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Giorno: 9 Maggio 2022

SABATO 14 MAGGIO, ore 10-13 Unife – Dipartimento di Economia
Presentazione del libro per Pino Foschi e i 50anni del CDS

 

Con l’introduzione del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi si aprirà il seminario L’organizzazione reale della Ricerca e Sviluppo e la formazione dei novizi: Pino Foschi al CER-MONTELL, presso l’Aula Magna del Dipartimento di Economia dell’Università di Ferrara, sabato 14 maggio, dalle ore 10 alle 13. Nell’ambito dell’incontro verrà presentato il libro PER PINO, OLTRE L’ORIZZONTE – 70 anni di lotte, innovazioni, comunità di pratiche e tanta amicizia, per ricordare la scomparsa di Pino Foschi, avvenuta un anno fa, ma anche i 50 anni di attività del CDS – Centro Ricerche Documentazione e Studi Economico Sociali, inizialmente Centro di Documentazione Sindacale, che prese vita nel 1972 all’interno del Consiglio di Fabbrica della Montedison.

Il seminario verrà introdotto da Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione e dagli interventi di Massimiliano Mazzanti, Direttore del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara, Angela Travagli, Assessora al Personale, Lavoro, Attività Produttive, Patrimonio, Fiere e Mercati del Comune di Ferrara e Cinzia Bracci, Presidente di CDS Cultura OdV.

Seguirà la relazione di Federico Butera, sociologo, studioso di organizzazione e architetto di organizzazioni complesse, dal 1988 al 2013 docente di Sociologia dell’Organizzazione (prima all’Università di Roma Sapienza e poi a Milano Bicocca, di cui oggi è Professore Emerito) e fondatore del Corso di Laurea in Scienze dell’Organizzazione presso l’Università di Milano Bicocca.

Presidente e fondatore della Fondazione IRSO – Istituto di Ricerca e Intervento sui Sistemi Organizzativi, inizia lavorando come operaio alla Olivetti, ma in breve ne diviene capo dell’Ufficio Ricerca e Selezione Laureati. Lascia Olivetti nel 1973. Elemento centrale della attività di ricerca di Butera è il percorso di allontanamento dal taylor-fordismo in Italia e la ricerca-intervento sull’organizzazione che, dal 1970, si sviluppò in Italia soprattutto attraverso due percorsi: da una parte la nascita della sociologia dell’organizzazione e della ricerca-intervento in Olivetti e dall’altra la nascita e lo sviluppo dell’Istituto di Ricerca Intervento sui Sistemi Organizzativi. Il tutto attraverso progetti, ricerche, pubblicazione di libri e articoli, insegnamento a giovani, quadri e dirigenti delle imprese e delle Pubbliche Amministrazioni.

Nel 1998 diviene direttore di Studi Organizzativi, una rivista scientifica interdisciplinare che pubblica studi di casi, ricerche empiriche, saggi che hanno per oggetto la nascita, la gestione, la crisi, il cambiamento delle organizzazioni complesse (imprese grandi, medie e piccole), delle reti di imprese, dei sistemi di economia regionale, delle pubbliche amministrazioni centrali e locali, delle organizzazioni no-profit. In Studi Organizzativi vengono effettuati studi critici su esempi positivi di nuove forme di organizzazione e metodologie di progettazione e gestione del cambiamento organizzativo, promuovendo inoltre programmi di ricerca e di diffusione dell’innovazione organizzativa.

La mattinata proseguirà con gli interventi di Maurizio Biolcati Rinaldi, docente Dipartimento di Ingegneria, Università di Ferrara, Pier Giovanni Bresciani, psicologo del lavoro, Università di Urbino, Luca Fiorini, Delegato sindacale LyondellBasell, Andrea Gandini, direttore Annuario Socio-Economico Ferrarese e socio CDS Cultura OdV, Giovanni Masino, Docente Dipartimento Economia e Management all’Università di Ferrara, Salvatore Mazzullo, Primo Direttore del Centro Ricerche Ambientali di Ravenna, già Dirigente di LyondellBasell, Gaetano Sateriale, già Sindaco di Ferrara, sindacalista, presidente dell’Associazione Nuove Ri-Generazioni, Paolo Vita Finzi Zalman, ingegnere presso LyondellBasell.

