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Alla straordinaria mattinata dedicata al Premio Bassani, durante la quale l’indaffarata (culturalmente) Ferrara si è data appuntamento al Ridotto del Teatro Comunale Claudio Abbado per plaudire Sergio Rizzo vincitore del Premio Bassani 2018 e Luca Borzani segnalato come premio speciale della Giuria, la presenza dei giornalisti e televisione ferraresi era assai scarsa se non del tutto assente. Peccato. Perché le parole di commento dei due premiati sul merito e sul demerito delle amministrazioni statali, regionali, comunali sulla difesa dell’ambiente, ma soprattutto – come ci ha spiegato l’urbanista Mauro Baioni nella sua lectio magistralis dal titolo eloquente: ‘La città non è solo un affare’ – le responsabilità che ognuno di noi ha verso quella struttura mentale, economico, politica, ambientale che è la città avrebbero svegliato molte menti che, anche in una città ben governata come la nostra, sembrano in sonno.
Bene ha fatto il sindaco di Ferrara a ribadire nel suo fine mandato punti fermi su questo problema con chiarezza e dignità e bene ha fatto la presidente nazionale di Italia Nostra Mariarita Signorini a sottolineare, lei fiorentina, la grande e a volte disperata situazione di una città come la sua – e in parte anche mia – o di Napoli o di Roma.

I giurati del Premio Bassani ritengono conclusa la loro attività, ma raccomandano al valente presidente della sezione ferrarese di Italia Nostra, architetto Andrea Malacarne di proseguire a rendere sempre più stimolante quel premio che si intitola allo scrittore di Ferrara, offrendogli comunque la loro esperienza e il loro contributo culturale.
Così Alessandra Mottola Molfino, presidente del Premio Bassani, ha commentato questa decisione e questa tornata del premio: “Nel mio breve intervento di presentazione dei premiati ho voluto ripercorrere la storia di questo premio: dandone merito ai suggerimenti di Paolo Ravenna (allora ero presidente nazionale), sottolineando che è il nome di Bassani a rendere prestigioso questo premio, ripetendo i nomi dei premiati con due parole per ciascuno di loro e per le battaglie che insieme a Italia Nostra avevano sostenuto negli otto anni di vita del premio. Ho fatto anche un accorato elogio dei giornalisti, oggi in Italia offesi e minacciati (ho citato anche i casi di Ostia), e delle loro precarie condizioni di lavoro, che impediscono ai giovani di fare inchieste e di crescere nella professione. Ho ringraziato la sezione di Ferrara e il suo presidente Andrea Malacarne che hanno sempre organizzato al meglio queste occasioni di apprendimento e riflessione per tutti, e ho ringraziato la nuova presidente nazionale per il supporto che sempre il Consiglio Direttivo Nazionale ha dato a questa iniziativa. Ben decisa a rinunciare alla mia ‘prestazione’ nella giuria, ho poi offerto ad Andrea la mia disponibilità per consigli utili alla prosecuzione del premio, pur in altre forme, ma sempre legandolo a Ferrara e a Bassani”.
Alla sua decisione presa in comune si sono attenuti tutti i membri della Giuria.

E nel pomeriggio la ‘bassanite’ si fa più intensa con molte manifestazioni che rimandano alla presenza centrale dello scrittore nella vita e n’esperienza cittadine.
In città si trovavano i Quilici che hanno donato una stampa della pittrice Mimì Quilici Buzzacchi alla Fondazione Bassani, ma significativa anche la presenza del traduttore dell’intero romanzo di Ferrara nell’edizione inglese e americana: Jamie McKendrick.
Domenica lo stesso McKendrick, il poeta traduttore di entrambe le edizioni inglese e americana del “Romanzo di Ferrara/The Novel of Ferrara”, ha parlato a Teatro Off presentando e commentando la sua meritevolissima fatica. McKendrick è un conosciutissimo poeta inglese che, affascinato dalla scrittura di Giorgio Bassani, per anni si è dedicato alla traduzione (che è più di una traduzione e diventa in un certo senso un’opera originale) del capolavoro del nostro scrittore.
Lino Pertile il caro amico che insegna a Harvard, ma per anni ha insegnato in Inghilterra ed è stato direttore della Villa I Tatti, sede italiana di Harvard, mi invia la favorevolissima recensione apparsa nella NY Times Literary Review, supplemento settimanale del NY Times, del lavoro di Mc Kendrick e conclude: “E speriamo tu veda il McKendrick che è poeta di Liverpool come i Beatles!”. E’ dunque con orgoglio e curiosità che ho ricevuto lo scrittore al Centro Studi Bassaniani dove gli ho illustrato Casa Minerbi dal Sale con i meravigliosi affreschi e quindi il Centro con tutti i ricordi e le storie e gli oggetti appartenuti a Bassani e in parte alla sua famiglia.

La fama del ‘nostro’ poeta sta dunque affermandosi sempre di più. Come mi ha assicurato chi era a New York, la sala dell’Istituto di cultura italiano che presentava la traduzione era colma.
Ed ora uscirà tutta la produzione libraria elaborata nel triennio delle Celebrazioni.
Al Meis intanto la mostra di Karavan sul bozzetto dell’opera dedicata a Bassani tiene banco e fra poco uscirà anche il film dedicato da Noa Karavan al romanzo bassaniano: ‘Il giardino che non c’è’. Finalmente potremo esclamare: “Felix Patria”.
Fino a quando? Ma questo è un altro discorso.

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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