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Da: Partito Democratico

Cari democratici, caro compagno Bersani, ci rivolgiamo a quanti di voi si dicono pronti a votare no alla riforma costituzionale. Ci rivolgiamo a voi con questo termine senza nostalgia, ma con la convinzione che ‘compagno’ sia una qualifica che ben si addice a un lungo percorso. Vi si addice non solo per il passato comune, ma anche per il suo senso profondo, un senso che ha costituito una coerenza nel nostro agire politico, e che rimanda al modo secondo il quale abbiamo letto e leggiamo la nostra società, tanto complessa e non raramente turbata da vicende dolorose e minacciose. Basta aprire la finestra per vederle. A una società più giusta, più solidale, in una parola, più vicina alle persone abbiamo sempre mirato, e da molto tempo ormai abbiamo ritenuto che un mezzo imprescindibile per questo obiettivo sia il riformismo, sapendo che riformismo non può essere un fine, ma deve essere esclusivamente un mezzo. E in quanto un mezzo esso va sottoposto a continua revisione, verifica, aggiornamento. Altrimenti, non si tratta di riformismo, ma solo di una difesa narcisistica e astratta di personalissime idee. Con questo non crediamo certo che ogni riforma sia giusta, ma che in quanto tale vada sempre valutata con cura e attenzione: a cosa mira la riforma in questione? I mezzi messi in atto perseguono uno scopo che si ritiene appropriato? Noi riteniamo che questa riforma costituzionale risponda alle esigenze che abbiamo delineato da tanti anni, e che molti di noi, da giovani hanno sentito pronunciare da illustri esponenti di sinistra. Noi abbiamo il dovere, anche per l’aggettivo che porta il nome di questo Partito, di salvaguardare e difendere la democrazia. Serve la possibilità di superare le camere gemelle: all’Italia servono leggi più chiare per rendere preciso chi deve fare cosa fra le istituzioni e chi no. Da molti anni aspettavamo una riforma che potesse migliorare i rapporti fra le istituzioni e dunque i reciproci rapporti fra cittadini, ma anche fra cittadini e istituzioni. Se le istituzioni non sono efficienti, le ingiustizie crescono, visto che delle istituzioni hanno bisogno i cittadini normali, non chi si autotutela in forza delle proprie posizioni sociali ed economiche. La situazione attuale rende ovvio e forse fin troppo in ritardo l’intervento sulle istituzioni per riavvicinarle ai cittadini: e non parliamo di un avvicinamento sentimentale, ma almeno di efficienza, come da trent’anni ormai diciamo. Queste idee sono sempre esistite e noi le abbiamo sempre accolte, con la chiarezza di capire quale fosse l’obiettivo e pertanto dove si debba stare. Anche oggi conosciamo lo scopo e la parte: quest’ultima, in particolare, coincide coi più deboli e con gli indeboliti da troppo immobilismo e da troppa conservazione. Insomma, è tempo di riconoscersi in ciò che si è a lungo proclamato. Per questo motivo, noi, col nostro SI, convintamente promuoveremo la conferma della riforma costituzionale.

Pietro Turri

Fausto Facchini

Maurizio Buriani

Giorgio Checchi

Tania Guerzoni

Guido Guidarelli

Massimiliano Marzola

Mariella Michelini

Mirella Tuffanelli

Gabriele Pagnoni

Paolo Panizza

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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