli ultimi anni si è fatta sempre più complessa e articolata, e ancora più lo sarà con l’arrivo dei fondi del PNRR. È necessaria quindi, da parte di tutti i soggetti coinvolti, una maggiore competenza nei tavoli, anche attraverso una rete di consulenze tecnico scientifica a supporto dell’attività contrattuale”, sottolinea il presidente dell’IRES Emilia-Romagna Giuliano Guietti.
“Con l’arrivo dei fondi del PNRR che andranno a interessare in particolar modo il welfare della nostra regione, rischiamo una riduzione del perimetro pubblico a favore di nuovi processi di privatizzazione. È sufficiente osservare la natura di queste grandi risorse, per lo più investimenti infrastrutturali mentre non è previsto un equivalente in termini di spesa corrente. Il pericolo, quindi, è quello di creare, ad esempio, nuove scuole senza avere le risorse per il personale”, avverte Marina Balestrieri, della segreteria della CGIL Emilia-Romagna. Un altro pericolo all’orizzonte riguarda la qualità dell’occupazione da qui ai prossimi anni. “Anche nella nostra regione abbiamo registrato negli ultimi mesi una ripresa economica, con livelli in alcuni casi maggiori di quelli nazionali. Ma questa ripresa non si è trasformata in occupazione di qualità, basti pensare che a settembre 2021 su quasi 30 mila nuovi posti di lavoro, solo 313 sono stati a tempo indeterminato”, sottolinea il segretario generale della CGIL Emilia-Romagna Luigi Giove.

FOTO NOTIZIA – Il presidente della Provincia incontra Sipro

Il presidente della Provincia, Gianni Padovani, ha incontrato l’amministratore unico di Sipro, Stefano di Brindisi, insieme con la coordinatrice dell’Agenzia per lo sviluppo, Chiara Franceschini.
È stato un primo colloquio di conoscenza nella prospettiva di utilizzo dei fondi Pnrr e per mettere in valore l’intera progettazione che Sipro ha per il territorio ferrarese.

