Skip to main content

– Ragazzi, su tranquilli… dai, voi là in fondo, via quei cellulari, devo farvi una comunicazione importante.
Oggi non riusciamo a tornare a casa perché…
Il prof. Alessandro Ferrari non riuscì neppure a terminare la frase che un urlo simile a quello per un goal dell’Italia ai mondiali di calcio, si levò dalla hall dell’Hotel Miramonti di Luttago, dove alcune classi dell’Iti di Parma erano state riunite prima della partenza per le ultime istruzioni sul ritorno.
– Silenzio, ragazzi, per favore! Non ci siamo solo noi, su, andiamo!
Dicevo, purtroppo una slavina è scesa proprio fin sulla strada principale e quindi siamo rimasti bloccati qui! –
– Siiiii, e vai! – fu la risposta immediata di alcuni studenti in fondo alla sala.
– Sento che la notizia vi addolora moltissimo, non so molto di più, solo che questa notte la passeremo sicuramente qui, poi ci diranno, intanto abbiamo già avvisato i vostri genitori. Adesso tornate nelle camere, poi passerò io a darvi altre notizie appena so qualcosa. Ah, quasi dimenticavo: verranno qui, in questo hotel, anche gli studenti del Liceo Manzoni di Piacenza perché il loro albergo non riesce a ospitarli per altri giorni.
Ho detto tutto, vero? Ah, ecco: durante la notte ognuno rimanga nella propria camera.
Bene, rompete le righe e alle 20:00 in punto giù per la cena –

Il vociare dei ragazzi continuò per altri dieci minuti fino a che si svuotò completamente la hall e il prof. Alessandro, stanco morto, si buttò sulla poltrona vuota più vicina. Poi cominciò a telefonare prima la scuola, poi alla stradale, mentre il suo collega Federico Romani cercava di organizzare ogni minimo dettaglio per superare l’emergenza.
– Beh, fatto tutto.
Alessandro vado a farmi una doccia. Ci vediamo a cena –
– Si Fede, io chiamo casa, ancora non ci sono riuscito –
Alessandro fece il numero di sua moglie Lisa.
– Bene è sempre stato il tuo desiderio da studente rimanere bloccato in gita e non riuscire a tornare –
– Sì, Lisa da studente sì, ma adesso è diverso, speriamo finisca tutto bene –
– Ma certo, sarà solo questione di tempo. Goditi la vacanza imprevista –
– Spiritosa… molto! Vado, ti chiamo più tardi –

A cena l’atmosfera era decisamente molto allegra.
Battute a non finire, risate, insomma nessuno sembrava minimamente preoccuparsi di ciò che era capitato.
Ad un certo punto si aprirono le porte della sala ed entrarono in modo molto composto e ordinato una trentina di ragazzi. Erano gli studenti del Liceo di Piacenza accompagnati dalla loro prof., appena trasferiti lì in quanto il loro albergo non poteva ospitarli neppure un giorno di più.
Alessandro alzò gli occhi e posò la forchetta.
– Che succede, non ti piace la pasta? –
– Federico, la conosco… la prof., quella che è appena entrata dico –
– Bene, chiamala qui al nostro tavolo allora… faremo quattro chiacchiere insieme –
Elena.
Elena, il grande amore del passato di Alessandro.
Oggi non avrebbe saputo spiegare a se stesso come era finita la loro relazione.
Le cose a volte iniziano e finiscono senza un perché preciso.
O forse si.
Una incomprensione, un’altra ancora, un aspetto che emerge col passare tempo e che non si vuole accettare.
O semplicemente il tempo stesso che passa e che cambia le cose lasciando un senso di inspiegabile e non completa soddisfazione.
Una storia molto bella.
Una coppia perfetta a detta di tutti.
Lei era decisamente un bel tipo.
Alessandro ne era stato travolto e lei a sua volta conquistata da quel professorino di Lettere sempre con la testa tra le nuvole.
– La vita è una altra cosa, Alessandro! Non siamo personaggi fantastici, vedi là fuori le macchine, la signora con le borse della spesa, quei bambini che urlano? Quella è la realtà.
E la realtà ha delle regole, dei tempi ben precisi, delle necessità di cui tu sembra non accorgerti minimamente.
Tu vivi come in un sogno, come in uno dei tuoi romanzi, dove la vita dei personaggi dipende dalla fantasia dello scrittore, e non fa scelte razionali e responsabili.
Ecco io non riesco –
Quelle furono le ultime parole con cui Elena decise di interrompere il loro rapporto.
In seguito si rividero solo alcune volte.
Poi lei chiese il trasferimento a Piacenza e da allora più nulla.
Alessandro seppe che si era poi sposata, ma niente di più.