Il libro Per Pino, Oltre l’Orizzonte curato da Andrea Gandini e Bruno Zannoni, socio CDS Cultura OdV, narra 70 anni di lotte, innovazioni e pratiche di comunità in una grande fabbrica che è stata all’avanguardia in Italia (e in Europa) sui cambiamenti organizzativi, dei modi di lavoro e nelle innovazioni dei prodotti e dei processi tecnologici. Nel volume vengono ricordate le grandi doti umane e le qualità professionali e sociali di Pino Foschi. I lettori, in particolare i giovani e gli studenti potranno farsi un’idea di un mondo passato ma che è parte della nostra storia più recente, e prendere coscienza degli sforzi fino ad oggi compiuti per arrivare fin qui, oltre a trovare spunti e idee, del tutto attuali, per migliorare la società e renderla davvero più fraterna, uguale e libera.

Patrizio Bianchi scrive, nelle pagine di presentazione del libro, che Pino Foschi è stato per tutti noi un Maestro. Un Maestro, da cui imparavi, cioè apprendevi e facevi tuo, ad ogni parola, ad ogni tratto di penna, ad ogni pausa, un maestro esigente che ti richiedeva ogni volta di guardare oltre l’orizzonte dei tuoi pensieri, ben oltre quella linea in apparenza irraggiungibile del tuo sapere, che invece altro non era che il limite autoimposto della tua esperienza passata. Poi, più avanti, raccontandone sinteticamente l’esperienza lavorativa, scrive che Pino, dopo essere stato ai vertici della Federchimici, fu l’animatore dell’Unione regionale della CISL dell’Emilia-Romagna ed anche in quell’esperienza fu forza trainante di una visione profondamente innovatrice dell’azione sindacale, sempre capace di trovare la più avanzata relazione fra territorio, produzione e innovazione. Di questo sforzo di innovazione sociale fu dapprima testimone poi agente il CDS, luogo vero di ricerca sociale e politica. Le pubblicazioni del CDS divennero rapidamente materiali di studio sull’organizzazione della produzione e sugli impatti sociali delle trasformazioni produttive. E conclude con l’immagine del lungo filo che si svolge in oltre cinquanta anni, ma che ha sempre avuto come riferimento la continua tensione fra innovazione e educazione, il bisogno non solo di esplorare spazi nuovi, oltre l’orizzonte conosciuto, ma nel contempo di dare ad altri gli strumenti per cercare i propri spazi, per superare il proprio orizzonte.

Per quanto riguarda la storia del CDS, nel libro viene riportato un documento autografo di Pino Foschi del settembre 1977, nel quale si avanza la proposta di portare il Centro di Documentazione, fondato nel 1972, ad un modello organizzativo più strutturato e allargato a tutto il mondo del lavoro. La proposta è di trasformarlo da soggetto sostenuto sostanzialmente dai chimici in particolare del Petrolchimico in un organo a sostegno di tutte le categorie e le strutture del sindacato confederale, con la conferma della visione unitaria che si sta affermando sulla base maturata nelle fabbriche e non solo.

Dopo qualche anno CDS modifica la sua struttura organizzativa, acquisendo una piena autonomia gestionale, e trasformando la lettera “S” dell’acronimo che passerà da “sindacale” a “studi” e diventando poi, nel 1980, cooperativa con personale professionale e con un allargamento ulteriore dell’area delle collaborazioni. Dopo un trentennio di intensa attività che ha visto una continuità non comune a realtà simili, nel 2019 avviene il passaggio ad Associazione di Volontariato, CDS OdV, con un ampliamento delle aree di interesse e degli strumenti di comunicazione, alla luce dei temi nel frattempo emergenti come ambiente, parità di genere, arte, sociale, ecc., ma mantenendo obiettivi e stessa immutata autonomia e libertà di espressione del Centro di Documentazione Sindacale delle origini. E continuando a pubblicare l’Annuario Socio Economico Ferrarese.

Gian Gaetano Pinnavaia, direttivo CDS

Segreteria ANPI:
preoccupanti le parole del ministro Guerini. Lavoriamo per la pace

 

La Segreteria nazionale ANPI esprime preoccupazione per i contenuti dell’audizione del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini nelle commissioni riunite di Camera e Senato.

