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Giorno: 22 Aprile 2022

Giornata della Terra
Piccole storie di educ-amore ambientale

I libri per bambini mi piacciono da sempre. Ora che sono grande ancora di più. Se sono illustrati poi la tentazione è irresistibile… la mia libreria ormai ha uno spazio tutto suo, dedicato a racconti e ad albi illustrati colorati.

Sono tantissimi i volumetti che insegnano ai bimbi a scoprire a Natura, nella sua bellezza e nel suo mistero, nei suoi profumi e colori. Nel suo pieno rispetto. Amandola fin da piccini, prendendosene cura, capendola. Eccone alcuni. I primi dieci di una serie, direi.

Lorenzo Clerici, Tutino e l’albero, Minibombo, 2014Tutino è un piccolo esploratore che ama divertirsi all’aria aperta, giocando con un albero, tra rami e foglie, ma non esce mai di casa senza indossare una buffa tuta da animaletto. Ogni giorno si traveste in maniera diversa. Il costume da lupo è quello che ci vuole per arrampicarsi su un albero e giocare tra le foglie… per giocare tra i rami ci vogliono però alcune accortezze: fare attenzione a non spezzarli, non saltare troppo in alto e non arrampicarsi mai sui pini. Per travestirsi poi bisogna cercare in casa quanto serve! Non basta che attrezzarsi e provare ad essere l’animaletto prescelto.

John Yeoman, Quentin Blake, Il picnic acquatico dell’orso, Camelozampa, 2013

Libro apparso per la prima volta in Gran Bretagna nel 1969, un piccolo capolavoro. Qui l’orso ha organizzato, per il suo compleanno, un picnic sul lago per i suoi amici più cari, maiale, riccio, gallina e scoiattolo. La zattera porterà tutti a destinazione. Splende il sole, tutto procede a meraviglia, ma il “cra cra” rumoroso delle rane, che arriva da dietro le ninfee, li infastidisce. Anche le rane vorrebbero partecipare al picnic, ma l’orso e i suoi amici non gradiscono il fracasso e si allontanano verso un posto più tranquillo. Sfortuna vuole però che la loro zattera resti incagliata… E solo le rane li potrebbero aiutare! Le nuova amiche.

Marta Bassotti, Il mio piccolo orto biologico, 2016, Kite Edizioni

Insegnare ai bambini come realizzare un orto biologico: bastano un pezzetto di terra in un giardino, un po’ di pazienza e alcuni gesti essenziali. Questa piccola guida aiuta a fare i primi passi da giardiniere, dalla preparazione del compost alla semina passando per la disposizione nel giardino delle sementi. Si può imparare ad osservare un elemento molto importante per la buona crescita delle piante: la luna! E al momento giusto, pazienza e le attenzioni saranno ricompensate dalla gioia di sgranocchiare piccole e deliziose verdure!

Peter Carnavas, L’ultimo albero in città, Valentina Edizioni, 2011

Il piccolo Edoardo ci insegna la ricetta per salvare la Terra e colorare le città: piantare alberi! Edoardo gira per i quartieri della città in sella al suo triciclo, portando in giro il suo spicchio di verde personale e seminando la speranza di un mondo più bello e pulito. Poi la natura è contagiosa: se sei alla fermata dell’autobus e ti viene incontro un albero su tre ruote, non puoi fare a meno di sorridere e trasformarti in un guerrilla gardener. Allora tutti cominceranno a piantare alberi ovunque… Mentre i Grandi discutono, i Piccoli salvano il mondo.

Eliza Saroma-Stepniewska, Piccola guida per Ecoschiappe, Sinnos, 2015

Se avete problemi con la differenziata, lasciate aperto il rubinetto mentre vi lavate i denti, preferita la vasca alla doccia, vi spostate sempre in auto e accendete molte luci, allora siete delle Ecoschiappe. Questo libriccino simpatico stigmatizza i nostri ecopeccati, ma ci assolve con una fragorosa risata. Non si diventerò magari degli eco-eroi, ma il divertimento è assicurato, nello sfogliare, con i bimbi, questo eco-galateo della vita moderna.

Franca Cicirelli, Camilla e il mondo dei giardini, La Meridiana, 2010

A casa di Camilla nascono 2 pulcini, Budino e Uovosbattuto che, appena nato, ruba la rosa posata sui capelli di Camilla e fugge via. Ma dove? Il pulcino impazzisce per gli odori e i colori di piante e fiori e quindi vola di giardino in giardino. Passa dal romantico allo zen, al reale e al mediterraneo. Si scoprono allora le caratteristiche dei diversi giardini, in una sorta di una caccia al tesoro che coinvolge tutti i sensi. Un racconto per sviluppare un sentimento di responsabilità e amore verso la natura.