I vincitori del Concorso CADF “Innovare bene per lavorare meglio” 2021

Mercoledì 22 dicembre si è tenuta, presso la Centrale di Serravalle ed alla presenza di tutto il personale ADF, la premiazione della seconda edizione del Concorso “Innovare bene per lavorare meglio”, promosso dall’azienda al fine di incoraggiare l’ideazione e la realizzazione di progetti innovativi in ambito
aziendale, partendo dall’iniziativa dei lavoratori stessi.
L’intento è quello di rovesciare il tradizionale paradigma secondo il quale la programmazione aziendale viene calata dai vertici sulla struttura organizzativa, favorendo invece un coinvolgimento diretto nell’organizzazione di tutto il personale, in un’ottica di partecipazione e corresponsabilità dei dipendenti nella gestione aziendale.
CADF crede nel valore del contributo delle proprie persone e vuole rendere concrete le idee migliori per far crescere l’Azienda. In questa seconda edizione inoltre è stato aggiunto un altro importante obiettivo: implementare e sviluppare il senso di appartenenza. Ciò significa sentirsi parte di una squadra che ha tra i suoi obiettivi principali il benessere della comunità, attraverso la valorizzazione dell’acqua come bene fondamentale.
Anche quest’anno non sono mancati i partecipanti: sono stati infatti presentati 7 progetti, che hanno coinvolto un totale di 15 dipendenti afferenti a diversi servizi e strutture organizzative.
Sul podio dei vincitori sono saliti i 3 progetti che, dopo attenta valutazione della Commissione, hanno conseguito il maggior punteggio in base ad una analisi che ha tenuto conto di parametri quali fattibilità, replicabilità e innovazione. Ecco i progetti premiati: Primo classificato: “Sai perché?” – Il progetto ha lo scopo di aumentare la consapevolezza dei dipendenti sul valore del proprio lavoro e incrementare il loro senso di appartenenza, passando attraverso una maggior condivisione degli obiettivi aziendali sia di breve che di medio termine. A tal fine il team di progetto produrrà, distribuirà ed illustrerà una breve guida in cui si spiegherà in maniera semplice e sintetica, come l’attività lavorativa del singolo influisca sulle performance aziendali, con particolare attenzione al ruolo svolto dal personale operativo. L’obiettivo è quello di porre in essere azioni mirate al miglioramento del clima lavorativo e alla valorizzazione delle risorse umane, tenuto conto che un clima positivo si riverbera anche nell’immagine dell’Azienda percepita da tutta la comunità. Inoltre, in un’ottica di condivisione dei valori aziendali, verranno prodotti e consegnati ai dipendenti ed ai loro familiari materiali informativi e gadgets che illustrano alcuni degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 a cui C.A.D.F. contribuisce attivamente. Secondo Classificato: “S…corri con CADF”- Il progetto intende creare spirito di squadra e senso di comunità promuovendo in azienda un approccio salutare allo sport, mettendo a disposizione spazi da condividere con i colleghi, non strettamente legati al lavoro, che alleggerisca l’atmosfera e produca benessere e serenità. Il progetto prevede di promuovere i benefici dell’attività fisica, e di vita in
generale, per la salute, attraverso l’organizzazione di sessioni “Running/fitwalking” (con formazione teorico-pratica) per tutti i dipendenti che vogliano provare a mettersi alla prova. Propone inoltre l’organizzazione di eventi sportivi aziendali non competitivi e la modifica di ambienti poco sfruttati
per creare spazi di condivisione nelle aree comuni, per dare spazio al benessere fisico e psicologico di quanti ne possono usufruire. CADF infatti è un’azienda capillare, con diverse sedi dislocate sul territorio, per ognuna delle quali è possibile ricavare aree da dedicare al benessere dei dipendenti.
Altro aspetto fondamentale del progetto è quello nutrizionale, in quanto una corretta alimentazione rappresenta un determinante fondamentale di salute ed efficienza fisica sia a livello individuale che collettivo. Il progetto prevede perciò anche incontri individuali con esperti di nutrizione (dietisti, biologi o medici) per la valutazione personale dei propri obbiettivi, i tempi e le modalità del percorso da intraprendere.
Terzo classificato: “Green is the colour” – il progetto propone di creare spazi verdi all’interno dell’azienda, in particolare una piccola Area Green di ristoro e relax a disposizione di tutti i colleghi, considerando che il benessere psico-fisico relativo a uno stile di vita a contatto con la natura è
venuto sempre meno. Le piante e il verde in ufficio non sono solo belli e decorativi ma anche utili per creare un ambiente più piacevole e salutare e per aumentare la produttività. È ormai dimostrato da diversi studi scientifici che lavorare in un ambiente ben arredato e organizzato favorisce al concentrazione, stimola la creatività e la produttvità ( anche fino al 15% in più) e aumenta il benessere, portando ad un miglioramento dei rapporti tra colleghi. A questo si aggiungono le capacità delle piante di purificare l’aria rendendola più sana. Da tutti gli studi risulta evidente che non è necessario creare spazi enormi quanto invece portare il verde nel posto di lavoro. La volontà del team di progetto è quindi quella di creare un piccolo spazio verde nella zona relax, rendendo lo spazio più bello oltre che più sano e a disposizione di tutti.