L’ammissione dell’invio in Ucraina di dispositivi militari, sia pur a cortissimo raggio, in grado di colpire postazioni in territorio russo contraddice l’auspicio di concrete e urgenti iniziative di negoziato condotto dall’UE che oramai da più parti e sempre più frequentemente viene manifestato. L’annunciato invio di nostri soldati sotto l’egida della NATO in Ungheria e Bulgaria è un elemento di ulteriore preoccupazione e di accrescimento della tensione internazionale.

Il ministro Guerini ha altresì comunicato che la dottrina militare russa prevede l’utilizzo di armi nucleari, seppure abbia aggiunto: “Credo che sia prevedibile che non vengano utilizzate”. Tutto ciò conferma l’inquietante escalation in corso, la cui prima vittima è il popolo ucraino e porta ad un accrescimento dei pericoli per la sicurezza nazionale del nostro Paese, oltre che per la pace nel mondo. È sempre più indifferibile una seria iniziativa contro la guerra ed un’ampia mobilitazione popolare con questo obiettivo. L’ANPI è impegnata in tal senso.

Segreteria Nazionale ANPI 

Il 20 maggio: lavoratori e realtà sociali scioperano per dire NO alla guerra

di Patrick Boylan
articolo originale su peacelink

La guerra in Ucraina, alla quale l’Italia partecipa ormai da cobelligerante, è riuscita a fare ciò che anni di appelli all’unità non hanno realizzato, ovvero far scendere in piazza, tutte insieme, le varie sigle sindacali di base e buona parte delle realtà sociali pacifiste, in un movimento compatto contro governo e padronato.

Queste diverse realtà si sono date appuntamento a Roma oggi (8 maggio 2022) presso l’ex sede Inpdai di viale delle Provincie, per mettere a punto uno sciopero generale contro la guerra indetto per il 20 di questo mese in tutta l’Italia. Sono previste grosse manifestazioni a Roma, Milano e Palermo nonché comizi e presidi a Torino, Bologna, Firenze, Pisa, Caserta, Cagliari, Reggio Emilia, Trieste e altre città ancora.

Cinque sono le parole d’ordine: Contro la guerra, l’economia di guerra e il governo della guerra; contro l’invio delle armi in Ucraina e l’aumento delle spese militari; per l’aumento delle spese sociali e dei salari; per il ripristino della scala mobile; per un reddito di base per tutte e tutti.

Ad aderire alla piattaforma rivendicativa sono i sindacati di base (ad esempio CUB, SGB, USI-CIT, i vari COBAS, USB) insieme a rappresentanti della società civile (come il vignettista Vauro Senesi e la filosofa Donatella Di Cesare, i Giuristi democratici, i Disarmisti esigenti, gli Obbiettori di Coscienza, gli Umanisti) e associazioni pacifiste come Abbasso la Guerra, l’Assemblea Antimilitarista e la stessa Rete PeaceLink.

Walter Montagnoli, della Segreteria Nazionale CUB, ha illustrato come la guerra in corso, oltre a causare morti e devastazioni in Ucraina, colpisce le popolazioni di tutto il mondo per via dell’interruzione delle catene alimentari, energetiche e di approvvigionamento di materiali. La mancanza di pezzi di ricambio, per esempio, ha fermato o rallentato molte fabbriche, causando numerosi ricorsi alla cassa integrazione. E mentre il governo taglia i fondi destinati alla sanità e ai servizi sociali per pagare i costi della guerra, contestualmente toglie l’IVA sulla commercializzazione delle armi, così da permettere ai grossi azionisti di Leonardo, di Fincantieri, di Breda… di incassare di più.

“Si spendono due mila miliardi annualmente nel mondo per produrre armamenti, ovvero per produrre strumenti di morte e di distruzione,” ha concluso Montagnoli. “Noi diciamo basta, bisogna produrre meno spade e più aratri – per sfamare le popolazioni del mondo, invece di ucciderle.”

Contro l’economia di guerra si è pronunciato anche Angelo Mulè della USI-CIT. “Il padronato vuole comprarci col bonus governativo di €200? Se li metta in quel posto”, ha tuonato. “Noi, il 20, scioperiamo contro la sua guerra, che è una catastrofe non solo per gli ucraini, ma anche per i lavoratori in tutto il mondo.”

“Inoltre – ha concluso, rivolgendosi ai giovani – non va dimenticato che il servizio di leva non è stato abolito in Italia, ma solo sospeso. Con l’entrata in guerra contro la Russia, il governo potrebbe ripristinarlo.”

