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Da: Organizzatori
Oggetto: DIPENDENTI O SPIE? AZIENDA OSPEDALIERA O SERVIZI SEGRETI?
Egr. dr. Carradori,
nella mattinata di mercoledì 15 maggio 2019, lo scrivente Comitato ha
protestato davanti al Tribunale di Ferrara, distribuendo volantini, esponendo uno striscione ed
esibendo un cartello di accusa contro la lentezza delle indagini della Procura della Repubblica
di Ferrara, che dopo 4 anni non ha ancora chiuso il fascicolo di Catozzi Giuliano.
Dalle ore 9.00 circa alle ore 10.15 circa di quella mattina, l’avvocato subordinato di
Codesta Azienda, è stata seduta nella sua vettura parcheggiata sulle strisce pedonali
che attraversano via Borgo dei Leoni nei pressi del n. civico 59.
Il fatto potrebbe non apparire strano, se non fosse che la praticante avvocato con
domicilio professionale in Ferrara, presso lo studio dell’avvocato dipendente
all’ospedale di Cona (FE), dr.ssa E.B., era presente ed ha filmato e/o fatto molte
fotografie col telefono cellulare ai partecipanti della manifestazione sopra citata.
Verso le 10.15 circa la praticante summenzionata è salita sulla vettura della dipendente
dell’AOU di Ferrara, parcheggiata a circa 10 metri dai manifestanti, con alla guida
proprio la subordinata avvocato, e si sono allontanate.
Dagli atti in possesso dell’Azienda OU di Ferrara, la dipendente in parola, in
quell’occasione, era in orario di servizio oppure era in riposo o ferie?
Se era in servizio a quale “causa” stava lavorando comodamente seduta sulla “SUA”
macchina, in attesa che la “SUA” praticante avvocato terminasse l’incombenza legale
che le era stata assegnata (fare filmati e fotografie ai manifestanti)?
È evidente che la “praticante” dello studio legale dell’ospedale di Cona, dr.ssa E.B., era
perfettamente a conoscenza che le mansioni che le erano state richieste quella mattina
(fare fotografie e filmare col telefonino i manifestanti del Comitato) non rientravano tra
i doverosi compiti di formazione giuridica a cui i praticanti devono conformarsi. Non ci
risulta che si sia opposta a svolgere il disgustoso “dovere” richiesto e lo abbia eseguito
pedissequamente.
È attribuendo queste complesse incombenze giuridiche (filmati col telefonino) al
praticante avvocato che l’azienda ospedaliera in indirizzo intende alleggerire i pesanti
carichi di lavoro del proprio legale dipendente?
La praticante avvocato in parola come ha motivato la sua presenza come fotografa
reporter quella mattina alla manifestazione del Comitato scrivente contro il Procuratore
della Repubblica di Ferrara? Oppure non lo ha motivato perché è libera di fare quello
che vuole?
Quale era l’interesse dell’azienda sanitaria pubblica nel mandare dei sottoposti a
fotografare e/o filmare i manifestanti appartenenti al Comitato Vittime della Pubblica
Amministrazione?
È così che l’Azienda Sanitaria di Cona (FE) spende il denaro della collettività?
L’avvocato dipendente, nella circostanza, ha commesso anche un gesto incivile dato
che è rimasta con la propria autovettura, per tutto il tempo della permanenza (dalle 9.00
circa alle 10.15 circa), parcheggiata sopra alle strisce pedonali.
Lei dr. Carradori era a conoscenza del fatto sopra citato?
Lei dr. Carradori ha autorizzato tale “servizio”? E per quale finalità d’istituto?
Oppure è stato un libero arbitrio di sottoposti, che consapevoli dell’impunità, hanno
fatto e fanno quello che vogliono?
Comunque la si voglia vedere, questa è una avvilente e degradante azione, per chi la
compie e per chi la commissiona. Posto che Lei è il diretto superiore e responsabile di
coloro i quali hanno compiuto tali azioni parrebbe gesto quantomeno dignitoso e
decoroso, oltreché le doverose scuse, rassegnare le sue irrevocabili dimissioni con
effetto immediato. Diversamente saremmo indotti a ritenere che Ella condivide siffatti
metodi degni della peggiore “Securitate”
Si precisa che di quanto sopra descritto e riferito esistono molteplici riscontri
documentali e testimoniali.
A nostro sommesso parere è gravissimo, quasi da dittatura sudamericana, che dei
funzionari pubblici, di soppiatto e sotto mentite spoglie, riprendano, fotografino o
comunque cerchino di identificare i partecipanti ad una pubblica manifestazione. È
forse tempo di liste di proscrizione?
Ad ogni buon conto comunichiamo che dell’accaduto verrà formalmente notiziata la
competente autorità giudiziaria penale per le opportune valutazioni del caso.
Per qualsiasi comunicazione scrivere esclusivamente all’indirizzo di posta elettronica:
« vittimepubblicaamministrazione@gmail.com »

 

Da: Organizzatori

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PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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