Maria Romana Teramo e Laura Proietti, Nonno Albero, Glifo edizioni, 2017

Nonno albero è scritto dalla palermitana Maria Romana Tetamo, classe 1983, e illustrato da Laura Proietti, classe 1994, anch’essa palermitana, diplomatasi alla Scuola del Fumetto di Palermo. Per entrambe si tratta del primo libro, esperimento ben riuscito.

Eccoci allora di fronte al piccolo Paride, che ha sempre abitato in città, in viaggio alla scoperta di un mondo nuovo, la prima volta che va in campagna a trovare la nonna. È talmente felice che la mattina si sveglia presto per correre a esplorare quel grande giardino che la nonna cura con amore e dedizione. La difficoltà ad alzarsi dal letto che solitamente contraddistingue i bambini qui non ha alcuno spazio.

In questo luogo tranquillo ci si accorge subito che i colori del cielo sono più luminosi di quelli della città e che anche l’aria ha un odore diverso. La natura è piena di colori e odori, piante, alberi e animali. C’è una vasca con grandi pesci abitata dalle galleggianti ninfee, si vedono le api e le formiche che in fila trotterellano verso il bordo del giardino, un grande albero che abbraccia Paride con i suoi forti rami e che conosce il suo nome.

Paride si ritrova presto immerso nell’orto della nonna, un luogo magico mai visto prima.  Qui impara che le carote non hanno la forma di un dischetto arancione, che sono fonte di vitamina A, che le patate non sono bastoncini fritti, e che gli alberi… gli alberi non parlano! Almeno in un giardino normale… ma quello della nonna riserva tante sorprese.

Spinto da una grande curiosità, Paride percorre un lungo sentiero fino a un’incredibile scoperta che gli farà amare per sempre la campagna. C’è un grande signor albero alla fine, chi mai sarà? Di chi incarnerà lo spirito che protegge casa e giardino?

Un pizzico di magia che vi invito a scoprire, un finale tenero, ingrediente essenziale per incuriosire e svelare gli intimi segreti della vita. Con grande delicatezza.

Marianne Dubuc, Le case gli animali, Orecchio acerbo, 2015

Vi è sempre piaciuto aspettare la posta, perché scrivere una lettera è regalare tempo? Siete mai stati invitati a casa da un coccodrillo? Avete mai visto quella di uno scoiattolo? Seguendo Topo Postino (il Facteur Souris originale) che consegna i suoi pacchi potrete visitare le buffe dimore di tanti animali! La storia segue il giro quotidiano di consegne del nostro topino postino che alle 9 in punto, il lunedì mattina, prende il suo piccolo carretto della posta e incomincia il suo lavoro. Il lunedì in questione si preannuncia molto impegnativo: il carretto è stracolmo di pacchetti, cestini, buste… La strada grigia che solca il prato lo guida alla sua prima tappa, fino al “signor Orso che aspetta una lettera della zia Paulette”, ai coniglietti, al signor Serpente, alla signora Talpa e al signor Verme.

Marianne Dubuc disegna i singoli fili d’erba e tratteggia le nervature degli alberi, un’artista che nasconde di tutto dietro ai cespugli e sotto ai letti e che ha una spiccata vocazione decorativa, che ama minuziosamente le tendine e le giostrine che si appendono sopra le culle, che usa righe, pallini e quadretti dappertutto, ma anche cuori e cappucci di lana…

Ci sono mille dettagli da scoprire in queste case tutte diverse e molto, molto personali. E alla fine del giro, l’ultimo pacchetto… per chi mai sarà?

Marc Martin, Una foresta, Salani editore, 2017

Marc Martin è un illustratore e graphic designer australiano e lavora con acquerelli, evidenziatori, trame tessili scannerizzate e computer grafica. Trae ispirazione da ciò che lo circonda: la natura, gli animali e la città in cui vive. La foresta è il suo primo libro illustrato e inizia con “c’era una volta una foresta”: il racconto di una foresta che viene distrutta dagli uomini avidi per fare posto a una città tentacolare e afosa. La mancanza di alberi renderà l’aria irrespirabile e pesante e finirà per distruggere la città con una tempesta. Al posto della città crescerà … una nuova foresta.

