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da: Asp Centro Servizi alla Persona

Concerto “Girolamo Frescobaldi e Ferrara”, il Maestro Francesco Cera all’organo, Giovanni Cipri 1555 e al clavicembalo

Mercoledì 4 Novembre alle ore 21 con ingresso libero, si terrà nella chiesa di Santa Maria del Suffragio in via San Romano, un concerto del clavicembalista e organista Francesco Cera. Noto interprete degli autori italiani tra Rinascimento e Barocco, Francesco Cera presenta una scelta di toccate e partite del grande compositore ferrarese Girolamo Frescobaldi, che formatosi nel raffinato ambiente musicale di corte alla fine del ducato d’Este, passò a Roma quale organista di San Pietro e musico della famiglia Barberini. Si tratta di un’occasione per riascoltare le affascinanti pagine musicali di colui che seppe sviluppare l’esperienza musicale ferrarese in opere che furono determinanti per lo sviluppo della musica per clavicembalo e per organo in tutta Europa, fino a Bach. Il maestro Cera sarà impegnato in una registrazione discografica dedicata a opere di Frescobaldi, con il patrocinio del Mum (Museo Ugo Marano), che sì terrà nella sala delle vigne della delizia di Belriguardo.
Programma:
Girolamo Frescobaldi (1583 – 1643)
da “Toccate e Partite, libro primo. 1615”
all’organo:
Toccata ottava
Capriccio sopra l’aria di Ruggiero-Fra Jacopino
al clavicembalo:
Partite sopra Follia
Toccata terza
Partite sopra Romanesca
Toccata decima
Cento Partite sopra Passacagli
Francesco Cera, bolognese, dopo gli studi di organo e di clavicembalo, perfezionati sotto la guida di Luigi Ferdinando Tagliavini e di Gustav Leonhardt, è oggi affermato tra i più apprezzati interpreti della musica antica. Ha al suo attivo numerose incisioni discografiche come solista al clavicembalo e su organi storici, che spaziano da autori del cinque-seicento italiano a Scarlatti, D’Anglebert e Bach, e svolge un’attività concertistica a livello internazionale. Dopo aver fatto parte dell’ensamble Il Giardino Armonico, ha fondato l’Ensamble Arte Musica col quale si dedica al repertorio principalmente vocale italiano, dagli albori del Barocco – recente la sua incisione dei Tenebrae Responsoria di Carlo Gesualdo – alle sonate di Alessandro Stradella, di imminente uscita per l’etichetta olandese Brilliant. Si è impegnato nella diffusione della musica organistica italiana tramite corsi d’interpretazione tenuti presso importanti istituzioni in Europa e negli Stati Uniti, ed è attivo come Ispettore Onorario per la tutela degli organi storici presso le Soprintendenze di Roma, Salerno e Regione Basilicata.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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