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Da: Comune di Comacchio – Segreteria Generale

Cari concittadini,
il marzo si avvicina e mi vedo costretto a fare appello alla vostra sensibilità, al vostro senso di appartenenza, all’amore che vi lega a Comacchio e alla sua storia millenaria per chiedere il vostro sostegno al fine di scongiurare un evento triste e profondamente ingiusto. Il marzo, nonostante le nostre reiterate richieste di deposito permanente, scadrà il termine del prestito dei due reperti che sono divenuti il simbolo del Museo Delta Antico: il cratere monumentale recante scene della Guerra di Troia, che si staglia nella sezione di Spina dedicata al Simposio e il raffinato cratere che ritrae Teseo che sconfigge il Minotauro, emblema assoluto dello straordinario simbolismo che connota la ceramica attica.
Questi reperti per un volere incomprensibile, insensibile ed inaccettabile di alcuni funzionari e di qualche dirigente del Polo Museale dell’Emilia Romagna, fra pochi giorni dovrebbero lasciare per sempre il Museo.
Per comprendere appieno la dimensione dell’atto di assoluta arroganza a cui la comunità di Comacchio, a parere di taluni dovrebbe per l’ennesima volta sottostare tacendo (ma questa volta non sarà così), vi chiedo di ripercorrere con me le tappe più significative che hanno portato all’apertura del Museo Delta Antico nel marzo del 2017 dopo un secolo di attese , delusioni e speranze da parte di una comunità che in uno dei momenti più dirompenti della sua storia, le grandi bonifiche del ‘900, ha visto aprirsi uno squarcio sulla grande storia, riappropriandosi, con la scoperta di Spina, delle proprie millenarie radici.
L’apertura del Museo si è rivelata un’esperienza entusiasmante che ha coinvolto una comunità fiera ed orgogliosa del suo passato. E’ stata l’occasione per unire i cittadini sui propri valori storico identitari ed è divenuta il simbolo della candidatura di Comacchio a capitale Italiana della cultura per l’anno 2018. Una candidatura seria, fatta di grandi progetti sostenibili, partecipata e di comunità, assolutamente apprezzata dalla Commissione nominata dal Ministero dei Beni Culturali, che ha inserito la piccola Comacchio nella terna delle città che si sono contese il titolo.
Il Museo Delta Antico è stato ed è il simbolo di un percorso di valore e di valori che il Fondo per l’Ambiente Italiano, al quale esprimiamo la più incondizionata e sincera gratitudine, ha apprezzato, incoraggiato ed accompagnato nel suo sviluppo, fino ad inserire l’inaugurazione del museo fra gli eventi più significativi delle Giornate FAI di Primavera per l’anno 2017.
Ebbene la comunità di Comacchio, le decine di volontari, le maestranze, che con orgoglio hanno lavorato giorno e notte al fine di rispettare la scadenza dell’inaugurazione, si scontrano ora con una decisione incomprensibile, illogica e contraddittoria, espressione di anacronistici rapporti di forza che non possiamo più accettare e subire.
Il Comitato Scientifico che dal 2012 al 2016 ha sviluppato il progetto allestitivo del Museo Delta Antico è stato costantemente coordinato dall’allora Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna. L’elenco dei reperti da esporre, da cui sono derivate significative ed onerose scelte architettoniche, è stato concordato con il Direttore del Museo Nazionale di Ferrara, nei cui depositi erano custoditi i reperti destinati a Comacchio, fra i quali i due crateri oggetto di contesa. L’elenco dei reperti per i quali è stato richiesto al Ministero il deposito permanente al Museo Delta Antico è stato quindi stilato su suggerimento del Comitato scientifico e della stessa Soprintendenza, in perfetto accordo e con l’assenso della direzione del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara.
L’avvento della riforma del Ministero per i Beni Culturali, la nascita del Polo Museale e l’avvicendamento nella direzione del Museo di Ferrara, hanno cambiato le carte in tavola, sicché, a soli due giorni dalla conferenza dei servizi conclusiva dell’iter progettuale del museo, il Comune di Comacchio apprendeva che un apparato di quello stesso Ministero, che aveva suggerito di sviluppare un preciso progetto espositivo che prevedeva la centralità dei due crateri monumentali in menzione, aveva drasticamente mutato idea, esprimendo parere contrario al deposito e negando ciò che in precedenza aveva addirittura sostenuto e proposto. In sostanza è come se un Comune,, ad ogni cambio di amministrazione, negasse gli impegni assunti dalla precedente Giunta.
Su nostra forte ed immediata sollecitazione il parere contrario al deposito si è trasformato nel prestito temporaneo di imminente scadenza, un prestito che si configura quale “gentile e graziosa concessione” ad una comunità che, a parere del Polo Museale, non meriterebbe di poter custodire in modo permanente i tesori più preziosi ereditati dai propri antenati. Una concessione che, non solo è sprezzante degli impegni precedentemente assunti da un apparato Statale, ma che appare assolutamente irrispettosa delle attese della comunità e dell’impegno profuso, con straordinario entusiasmo, da decine di cittadini a tutti i livelli.
