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Giorno: 19 Maggio 2022

Armi nucleari: in Commissione Esteri alla Camera passa Risoluzione per il disarmo globale

da: Rete Italiana Pace e Disarmo

Senzatomica e Rete Pace Disarmo: “Passo positivo, ora l’Italia partecipi alla Conferenza di Vienna”.

“Siamo soddisfatti di questo storico risultato a favore dell’impegno dell’Italia per il disarmo nucleare”. Senzatomica e Rete italiana Pace e Disarmo esprimono soddisfazione per il voto di oggi in Commissione Esteri alla Camera che esprime indicazioni per il Governo affinché si attivi in percorsi concreti di disarmo nucleare e di avvicinamento ai contenuti del Trattato di proibizione delle armi nucleari (TPNW). Nella risoluzione si sottolinea come le armi nucleari costituiscano ancora oggi una grave minaccia per l’umanità come sia quindi fondamentale continuare gli sforzi per la loro riduzione con l’obiettivo di una definitiva eliminazione.

Con il documento a prima firma Laura Boldrini (ma sottoscritto anche dai Deputati Delrio, De Micheli, Fassino, La Marca, Palazzotto, Quartapelle Procopio, Ehm, Migliore, Emiliozzi), il Parlamento fornisce al Governo sollecitazioni chiare e indicazioni realizzabili per perseguire percorsi concreti di disarmo nucleare globale e definitivo: un obiettivo che tutti i recenti esecutivi italiani hanno confermato come prioritario.

Dopo un dibattito di alcune settimane, è stato approvato un testo che non solo richiama in via generale il disarmo nucleare, ma indica al Governo come poterlo realizzare nel quadro del percorso individuato dal Trattato TPNW, scaturito dalla “Iniziativa Umanitaria” della società civile internazionale. Anche se l’Italia finora ha deciso, come tutti gli alleati NATO, di rimanere al di fuori del percorso che sta coinvolgendo decine di Paesi del mondo è importante che ci sia un avvicinamento ai contenuti pratici e concreti proposti dal Trattato e un confronto con tutti gli Stati che stanno mettendo il disarmo nucleare al centro della propria azione politica.

L’Italia può e deve mettere in campo la parte migliore delle proprie risorse per costruire il disarmo nucleare, come sottolineato nella parte dispositiva della Risoluzione, che impegna il Governo “a continuare a valutare, in questo contesto, compatibilmente con l’obiettivo delineato, con gli obblighi assunti in sede di Alleanza atlantica e con l’orientamento degli altri Alleati, possibili azioni di avvicinamento ai contenuti del Trattato TPNW, in particolare per quanto riguarda azioni di «Assistenza alle vittime e risanamento ambientale», considerando la grande tradizione umanitaria dell’Italia e come previsto dall’articolo VI dello stesso Trattato”.

“Finché ci saranno le armi nucleari, ci sarà sempre il rischio che vengano utilizzate – afferma Daniele Santi, Presidente di Senzatomica – Le dichiarazioni della governance russa relativamente alla guerra in Ucraina hanno mostrato in maniera inequivocabile il vero volto della deterrenza nucleare quale strumento di ricatto che pone l’umanità sull’orlo della catastrofe. L’unica via per prevenire il loro uso è la loro eliminazione totale e per realizzare questo esiste oggi uno strumento: il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW). Mai come ora è necessario perseguire una politica che punti al disarmo nucleare e alla distensione dei conflitti tra le superpotenze. Al mondo esistono quasi 13mila testate nucleari, 40 delle quali sul territorio italiano. Siamo arrivati a un punto cruciale nelle iniziative per abolire le armi nucleari, uno scopo tanto agognato da molte generazioni in tutto il mondo a partire dagli hibakusha, le vittime dei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki. Il TPNW è indispensabile per proteggere la pace dell’umanità nel suo complesso”.

