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Comunicato Stampa Nursing Up.

Sanita’ Nursing Up De Palma: «Nostro nuovo appello al Governo ad allargare finalmente la libera professione a tutti gli ambiti di attività infermieristica. Liberiamo gli infermieri dipendenti dal vincolo di esclusività, facciamolo adesso. La sanità italiana ha bisogno di voltare pagina»

ROMA 15 APR 2021 – «Lasciamo finalmente liberi gli infermieri pubblici, mettiamo una volta per tutte a disposizione della sanità territoriale, delle RSA, delle case di cura e cliniche private, e di ogni cittadino che ne avesse bisogno, la loro competenza, professionalità, e la loro enorme esperienza sul campo. Diamo una sterzata decisiva al percorso di rinnovamento del nostro sistema sanitario, profondamente debilitato da quella cronica carenza di personale che rappresenta ormai il nostro vero tallone d’Achille. Nursing Up rivolge un nuovo appello al Governo. Questa mattina ho scritto al Ministro Speranza, ho richiamato le richieste che la nostra delegazione mise proprio nelle sue mani ed in quelle del capo della sua Segreteria Tecnica, e gli ho chiesto di intervenire senza indugio in Parlamento, sede di conversione del DL 41, affinchè l’alveo di disapplicazione delle norme che prevedono l’esclusività degli infermieri pubblici ivi adottato, si estenda a tutte le attività professionali infermieristiche. Come sindacato chiediamo, inoltre, di non limitare tale provvedimento al solo periodo emergenziale. Abbiamo proposto emendamenti a questo fine ed abbiamo anche attivato, da giorni ormai, una forte attività di pressing ai vari livelli della politica, per cercare di non perdere l’importante occasione della conversione in legge del DL 41 del quale parliamo.

Insomma, noi chiediamo un provvedimento più ampio di quello attuale, parliamo di una svolta decisiva per il destino delle attività sanitarie destinate all’intera collettività».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Sindacato Nursing Up.

«Si pensi adesso a costruire: lo si faccia ora, con coscienza, quando siamo ancora nel pieno di una pandemia che continua a essere la nostra spada di Damocle. L’esigenza di assistenza infermieristica è ai massimi livelli: ce lo dicono il CENSIS, la FNOPI, i nostri report e proiezioni, ce lo dicono le RSA del Piemonte, della Lombardia e del Veneto, solo per citarne alcune, che versano sull’orlo del collasso proprio per mancanza di infermieri. Ce lo confermano le realtà ospedaliere dove i colleghi, dal primo giorno della battaglia contro il Covid, soffrono le pene dell’inferno senza quelle indispensabili assunzioni che invece avrebbero garantito turni più umani.

Il cittadino, d’altro canto, obiettivo principale di una sanità territoriale che ha bisogno di un grande rinnovamento, sarebbe ben lieto di poter contare su infermieri di fiducia senza doversi recare in ospedale. Parliamo di professionisti accreditati in qualità di pubblici dipendenti, gente che dimostrano ogni giorno, sul campo, la massima competenza ed affidabilità ma che purtroppo, in forza di norme obsolete ed anacronistiche non può operare al di fuori del SSN: unica eccezione, ma solo dopo il DL 41/2021, le attività vaccinali.

Si tratta di un primo ma insufficiente traguardo che abbiamo ottenuto dopo mesi di lotte e scioperi. Troppo poco, ancora troppo poco, siamo di fronte ad un enorme vulnus, in primis per il singolo cittadino. I dati del Censis hanno quantificato in 72mila il numero di colleghi che mancano all’appello in Italia. Noi abbiamo aggiunto anche i posti che devono essere calcolati dopo l’ampliamento delle terapie intensive voluto dai recenti provvedimenti legislativi. Così superiamo abbondantemente le 80mila unità. Cosa aspettiamo allora? Permettiamo finalmente agli infermieri dipendenti di mettersi a disposizione di altre realtà private. Perché ostinarsi ad impedire questo? Le carenze di personale continueranno a essere sempre un muro invalicabile contro cui sbatteremo la testa finché non ci saranno nuove assunzioni.

Eppure i 270mila infermieri dipendenti ci sono già, non possiamo ignorarlo, sono un valore innegabile e su di loro possiamo contare.

Nella lettera appena inviata al Ministro Speranza ho ricordato le nostre richieste e la disponibilità da lui assicurataci già quando, pochi mesi or sono, scendemmo nelle piazze italiane con il nostro “cahier de doleances” e per ribadire la necessità che la libera professione degli infermieri dipendenti non fosse solo un modesto barlume di luce nell’oscuro periodo di questa triste emergenza, ma che fosse concepita, invece,  come un vero e potente faro, capace con la sua forza, di dare impulso ed energia al nostro stremato sistema sanitario nazionale».

 

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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