Il cratere monumentale, recante immagini della guerra di Troia, che giaceva in deposito da circa 10 anni e che nell’esposizione di Comacchio assume un ruolo centrale per la sezione etrusca, è oggi il simbolo del museo, figurando peraltro nella stessa copertina della relativa guida. Il cratere che ritrae Teseo che sconfigge il Minotauro è stato, a sua volta, rielaborato digitalmente e, all’interno del museo, è rappresentato in un touch screen che, a fini didattici, illustra lo straordinario simbolismo che connota la ceramica attica.
La sottrazione di tali crateri, come prospettato dal Polo Museale dell’Emilia Romagna, ci imporrebbe di rivedere lo sviluppo narrativo del museo, di ristampare la guida, di aggiornare gli apparati didascalici e quelli multimediali e didattici, sostenendone i relativi costi e, soprattutto, priverebbe il museo dei suoi simboli, a soli due anni dall’inaugurazione.
Ci chiediamo come verrà percepito tutto ciò da una città che ha posto l’investimento culturale al centro delle riflessioni sul proprio sviluppo, da quella comunità che, con incredibile calore, con l’anima e con il cuore, ha sostenuto la candidatura di Comacchio a capitale italiana della cultura.
I due crateri al loro rientro al museo di Ferrara verranno fagocitati dall’immensa raccolta di reperti provenienti da Spina e dalle sue necropoli, per finire nell’oblio, come del resto lo erano prima dell’apertura del nostro museo. La giustificazione addotta dalla direttrice del museo di Ferrara circa la necessità di recuperare i crateri, appare addirittura risibile e pretestuosa nel momento in cui il vaso di Teseo viene correlato ad una supposta narrazione incentrata sul labirinto che negli anni trenta del novecento venne realizzato nella corte di Palazzo di Ludovico il Moro, sede del Museo Archeologico Nazionale. Una giustificazione priva di valore scientifico e mero pretesto che offende la nostra sensibilità e il nostro amore per la cultura.
Inaccettabile appare poi la proposta del polo di sostituire periodicamente i reperti più importanti del Museo, come se Comacchio non meritasse di ospitare e custodire in via permanente i tesori di Spina.
L’atteggiamento del Polo denota una visione sconcertante: il Museo Delta Antico non potrà mai ambire ad essere un punto di riferimento per ciò che afferisce la storia di Spina, che è la storia di Comacchio, che è la nostra comune storia.
Ci diranno che siamo i soliti comacchiesi intrattabili, che dovremmo accontentarci di ciò che ci viene concesso, che non dovremmo alzare troppo la testa, ci diranno che non siamo collaborativi, che siamo chiusi, intrattabili, irascibili.
Qualcuno questa volta capirà che non ci fermeremo. Con la candidatura a capitale Italiana della cultura abbiamo stupito l’Italia, con il progetto VALUE, il primo progetto italiano finanziato sull’asse cultura del programma Italia – Croazia legato alla valorizzazione archeologica del territorio, abbiamo sorpreso l’Europa e non ci fermeremo di certo innanzi ad un immotivato atto di arroganza.
A chi ci contesterà di non essere collaborativi con il Polo Museale, le cui decisioni unilaterali dovremmo subire passivamente, ricorderemo che già da tre anni stiamo collaborando con uno dei poli Museali più importanti al mondo, ossia quello che gravita attorno al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo di Pompei, il più importante museo dedicato alla civiltà romana, una collaborazione che ha condotto nella piccola Comacchio i capolavori emersi dalle ceneri di Pompei ed Ercolano e che fra poche settimane ci porterà a celebrare una nuova straordinaria mostra.
Per la Direzione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Comacchio appare degna di ospitare i grandi tesori della storia dell’uomo.
Se da un lato siamo pertanto risolutamente convinti che non si possa prescindere dalla collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e con le sue articolazioni territoriali, siamo anche nel contempo persuasi che la collaborazione per essere tale debba svilupparsi sulla correttezza e sul reciproco rispetto.
Il tema centrale che oggi noi poniamo alla comunità di Comacchio va pertanto ben al di là della permanenza al museo di due straordinari e preziosi reperti archeologici, qui è in gioco la nostra dignità, è in discussione la possibilità di continuare a sviluppare una forte progettualità per valorizzare la nostra storia, è in gioco il diritto di riappropriarci delle nostre radici culturali per proiettarci più saldi verso il futuro.
Sono temi che travalicano le differenze ideologiche e gli interessi di parte, ed è per questo che faccio appello a tutte le forze vive della comunità affinchè si lancino in una mobilitazione generale.
Questo è il momento di agire. Lo dobbiamo a coloro che prima di noi hanno posto le premesse per l’apertura del museo e per le future generazioni, che ne garantiranno il ruolo di cuore pulsante della città.
Nei prossimi giorni comunicheremo le iniziative di mobilitazione che verranno messe in atto qualora il Polo Museale dell’Emilia Romagna non desistesse dal suo infausto proposito.

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COMUNE DI COMACCHIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

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