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Da: Ufficio Stampa Nexo Digital

Dopo lo straordinario successo di Amy,
che si è aggiudicato il Premio Oscar® come migliore documentario, arriva al cinema
Diego Maradona di Asif Kapadia

Dopo essere stato presentato in anteprima al Festival di Cannes, sarà nelle sale italiane dal 23 al 25 settembre
il nuovo docu-film su uno dei più geniali, amati e controversi campioni di tutti i tempi.

In Emilia-Romagna aderiscono:
Bologna, Jolly
Bologna, Medica Palace
Bologna, Odeon
Bologna, The Space
Carpi, Space City
Casalecchio di Reno, Uci
Castel S.Pietro, Jolly
Cento, Cinepark
Cesena, Eliseo
Comacchio, Cinepark
Faenza, Cinedream
Ferrara, Apollo
Ferrara, Uci
Forlì, Astoria
Forlimpopoli, Cineflash
Modena, Raffaello
Modena, Victoria
Parma, The Space Barilla
Parma, The Space Cinecity Campus
Piacenza, Uci
Ravenna, Cinemacity
Reggio Emilia, Al Corso
Reggio Emilia, Uci
Riccione, Cinepalace
Rimini, Le Befane
Savignano Rubicone, Uci Romagna

Dopo il successo dei suoi Senna (2010) e Amy (2015), arriva nelle sale italiane l’attesissimo Diego Maradona firmato da Asif Kapadia. Con interviste esclusive a Diego Maradona e immagini tratte dal suo archivio personale di oltre 500 ore di filmati mai visti prima, il film narra la storia di uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi.

Diego Maradona di Asif Kapadia, che nel 2016 con Amy, il documentario su Amy Winehouse, si è aggiudicato il Premio Oscar® per il miglior documentario, è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes (Fuori Concorso) e sarà distribuito nei cinema italiani dal 23 al 25 settembre da Nexo Digital e Leone Film Group (info e sale su www.nexodigital.it).

Agli inizi degli anni Ottanta, non avendo mai vinto lo scudetto, la Società Sportiva Calcio Napoli viveva un periodo particolarmente difficile, vantando però una tifoseria senza eguali per passione e dimensioni. Poi, il 5 luglio 1984, Maradona arrivò al Napoli con un ingaggio record e per sette anni scatenò l’inferno. Il genio assoluto del calcio mondiale e la città più imprevedibile d’Europa si dimostrarono un connubio perfetto: Diego Maradona era stato benedetto sul campo e trattato come un Dio fuori di esso. Il carismatico argentino trascinò infatti il Napoli al suo primo scudetto. Era il 1987 e quello fu un evento epocale. Ma c’era un prezzo da pagare perché, finché fece miracoli in campo, a Diego fu concessa ogni cosa, ma quando la magia svanì, divenne prigioniero della sua stessa città.

Il docu-film è distribuito in Italia da Nexo Digital e Leone Film Group con la collaborazione dei media partner Radio DEeejay, MYmovies.it, Corriere dello Sport e Tuttosport, Rockol.it.

Diego Maradona è una produzione On The Corner Films con un team pluripremiato: Asif Kapadia alla regia, James Gay-Rees come produttore, Chris King al montaggio, Antonio Pinto a firmare la colonna sonora. Il film vede tra i suoi produttori anche Paul Martin (Ronaldo).

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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