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da: Ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Lunedì 19 ottobre a partire dalle ore 15 e martedì 20 ottobre a partire dalle ore 9.30, si terrà nella Sala Conferenze di Palazzo Bonacossi, (via Cisterna del Follo, 5), La Storia e le Immagini della Storia. Seminario tematico: la Guerra, nuovo appuntamento promosso dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara in collaborazione con l’Istituto di Studi Rinascimentali, la Fondazione Ferrara Arte e i Musei civici di Arte Antica.
Prosegue così, dopo il convegno dello scorso anno dedicato ad indagare la stessa tematica in termini generali e metodologici, la riflessione sulla funzione delle testimonianze visive come fonti storiche e chiavi di accesso alle epoche passate.
Il seminario, che ha l’obiettivo di favorire il confronto fra le diverse discipline e i molteplici approcci, è dedicato al tema della guerra. Non si parlerà soltanto di immagini intese come ritratti di personaggi storici in ambientazione militare, ma anche di raffigurazioni belliche, di oggetti dalla dichiarata funzione memoriale, di elementi iconografici in chiave propagandistica.
Il tutto in un arco temporale che va dal tardo Medioevo all’età contemporanea.
“Questa iniziativa – spiega Francesca Cappelletti, Professoressa di Storia dell’Arte moderna dell’Università di Ferrara e insieme ai Professori Carlo Bitossi e Giovanni Ricci nel Comitato scientifico del seminario – vuole sottolineare l’impegno di storici e storici dell’arte del Dipartimento di Studi Umanistici del nostro Ateneo a lavorare congiuntamente su argomenti trasversali. Già l’anno scorso con il precedente convegno sulle Immagini della Storia, abbiamo iniziato ad aprire le nostre riflessioni al pubblico, mentre quest’anno le abbiamo circoscritte ad un tema in particolare: la guerra. Gli interventi copriranno un arco temporale molto ampio, dalle battaglie dipinte da Piero della Francesca a come venne presentata l’emergenza del terrorismo nel Novecento, con l’inevitabile riferimento ad immagini di barbarie del nostro tempo. Il legame con l’attualità e con gli interrogativi contemporanei rimane, come nelle altre nostre iniziative, un nodo importantissimo degli studi storici, in quella tradizione di ricerca che risale a Aby Warburg e che è ancora oggi uno dei filoni di ricerca più vitali della storia dell’arte e delle discipline umanistiche”.
Per informazioni: Carlotta Cocchi – 0532/293554 – 338/6195391

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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