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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Lo organizza la Regione Emilia-Romagna. L’assessore Gazzolo: “Da parte nostra impegno e massima attenzione al decomissioning”

Un convegno sulla dismissione della Centrale di Caorso. Un’occasione per approfondire, insieme a tecnici ed esperti, una serie di temi quali l’andamento delle attività, lo stato dell’ambiente e della salute attorno all’impianto, la situazione dei rifiuti radioattivi e l’iter per la scelta del sito dove realizzare il Deposito nazionale. Lo organizza la Regione Emilia-Romagna per mercoledì 30 settembre a Caorso (Piacenza), al Cinema Fox, in piazza della Rocca.
Con il decreto del febbraio 2014, il ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato Sogin (la soci?età di Stato responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, compresi quelli prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare) a svolgere i lavori per la disattivazione accelerata (ovvero, in un’unica fase) della Centrale di Caorso. Pochi mesi dopo, a giugno 2014, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha emesso la “Guida Tecnica 29” contenente i “Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività”: rappresenta il primo degli adempimenti previsti per la costruzione di un deposito dove stoccare tutti i rifiuti radioattivi prodotti in Italia. A livello nazionale, infatti, occorre trovare una collocazione per 75.000 metri cubi di rifiuti di media e bassa attività e altri 15.000 di alta attività derivanti dal “riprocessamento” del combustibile irraggiato.
“La Regione Emilia-Romagna conferma il proprio impegno e la massima attenzione al decomissioning della Centrale di Caorso attraverso tutti gli strumenti istituzionali – sottolinea l’assessore all’Ambiente Paola Gazzolo – . La Regione ritiene, inoltre, indispensabile il proprio coinvolgimento nell’iter di individuazione del deposito nazionale, ribadendo però la ferma contrarietà ad ospitarlo nel proprio territorio”.
Per Caorso, l’autorizzazione a Sogin è articolata in cinque progetti: trattamento dei rifiuti radioattivi pregressi, adeguamento dei depositi temporanei presenti nel sito, interventi nell’edificio reattore e ausiliari, bonifica e monitoraggio e, infine, rilascio del sito. Il rilascio del sito senza condizionamenti radioattivi (“green field”) è ipotizzata nel 2026, qualora il Deposito nazionale sia realizzato entro il 2020.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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