TAVOLO DI LAVORO CONDIVISO

Mercoledì 9 febbraio alle 11.30 nella Sala dell’Arengo, all’interno del Palazzo Municipale di Ferrara, sarà presentato il Tavolo di Lavoro Condiviso per l’individuazione di azioni comuni strategiche, volte a promuovere il cinema in tutte le sue forme nella città di Ferrara. Capofila di questa nuova “alleanza” è Ferrara La Città del Cinema, filiera creativa che ha riunito attorno al tavolo le realtà che sul territorio si occupano di cinema, fotografia e storia per dare il via ad un’azione congiunta volta a valorizzare la settima arte di ieri, oggi e domani in tutte le sue forme. I primi a partecipare al Tavolo di lavoro condiviso sono Arci Ferrara (per le rassegne del cinema Boldini e quelle estive a Parco Pareschi), Ferrara Film Corto (festival dedicato ai cortometraggi), l’Associazione Feedback (per rassegne cinematografiche), l’Apollo Cinepark, l’Associazione Music Film e l’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara (per i suoi archivi cinematografici). Con questo accordo, promosso da Ferrara La Città del Cinema, gli enti concordano sull’esigenza di una programmazione coordinata e condivisa delle attività culturali in ambito cinematografico della città di Ferrara, da conseguirsi mediante una adeguata forma di condivisione territoriale. “Abbiamo immaginato una città e un territorio dove potesse avere origine una nuova filiera creativa basata sull’ascolto delle buone idee, sul rispetto delle persone, sulla valorizzazione dei talenti, sull’artigianalità dell’immaginario, sull’imprenditoria della creazione artistica generata dalle giovani menti e dai professionisti della filiera. Una realtà artistica – spiega Stefano Muroni, fondatore della filiera creativa – attraverso la quale poter accompagnare l’adolescente che sogna di trasformare la propria passione per il cinema in mestiere fino a compiere i primi passi nel mondo del lavoro”. E ancora: “Il nostro non sarà un percorso rivolto solo a giovani e giovanissimi ma a tutti coloro che amano e vivono il cinema con interesse e passione”.

CON “CALISTREGHE” WEB RADIO GIARDINO IN UNA RETE TRA FERRARA, BERLINO E BRUXELLES

Dal 10 febbraio una nuova avventura in podcast per APS Web Radio Giardino. Beatrice Terzo ed Alessia Arbustini, femministe intersezionali italofone e residenti a Berlino, presentano Calistreghe, un nuovo podcast che vuole omaggiare attraverso il nome “Il Calibano e la Strega” di Silvia Federici.
Con questo lavoro le autrici vogliono approfondire le dinamiche della società patriarcale, osservando come queste affettino in modo trasversale le vite di molte persone; per fare ciò verranno analizzate più tematiche in modo prismatico. Il progetto nasce da una collaborazione tra la realtà ferrarese APS Web Radio Giardino e Radio MIR, web radio per la comunità italiana all’estero con sede a Bruxelles.
Per il direttivo con sede nella città Estense “è motivo di orgoglio, per continuare a crescere personalmente, ma anche e soprattutto umanamente. Affrontare un certo tipo di argomenti e farlo attraverso la forma del podcasting è la base del nostro Statuto e della nostra realtà; collaborare con persone simili e con gli stessi obiettivi è per noi l’essenza dell’associazionismo”.
Il podcast sarà disponibile a partire da giovedì 10 febbraio su tutte le piattaforme online e fruibile tramite il seguente link Spreaker: https://www.spreaker.com/show/calistreghe Calistreghe avrà cadenza bimensile e, nella prima puntata, Alessia e Beatrice partiranno prendendo spunto dalla manifestazione del 25 novembre 2021 tenutasi a Berlino, dove migliaia di donne, migranti, persone intersessuali e transessuali sono scese per strada nella giornata internazionale contro la violenza verso le donne; chiedendosi quindi cosa si intende per “femminicidio” e perché è necessario parlarne?
Calistreghe è una produzione condivisa tra APS Web Radio Giardino e Radio MIR. Pensato, scritto e realizzato da Beatrice Terzo ed Alessia Arbustini, con il supporto e la colonna sonora a cura di Mattia Antico.
Attenzione, questo programma può avere effetti collaterali, tra i quali: un’incazzatura pazzesca!

Quel Sanremo che batte il covid

E’ calato il sipario su questo Festival di Sanremo, discutibile ma con ascolti molto importanti. Si dice che sia riuscito a spodestare il covid nella classifica delle ricerche fatte su Google, una ventata di spensieratezza ben attesa in questo lungo periodo di tensioni e paure.

Artisti di ogni generazione, uniti dal direttore artistico Amadeus, a rappresentare il passato (Morandi, Zanicchi, Ranieri…) e il futuro (Maneskin, Achille Lauro, Mahmood…).