Un racconto commovente e senza tempo, una storia di rigenerazione e rinascita, di quelle belle e che servono davvero tanto.

Anna Walker, Florette, Clarion books, 2018 (in inglese)

Quando la famiglia di Mae trasloca in una nuova e accogliente casa, la piccola desidera portare con sé il proprio giardino. Le mancherebbero troppo gli alberi di melo fioriti, l’arrampicarsi su di essi, l’andare a caccia di farfalle nell’erba folta e verde. Ma non c’è spazio o una stanza per un giardino in città. Oppure c’è? La storia di Mae illustrata dall’australiana Anna Walker con acquerelli più degni di un grande artista – ispirata a una foresta scoperta da Anna da una finestra parigina durante una vacanza con la famiglia – è una pura celebrazione dell’amicizia, dell’adattamento ai cambiamenti e della magia del mondo naturale. Provare (leggere) per credere.

Giornata della Terra:
Intervista a Gaia

Gaia: “si uccisero da soli, io non feci null’altro che spargere il vento, non fu colpa mia”

Intervistatore: “eppure parevano esseri intelligenti”

Gaia: “no, non era così. Si fidavano dei loro padroni, applaudivano e tifavano senza pensiero. Le loro menti ragionavano in un circuito binario, non capirono mai che era il sistema che li stava uccidendo. Democrazie e dittature correvano insieme verso l’autodistruzione.”

Intervistatore: “e lei, non fece nulla per evitare il disastro”

Gaia: “guardi che io ho miliardi di anni, quei piccoli esseri senza testa, mi camminano in capo da pochi secondi, confronto alla mia vita. Sono sempre stati loro a dipendere da me, non viceversa. Loro appena usciti dalla caverne hanno iniziato a sfruttarmi, poi a succhiare ogni mio frutto, poi a inquinare, e volevano sempre di più. Si uccidevano fra loro, per fare grandi alcuni. Più si sviluppavano e più cercavano divinità altre da me. Pensi che ai loro albori ero la loro madre e il loro padre assieme. Poi hanno pensato di non aver e più bisogno di me.”

Intervistatore: “ma ci furono tra quegli esseri elementi di spicco?”

Gaia: “si ogni tanto ne nasceva uno, ma spesso veniva deriso, o criticato e spesso ucciso. Non ebbero mai la capacità di vivere senza un padrone, senza confini, senza frontiere. Ingrassavano l’animale più crudele e col petto in fuori andavano a prendere i fendenti per lui. Esseri incredibilmente stupidi, invece di unirsi tra loro, morivano per i loro capi.”

Intervistatore: “ma poi come finì?”

Gaia: “come era naturale che finisse. Producevano, consumavano, combattevano, si uccidevano, mi uccidevano. Quando tutto fu in mano a pochi, non ne ebbero ancora abbastanza. Bombe, guerre, fumi, inquinamento. Fino a che uno o più, di loro, spinsero un bottone. Perché volevano avere, avere, avere. E io non feci altro che far soffiare il vento. Le nubi portarono i loro veleni ovunque. Io attivai le stagioni, le maree, la siccità e poi gli uragani, il caldo torrido, il freddo glaciale. Quello che ho sempre fatto nei mie milioni di anni di vita. Questa volta non servì neppure un aiuto dall’esterno. Nessun meteorite mise fine a quello strazio. Ci pensarono da soli. Piccoli esseri stupidi.”

Intervistatore: “e ora che succede?”

Gaia: “io vivo bene, assieme ai miei insetti, qualche animale robusto, qualche pesce. E pensi che ne esistono ancora di quegli esseri, vivono nudi o vestiti di stracci nelle caverne, sono deformi, pochi e senza ricordo. Vivono nella loro immensa stupidità. E forse un giorno si evolveranno di nuovo, per poi ritornare ad essere le bestie stupide che sono sempre state. Produci, consuma e muori. Questo è il loro circolo vitale, adorano feticci, baciano i piedi ai potenti. No, speriamo che questa volta non si evolvano di nuovo.”

Intervistatore: “Grazie signora.”

Gaia: “di nulla caro. Io sono sempre qua. Loro no.”

