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Da ufficio stampa Cna Ferrara

Ho letto con grande attenzione l’accorato messaggio del Presidente della Provincia, Tiziano Tagliani e non si può non condividerne gli intenti volti ad avviare una profonda analisi del cosa fare per un futuro, che riporti al centro della formazione e dell’educazione dei giovani quel positivo impulso di giocarsi un posto in prima fila, attraverso la crescita delle conoscenze e delle capacità.

Tagliani sottolinea, poi, questo precetto con una serie di atti simbolici, che i responsabili del territorio dovrebbero fare per mostrare di credere in questo indirizzo. Spinto da questo spirito, vorrei dare un contributo al dibattito, non certo in tono polemico o conservativo, ma in modo da non dimenticare altri esempi che qui sono presenti e spesso non colti, se non disattesi.

Mi scuso immediatamente per un linguaggio che non sarà incisivo e armonioso come quello del Presidente, ma vorrei farmi comprendere su un concetto basilare, che cercherò di illustrare: sono presidente di CNA Cultura e partecipo da anni agli incontri di direzione della CNA. Progetto ed insegno da anni e, quindi, partecipo alla quotidianità faticosa della comunità. Ho modo di assistere alla straordinaria vitalità di imprese, che dimostrano il loro valore ogni giorno in tanti angoli sperduti della nazione e anche all’estero; vedo tante persone formate di ogni età, che percorrono carriere al di fuori del nostro territorio, illustri esempi di una comunità  attiva che, spesso, è comunque ai margini delle decisioni, in quanto non espressione di quella “gloriosità” che troppo spesso diventa ricerca infruttuosa della soluzione definitiva.

Sono convinto che oggi, sul nostro territorio, esistano già evidenti segni di qualità che vanno raccolti nei modelli di sviluppo. Il merito di Comacchio è soprattutto questo: lavorare con le persone quotidianamente per vincere la disillusione, l’appiattimento. Ma anche quello di aver percorso strade che hanno rafforzato l’immagine complessiva del territorio, attraverso servizi permanenti.

Rileggere il modo di interpretare il territorio, attraverso nuovi modelli organizzativi pubblico-privati è la vera rivoluzione che a Ferrara dobbiamo compiere, nella consapevolezza di avere piccole dimensioni ma esempi a cui attingere. Se non si creano le condizioni per sostenere le aziende giovani innovative, per trasferirne il know how a quelle più tradizionali, commutando la mentalità oggi tutta impostata sul sistema grande investimento = sviluppo, o importante personalità = risoluzione dei problemi, in quella più congeniale di “programmazione attraverso modelli attuabili e consoni per la nostra comunità”, potremmo rischiare di ripercorrere errori già evidenziati.

Se è vero che la cultura è fondamentale per la crescita complessiva di una comunità, è altrettanto vero che una cultura che non riesce a leggere le linee di eccellenza, disegnate oggi confusamente nella nostra società, non potrà dare armonia alla crescita. Mi piacerebbe tanto leggere con Tagliani fra le pieghe di questa nostra ottima collettività, che ha bisogno oggi di essere incoraggiata e aiutata nel far emergere anche a Ferrara il proprio disegno di qualità. Non è la ricerca di soluzioni standard per tutte le stagioni, in quanto gli artigiani non hanno mai potuto di disporre di soluzioni standard per tutte le stagioni. Si tratta di dire ai nostri giovani, ma anche ai nostri vecchi, che da tanto non se lo sentono dire, che crediamo innanzitutto in loro e anche grazie per essere ancora qui ad impegnarsi tutti i giorni.

 

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CNA FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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