Non sono mancati però pareri discordanti o contrari: “Sanremo, la fiera dei sermoni, delle sentenze, di tutte quelle cose che ci triturano ogni giorno. Il festival canoro dovrebbe presentare canzoni e non la passerella dei tuttologi bacchettatori”. E ancora: “Cantanti svestiti o con canotte. Chi si sbottona i pantaloni, chi si mette a dorso nudo. Sanremo era il festival della canzone e dell’eleganza”.

A proposito di queste critiche, che dire del cantante Achille Lauro, con la sua nudità impastrocchiata e mezza mano nei pantaloni? Non solo, vogliamo parlare anche della sua esibizione gratuitamente imbarazzante dell’auto battesimo con tanto di versamento di acqua sul capo, ritenuta blasfema dal Vescovo di Sanremo, che si ritiene indignato? “La penosa esibizione del primo cantante, ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il Battesimo in un contesto insulso e degradante”, ha infatti commentato il Vescovo.

Moltissime invece le critiche positive sull’intervento di Checco Zalone, come ospite, che con la sua satira riassume questa società di grandi esibizionisti. Le nuove star di oggi non sono i cantanti ma i virologi. Graditissimo il suo video show “Pandemia che vai via”, che deride, ancora una volta, le viro-star.

Amadeus si è attorniato anche di co-conduttrici e, fra queste, merita una menzione speciale Lorena Cesarini, promessa del cinema italiano, con il suo monologo sul razzismo, interminabile, certo, ma reso necessario dagli insulti pubblicati sui social diretti al colore della sua pelle. “Sono nera e questo ha dato fastidio, ho scoperto che non sono italiana come gli altri”. L’attrice si emoziona, a fatica trattiene le lacrime e il suo monologo colpisce. L’intolleranza fa sì che la lingua sia più veloce del cervello e può fare molto male. L’ Italia sarebbe migliore se un’attrice di colore, sul palco di Sanremo, non fosse stata costretta a parlare di razzismo.

Passiamo ora ad un’altra co-conduttrice, Drusilla Foer, il cui vero nome è Gianluca Gori, frutto dell’immaginazione dello stesso autore, che veste abiti femminili e che prende in giro l’ipocrisia di tanti bacchettoni: “Sostituiamo la parola diversità con unicità”, esordisce sul palco. Ogni individuo vada rispettato nella sua integrità e nella sua interezza in quanto persona unica.
Naturalmente fioccano pareri discordanti su questo personaggio: “Non vedo l’originalità e neppure l’eccezionalità visto che abbiamo avuto per anni, ad esempio, in prima serata la Signora Coriandoli e altri come Platinette”. A questo punto è doveroso aggiungere il grande Paolo Poli, attore, regista teatrale e cantante. Poli recitava spessissimo en travesti, in altri tempi e contesti.

Nella serata finale del Festival, come da pronostico, trionfano i giovani Mahmood e Blanco con “Brividi”, una romantica poesia d’amore. Canzone d’amore, del donarsi e degli errori che si fanno quando ci si mette a nudo e come ci si può sentire poi. Libertà di amare chi si vuole senza pregiudizi o limitazioni. Bisogna ammettere che il loro affiatamento sul palco ha reso la canzone più bella ed emozionante.

Illustrazione di copertina a cura di Carlo Tassi

Michelangelo e Burri
la materia grezza come metafora della condizione umana

 

La consapevole scelta di Michelangelo di lasciare in alcune delle sue opere parte del marmo grezzo, serve a mostrare la sua eccezionale tecnica che gli consentiva di scolpire perfettamente una parte senza sbozzare il resto.
Questo modo di procedere prevede che l’autore abbia una precisissima immagine tridimensionale della statua che dovrà scolpire. Per Michelangelo del resto, la scultura preesiste al suo intervento essa è già idealmente imprigionata nel blocco di marmo il suo compito è liberarla. La vicinanza con la cultura e il pensiero neoplatonico, così diffusi nella corte medicea, è evidente; la statua diventa allora metafora dell’anima e il marmo grezzo del corpo che la imprigiona.

