Skip to main content

Ho resistito fino all’ultimo, ma non ce l’ho fatta! E penso alla faccia dell’ottimo direttore, Sergio Gessi, che con aria fatalistica sarà costretto a pubblicare il mio pezzullo quando ormai le jeux sont faits, dopo le 23 di domenica.

Questa volta partiamo dal movimento delle mani evidentissimo in tutte le trasmissioni o nelle informazioni social.
Salvini le congiunge in atto di preghiera secondo quella mistica del rosario che ha fatto furore in questi ultimi giorni.
Di Maio le strofina come se le lavasse. Probabilmente gesto apotropaico a scongiurare eventuali interventi in Europa.
Calenda avvicina pollice e indice quasi a sottolineare la minimalità della presenza del Pd nel ‘dibbattito’ nazionale e internazionale
Nicola Zingaretti le sbattacchia rumorosamente o ne alza una in timido segnale dei suoi trascorsi di sinistra radicale anche, diciamolo, radical chic.

E i nostri?
Uso contenuto del candidato Pd Aldo Modonesi che se le infila spesso in tasca.
Alan Fabbri le usa per non mollare il microfono o per stringere in morsa d’acciaio Matteo Salvini.
Ds gran signora l’uso che ne fa la Fusari: non gesticola ma al massimo delinea cerchietti in aria.
E avanti così.

Mentre i nostri dunque si esercitano nella speranza di arrivare primi, a Ferrara e per Ferrara sono successe cose ed eventi mirabili, spesso ignorati da tutti. Vale a dire la strepitosa presentazione alla J. Cabot University di Roma del volume su Bassani “Vivere è scrivere” presenti un’ottantina di studiosi americani, inglesi, italiani con commovente finale di una cena alla casa della Fornarina. Sì! Proprio la casa della giovanetta immortalata da Raffaello. Al premio Ippogrifo d’oro assegnato a Portia Prebys per i meriti acquisiti nel donare a Ferrara opere e oggetti appartenuti al grande scrittore e ora depositati nel bellissimo Centro studi bassaniani allocato in Casa Minerbi di Via Gioco del Pallone, ha fatto seguito un importantissimo convegno in cui si sono misurati i migliori critici di Bassani delle due sponde dell’oceano. Probabilmente l’argomento non sembrava adatto al tempo e alla curiosità dei ferraresi se solo una ventina di qualificatissimi uditori si sono presentati all’appuntamento che si è concluso con una visita speciale al Meis condotta dalla direttrice Simonetta della Seta che ha illustrato la splendida mostra sul Rinascimento ebraico, ricca di capolavori e di idee. Il convegno darà luogo a un volume di Atti che sanciranno l’attività scientifica del Centro studi bassaniani per il 2019/2020.

Dopo un giorno ecco che nell’afoso pomeriggio mi sovviene con un po’ di ansia di dovermi recare al Meis per sentire il concerto dedicato alle musiche di Salomone de’ Rossi nell’ambito della mostra sul Rinascimento ebraico. E’ stata un’esperienza straordinaria. Quelle musiche inducevano alla gentilezza e alla cortesia. Di là dal muro spuntavano le cime degli alberi e mi sembrava di essere in un racconto di Amos Oz o di David Grossman. I profumi del giardino si mescolavano al profumo dei sentimenti e accanto a me una deliziosa bambina batteva le mani e si lasciava andare accarezzandosi i lunghi capelli all’armonia. Che pace dei sentimenti, che nobiltà del cuore! Grazie al Meis e al Conservatorio Frescobaldi e a tutti gli straordinari artisti che hanno permesso questo momento di ‘cortesia’.

Ecco allora che in tutta la sua potenzialità si spiega l’attività culturale di questa strana città che s’inventa in una turbinosa ripresa di motivi, interventi, spunti, un passato e un presente degno di alta considerazione.

E domani? Chissà.

tag:

Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it