“Solo ricordandoci della nostra umanità e decidendo un percorso serio e concreto di disarmo nucleare globale il mondo potrà smettere di basare un’effimera idea di sicurezza sulla possibilità di distruggere in pochi minuti intere città e milioni di persone” sottolinea Lisa Clark, responsabile per il disarmo nucleare di Rete Italiana Pace e Disarmo e coordinatrice di Mayors for Peace in Italia.

L’occasione per raggiungere questo risultato è rappresentata dalla Prima Conferenza degli Stati Parti del Trattato di proibizione delle armi nucleari (TPNW) che si svolgerà a Vienna dal 21 al 23 giugno prossimo. La campagna “Italia, ripensaci” sostenuta da Senzatomica e Rete italiana Pace e Disarmo (organizzazioni italiane partner di ICAN la campagna internazionale per la proibizione delle armi nucleari vincitrice del premio Nobel nel 2017) chiede al Governo una decisione in tal senso facendo eco a quanto votato dalla Commissione Esteri della Camera, che impegna l’esecutivo a “considerare, in consultazione con gli Alleati, l’ipotesi di partecipare come «Paese osservatore» alla Prima Riunione degli Stati Parti del Trattato di proibizione delle armi nucleari (TPNW) (…) tenendo conto della partecipazione dei Governi di Paesi NATO, come la Norvegia e la Germania”.

Rete Italiana Pace e Disarmo
La Rete Italiana Pace e Disarmo nasce il 21 settembre 2020 dalla unificazione di due organismi storici del movimento pacifista e disarmista italiano: la Rete della Pace (fondata nel 2014) e la Rete Italiana Disarmo (fondata nel 2004). Entrambe le reti hanno potuto contare fin dalla loro fondazione sul sostegno di decine di associazioni, organizzazioni, sindacati, movimenti della società civile italiana. Lo scopo è quello di creare insieme la pace a partire dall’unione delle nostre forze, degli obiettivi comuni, per rafforzare e far crescere il lavoro collettivo per la pace ed il disarmo.

Napoli, 20 maggio. Al Cinema dei Diritti Umani “Il diario italiano di Olga” badante ucraina

di: Redazione Italia Pressenza 

Venerdì 20 maggio 2022 alle ore 17.30

Palazzo Reale di Napoli. Ospite Elena Rubashevska.

Appuntamento straordinario per la kermesse “Cinema di Pace”, che per l’occasione si sposta al Palazzo Reale di Napoli, le cui monumentali sale ospiteranno la proiezione di “Il diario italiano di Olga”.

Il film, del 2018, racconta la storia di Olga, badante ucraina trasferitasi a Napoli oltre 20 anni fa. Un racconto che torna prepotentemente attuale alla luce del conflitto nell’Europa dell’est. Alla proiezione, oltre a diversi esponenti della comunità ucraina a Napoli, parteciperà Elena Rubashevska. Regista e critico cinematografico, Rubashevska è caporedattore di FIPRESCI e coordinatore dell’OKO International Ethnographic Film Festival dI Odessa (Ucraina). Ha lavorato come regista e sceneggiatrice, creando contenuti multimediali per organizzazioni non governative come WWF, OSCE e con le Nazioni Unite, con particolare attenzione ai progetti relativi all’est dell’Ucraina. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina nel 2022, è entrata a far parte dell’Enegra Camerimage International Film Festival of the Art of Cinematography (Polonia).

L’incontro del 20 maggio è organizzato dal Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli e Gesco, insieme alla Fondazione Premio Napoli. Interverranno nel dibattito Maurizio Del Bufalo (coordinatore del Festival), Sergio D’Angelo (presidente Gesco) e Carmen Petillo (presidente Premio Napoli). L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.