Prendiamo, ad esempio, la figura del giorno nelle tombe medicee.
Il marmo grezzo rappresenta la materia che imprigiona lo spirito, la dimensione terrena e corruttibile dell’uomo; ma in virtù del soggetto questo dualismo si trasferisce dal microcosmo umano al macrocosmo diventando sostanza stessa dell’esistente.
Nelle grandi figure delle tombe medicee eroiche nella loro nudità classica la contorsione dei corpi sembra rappresentare un vano sforzo di liberarsi dal marmo che le imprigiona.
Esse simboleggiano il fato di ogni uomo legato al corpo, al suo decadere nel tempo e al destino di morte.

Il “non finito” michelangiolesco rappresenta la condizione umana, Michelangelo stesso negli ultimi anni di vita, quando disse: ”Io sto ancora imparando”, doveva forse sperimentare questa condizione d’essere un’anima potente ancora affamata di vita e sapere imprigionata in un corpo che più non sapeva esprimerne, attraverso l’arte, la grandezza. A tal proposito ricordiamo che la fatica fisica era per lo scultore un tributo dovuto all’arte, quasi un sacrificio mistico che purificava l’anima: da qui derivava l’abitudine di lavorare da solo senza aiuti

Materia scabra, ruvida, quella di Michelangelo, come quella usata da Burri nella serie dei grandi sacchi.

La juta, materiale povero, umile, nella quotidianità era riservata agli usi più diversi, rozzi sacchi per il trasporto di merci, stracci ruvidi per pulire secchi e stoviglie, apprezzata forse per la resistenza, mai per il suo aspetto. Attraverso l’opera di Burri, la juta verrà esposta come parte di un’opera d’arte, raccogliendo lo straccio consunto, dall’uso ne fa un simbolo.

Questa scelta ci conferma due aspetti fondamentali dell’arte.
Primo, la bellezza non è unico scopo dell’arte, è quasi sempre mezzo e raramente fine dell’atto artistico, e gli artisti non esitano, come fa Burri, a sacrificare la piacevolezza estetica di fronte all’urgenza del contenuto.
Secondo, un’opera parla pur senza figure, come una musica senza parole.

La tela così sdrucita e consumata è una rappresentazione intensa della condizione umana, soprattutto se la vediamo attraverso gli occhi dell’autore: il medico Albero Burri aveva vissuto una difficile esperienza al fronte durante la seconda guerra mondiale.
La tela ruvida e organica diventa quindi di nuovo metafora del corpo straziato consunto ferito. Le cuciture che Burri pratica sulla iuta sono repliche delle cuciture che pratica sul corpo nella sua attività di medico. Gli strappi ricuciti sono testimoni dei drammi passati e rimangono segni indelebili dell’ostinata volontà dell’uomo di sopravvivere.

In queste opere l’autore inserisce come colore dominante il rosso a chiaro richiamo del sangue. Il corpo umano è rappresentato nella sua fragilità involucro pulsante ed effimero della vita. 

In Burri quindi, proprio come in Michelangelo, la materia grezza ricorda la transitorietà e la dolorosa mortalità del corpo, che nella loro poetica è il presupposto necessario a qualsiasi atto eroico. Le loro opere sembrano suggerire l’eroismo presente ogniqualvolta l’uomo si eleva aldilà dei suoi limiti, superandoli senza prescinderli.

In Copertina: Michelangelo, Pietà Rondanini, 1552-1564, Milano, Castello Sforzesco (particolare)

Le storie di Costanza /
Febbraio 1959 – Il carnevale di Casalrossano

L’8 Febbraio del 1959 era l’ultimo giorno di Carnevale. Mia madre con le sue tre amiche: Camilla, Clementina e Rita, andarono a festeggiare la giornata a Casalrossano, un paese a cinque chilometri da casa loro sul cui territorio c’era la sede del comune al quale apparteneva anche Cremantello, la stazione ferroviaria dalla quale partivano i treni per la città, l’ufficio postale, un teatro, diversi negozi e l’ostetrica.
Portavano cappotti, scarpe di pelle basse con le stringhe, calze di nilon appena immesse sul mercato e subito adottate in via definitiva, maglioni di lana fatti in casa con lana disfatta lavorata per la seconda volta, a righe dai colori sgargianti.

