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da: ufficio stampa Partito Democratico Ferrara

Il quadro del Paese, considerando la situazione sociale ed economica, non sta migliorando. La struttura del sistema produttivo italiano, in profonda difficoltà in questo lungo periodo di crisi, avrebbe urgenza di scelte politiche ed industriali adeguate alla complessità e alla gravità della situazione mentre cresce, in particolare tra i giovani, il bisogno di lavoro e nella società si aggravano i problemi di coesione sociale.

Il PD comunale di Ferrara individua due temi fondamentali da proporre quale discussione all’interno della campagna elettorale regionale

• lavoro, coesione e sviluppo sostenibile,
• programmazione sanitaria e welfare locale,

Un Patto provinciale per lo sviluppo e per l’occupazione

E’ vero che la sola produzione manifatturiera, oggi, non costituisce più un indicatore sufficiente a misurare l’andamento complessivo dell’economia essendosi ridotto il suo peso sul totale (a Ferrara, tuttavia, si situa ancora al 38%), ma è anche vero che lo sviluppo di servizi innovativi è in buona parte trascinato dalla produzione. Senza una tenuta-ripresa del settore industriale, dunque, l’economia del Paese faticherà ad agganciare la ripresa.

Ecco perché, tra le motivazioni principali, il PD comunale ritiene che il confronto fra le Istituzioni e le Organizzazioni sociali ed economiche della Provincia di Ferrara costituisca il perimetro essenziale nel quale governi locali e associazioni del lavoro e dell’impresa possano positivamente interagire e cooperare, al fine di condividere e realizzare progetti di lavoro con lo scopo di rilanciare le realtà locali, rafforzandole nei processi di sviluppo economico e nel tessuto sociale.

Alcune attenzioni e alcune azioni da mettere in pratica ne citiamo alcune quali esempi:

• mantenere, tra le iniziative quelle azioni che prevedono incentivi (tra l’altro una parte è già operativa) per rendere appetibili le zone della città agli investimenti e per abbattere (parzialmente) il peso degli oneri e del fisco su quelle esistenti;
• promuovere le aree disponibili e le aree bonificate; Ferrara può rientrare come territorio nella recente normativa regionale (rif. Assessorato regionale alle attività produttive) che incentiva il riuso delle aree;
• valorizzare le professionalità esistenti per nuove occupazioni guardando agli addetti in mobilità o in CIG che sono stati espulsi dal mondo del lavoro e che non posseggono i requisiti per la pensione. Adottare, in presenza di insediamenti nuovi, processi di formazione del tipo Berluti o LTE-TRW;
• sostenere il 3° Accordo di programma per la riqualificazione del Polo chimico con un duplice obiettivo: attrarre nuove imprese nella filiera della chimica verde e incentivare nuovi spin-off aziendali; stimolare la ricerca e l’imprenditorialità locale; aggiornare e rilanciare il protocollo appalti monitorando tutte le aggiudicazioni e gli interventi,;
• sollecitare il Governo, a seguito del mancato rispetto da parte della dirigenza ENI dell’accordo nazionale del marzo 2014, affinché la società stessa mantenga gli investimenti promessi sul sistema delle raffinerie italiane che interessano Marghera e dunque Ferrara;
• dare continuità al protocollo, sottoscritto nel febbraio scorso, tra gli altri, dal Comune di Ferrara, da Corepla, dall’Università, da Atersir, che individua Ferrara quale centro di recupero regionale della plastica con lo scopo di dare una seconda vita ai materiali polimerici e con ciò arrivando a concludere iniziative di investimento green nel petrolchimico;
• incentivare il percorso virtuoso riguardante lo sfruttamento e sviluppo delle fonti rinnovabili.

