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Da Susanna Garuti

La tragica morte causata da un malore che ha colpito il giovane lavoratore nigeriano Jessi Austin al suo primo giorno di lavoro, è una disgrazia immane sulla quale la Magistratura e gli altri organi competenti faranno chiarezza.
Chiarezza che però si rende necessaria, da parte della FLAI-CGIL di Ferrara, riguardo ad alcune dichiarazioni rilasciate gratuitamente alla stampa in questi giorni, rispetto alle quali le Organizzazioni Sindacali sembrano “resistenti e perplesse” sull’utilizzo e sul tipo di rapporto di lavoro, in particolare il tirocinio formativo, come strumento risolutivo al problema dell’impiego di profughi e richiedenti asilo.
Si tiene a precisare che le Organizzazioni Sindacali, in tutte le sedi dove hanno potuto portare il proprio contributo, non sono mai state interlocutrici sorde e cieche rispetto ad un tema così sensibile e agli strumenti da adottare per la tutela dei lavoratori e anche delle aziende.
Tutto questo, con la consapevolezza del limite sottile che è necessario presidiare tra buona occupazione e lavoro grigio o nero.
Le Organizzazioni Sindacali, in particolare la FLAI-CGIL, a livello nazionale hanno contribuito all’approvazione della Legge 199 del 2016, a contrasto del fenomeno del lavoro nero e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura.
A tal fine viene anche modificata la normativa che ha istituito presso l’INPS la Rete del lavoro agricolo di qualità, alla quale possono essere iscritte le imprese agricole più virtuose, che non hanno riportato condanne penali per violazioni della normativa in materia di lavoro e legislazione sociale e in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto e che non sono destinatarie, negli ultimi tre anni, di sanzioni amministrative, oltre ad essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi.
Una delle proposte delle Organizzazioni Sindacali conseguenti all’approvazione della Legge 199 è di declinare la piena operatività della Rete del Lavoro agricolo di qualità anche a livello territoriale,
sostenendo il ruolo dei Centri per l’impiego, delle Istituzioni locali e degli sportelli unici per l’immigrazione.
Nei giorni scorsi una delle prime sperimentazioni a livello nazionale è stata attivata nella provincia di Foggia, negli ultimi anni balzata purtroppo alle cronache per fatti legati allo sfruttamento e intermediazione di braccianti agricoli.

Vogliamo assumerci l’impegno di condividere questa proposta con tutti i soggetti che rappresentano il lavoro nel settore agricolo nel nostro territorio, per agire responsabilmente come traino dell’intero settore, anche con l’elaborazione congiunta di strategie finalizzate a tale scopo.
Allo stesso modo, su un piano più generale, come Organizzazione confederale ci mettiamo a disposizione di istituzioni e soggetti gestori dell’accoglienza per momenti formativi/informativi dei richiedenti asilo in materia di Lavoro e Diritti, con la volontà di dare un contributo e svolgere un ruolo rispetto ad integrazione e legalità.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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