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Da: Ferrara in Comune

L’iniziativa popolare promossa dalla associazione politico culturale Ferraraincomune e dal comitato Mi rifiuto, continua a trovare sulla sua strada ostacoli burocratici e, forse, qualche timidezza politica. La mozione che reca le firme raccolte prima dell’estate di 1.000 cittadini, chiede al Consiglio Comunale di Ferrara di discutere e votare una delibera per la costituzione di un tavolo partecipato ch produca uno studio di fattibilità finalizzato alla ripubblicizzazione del servizio di raccolta dei rifiuti. In questi mesi i promotori hanno più volte interpellato gli uffici comunali per avere una adeguata assistenza, ma proprio nell’ultima settimana gli stessi uffici avevano dichiarato l’inammissibilità della mozione.
Venerdì scorso, i promotori hanno incontrato – per la terza volta in meno di un mese – il Presidente del Consiglio Comunale Girolamo Calò chiedendogli, in qualità di figura di garanzia, di trovare una strada per sbloccare la situazione, in quanto sarebbe davvero grave che, per qualche intoppo burocratico, a una delibera di iniziativa popolare (la prima che viene presentata a Ferrara secondo quanto prevede il regolamento) fosse chiusa la porta in faccia e non potesse quindi approdare alla discussione pubblica in Consiglio Comunale.
Il Presidente Calò ci ha informato che porterà alla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, che intende convocare il 17 ottobre, l’opzione che la proposta di delibera di iniziativa popolare, pur ritenuta inammissibile, vada comunque in discussione in Consiglio Comunale nella seduta di lunedì 22 ottobre. Ha peraltro aggiunto che la discussione in Consiglio si svolgerà come da regolamento, senza quindi la presentazione da parte nostra della delibera.
La nostra delegazione ha accolto la proposta di percorso che rappresenta comunque un’apertura rispetto alle posizioni espresse pochi giorni prima, ma ha ribadito che deve essere previsto un intervento dei promotori nella discussione in Consiglio Comunale per illustrare i termini della delibera.
Abbiamo anche chiesto al Presidente Calò di attivarsi con urgenza perché si svolga un incontro politico tra noi e il Sindaco di Ferrara prima del 17 ottobre. Intanto i promotori hanno già scritto a tutti i gruppi consigliari per richiedere un nuovo confronto, per verificare la posizione sulla mozione di ogni formazione politica presente in Consiglio.

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Riceviamo e pubblichiamo


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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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