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Giorno: 15 Aprile 2022

Irina e Albina dietro alla croce di Francesco
e una misera politica bacchetta il papa

 

La croce di Gesù porta scandalo. Per chi crede e per chi non crede. Uno scandalo è il sacrificio degli innocenti. È straordinariamente toccante e lungimirante il fatto che Papa Francesco abbia assegnato la meditazione sulla morte di Gesù, tredicesima stazione della Via Crucis del Venerdì Santo, a due donne, Albina, russa, e Irina, ucraina.

Due donne la cui amicizia non è un infingimento, non nasce come cortesia alla fantasia di un papà cattolico per guadagnare le prime pagine dei giornali, ma preesiste alla guerra e tutt’ora le unisce. Due operatrici sanitarie nello stesso Centro di cure palliative, quello gestito dalla Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma. Due donne, perciò, quotidianamente a contatto con la sofferenza umana del corpo e dello spirito. Due donne che condividono i gesti della cura e che reciprocamente si prendono cura l’una dell’altra resistendo eroicamente alla logica schiacciante della guerra che le vorrebbe nemiche.
Due donne che conservano la loro umanità e si riconoscono per ciò che sono; sì una russa e un’ucraina, ma anche infinite altre cose: un’infermiera e una studentessa, due figlie, forse due sorelle, forse due innamorate, e magari due persone che amano cantare, o cucinare, e che qualche volta si raccontano i loro sogni.

Sorprendente e scandaloso mi pare piuttosto che figure politiche abbiano l’ardire di mettere in discussione la scelta di Papa Francesco, fino a chiedere di ritirarla. Con quale diritto? Se giustamente teniamo alla laicità degli stati e ci sentiamo disturbati dalle intromissioni religiose sulle scelte politiche, lo stesso fastidio viviamo adesso, quando esponenti politici pretendono di dettare a una figura spirituale ciò che deve e non deve fare nelle sue celebrazioni. Soprattutto ora che la pretesa è di santificare una parte condannando l’altra alla dannazione e assorbendo nell’una e nell’altra tutto ciò che a ciascuna appartiene.
Il terreno del sacro è cosa altra, e non è il solo (davvero dovremmo disfarci di Cechov o di Dostoevskij per colpa di Putin?).

Fin dal momento in cui ha consacrato a Maria entrambi i Paesi, Francesco ha voluto indicare la strada opposta. Oggi, con questa Via Crucis, torna a farlo. La sua scelta non parifica l’aggressore e l’aggredito. Semmai riconosce pari dignità a tutte le vittime, che non sono da una parte sola. Potrei dire che non è un caso abbia scelto proprio due donne per fare questo: diversa è l’esperienza delle donne nella sofferenza e della cura, diversa è anche – per la massima parte – l’esperienza della guerra, e ciò che le donne evocano in chi guarda. C’erano, non a caso, due donne ai piedi della croce di Gesù.

Volendo parlare un linguaggio più terreno, Papa Francesco ha voluto riconoscere il valore dell’affetto tra Irina e Albina. È uno scandalo per il quale ringraziarlo: le mani delle vittime non sono insanguinate. Le donne russe che vedono i loro figli o i loro mariti costretti a partire per una guerra che non hanno scelto sono vittime quanto le donne ucraine, costrette a separarsi dai loro figli o dai loro mariti, che combattono, per mettersi al riparo con i bambini. Le loro mani non sono macchiate di sangue. Non portano la responsabilità di un attacco voluto da altri.

Se solo osiamo uscire dalla logica della guerra che semplifica e riduce la realtà allo scontro tra un “noi” e un “loro”, ci accorgiamo delle tante sofferenze che si stanno consumando in questo tempo. Soffrono i bambini russi in Italia se i compagni li additano come rappresentanti del loro paese aggressore. È vittima della guerra ogni amicizia e solidarietà interrotta anche nelle nostre città, tra le persone, le famiglie, le comunità russe e ucraine. Omettere la cura di questi legami per non tradire una qualche purezza della vittima non solo è falso ma è porre le basi per nuove violenze, nuove rivendicazioni.
Il bambino russo confuso con un aggressore che in nulla lo rappresenta o gli assomiglia è un bambino che, lasciato a se stesso, cercherà domani un riscatto, e nulla dice che lo farà nel modo più rispettoso di sé e degli altri.

Torniamo però al presente. Non è vero che i gesti di riconciliazione debbano attendere la fine delle ostilità, una fine assegnata a un tempo imprecisato nel quale qualcuno che ha iniziato l’orrore deciderà di concluderlo o sarà costretto a farlo, sulla base di convenienze che poco riguardano le persone comuni. È vero semmai che i facitori di pace possono iniziare subito, possono iniziare sempre. Così in Israele e Palestina dove da decenni associazioni miste collaborano per ridurre la violenza dell’occupazione e della guerra. Allo stesso modo in Russia e Ucraina occorre costruire la pace oggi.

Il sangue risparmiato è prezioso più del sangue versato. Non parla le parole della retorica ma quelle della vita. E mentre le diplomazie, gli eserciti, gli strateghi, i decisori politici non sanno farlo, è molto bene che incomincino dinanzi al mondo due donne, Irina e Albina, che ogni giorno condividono i gesti della cura per la sofferenza umana. Nulla vi è di più sacro, mentre altrove la vita umana si straccia.

Questo articolo è uscito ieri, 14 aprile, con altro titolo sul periodico Azione Nonviolenta 

In copertina: Pie donne al sepolcro, .XV Sec, Giuliano di Amadeo (Amadei, Giuliano). monaco camaldolese, pittore e miniatore.

Ucraina, Russia e Italia unite per la pace: 
subito la “tregua di Pasqua”

Si fermino le armi, subito la “tregua di Pasqua”

il comunicato del Movimento Nonviolento

I rappresentanti dei movimenti pacifisti e nonviolenti di Ucraina, Russia e Italia, lavorano insieme e si sono uniti per dichiarazione congiunta, che viene diffusa in ucraino, russo, italiano e inglese, nei tre paesi. L’obiezione di coscienza e la resistenza nonviolenta sono le “armi” che possono segnare una svolta. Un segnale di pace, un passo per una trattativa dal basso, una diplomazia popolare.

L’unica vera, adeguata, concreta e praticabile proposta di pace per fermare subito la guerra scatenata dal criminale governo russo in Ucraina, l’ha formulata papa Francesco: una “tregua pasquale” che facendo tacere le armi e cessare le stragi avvii un autentico negoziato che ponga fine a questo indicibile orrore. I nonviolenti sostengono la tregua di Pasqua di Papa Francesco con questo documento comune, rivolto ai tre governi e che parla ai tre popoli.

La guerra, di aggressione e di difesa, sta distruggendo città e annientando vite, sta rendendo incerto il futuro dell’intera area, sta indebolendo l’Europa, spaccando l’opinione pubblica, sta impoverendo i popoli e arricchendo le industrie belliche.

Dal Movimento pacifista ucraino, dal Movimento degli obiettori di coscienza russi e dal Movimento Nonviolento italiano, arriva un appello di unità, l’indicazione di una strategia comune, che vuole essere un primo elemento per costruire la Conferenza di Pace che dovrà sancire la fine della guerra e mettere le basi per un processo di ricostruzione e riconciliazione.

Movimento Nonviolento