L’appuntamento segue l’incontro dedicato all’Ucraina di giovedì 19 maggio a Salerno, dove nell’ambito della rassegna “Cinema di Pace” de “I Giovedì dei Diritti Umani” si terrà un appuntamento dal titolo “Memorie del Donbass” con due corti che raccontano com’era Mariupol prima dell’invasione russa e la convivenza tra le minoranze russe e la società ucraina. L’appuntamento è all’Archivio di Stato alle ore 16.30 e anche in questa occasione ad animare il dibattito ci sarà Elena Rubashevska.

IL DIARIO ITALIANO DI OLGA

Olga è una donna migrante la cui vita è piena di imprevisti, abbastanza da riempire varie telenovela, eppure, è così simile alla vita di molte donne che vivono la sua condizione: le badanti ucraine in Italia. Olga crede nell’amore e pensa che sia possibile trovare una bella relazione romantica anche all’età di 57 anni. Il cortometraggio è un’intima sbirciatina in uno dei temi tabù contemporanei: la vita intima delle donne migranti fuori di casa. Riuscirà Olga ad avere da Napoli un’opportunità e a trovare un affetto vero tra condanna e sospetto

In copertina: Elena Rubashevska

Biblioteca Popolare Giardino
INIZIATIVE MAGGIO 2022

Biblioteca Popolare Giardino

INIZIATIVE MAGGIO 2022

Quando qui sarà tornato il mare
Storie dal clima che ci attende
Venerdì 27 maggio 2022 ore 21
Parco Coletta (giardini del grattacielo)

Wu Ming 1 dialoga con il Collettivo Moira dal Sito *

L’iniziativa è inserita nella rassegna “Festa della legalità 2022

*collettivo di scrittura coordinato da Wu Ming 1, nato da un laboratorio narrativo sul cambiamento climatico, condotto presso la biblioteca comunale di Ostellato, nel basso ferrarese, che ne ha curato e promosso l’iniziativa

Passeggiata letteraria
sabato 28 maggio 2022 ore 10,30

Alla scoperta del centro storico di Ferrara, accompagnati dallo scrittore Giuliano Gallini sulle orme della protagonista del suo romanzo “Storia di Anna“.

Ritrovo presso la sede della Biblioteca Popolare Giardino in viale Cavour, 183 Ferrara (piano terra del grattacielo) alle ore 10,30.

Per informazioni e prenotazione (obbligatoria)
tel. 3485807780 – 3423250382
Partecipazione a offerta libera, la passeggiata termina con un brindisi presso la biblioteca.

Appello di MIR Italia: l’entrata nella Nato di Finlandia e Svezia è un pericolo per la pace in Europa

Cari amici della Finlandia e della Svezia,

Ogni giorno è giorno di guerra in diverse aree del pianeta e non si prevede un vicino cambiamento, essendo dominante negli Stati una logica di guerra, di contrapposizione e di inimicizia. Prova ne è la crescente spesa militare collegata alla produzione e alla vendita di armi.

La terribile guerra in Ucraina, anziché attenuarsi, sta crescendo con il diretto coinvolgimento degli Stati dell’Alleanza Atlantica, fino a rischiare un conflitto mondiale con armi nucleari.
Gli sviluppi dell’aggressione della Russia in Ucraina hanno spinto i governi svedese e finlandese ad avanzare la richiesta di adesione alla Nato. Comprendiamo la preoccupazione e la paura di poter essere un obiettivo per una possibile azione di guerra.

Consideriamo la scelta di aderire alla NATO come pericolosa per la pace in Europa, innanzitutto perché accresce la contrapposizione militare nella regione e rafforza un’alleanza per la guerra, anziché sollecitare una de-escalation e un cambio di registro che privilegi alleanze e dialoghi per la pace.
L’Europa è stata dilaniata dalle guerre mondiali e l’Unione Europea nasceva con il proposito di creare un “unione” per costruire la pace e sostenere e salvaguardare la convivenza tra i popoli.
Rafforzare le alleanze militari significa dare alla forza delle armi il predominio nei rapporti tra gli stati.
Dobbiamo lavorare per la pace, con alleanze per la pace.