Un rappresentante dell’Ufficio Informazione del Kurdistan ha sottolineato che la guerra in Ucraina – tra due imperialismi che usano cinicamente gli ucraini come pedine nei loro giochi di potere – non è l’unica oggi scatenata per scopi imperialisti. “La Turchia, ad esempio, sogna sempre il suo impero ottomano perso e ha invaso pezzi della Siria e dell’Iraq per estendere le sue frontiere, sterminando gli abitanti curdi che, di quel impero, non vogliono far parte; vogliono invece la propria autonomia.”

Il rappresentante curdo ha poi chiesto alla platea: “Perché l’Europa, così pronta ad applicare sanzioni contro l’invasore Putin, non le applica contro l’invasore Erdogan?”, suscitando un applauso scrosciante.

Ma non è soltanto la Turchia che fa guerre imperialiste ignorate dall’Occidente. La Francia di Macron sogna sempre l’impero francese in Africa di una volta; per realizzarlo, ha invaso il Mali otto anni fa, facendo bruciare villaggi interi per estirpare i resistenti; ma nessuno in Italia sembra aver sentito l’odore del fumo. L’Arabia Saudita sogna un vasto impero sunnita nel medio oriente e in Africa del nord; per realizzarlo, bombarda selvaggiamente lo Yemen da 7 anni e nessuno in Occidente applica sanzioni per fermare il genocidio in corso. Ma, si sa, la Turchia, la Francia e l’Arabia Saudita – per non parlare degli Stati Uniti che ha invaso e occupato molteplici paesi terzi in questi anni – sono paesi alleati e quindi possono fare quello che sta facendo Putin, liberamente e impunemente, senza destare scandalo tra i benpensanti occidentali.

La stessa guerra in Ucraina, che sembra dovuta esclusivamente alle brame imperialiste di Vladimir Putin, è in realtà il proseguimento di una guerra imperialista iniziata dall’Occidente.

Infatti, è l’Occidente che ha invaso l’Ucraina otto anni fa e che continua ad occuparla… solo che non si vede (o quasi).

Nel 2014, la NATO ha infatti addestrato segretamente, nelle sue basi in Polonia, milizie ucraine filo naziste che hanno poi dirottato la rivolta popolare degli ucraini contro il loro governo, imponendo come Presidente del paese l’uomo designato da Washington, Arseniy Yatsenyuk. “Yats” ha usato poi quelle stesse milizie per fare guerra, sempre per conto della NATO, contro gli ucraini russofoni dell’Est, una guerra strisciante durata otto anni, con 14.000 morti, e che poi è sfociata in guerra aperta quando la Russia ha incautamente voluto porre fine al genocidio invadendo l’Ucraina.

L’invasione di Putin è indubbiamente un crimine di guerra – anche se non si capisce perché non lo siano le invasioni imperialiste di Erdogan, di Macron, del Principe bin Salman e di tutti i presidenti statunitensi. Un crimine che non si può condannare, tuttavia, senza condannare, contestualmente, chi l’ha provocato deliberatamente.

“Scioperiamo e scendiamo in piazza il 20 maggio per dire NO a TUTTE le guerre e a TUTTI gli imperialismi,” ha concluso l’assemblea di viale delle Provincie, invitando chi vuole aderire alla giornata del 20 a scrivere a: scioperogenerale20maggio@gmail.com

LO STESSO GIORNO
viene assassinato Peppino Impastato

9 maggio 1978: viene assassinato Peppino Impastato

Giuseppe Impastato, conosciuto da tutti come Peppino, nasce a Cinisi, in provincia di Palermo nel 1948. La famiglia Impastato è legata a Cosa Nostra, la nota mafia siciliana: il padre Luigi fu mandato al confino durante il fascismo per il legame mafioso, come questo anche lo zio e molti parenti erano mafiosi, addirittura il cognato del padre, Cesare Manzella, era il capomafia del paese.
Fin da piccolo Peppino sente di non appartenere a quel mondo che la famiglia rappresenta. Entra in contrasto con il padre e i suoi valori molto giovane. Questo, rotti i rapporti con il figlio, lo caccia di casa ancora minorenne.