Andarono a Casalrossano in bicicletta, l’unico mezzo di trasporto che si potevano permettere oltre alle loro gambe. Le Biciclette avevano un passo lungo, un manubrio stabile e le selle comode di pelle imbottita. Molto facili da guidare e veloci. Tutte nere. Le bici colorate, costruite in serie, arrivarono dieci anni dopo. Furono sicuramente più economiche, ma meno durevoli e sicure, uno dei primi segnali del consumismo in avvicinamento.
La mamma ricorda di aver sentito dire che, nel lontano 1930, la nonna Adelina andava a Trescia in bicicletta per aiutare i suoi fratelli che aveva aperto là un negozio di stoffe, facendo ottanta chilometri in un giorno (quaranta per andare e quaranta per tornare) con quelle biciclette pre-moderne.
Lo zio Giovanni non andò al carnevale, era troppo piccolo, aveva 11 anni. Lagnò un po’, ma poi arrivò Toti (il suo cane) e l’attenzione si spostò sui giochi che si potevano fare sul tappeto, rotolandosi con il cucciolo.

Casalrossano aveva più abitanti ed era sicuramente più ricco di Cremantello, perché sul suo territorio c’erano le filande, aziende nelle quali si lavoravano i bozzoli dei bachi per produrre la seta. Le filande erano costruzioni di mattoni basse e lunghe con finestroni che arrivavano fino al soffitto.
La filanda Riccini era la più grande. Vi lavoravano all’incirca cento persone, quasi tutte donne. Gli uomini erano sei: il fuochista che aveva la funzione di mantenere l’acqua bollente per sgarzare i bachi, il custode della fabbrica, il proprietario, due uomini che si occupavano della logistica e il proprietario. Riccini non si vedeva mai, era un parlamentare e stava sempre a Roma.

L’ambiente di lavoro più favorevole e richiesto dalle giovani operaie, era la “sala” dove si facevano le matasse di seta, perché non si doveva mettere le mani nell’acqua bollente per sgarzare i bozzoli. Chi passava le giornate con le mani in acqua, si piagava la pelle ed era costretto a sopportare il bruciore continuando a sbollentare i bachi. L’unico rimedio era la pomata a base di glicerina che si applicava alla sera, una volta finito il lavoro.

La direttrice della “sala” era la prozia di mia madre e si chiamava Annunciata, detta Ciadin. Era piccola, minuta, aveva un viso ovale con occhi scuri. Indossava sempre un grembiule che veniva chiamato “il grembiule delle converse”, perché portato dalle novizie dei conventi prima di ricevere i voti perenni. Ciadin faceva parte dell’ordine di Sant’Angela Merici.  Le suore Angeline erano anche conosciute come “suore in casa” perché non vivevano in convento, ma prestavano la loro opera pastorale nella comunità di residenza. Era molto paziente e molto devota, pregava continuamente. Andava sempre in chiesa e vi trascinava anche sua nipote.

Fu così che mia madre a sette anni sapeva molte preghiere, novene, canti religiosi, era un’esperta di rosari, processioni e benedizioni di persone, oggetti, campi e nuvole.
Quell’8 Febbraio del 1959 Ciadin non partecipò al carnevale ma andò in chiesa a pregare San Girolamo, il santo del giorno.

Casalrosso aveva una grande piazza coi portici. La piazza dava sulla chiesa parrocchiale che era raggiungibile attraverso una scalinata.
Le case erano abitazioni di campagna su due o tre piani imbiancate e con i tetti spioventi.  Quasi tutte di proprietà. Sotto i portici della piazza c’erano tre negozi: il cappellaio, la merceria e il panettiere. La domenica mattina la piazza si riempiva di banchi del mercato e i commercianti dei paesi vicini andavano là per fare affari di vario genere. Nelle mattine di mercato, era presente un notaio che redigeva i contratti.

Nel 1930 in quella piazza era stato arrestato un fratello della nonna Adelina perché aveva guidato una sommossa, cappeggiando i mercanti al fine di ottenere una diminuzione del pagamento del pedaggio necessario al posizionamento dei banchi con le merci da vendere. Eravamo in pieno fascismo, lo zio fu portato in caserma e minacciato.
La nonna Adelina, in perfetto stile Giovanna d’Arco, andò a riprenderselo e, di fronte alla intraprendenza di quella donna, il gerarca fascista rilasciò il fratello.

