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FRANCESCO FUSCHINI
(centenario della nascita)

Ancora giovanissimo, quando era seminarista, Francesco Fuschini (1914-2006) ha esordito con i suoi primi testi sulle pagine della prestigiosa rivista “Frontespizio”. Successivamente, ha dedicato quasi del tutto la propria attività letteraria alle colonne dell’“Osservatore Romano” e, soprattutto, del “Resto del Carlino”. Per molti anni, i suoi articoli e racconti sono rimasti patrimonio privilegiato dei lettori dei quotidiani, poi (a partire dal 1980) nell’arco di tre lustri sono apparse in libreria tutte le sue pubblicazioni. Il successo è stato immediato, sia di critica che di pubblico e il suo esordio in volume: il bellissimo L’ultimo anarchico, rimane probabilmente ancora oggi il suo capolavoro.
Don Fuschini, prete piuttosto “scomodo”: si pensi solo a titoli come Non vendo il papa, componeva con prosa ironica e accattivante, con la penna intinta nell’inchiostro dolce della saggezza popolare. Scrive di lui, nella antologia I Grandi di Ferrara, Uber Dondini: «Il “mondo piccolo” di Fuschini è racchiuso fra le valli di Comacchio dove il piccolo Francesco visse accanto al padre fiocinino e addestratore di cani da caccia e Porto Fuori, la più rossa parrocchia italiana. Seguito nelle pratiche di culto da uno sparuto gregge, Fuschini è stato però l’amico e il confidente di tutti gli abitanti del paese, fra i quali, i suoi anarchici, amatissimi per la loro fede disinteressata nell’uomo e per la loro intransigenza morale».
Con i suoi testi Francesco Fuschini ha creato, forse senza volerlo, una sorta di “mondo mitologico”, di habitat culturale e ambientale edificato sulle fondamenta al contempo fragili e profondissime dei valori veri, della povertà, della solidarietà e di una “storia” italiana, in specie delle genti emiliano/romagnole, che affonda le proprie radici in un paese di certo precario ma ancora a misura d’uomo. Il suo rapporto equo con la natura e con gli esseri si propone quale mentore verso un “parnaso” nostrano, abitato non però da semidei ma da uomini e donne sovrani solo della loro nobile quotidianità. Perfino il suo celebre cane Pirro è ormai entrato nella leggenda, così come accadde alla tenera Cunegonda: l’ultracentenaria tartaruga del cesenate Marino Moretti.
Vincitore di premi letterari quali il Guidarello e il Fiorino-Montefeltro, Fuschini è stato scrittore di delicata sensibilità. La sua prosa, densa di splendide contaminazioni dialettali, è preziosissima sia sotto il punto di vista del significante che del significato, tanto da poterla accostare a quella di uno dei capolavori assoluti del secondo Novecento: Libera nos a malo di Luigi Meneghello. Quantunque l’arte di Fuschini, pur letterariamente inquadrabile, non sarebbe tale senza la smisurata umanità che l’autore spontaneamente vi dissemina, senza la sua grande anima della quale rende partecipi i lettori. Le sue principali pubblicazioni sono: L’ultimo anarchico (1980), Porto franco (1983), Parole poverette (1984, poi riedito), Concertino romagnolo (1986), Mea culpa (1990, poi riedito), Vita da cani e da preti (1995).

Tratto dal libro di Riccardo Roversi, 50 Letterati Ferraresi, Este Edition, 2013

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Riccardo Roversi

È nato a Ferrara, dove si è laureato in Lettere e vive tuttora. È critico letterario e teatrale per varie testate (anche on-line) e direttore responsabile di alcuni periodici. Ha scritto e pubblicato numerosi libri: poesia, teatro, saggistica. La sua bibliografia completa è consultabile nel sito: www.riccardoroversi.onweb.it.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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