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da: MLB home gallery

A cura di Maria Livia Brunelli, inaugurazione sabato 18 aprile alle 18

Inaugura in concomitanza con la mostra “La rosa di fuoco. La Barcellona di Picasso e Gaudì” a Palazzo dei Diamanti, la doppia personale alla MLB home gallery di Elisa Leonini e Ketty Tagliatti, dal titolo “Deflagración”.

Le due artiste hanno interpretato attraverso la loro sensibilità alcuni temi presenti nella mostra dei Diamanti:  dalla spettacolare installazione di una deflagrante rosa rossa che invade le due sale della galleria, alla poesia dell’oggetto quotidiano evocante l’Art Noveau.

Una mostra dai profumi eleganti e forti, che è tutta un’esplosione di suoni e visioni delle forze vitali della natura, dalle rose cucite sul velluto di Ketty Tagliatti ai vibranti lavori di Elisa Leonini, in dialogo il clima vivace e inquieto che animava la Barcellona di inizio Novecento, soprannominata “la rosa di fuoco” per il suo ambiente sociale effervescente. Ma dove emerge anche una ricerca di intimità e silenzio, come reazione alla “deflagrazione” del mondo esterno.

“Anamorfosi di una rosa del mio giardino è una grande installazione anamorfica che ha per protagonista una rosa fiammeggiante che invade le due sale della galleria, un lavoro nato dalla collaborazione tra le due artiste. L’opera è composta da decine di oggetti pazientemente rivestiti da un unico filo di seta rosso, che, accostati, compongono i petali della rosa. Osservando attentamente, si scopre come ogni oggetto appartenga alla sfera dell’intimità femminile: rossetti, tubetti, contenitori di cosmetici anti-età diventano una acuta metafora della paura delle donne di “sfiorire”, come la rosa appunto. La scelta di presentare l’opera attraverso un’illusione, la deformazione anamorfica, grazie alla quale esiste un unico punto di vista per riconoscere inequivocabilmente la forma della rosa, guida lo spettatore in un movimento in bilico tra la formazione e la dissoluzione dell’immagine.

Il felice intreccio delle poetiche delle due artiste, ma soprattutto il sovrapporsi di due diverse prospettive di vita, le ha avvicinate in modo da farle entrare l‘una nel lavoro dell‘altra.

“La rosa del mio giardino” di Ketty Tagliatti è un’opera nata da un rosaio che rifiorisce di continuo nel giardino della casa dell’artista, regalando rose che sembrano di velluto rosso. La Tagliatti ha scelto quindi questo materiale per realizzare la sua opera, che porta su di sé la traccia delle mani che lo hanno percorso mentre l’artista vi ha cucito sopra la forma della rosa. Una traccia che è come un ricordo, una fotografia di ciò che ha portato alla creazione del disegno.

“Amo sovrapporre più disegni dello stesso fiore – afferma l’artista – per cogliere diversi momenti della sua vita e di questa preferisco la sfioritura, l’ultimo momento prima che comincino a cadere i petali, prima della morte definitiva”.

Dopo la rosa, “fil rouge” che ha accompagnato la produzione dell’artista per oltre un decennio, ora Ketty Tagliatti sta iniziando un nuovo ciclo di lavori, che hanno come tema oggetto abbandonati  ricchi di memoria. “Still Life memory 1914- 2014” è il simbolo di questo nuovo ciclo, dove oggetti di uso domestico dal sapore antico e un po’ retrò, come brocche e teiere,  sono stati rivestiti di stoffa in una sorta di camicia di forza cucita addosso, con lo scopo di occultarli e isolarli in uno spazio-dimora quasi teatrale. Un’operazione che fa emergere il “nervo divino” di questi oggetti, la loro “carica spirituale”, come direbbe J. Ortega Y Gasset, filosofo spagnolo che da sempre è stato un importante punto di riferimento per la Tagliatti, tanto da diventare il filo conduttore di tutto il suo lavoro più recente.

Un atto che decreta l’entrata in una dimensione “altra”, in uno spazio dove il tempo cambia direzione e, rivolgendo l’attenzione al passato, crea l’illusione di stare fermi, sospesi, mentre tutt’attorno si assiste alla “deflagración” del proprio mondo.

Ancora una volta, ritroviamo il concetto di traccia nell’opera “Rhodon rheo”  (dal greco “rosa che scorre”) di Elisa Leonini, un’indagine sul suono della rosa realizzata a partire dalla fusione in bronzo del gambo della rosa che, ruotando, innesca la vibrazione di acciaio armonico di sculture-carillon. La rosa diviene suono, immagine del tempo che scorre.  Successivamente, i gambi di rosa inchiostrati lasciano evocative tracce del loro passaggio su pentagrammi disegnati, suggerendo una scrittura musicale.

L’unione tra grafica e suono caratterizza anche la nuova installazione dell’artista. In “Orizzonte vitale” le frequenze di rotazione di terra e sole si basano sulla struttura grafica delle forze vitali della terra, alla riscoperta di terreni e territori che ci nutrono e identificano.

Nasce invece dalla suggestione delle armoniose forme organiche di Gaudì, la scultura “Silenzio”, in cui Elisa Leonini dà forma all’invisibile. Partendo dalla rappresentazione grafica dell’onda sonora della parola ‘silenzio’, pronunciata dall’artista stessa, Leonini ha realizzato una scultura di vetro sintetico e ferro trasformando tridimensionalmente le onde sonore. Il silenzio grida così la sua presenza e fragilità, come risposta al turbinio della vita moderna.

La mostra è aperta dal 18 aprile al 20 settembre presso la MLB home gallery, Corso Ercole I d’Este 3, Ferrara (sabato e domenica 15:00 – 19:00, i restanti giorni su appuntamento).

 

 

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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