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Da ufficio stampa regione Emilia-Romagna

L’assessore Patrizio Bianchi: “Abbiamo ottenuto il massimo dal Fondo nazionale, abbiamo investito maggiori risorse regionali e abbiamo chiesto e ricevuto un contributo straordinario da parte degli atenei”

“L’Emilia-Romagna continua a mettere al centro il diritto allo studio universitario, per questo abbiamo chiesto di modificare i criteri di riparto del Fondo integrativo nazionale, inadeguati a rispondere alle esigenze di atenei attrattivi come sono quelli del sistema universitario regionale”. Lo ha ribadito oggi l’assessore regionale Patrizio Bianchi incontrando la Consulta regionale degli studenti. “Abbiamo ottenuto il massimo dal Fondo nazionale, 5 milioni in più rispetto alla prima ipotesi di riparto, abbiamo investito maggiori risorse regionali e della nostra azienda regionale per il diritto allo studio Er-go e abbiamo chiesto e ricevuto un contributo straordinario da parte degli atenei– ha aggiunto Patrizio Bianchi-. Uno sforzo complessivo che permette un investimento di 81 milioni di euro e la garanzia di benefici di diritto allo studio a tutti gli studenti universitari idonei, anche a fronte dello straordinario aumento degli idonei e dei fuori sede per questo anno accademico negli atenei dell’Emilia-Romagna”.
Grazie ai 25,8 milioni di euro del riparto definitivo del FIS (Fondo Integrativo Statale) – la quota assegnata all’Emilia-Romagna è la più alta a livello nazionale – e grazie ad uno stanziamento di risorse regionali e di Ergo pari a 53,350 milioni è già stata pagata la borsa di studio al 92,09% degli aventi diritto (21.135 studenti). Le risorse messe a disposizione dalle università (1.028.000 euro) e gli ulteriori servizi messi a disposizione dall’Azienda regionale per il diritto allo studio Er.Go per un valore pari 1.300.000, permettono di garantire un beneficio anche al restante 7,91% degli idonei. Si tratta di matricole, posizionata nella coda delle graduatorie ordinate per condizioni economiche che avrebbero percepito l’importo minimo delle borse ministeriali.
Per tali studenti gli importi del beneficio in denaro e servizi che la Regione ha voluto garantire sarà pari a 2.209 euro per gli studenti che fruiscono dei servizi abitativi di Er.go, 1.840 euro per gli altri studenti fuori sede, 1.040 euro per gli studenti pendolari e 940 euro per gli studenti in sede. La spesa complessiva per l’anno accademico 2017­-2018 è pertanto pari a 81,3 milioni di euro, di cui 54,4 della Regione e di Er.go, 1 milione degli atenei regionali e 25,9 milioni del fondo ministeriale.
“Con la Consulta regionale si è concordato inoltre di sviluppare un’ulteriore riflessione congiunta su tre temi: borse di studio, servizi e criteri di riparo delle risorse nazionali. La Regione è passata da un investimento in diritto allo studio di 69 milioni dell’anno accademico 2012-2013 agli 81 milioni attuali. L’attrattività del nostro sistema universitario evidenzia la sua qualità ma rende indispensabile ed urgente una revisione dei criteri nazionali di riparto che valorizzi maggiormente lo sforzo finanziario delle regioni che investono risorse proprie per garantire il diritto allo studio agli studenti capaci, meritevoli e in difficili situazioni economiche. Abbiamo già iniziato a lavorare su questo fronte e continueremo a farlo a livello nazionale”. /

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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