Area Vasta e Project Financing

La qualità del tessuto socio-sanitario ha fondamentalmente tenuto nonostante sia stato sottoposto a riduzioni importanti di risorse, dovute ai minori trasferimenti, che hanno prodotto una contrazione della spesa sanitaria, nonché alla necessità di rientro dei disavanzi di bilancio.
In questa situazione di costante riduzione (tra sanità pubblica e privata la Regione Emilia Romagna offre ancora 4,2 posti letto ogni 1000 abitanti a fronte di una programmazione di 3,7) anche la principale struttura ospedaliera ferrarese verrebbe sottoposta a fortissimi rischi di sovradimensionamento strutturale (di un ospedale pensato nella sua dimensione 15 anni fa) e con lo svantaggio di essere sottoposta a spese crescenti per servizi generali anziché sanitari.
Già oggi è presente questo rischio e, dunque, è chiaro che occorre agire, coinvolgendo i soggetti istituzionali, aziendali e imprenditoriali, valutando anche una eventuale revisione del contratto trentennale sottoscritto con Progeste al fine di ripartire più correttamente le spese. In quest’ottica, la scelta di trasferire il centro di riabilitazione S. Giorgio nella struttura di Cona non solo coglierebbe l’esigenza di una razionalizzazione della spesa, ma potrebbe avere anche una funzione calmieratrice verso un project financing che sta erodendo la spesa sanitaria.

Il ruolo di Ferrara in Area Vasta

La priorità che emerge in modo dirompente è la definizione del ruolo di Ferrara nell’Area vasta con Bologna, poiché il pericolo maggiormente avvertito è che Bologna possa fagocitare le eccellenze ferraresi.
E’, pertanto, necessario discutere sulle strategie per preservare le eccellenze presenti e, soprattutto, consolidare il ruolo dell’Ospedale S.Anna di Cona come uno dei quattro perni della Regione, anche per depotenziare le azioni e le manovre di chi vuole sottrarre a Ferrara la facoltà di Medicina.
Gli obiettivi devono riguardare sia la riduzione delle liste di attesa, incentivando oltre che il prolungamento dell’apertura degli ambulatori anche l’assunzione di nuove risorse di personale. e andando ad incidere sulle prestazioni specialistiche che effettivamente presentano tempi di attesa eccessivamente lunghi. sia l’ottimizzazione dell’utilizzo dei posti letto a livello provinciale; ad esempio sarebbe opportuno incentivare la formazione di dipartimenti interaziendali tra le due aziende sanitarie della provincia, arrivando alla costituzione di un unico dipartimento di ortopedia in modo da avere interventi programmati stabiliti su strutture decentrate (quali il Delta, Argenta e Cento) sulla base delle capacità presenti, mentre gli interventi emergenziali e specialistici potranno essere gestiti dall’Ospedale S.Anna di Cona.
Il nuovo Ospedale dovrà diventare, nei fatti, un punto di eccellenza prima provinciale e poi regionale con il contributo fondamentale dell’Università e della sua importante facoltà di Medicina.

Le case della Salute

L’attivazione della Casa della Salute in C.so Giovecca è ben avviata e ne va monitorato il completamento, mentre occorre proseguire con lo sviluppo della analoga struttura di Pontelagoscuro, in modo che entrambe si completino nei tempi previsti; soprattutto è necessario che alle nuove Case della Salute si accompagni la ristrutturazione in modo complessivo della Medicina Territoriale compresi i medici di Medicina Generale.

Salute e Infanzia

La riduzione drastica di personale sanitario dedicato, sta mettendo in grave crisi l’Istituto dell’affido famigliare, per La difficoltà della famiglie affidatarie ad avere l’ausilio dello specialista e per i minori di un percorso terapeutico adeguato, mettendo così a rischio, lo sviluppo della personalità e delle competenze di una fetta non trascurabile di minori sottoposti a tutela, allontanati dalle famiglie naturali.
Queste criticità riducono la disponibilità di nuove famiglie, con la conseguente crescita del numero di minori inviati in comunità diverse da quelle di tipo famigliare.
Investire nell’affidamento famigliare ha riflessi positivi sia sul capitale umano che nel risparmio di risorse economiche, crescere in famiglia consente di sviluppare le risorse necessarie per accedere all’autonomia, mentre diventare adulti in comunità spesso significa portarsi anche nella maturità, tutte le debolezze del proprio trascorso e quindi l’incapacità di avere una vera autonomia.

Segretario Comunale
Renato Finco

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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