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Da: Conservatorio Frescobaldi di Ferrara

Venerdì 7 dicembre 2018 alle ore 17 – Ridotto del Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara

A 200 anni dalla prima curiosa esecuzione della celebre composizione natalizia di Franz Xaver Gruber, lo spirito intimo e gioioso del Natale rivive con l’appuntamento ferrarese del festival In Corde
Ingresso libero

È possibile riascoltare, per un’unica, imperdibile volta, quello che si ascoltò il 24 dicembre di duecento anni fa in una chiesina di un paese vicino a Salisburgo? La dimensione intima del Natale arriva a Ferrara venerdì 7 dicembre con Stille Nacht 1818-2018, curioso appuntamento inserito all’interno del XII Festival della chitarra In Corde, ideato e coordinato da Stefano Cardi, Andrea Orsi, Lorenzo Rubboli e Anna Bellagamba, che in questi giorni è presente anche a Imola, Budrio e Bologna, in un viaggio in Regione guidati dal suono delle sue cento chitarre. L’evento, in collaborazione con il Conservatorio Frescobaldi di Ferrara e Ferrara Musica, sarà a ingresso gratuito fino a esaurimento posti.

La chitarra, “portatrice di storie” di borgesiana memoria, conduce quest’anno nelle suggestioni della più sentita ricorrenza religiosa del mondo occidentale, intrisa di quello spirito mistico che caratterizza gran parte della nostra cultura. Il titolo dell’edizione 2018, Stille Nacht 1818-2018, intende ricordare la celebre composizione natalizia di Franz Xaver Gruber (1787-1863) di cui ricorre quest’anno il bicentenario della prima esecuzione. Era il 1818, Gruber era organista e direttore di coro nella chiesa di San Nicola a Oberndorf, un piccolo paese a pochi chilometri da Salisburgo. Aveva da qualche tempo stretto amicizia con il giovane aiuto parroco, Joseph Mohr, cui lo univa la grande passione per la musica. Qualche giorno prima di Natale, Mohr gli chiese di musicare un suo testo poetico scritto due anni prima a Mariapfarr. Erano sei strofe semplici e luminose, di profonda ispirazione religiosa. Gruber soddisfò il desiderio del giovane sacerdote e la notte di Natale, dopo la messa, i due amici cantarono insieme, accompagnandosi con la chitarra suonata da Mohr, quello che sarebbe diventato il canto natalizio più famoso al mondo. Solo qualche tempo dopo Gruber compose anche una versione per organo.

Questa bella e affascinante storia arriva ora anche a Ferrara. Venerdì 7 dicembre alle 17 al Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara, come è abitudine del Festival, verranno proposti brani popolari come Happy Xmas (War Is Over) di John Lennon, alcuni spiritual e il popolare canto natalizio Los peces en el rio per voci bianche e strumenti verranno liberamente accostati a un classico del repertorio colto quale il Concerto op.8 n.6 Fatto per la notte di Natale di Arcangelo Corelli e al famosissimo Quanno nascette Ninno, versione originale in napoletano di Tu scendi dalle stelle composto da Alfonso Maria de’ Liguori nel 1754 e brani tra cui di De André, Sojo e canzoni di tradizione popolare. Tra gli interpreti ci saranno il coro gospel (preparato dal direttore del coro Roberto Manuzzi) e l’ensemble di archi del Conservatorio di Ferrara (con concertazione di Achille Galassi), l’Ocarine Ensemble Budrio e il Coro di voci bianche Leopold Mozart dell’Accademia musicale Venezze di Rovigo (Maestro preparatore Francesco Toso). Alle chitarre: Enrico Bellonzi, Stefano Cardi, Arianna Galeazzi, Francesco Rubin, Giulia Sartor, Niccolò Silvi, Giovanni Taddia, Samanta Zagani, Luca Zavarise. Alle voci Mattia Bellettati e Laura Polimeno.

Il festival In Corde da sempre si avvale del sostegno di partner pubblici e privati, ha collaborato con istituzioni culturali e centri didattici, con compositori, sound designer e liutai. Dal suo nascere l’associazione culturale Freon Musica ne cura il coordinamento. In questa edizione condivide la programmazione artistica con: Conservatorio di musica Frescobaldi di Ferrara, Istituto superiore di studi musicali Vecchi Tonelli di Modena e Carpi, Guitar Mind, centro di studi per la chitarra di Carpi. In Corde 2018 si avvale del sostegno delle seguenti istituzioni e partner: Comune di Ferrara, Teatro Comunale di Ferrara, Ferrara Musica, Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, FAI (Fondo Ambiente italiano) Delegazione di Bologna- Gruppo di Imola, Comune di Imola, Circolo Sersanti di Imola, Liuteria F.lli Lodi di Carpi, Comune di Budrio, EmilBanca, Maccaferri Utensileria, Area Blu Imola, Assicoop Bologna Metropolitana S.p.A., Carrozzeria Emiliana Imola.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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