Venendo a mancare la neutralità di Finlandia e Svezia, ciò potrebbe provocare una reazione della Russia in un contesto che vede un sempre maggior allargamento di un’alleanza militare nata in funzione anti-russa. L’adesione alla Nato di Svezia e Finlandia, rafforzerebbe l’Alleanza che già raggruppa 30 Paesi.

L’Italia è membro della NATO e questo comporta, tra l’altro, la presenza di basi militari con personale di altri paesi sul nostro territorio e l’utilizzo di queste basi per interventi in aree di guerra in cui noi, come italiani non siamo direttamente coinvolti e non vogliamo essere coinvolti. Di continuo riceviamo pressioni per aumentare la spesa militare e osservare gli obblighi che derivano da questo tipo di trattato. E’ un impegno militarista. “L’Italia ripudia la guerra quale strumento per la risoluzione dei conflitti tra gli stati”; questo è quanto recita l’articolo 11 della nostra Costituzione ed è quello che a gran voce ripetiamo sempre, anche ogni volta che purtroppo droni e missioni militari partono dalle basi sul nostro territorio. In aggiunta, l’Italia, che tramite ben 2 referendum ha rifiutato il nucleare, si trova suo malgrado ad ospitare circa 70 testate nucleari altrui in queste basi.

Noi in Italia non ci sentiamo più sicuri, anzi, ci sentiamo sempre pienamente coinvolti ogni volta che un velivolo militare decolla dalle basi di Sigonella o Aviano o Ghedi, per citarne solo alcune.
In tutta Europa, compresa l’Italia, organizzazioni della società civile si mobilitano per chiedere ai propri governi di uscire dalla NATO, di abbandonare uno schieramento militare che divide il mondo e che molto spesso è un asservimento a potenze straniere.

Occorre fermare questa folle escalation militare, insistendo per dei negoziati di pace, per la mediazione e per il dialogo. La nonviolenza è il nostro faro e la storia insegna che è possibile una trasformazione nonviolenta dei conflitti, affinché sugli interessi e le logiche nazionalistiche, prevalgano le ragioni della pace e della vita dei popoli coinvolti.

Occorrono nuovi gesti di pace, di apertura al dialogo.
Più armi non rendono il mondo più sicuro, bensì più vicino a facili inneschi mortali.

La vostra storia di neutralità è importante; serve rafforzare una “neutralità attiva” che contribuisca alla de-escalation e alla mediazione e che rafforzi il multilateralismo, per cambiare rotta dall’attuale rovinosa strada in cui prevale la logica della violenza.

Il nostro appello, amici finlandesi e svedesi, è che la guerra cessi, che i vostri popoli non siano coinvolti e le vite siano risparmiate e che si possa insieme, tutti insieme, collaborare per “costruire la pace”, con strumenti di pace, altrimenti non sarà mai pace.

Perché noi “popoli delle Nazioni Unite siamo decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra” ma anche e soprattutto ora, adesso, la generazione presente.
Continuiamo insieme a lavorare per la pace e a sollecitare i nostri governi ad un reale impegno costruttivo per la pace, all’insegna del multilateralismo, sostenendo anche la piena implementazione dei fini delle Nazioni Unite, “mantenere la pace e la sicurezza internazionale”.

In fratellanza con tutti voi.