Ventotto anni dopo, in quel freddo giorno di carnevale del 1958, mia madre e le sue amiche fecero colpo su un gruppo di ragazzi che stazionavano in quella stessa piazza.
Mia madre se ne ricorda due. Uno era piccolo, moro, gli occhi scuri, gli occhiali, chiacchierone. Anni dopo è diventato medico di base e ha aiutato molte persone. Il secondo si chiamava Rino era alto, magro, con i capelli castani ed è diventato un esperto di gestione del personale. Due lauree e due carriere decisamente brillanti per il tempo. Le ragazze di Cremantello avevano “pescato” bene.

C’erano maschere, carri sui cui erano posizionati personaggi di cartapesta, oppure persone vere travestite.  Ad un certo punto vennero accese delle girandole infuocate che zittirono la piazza. Brillarono per un po’ nel cielo come fiamme di fuoco scagliate in alto da un vento improvviso e poi si spensero nel grigio ghiacciato di quel cielo invernale.
Ma la cosa che mia madre e le sue amiche ricordano meglio furono i ragazzi con cui si fermarono a parlare. Diventarono loro amici e si frequentarono per molti anni. Mia madre ha visto Rino l’ultima volta dieci anni fa.

Questa è la vita e questo è ciò che fa la differenza. Le persone che incontri valgono più di mille girandole, di mille maschere, di cento cesti di frittelle e “panadì” (le castagnole di carnevale). Valgono più dell’oro, più di un bel cinema all’aperto e di un grande concerto. Le persone che diventano “amiche” valgono ancora di più. Sono le persone a cui ti puoi rivolgere quando hai bisogno, che avranno una parola di conforto in caso di accidenti negativi, che faranno il tifo per te quando dovrai dimostrare che sei quello che vale di più o, più semplicemente e molto più eticamente, il più onesto.

Anche in quel mese successero nel mondo degli eventi che segnarono la storia.
Il 2 Febbraio ci fu l’incidente di Passo Dyatlov. Quella notte nove escursionisti accampati nella parte settentrionale dei monti Urali morirono per cause rimaste sconosciute. Un altro grave lutto avvenne il giorno dopo. Il 3 Febbraio del 1959 persero la vita tre giovani musicisti: Richie Valens, Buddy Holly e J.P. “The Big Bopper” Richardson (per molti anni fu ricordato come “il giorno in cui morì la musica”). Il 13 Febbraio iniziò la commercializzazione di una bambola che rivoluzionò il mercato dei giocattoli per l’infanzia ed ebbe un successo clamoroso. Si chiamava, e si chiama tutt’ora, Barbie. Il 15 Febbraio in Italia prese il via un nuovo governo presieduto da Antonio Segni e il 19 Febbraio Cipro divenne indipendente con il trattato-anglo-greco-turco.

Ho chiesto a mia madre quando le fu regalata la prima Barbie e lei mi ha risposto: “Io non ho mai avuto una Barbie. Quando ero una ragazzina a Cremantello nessuno sapeva della sua esistenza. Da piccola avevo una sola bambola che si Chiamava Vilma, aveva il viso di Ceramica e il corpo di pezza. Era bellissima. Me l’aveva regalata una zia che abitava in città e faceva l’ostetrica (uno dei pochi lavori che permettevano a una donna di essere indipendente a quei tempi). Ho scoperto le barbie quando eravate piccole voi. Nel 1975 sono stata molto indecisa se comprarvele o no, perché mi sembravano molto brutte, ma poi ho visto che tutte le bambine le avevano e ve le ho prese. Vi sono piaciute subito!.

Già, le barbie, una trovata commerciale di grande portata e fortemente rivoluzionaria. Ma a Cremantello la rivoluzione delle barbie arrivò vent’anni dopo.

N.d.A. I protagonisti dei racconti hanno nomi di pura fantasia che non corrispondono a quelli delle persone che li hanno in parte ispirati. Anche i nomi dei luoghi sono il frutto della fantasia dell’autrice.

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