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Ve li siete persi i film-documentari arrivati dal resto del mondo fino a Ferrara? C’era la ressa, davanti al cinema Boldini, per vederli, questi film. Adesso ritornano, ma quasi nessuno lo sa. I visitatori del festival “Internazionale a Ferrara” hanno fatto la fila per comprarsi il biglietto e poi, all’ultimo, per cercare magari di accaparrarsi qualche posto libero per vedere uno dei documentari fatti in Cina, in Danimarca o al confine fra il Messico e gli Stati Uniti e selezionati tra quelli migliori. Adesso, zitti zitti, alcuni appassionati sono riusciti a riportarli in città per una rassegna a ingresso libero in una piccola sala cinematografica parrocchiale.

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Fotogramma di “Life is sacred” girato in Colombia

Il ciclo è partito un po’ in sordina con il primo dei film proiettato a fine dicembre, ma riprende ora con alcuni documentari assolutamente spettacolari, che raccontano storie che hanno dell’incredibile, eppure sono tutte vere. Come quella di “Life is sacred”, in programma venerdì 26 febbraio 2016, che racconta di un uomo che in Colombia decide di candidarsi (e vincere le elezioni) schierandosi contro narcotraffico e illegalità con una campagna elettorale fatta a colpi di mimi, parole dette al megafono lungo le strade, flashmob e costumi da supereroe. Oppure “Cartel Land”, in proiezione venerdì 11 marzo 2016, che coinvolge lo spettatore nella lotta di un medico messicano per contrastare le sopraffazioni del cartello dei narcotrafficanti e che si affianca a quella di un veterano americano per fermare lo sbarco della criminalità nel suo paese.

Il veterano americano protagonista di "Cartel land", uno dei docu-film di Internazionale
Il veterano americano Tim Nailer Foley protagonista di “Cartel land”, uno dei docu-film di Internazionale

Da non perdere anche “(T)error”, in programma venerdì 15 aprile 2016, che mostra in presa diretta l’attività un agente segreto del Fbi infiltrato nelle reti del terrorismo. Vale la pena poi di segnarsi “En tierra extrana”, mercoledì 23 marzo 2016, storia a più voci di una migrazione all’incontrario: quella di ragazzi che vengono da famiglie benestanti con lauree, master e tante idee creative in testa, che per la prima volta in una Spagna in recessione decidono di andare a cercare maggiore fortuna o – soprattutto – maggiori opportunità, nella bella e storicissima Edimburgo, la città che tanti scozzesi hanno a suo tempo abbandonato per rifarsi magari una vita in America.

Oggi, giovedì 14 gennaio 2016, si comincia con “We are journalists”, il racconto fatto in prima persona da un giornalista iraniano che perde il suo lavoro in Iran e fa di tutto per continuare a informare e a battersi per la libertà e la democrazia di un regime come quello dell’Iran, dove scrivere e parlare vuole dire commettere reato e rischiare la vita.

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Una scena di “We are journalists” dell’iraniano Ahmad Jalali Farahani

A organizzare il ciclo di film Cristiana D’Amore insieme a ragazzi legati a varie associazioni come Libera, Agire Sociale, Amnesty international, Emmaus, Ibo, Intercultura, Movimento nonviolento, Segnidipace, Pax Christi e ovviamente la parrocchia di don Andrea Zerbini.

Il programma della rassegna cinematografica – da stasera 14 e poi 29 gennaio; 12 e 26 febbraio; 4, 11 e 23 marzo; 8 e 15 aprile 2016 – è consultabile su CronacaComune.

“Quando l’uomo si affianca all’uomo”, ingresso libero per tutti gli spettacoli alle 20.30 nella sala della parrocchia di Santa Francesca Romana, via XX Settembre 47, Ferrara.

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore del mantovano volante” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” dedicato all’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017).

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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