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Il M.I.R. (Movimento Internazionale della Riconciliazione), branca italiana dell’IFOR (International Fellowship Of Reconciliation), è un movimento ecumenico per la pace, trapiantato in Italia nel 1952 grazie a esponenti valdesi e quaccheri, al quale hanno presto aderito persone di religione cattolica e di varie fedi religiose e laiche. I membri del MIR, sull’esempio di tanti maestri e testimoni di pace, si impegnano a praticare la nonviolenza attiva come stile di vita e come via alla pace: quindi nonviolenza, come amore, nelle relazioni con il prossimo e nei confronti della Terra sulla quale viviamo. Il MIR è tra i fondatori della Rete Italiana Pace e Disarmo e collabora con tante organizzazioni nella campagne per il disarmo, per la riduzione delle spese militari, per la riconciliazione e la pace nella giustizia nei paesi in guerra e dominati da regimi oppressivi, per l’accoglienza dei profughi, per l’educazione alla pace, per l’obiezione di coscienza al servizio militare e al lavoro militare, per la difesa civile non armata, per il controllo del commercio delle armi. La sede centrale del MIR è a Torino, via Garibaldi 13 e ha sedi locali in una decina di città italiane. Per contatti: segreteria@miritalia.org, www.miritalia.org, www.facebook.com/MIR.Italia/

Parole a capo
Franca Fichfach: “Ti cercherò” e altre poesie

“Noi non ereditiamo la terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli.”
(Proverbio degli Indiani d’America)
Nella luce
La forza della natura
trascende la vita umana.
Si sviluppa e vive
al di sopra di tutto.
Al momento giusto
da sfogo alla rabbia,
per difesa,
per stanchezza.
Con chi è in sintonia
è buona e generosa ma
in caso contrario
attacca.
Le anime nobili
non devono temere,
la natura è parte di loro,
il lato oscuro no,
è slegato,non connesso,
distante dalla terra,
dalla natura e dalla vita nella luce.
Anime nobili
ora
più che mai restate unite.
Poco tempo ancora
e tutto sarà completo.
Ancora per quanto?
E sopporti,
sopporti tutto,
il dolore che hai addosso,
in quel regno d’ingiustizia
dove tra fuoco ed acqua
non c’è rispetto,
dove la bontà
ha ceduto il posto alla cattiveria,
dove ti senti farfalla senza ali,
lumaca senza casa.
Sopporti la falsità che
non credevi di dover affrontare,
le bugie dette da sinistra a destra,
dove tutti sono niente
ed un sorriso, uno scherzo,
ti travolge come una valanga.
Sopporti quella stretta al cuore,
quel sentirti tradita, umiliata,
quella grande delusione che
attanaglia la tua anima
schiacciandola come un macigno.
La dura roccia,
che ti proteggeva dal male,
l’hanno trasformata in sabbia.
Sopporti tutto,
ancora per quanto
prima di morire?
Ti cercherò
Ti cercherò
tra la nebbia del mattino,
in quel bosco di alberi spogli,
dove un tappeto di foglie secche
copre l’umida terra e
un merlo infreddolito
si nasconde fra i rovi.
Ti cercherò
tra i timidi raggi del sole
che si riflettono
nelle fredde acque di un ruscello,
dove il cervo si abbevera
sperando di non essere notato,
tra i cespugli, ingialliti, del sottobosco,
il lupo lo osserva attentamente.
Ti troverò
in quell’attimo di luce,
quando la nebbia si dirada,
lasciando libera la tua anima
a specchiarsi nella mia.
Franca Fichfach  nata a Trieste  il 22 novembre di sessant’anni fa. Ha iniziato a scrivere poesie (emozioni ?) nel 2010 durante un periodo di malattia.
Ha pubblicato tre libri con la casa editrice Pluriversum di Ferrara. Il primo libro,”Le emozioni di un’orsa”, è una silloge poetica. Il secondo libro, “Presenze costanti” è diviso in due parti, la prima raccoglie dei racconti di fatti”particolari” realmente accaduti e nella seconda parte ancora poesie. Il terzo libro “E adesso parlo io…” contiene una raccolta, di vari autori, di poesie e racconti brevi i cui protagonisti sono gli animali che si esprimono in prima persona. Questo libro è nato da uno  dei tanti ” cantieri poetici” nati su Facebook e il ricavato sarà devoluto all’ospedale pediatrico di Genova.
La rubrica di poesia Parole a capo curata da Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

La Serra Moresca di Villa Torlonia: la riscoperta

 

Tempo di primavera, di rinascita, di tepore, di voglia di aria e di respiro, di riapertura alla Bellezza, quella che aiuta nei tempi bui, quella che cura, protegge e salva. Così c’è chi decide per una passeggiata domenicale in un parco cittadino, chi per un museo, anche di un piccolo borgo poco abitato, chi per il mare, chi per la montagna, chi per la collina.