– Ciao Alessandro! Che sorpresa! Posso unirmi voi? –
– Certo, anzi, so che vi conoscete! – disse Federico.
– Sì, sì ti presento Elena Formenti, la più brava prof.di Matematica che io abbia mai conosciuto, oltre che la più carina.-
– Alessandro, dai! – rispose con un mezzo sorriso Elena.
Conversarono tutti e tre amabilmente per tutta la durata della cena.
Sembrava un incontro tra vecchi amici, interrotto solo dalle richieste solite dei ragazzi sul poter rifugiarsi, terminata la serata, subito nelle proprie camere.

– Ragazzi sono già le undici! – dissero, quasi urlando, Federico e Alessandro.
– Tutti in branda! Vi informo che hanno liberato la strada, quindi domani alle 7,30 torniamo! –
Un coro di protesta generalizzata si levò indistintamente da tutti i ragazzi.
Ci volle il suo giusto per rispedirli in camera… ma alla fine tutti tornarono nel proprio letto.

– Elena! Hai finito anche tu? –
– Sì, non è stato facile, ma adesso dormono –
– Sì, dormono? Vedremo! Comunque dai scendiamo, ci facciamo una cosa calda e poi ci ritiriamo anche noi, cosa ne dite? –
– Per quanto mi riguarda io vado subito a nanna – disse Federico strizzando leggermente l’occhio al collega.
– Deficiente! – sussurrò al suo orecchio Alessandro.
– Allora buonanotte Federico, a domani – disse sorridendo Elena.

“Eccola lì di fronte.
Quanto tempo era passato!
È ancora molto bella.
E adesso cosa le dico?
Mi sento stupido”

Pensava a questo Alessandro, mentre preparava due tisane dal nome tedesco impronunciabile.
– Se non ho tutto sotto controllo vado nel panico… figurati per me la vita è come la matematica… due più due! – disse a bassa voce Elena, così come a voler continuare un discorso interrotto solo pochi minuti prima.
– Sei felice? –
– Sì –
– E tu? –
– Anche io… molto… Lisa è una donna speciale –
– Bene, ma volevo dirti… –
– Cosa? –
– Niente… dai, fa lo stesso –
– Dimmi pure, Elena? –
– Della nostra storia… di quello che sei stato. Dopo ho avuto modo di ripensare a tutto.
I tuoi sogni li ho portati con me sempre… anche quando… insomma ho avuto momenti difficili.
Come tutti poi, ma dopo che ti ho lasciato è stata durissima. Avrei avuto ancora bisogno di te, di ascoltare le tue parole. Come mi sei mancato! Ti ho anche cercato sai? –
– Non volevo vedere nessuno –
– L’ho capito e ho smesso infatti, ero confusa… molto… Poi ho incontrato mio marito -.
Alessandro la guardava.
Non aveva parole adesso, lui che con le parole faceva sempre quello che voleva.
– Sono contento di sapere che poi alla fine tutto si è sistemato.
Io invece ancora non sono sicuro di nulla, ho sempre di più rinunciato a trovare le risposte concrete e non voglio rinunciare ai sogni.
Una cosa però la so: i momenti vissuti o sognati rimangono e ci accompagnano per sempre, diventano il nostro sguardo sulle cose.
Questo il nostro punto di vista intendo, non so se gli altri lo possono capire bene.
Alla fine ci aiuta a fare le nostre scelte, ma ogni scelta è sempre un prendere e un lasciare, l’importante è essere sinceri con se stessi, non ingannarsi, poi tutto viene da sé… non so se c’è un piano, un destino, ma quello che vorrei è continuare a credere che sia possibile vivere così, di desideri insomma –
Adesso Elena lo guardava come un tempo.
Si abbracciarono.
– Due più due può fare cinque!
Questo volevo dirti quando ti ho cercato, dopo che ci siamo lasciati.
Te lo dico adesso… l’ho capito da te.
E ti dico anche che ti voglio bene e te ne vorrò sempre! –
Appoggiarono le tazze della tisana dal nome tedesco impronunciabile sul tavolo.
Non ne avevano bevuto neppure un sorso.

(Ferrara,12 agosto 2021)

tag:

Roberto Paltrinieri


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it