Parole a capo
Roberta Lipparini: “L’amore forse è un semino” e altre poesie

“L’infanzia non ha tempo. Man mano che gli anni passano bisogna conservarla e conquistarla, nonostante l’età.”
(Emmanuel Mounier)

Ritrarsi

Un passo indietro
Mezzo passo
Come la marea
Un’esitazione
Pausa del cuore
Forse per nuovo slancio
Corsa o volo preciso
in un punto d’azzurro
O solo un momento di quiete
Lontano dall’argine
Dalla sponda
Dal frastuono della corrente
Un rintanarsi
Una sottrazione al fragore
Ridefinire il paesaggio
Il contorno del tempo
Aspettarsi

 

In seduta

In seduta, oggi,
mi è uscito dalla bocca
Otto anni che lo portavo in gola
Quasi mi ha soffocato
Sei lettere piantate lì
nella trachea
che pregavano di uscire
Un parto disperato
E finalmente il tuo nome
è ruzzolato a terra
tra il portaombrelli
e le scarpe nuove del dottore

 

L’amore forse è un semino

L’amore forse è un semino
Una briciola
Un pelo nell’uovo
Talmente minuscolo
che non lo trovo

Una goccia, un granello
Il riflesso di un momento
Forse non l’ho visto
Forse non lo sento

Magari l’ho pestato per errore
Sbadata come sono
Forse ho ucciso il mio amore

E ora sta lì
morto sotto la mia suola
Mentre io mi stupisco
Che son rimasta sola

 

La pazienza buona del tempo

Le cattedrali. Le poesie
Tutto è racchiuso
nella lentezza del gesto
Così recito un mantra
mentre impasto il pane
e il mio corpo di vetro
riflette la luce
di questo bene semplice
Tra le mani do forma
alla domanda di senso
Una croce, una carezza d’olio
La pazienza buona del tempo

 

Lo incontrerò

Lo incontrerò
Avrà la barba bianca
Lo sguardo paziente di un pescatore
Sarà così il mio amore
Avrà il sorriso di un bambino
La malinconia di una lunga attesa
Un’albicocca in mano
per farmi una sorpresa
Guarderemo insieme il volo dei gabbiani
Morderemo ridendo un pomodoro
Dormiremo in lenzuola di fiume
Mi chiamerà “Bimba”, mi dirà “Tesoro”
Canterà canzoni per farmi addormentare
Mi coprirà d’uva, di spighe, di sole
Mi farà il gelato con la neve
Mi laverà a una fonte di parole
Conterà le stelle per farmi contenta
Mi vestirà di ciliegie e di more
E moriremo insieme
perché così è l’amore

 

C’è pace in casa stasera

C’è pace in casa stasera
Nessuno grida
Non devo fingere di dormire
Giusto un filo di solitudine
che non muove nemmeno l’aria

 

Roberta Lipparini (Bologna,1964). Scrive da quando era adolescente, solo poesie, molte delle quali indirizzate ai bambini. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie per bambini:
“C’è un posto accanto a me. Poesie per una scuola senza barriere”, Mondadori – collana “Sassolini Oro”, 2013. Prefazione di Bruno Tognolini. Illustrazioni Arianna Operamolla; “Io Credo come te. Poesie per una scuola senza pregiudizi”, Mondadori – collana “Sassolini Oro”, 2014. Prefazione di Janna Carioli, Illustrazioni Arianna Operamolla; “Filastrocche in punta di piedi”,  Secop Edizioni, 2014. Illustrazioni di Antonio Catalano; “Ti ricordi di me?”, Secop Edizioni, 2021. Albo illustrato da Bianca Solazzo; “Sei storie per la scuola”, Gribaudo, 2021. Illustrazioni di Mirella Mariani.
Raccolte di poesia per adulti: “Io ce l’ho un amore”, Zona Editore, 2014; “Fiori Finti”, edizione Terra d’Ulivi, 2014; “Scritture d’amore”, Secop Edizioni, 2015; “Per mare, mio amore”, Secop Edizioni, 2016.

Sulla sua pagina Facebook si presenta così: “Non sono cresciuta leggendo Emily Dickinson ma ascoltando Guccini. In casa mia non c’erano libri (forse qualche sparuto volume della selezione del Reader’s Digest, a testimonianza del desiderio irrealizzato di mio padre di poter studiare) e anche il pane scarseggiava. Mia madre donna di servizio, mio padre operaio metalmeccanico. Anche oggi fatico ad arrivare a fine mese ed i libri li posso prendere solo in biblioteca. Altrimenti li guardo con desiderio dalle vetrine. Mai avuto un’auto e i vestiti, sempre di seconda mano. Per questo la mia poesia “si capisce”. Altro io non saprei, né vorrei francamente. Dedico la mia scrittura ai semplici, ai fragili, a quelli che, come me, zoppicano su un’ala sola”.

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]