Io aspettavo questo momento dall’8 dicembre, quando, dopo un lungo periodo di complesso restauro condotto dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, il complesso della Serra Moresca a Villa Torlonia, nella mia amata Roma, ha riaperto al pubblico.

Ora ci sono, finalmente. Non c’è il sole che mi aspettavo per vedere i bellissimi riflessi delle vetrate (quasi da caleidoscopio, quelli dell’infanzia dorata e spensierata), ma mi accontento. Non è stato facile trovare i biglietti per entrare. Nel fine settimana è arduo, più semplice in giornata lavorativa. Basta sapere attendere. Ma entro, eccomi, entro.

Storia, natura e suggestioni lontane e degne dei sogni e delle fiabe più delicate, dialogano nel complesso della Serra e Torre Moresca, la cui architettura è ispirata all’Alhambra di Granada. Il complesso, con annessa Grotta artificiale, è stato progettato intorno al 1839, dall’architetto veneto Giuseppe Jappelli, chiamato a Roma dal Principe Alessandro Torlonia, e concluso, con le decorazioni di Giacomo Caneva, nel 1841.

Il primo progetto portava la dicitura “fabbrica entro cui trovasi e la grotta e l’Armeria e il Ninfeo, e la Pagoda indiana”, ma poi Jappelli scelse lo stile moresco per la realizzazione della serra, forse influenzato dal libro illustrato di James Canavah Murphy, The Arabian Antiquities of Spain,  pubblicato a Londra nel 1816, una copia del quale si trova nella Biblioteca vaticana e che lo stesso Jappelli stesso aveva consigliato a Caneva. La motivazione di tale scelta va ricercata nella volontà di Jappelli di riproporre a Villa Torlonia, come per i giardini del Regno Lombardo-Veneto, un motivo del periodo di Ludovico Ariosto.

La Serra vera e propria è uno stupefacente padiglione da giardino con una struttura in peperino e un largo uso del ferro, della ghisa e di splendide vetrate policrome.

Jappelli era a conoscenza dell’innovativo uso della ghisa, che aveva già sperimentato nella Villa Treves a Padova, e seguiva con attenzione l’introduzione di nuove tecnologie, come dimostrano vari suoi studi e progetti per costruzioni da adibire a serra. A Villa Treves aveva inserito gran parte degli elementi considerati costitutivi del giardino all’inglese: la grotta, la rovina gotica, il mausoleo romano, il tempio, l’eremo, il padiglione turco. Non tutti, ma buona parte di questi elementi – mescolati ad altri derivanti dalle suggestioni ariostesche richiamate più volte nel progetto di Jappelli – li ritroviamo anche a Villa Torlonia: il campo dei tornei, la capanna svizzera, il lago, la grotta, gli edifici moreschi.

Questa Serra era destinata ad accogliere piante esotiche e rare ma anche eventi spettacolari, come testimoniato dalla presenza di un vano seminascosto, interno alla grande sala, destinato all’orchestra. La Torre era invece riservata a incontri più intimi, per pochi partecipanti, invitati dal Principe Torlonia nella sontuosa sala da pranzo dell’ultimo piano, caratterizzato da ampie finestre con intelaiature in ghisa e vetri colorati e da pareti riccamente decorate da stucchi policromi. La sala aveva al centro un divano che, mediante l’azione di un meccanismo, poteva sollevarsi verso il soffitto, mentre dal piano sottostante saliva un tavolo imbandito che doveva sorprendere e impressionare gli ospiti del Principe.

