Skip to main content

da: ufficio stampa Crossroads

Ogni anno il festival itinerante Crossroads, organizzato da Jazz Network e dall’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, arriva a Forlì per un unico concerto. Ma la magniloquenza e l’originalità degli spettacoli che si sono succeduti nel tempo ha ampiamente compensato il loro piccolo numero. Così sarà anche quest’anno, con una nuova produzione originale firmata da Jazz Network e dall’Associazione Scuola Musicale Dante Alighieri di Bertinoro. Domenica 1 maggio il Teatro Diego Fabbri alle ore 21 ospiterà “Let’s Get Lost”, concerto in omaggio a Chet Baker: i più noti brani del suo repertorio saranno eseguiti dai sedici elementi dell’Italian Jazz Orchestra diretta da Fabio Petretti. Le parti di tromba che furono di Chet Baker saranno affidate a un ospite speciale come Enrico Rava, mentre Aldo Romano si alternerà tra il suo strumento d’elezione, la batteria, e la voce.
Il concerto è realizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e alle Politiche Giovanili del Comune di Forlì, il Teatro Diego Fabbri di Forlì, l’Italian Jazz Orchestra – Associazione Scuola Musicale D. Alighieri Bertinoro. Biglietti: intero euro 15, ridotto 13.

Di anno in anno si rinnovano i solisti ospiti dell’Italian Jazz Orchestra come anche i programmi musicali appositamente preparati per l’occasione, ma rimane costante il grandioso senso dello spettacolo dell’appuntamento forlivese di Crossroads. Quest’anno il voluminoso organico orchestrale diretto da Fabio Petretti, capace di abbinare le sonorità di una big band con quelle di un’orchestra classica, renderà omaggio a Chet Baker, mentre scorreranno le immagini del documentario Let’s Get Lost di Bruce Weber. Davanti a tutti si piazzerà Enrico Rava, mentre dal fondo Aldo Romano farà girare a pieno ritmo il motore dell’orchestra: sono loro gli special guests della serata.
Formatosi nel giro del jazz d’avanguardia, dove il modello più influente era Don Cherry, Enrico Rava sì è poi magistralmente accomodato anche nel solco del mainstream, da lui comunque sempre interpretato con quel senso di moderna inquietudine che si addice a un artista di ricerca. L’afflato melodico delle sue composizioni, nonché il lavoro solistico basato su un fraseggio scattante, un suono leggiadro e linee di grande incisività hanno spesso messo in evidenza proprio un atteggiamento chetbakeriano. Non per nulla tra i progetti recentemente portati in scena da Rava c’è anche un quintetto (con Dino Piana) che affronta in particolar modo il jazz della West Coast, senza trascurare il fondamentale contributo di Baker.
Il legame di Aldo Romano con Chet è molto diretto: lo ha infatti accompagnato in varie occasioni, in particolare come parte di una sezione ritmica che comprendeva anche René Urtreger e Pierre Michelot, nei primi anni Ottanta. Per l’occasione Romano si proporrà anche in veste di cantante, un ruolo che non gli è del tutto nuovo (ricordiamo il disco Aldo Romano chante del 2006) e nel quale ha già dimostrato una particolare affinità con lo stile canoro anticonvenzionale di Chet Baker.

Informazioni
Jazz Network, tel. 0544 405666, fax 0544 405656,
e-mail: ejn@ejn.it, website: www.crossroads-it.orgwww.erjn.it

Indirizzi e Prevendite:
Teatro Diego Fabbri, Corso Diaz 7, biglietteria serale giorno del concerto dalle ore 19:00: tel. 0543 712168

Informazioni e prenotazioni:
tel. 0544 405666 (lun-ven ore 9-13), ejn@ejn.it; tel. 338 3473990, www.romagnamusica.it/ijo

tag:

Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it