Peppino trova ospitalità per sé e le proprie idee nella politica di sinistra. A diciassette anni, nel ’65, fonda il giornale ‘L’idea socialista’ con alcuni amici, tutti appartenenti al PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria). Da militante comunista Peppino nel giro di pochi anni ricopre il ruolo di dirigente nelle attività delle nuove formazioni comuniste, come Il manifesto e, in particolare, Lotta Continua. A inizio anni ’70 il ragazzo ancora giovane è già un esponente importante della sinistra rivoluzionaria ed extraparlamentare. La politica da una parte e la lotta alla mafia dall’altra, il giovane Impastato comincia a diventare un problema per le famiglie mafiose del luogo.

Nel 1975 con alcuni compagni e amici conosciuti durante gli anni di militanza politica fonda Musica e cultura, che svolgerà attività culturali libere ed indipendenti sul territorio. Questo stesso gruppo di ragazzi, dopo la prima  esperienza, decide di fondare nel 1977 Radio Aut, una radio libera autofinanziata.
Con il microfono Peppino si dimostra da subito abilissimo. Il suo programma “Onda pazza a mafiopoli” è il più seguito di tutta la radio. Con tono satirico Peppino denuncia in diretta delitti e affari della mafia locale, e in special modo del nuovo capomafia Gaetano Badalamenti (chiamato sarcasticamente «Tano Seduto» ). Deridendo e sbeffeggiando mafiosi e politici il trentenne si fa tanti nemici potenti decisi a chiudergli la bocca. Nonostante le costanti minacce e pressioni, Peppino nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali.
Purtroppo Peppino non avrà mai modo di vedere il risultato di quelle elezioni. Verrà assassinato a campagna elettorale ancora in corso questo stesso giorno, la notte del 9 maggio, su commissione di Badalamenti.

Il cadavere viene ritrovato alle prime luci dell’alba. Il corpo esanime era stato adagiato sui binari della ferrovia Palermo-Trapani, con una carica di tritolo sotto il suo corpo, il tutto per simulare un attentato. Stampa, forze dell’ordine e magistratura inizialmente sostengono che Peppino sia morto per un incidente preparando l’attentato. In un secondo momento però una lettera ritrovata a casa dalla zia, nella quale nulla però veniva scritto a proposito, fa parlare i magistrati di suicidio.
La stampa lascia passare la notizia in secondo piano. La stessa notte, a centinaia di km di distanza, in via Caetani a Roma viene ritrovato il corpo di Aldo Moro, capo della democrazia cristiana.

La madre Felicia Bartolotta e il fratello Giovanni non credono alle ipotesi del suicidio. Da subito rompono pubblicamente con la parentela mafiosa e si adoperano per la ricerca della verità sulla morte di Peppino. Denunciano pubblicamente l’assassinio di matrice mafiosa, riempiono la città di manifesti e attaccano direttamente, facendo nomi e cognomi, i presunti mandanti. Insieme al centro siciliano di documentazione e alcuni compagni di democrazia proletaria si riesce a far riaprire il caso più volte.
Nonostante la corruzione e gli impedimenti a inizio 2000 arrivano le condanne. Per primo tocca a Vito Palazzolo, braccio destro del boss Badalamenti, condannato a trent’anni dalla Corte di Assisi. Dopo un anno, ad Aprile 2002, la seconda condanna. Il boss mafioso Gaetano Badalamenti viene riconosciuto mandatario di quello e altri omicidi, colpevole viene condannato all’ergastolo.

Peppino è rimasto un esempio seguito da molti. Il suo coraggio di denunciare, combattere e ribellarsi anche a costo di perdere la vita ancora oggi insegna. Ha dimostrato come la lotta alla mafia non sia solo questione di legalità e giustizia, ma sociale prima di tutto. Peppino ha combattuto come militante comunista contro una mafia a servizio degli affari della borghesia e con un forte sentimento anticomunista. In lui si legavano lotta di classe e lotta alla mafia, due facce della stessa medaglia.  A lui sono dedicati molti film e canzoni, tra cui il più famoso ” I cento passi”, intitolato così per i “cento passi” che realmente separavano casa sua da quella di Tano Badalamenti. Il Centro Peppino Impastato lavora ancora oggi con lo  scopo di sviluppare la conoscenza del fenomeno mafioso e di altri fenomeni ad esso assimilabili, combatte tali fenomeni e aiuta concretamente le famiglie vittime di questa piaga.
La tomba di Peppino a Cinisi è diventata una meta di pellegrinaggio, e sfoggia un epitaffio che recita:

Rivoluzionario e militante comunista – Assassinato dalla mafia democristiana

Foto di copertina: wikimedia commons

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