Tra la Torre e la Serra, Jappelli aveva poi costruito una Grotta artificiale, retta da strutture in legno e stucco, oggi non più esistenti, con laghetti e percorsi in legno sospesi – solo in parte conservati – pensata come il luogo della Ninfa (“Nymphae Loci”) e quindi un luogo naturale e ricco di acque, che doveva destare meraviglia e stupore a chi l’attraversasse.

Tra il 2007 e il 2013, si è realizzata una prima e importante fase del recupero degli edifici. Il complesso era in condizioni di fortissimo abbandono e degrado (l’avevo scoperto, una prima volta, nel 2012 ed ero rimasta molto rattristata…), dovuto anche a numerosi di atti vandalici oltre che alla tromba d’aria del 2008 che l’aveva fortemente danneggiato: le coperture della Serra crollate, i vetri policromi in gran parte perduti, come perduti erano tutti gli arredi.

Il recupero condotto dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali è stato mirato al ripristino, il più fedele possibile, dell’assetto originario delle diverse parti del complesso, effettuato sulla scorta di documenti e immagini d’epoca e sull’analisi di quanto si era conservato. Il restauro ha interessato sia le strutture degli edifici che i molteplici apparati decorativi preesistenti, per riportare l’intero complesso al suo originario splendore.

La documentazione utilizzata per ricostruire l’aspetto degli spazi è costituita da fotografie e incisioni storiche, oltre che dalla testimonianza di Giuseppe Checchetelli, che descrive un paesaggio “arido” costituito da Palme, Agavi e Aloe, attorno alla coloratissima Serra, e una grotta artificiale, ricca di acque e percorsi sopraelevati in legno; due paesaggi e spazi totalmente diversi, secco e solare il primo, umido e ombreggiato il secondo.

Assecondando queste precise impostazioni storiche, il progetto ha previsto, nello spazio interno della Serra, il ripristino della fontana esistente e l’inserimento dell’attrezzatura tecnica necessaria per ospitare il pubblico e allestire una raccolta di Palme, Agavi, Ananas e Aloe, scelte fra le specie che erano già state introdotte nel nostro paese nel secolo XIX, cioè all’epoca di Jappelli. Le piante inserite sono disposte al centro dello spazio e davanti alla parete in muratura, in vasconi di ferro color corten (una tonalità che varia da un arancio iniziale a una colorazione bruno-rossastra che muta in base a condizioni climatiche ed esposizione agli agenti atmosferici), fornite di ruote, per poter essere spostati in caso di mostre, convegni o altro tipo di eventi. Un luogo magico dove incontrarsi.

L’accoglienza del pubblico è gestita nell’emiciclo d’ingresso, arredato con mobili disegnati ad hoc e realizzati in ferro, in consonanza con la struttura dell’edificio; particolare attenzione è stata posta all’illuminazione degli spazi. Nello spazio esterno antistante alla Serra è stata impiantata una piccola collezione di Palme, Agavi e Aloe con una illuminazione scenografica dedicata, realizzato l’adeguamento della scala esistente in pietra di tufo – che conduce al primo piano in cui si realizzeranno dei laboratori – ma soprattutto è stata inserita una nuova pavimentazione che rende lo spazio esterno più facilmente utilizzabile per eventi e attività integrative. Alla vallecola, “Nymphae Loci”, è stata restituita l’atmosfera originaria della grotta che la copriva, ripristinando e arricchendo i rivoli d’acqua che alimentano i due laghetti esistenti e inserendo nel secondo alcune ninfee, piante ossigenanti e fiori di loto.

Usciamo piano piano … in silenzio.

L’aridità e il sole del deserto occhieggiano al verde delle oasi e della vegetazione ombrosa e umida, oltre che agli anfratti boscosi abitati dalle Ninfe. Un paesaggio degno di una fiaba.

 

Articolo pubblicato su Wall Street International Magazine

Fotografie di Simonetta Sandri