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da: Area Comunicazione Torri dell’Acqua

Domenica 28 febbraio 2016
Ore 16
Torri dell’Acqua
Via Benni 1, Budrio (Bo)

Barbara Garlaschelli e Alessandra Sarchi
in
SEX&DISABLED PEOPLE

Con le letture di Viviana Gabrini e le musiche di Luca Garlaschelli.
Annotazioni di regia di Luciana Littizzetto e Leandro Agostini.
Spettacolo realizzato con il sostegno del Comune di Budrio e in collaborazione con il Centro Protesi Inail.

“Sex & disabled people” è un reading musicale che ha come tema il sesso e la disabilità. Argomento importante che coinvolge non solo i disabili ma tutta la collettività. Trattato spesso come un tabù, affrontato o da un punto di vista “tecnico” e medico, oppure come un “problema” riguardante la morale, in “Sex & disabled people” il punto di vista è invece quello comico, ironico e dissacrante di una disabile, mentre come “controcanto” ci sono le riflessioni poetiche e profonde di un’altra disabile.
Il testo teatrale nasce dall’incontro fra le scrittrici Barbara Garlaschelli e Alessandra Sarchi: il tono più ironico e scanzonato della prima si unisce a quello più riflessivo della seconda, per comporre un percorso che, una lezione dopo l’altra, ci porta a conoscere la realtà e a sfatare tabu e preconcetti.
“Sex disabled people” è diventato anche un libro pubblicato da Papero Editore.
Per informazioni e prenotazioni:
Tel. 051 801205 e 3356352774, info@letorridellacqua.it e eventi@letorridellacqua.it

Alessandra Sarchi
Nata a Brescello (Reggio Emilia) nel 1971, vive a Bologna. Ha studiato storia e critica d’arte alla Scuola Normale di Pisa e ha conseguito, nella stessa materia, un dottorato di ricerca all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha vissuto e lavorato in Francia e negli Stati Uniti. A Bologna è stata consulente presso il Museo Civico Medievale e la Fondazione Federico Zeri.
Nel 2008 ha pubblicato la raccolta di racconti Segni sottili e clandestini presso l’editore Diabasis (Al buon corsiero).
Nel 2012 è uscito Violazione, il suo primo romanzo (Einaudi Stile Libero), finalista al premio Pozzale-Luigi Russo, al premio Benedetto Croce, al premio Anima, al Dedalus-Pordenonelegge e vincitore del premio “Paolo Volponi Opera prima” in memoria di Stefano Tassinari.
Nel 2014, sempre con Stile Libero, è uscito il suo secondo romanzo, L’amore normale, vincitore della XIX edizione del premio internazionale “Scrivere per amore”.
Nel 2015 è uscito il libretto del reading musicale Sex & Disabled People (Papero Editore, Piacenza) scritto a quattro mani con Barbara Garlaschelli.
Traduce saggi e romanzi dall’inglese per Einaudi, Jaca Book, Skirà. Scrive sulle pagine di Alias, supplemento culturale de “il manifesto”, sul blog Doppiozero, sul sito La Ricerca e su Le parole e le cose.

Barbara Garlaschelli
Nata a Milano nel 1965. Si è laureata in Lettere Moderne all’Università Statale di Milano con una tesi sul teatro a Milano visto attraverso il giornale Il Secolo, dal 1900 al 1906. Tra i libri che ha pubblicato: O ridere o morire (Marcos y Marcos, 1995; Todaro editore, 2005); Nemiche (Frassinelli, 1997); Alice nell’ombra (Frassinelli, 2002; Ottolibri, 2014); Sorelle (Frassinelli,
2004; premio Scerbanenco 2004); Frammenti (Mobydick, 2007). Il romanzo Non ti voglio vicino (Frassinelli, 2010) è stato tra i dodici finalisti del Premio Strega 2010 e ha vinto i premi: “Matelica – Libero Bigiaretti 2010”; premio Università di Camerino e premio Alessandro Tassoni 2011; Premio letterario Chianti 2012; Lettere dall’orlo del mondo (Ad est dell’equatore, 2011). Molti racconti sono pubblicati su varie antologie e riviste. Alcuni libri sono stati tradotti in Francia, Spagna, Portogallo, Russia, Olanda.
Ha diretto la collana I Corti per la casa editrice EL.
È presidente dell’Associazione culturale Tessere Trame e parte della redazione editoriale ControCanto (editpress).
Il romanzo Carola è uscito a marzo 2013 per Frassinelli.

Nell’ottobre 2013 è uscito nella nuova edizione di Camelozampa Davì e nel giugno 2013 la nuova edizione di Alice nell’ombra per Ottolibri. Nel 2014 è uscita la terza edizione di Sirena. Mezzo pesante in movimento per Laurana editore.

SEX&Disabled people locandina Budrio

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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