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Da: Associazione Puedes Puedes

Una distesa di ferraresi per il concerto di Calcutta-Dopo il cantautore al Puedes Summer Night si replica con Thomas Cheval e la sua band

Sarà stata la curiosità o magari la sua schiettezza, ma una distesa di ferraresi ha accolto Calcutta, ieri sera, sul prato del Puedes Summer Night. Il cantautore di Latina, tra le voci emergenti in fase di decollo, si è poi dato a un centinaio di selfie con i fan che lo hanno aspettato dietro al palco. «E non m’importa se non mi ami più / e non m’importa se non mi vuoi bene», i riflettori si sono accesi su Cosa mi manchi a fare, il pezzo che un anno fa inaugurava Mainstream, l’album del suo successo. Questo brano è il suo manifesto: trasmette un senso di abbandono che si sente nella sciatteria con cui accosta le parole. Il tributo a Battisti è evidente, senza trascurare le influenze del panorama romano battuto prima da Fabi e da Silvestri. Mentre l’impostazione della voce e l’atteggiamento di fronte al pubblico emulano Carboni. Edoardo D’Erme, in arte Calcutta, raggiunge i ventenni perché canta il loro mondo, gli amori improvvisi che prendono lo stomaco e poi svaniscono come un crampo, le feste universitarie con sbronze al seguito, l’affitto di una camera lontano da casa, l’inconsistenza dell’età. Un momento della vita in cui ogni piccola novità di sé stravolge dentro, ma ancora non si è definiti. Allora «Un rullo, un tamburo, una danza kuduro / tutta la notte tutta la notte», come conclude in Oroscopo, il tormentone dell’estate, anche se la platea muoveva le labbra sul testo di Frosinone. È stata Ferrara a portargli fortuna l’inverno scorso, quando si è esibito all’Arci Bolognesi.
La settimana comincerà con un aperitalk inconsueto: alle 18.30, Federico Orlandi e i suoi pappagalli ammaestrati saranno intervistati da Giada Brina. Dopo cena, invece, il garbo e la potenza vocale di Thomas Cheval si faranno risentire nell’aria della città. Alle 21.30, il giovane talento sarà con la sua band al centro del Puedes Summer Night. Una grande esperienza, The Voice of Italy, e un crescendo esponenziale, più di 24mila seguaci, dovuto soprattutto all’apprezzamento del pubblico e al magnetismo dei suoi live. Un’urgenza espressiva e una sincerità talmente disarmate e disarmanti da risultare universali: raccontandosi al singolare Thomas parla dei sogni, delle debolezze, delle aspirazioni e delle paure di tutti noi. Un inedito e poi un EP sotto etichetta Universal. Semplicità e freschezza, poesia e cruda sincerità, potenza e leggerezza sono le costanti attraverso le quali si muove la sua produzione. Musicista vero, cantante e pianista come pochi, Thomas Cheval ha una dote compositiva e performativa naturale nel panorama musicale italiano. La collaborazione con Axel Pani, nipote di Mina, prima e con Nicolò Fragile dopo, fa di lui un’artista che ha ben chiara la sua strada.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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