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Le sei di sera, mi telefonano: sono in ritardo, appena in tempo per portare le firme raccolte tra amici e colleghi. Raggiungo la piccola e attivissima Biblioteca Rodari di viale Krasnodar, il punto di raccolta. Un magro bottino, le mie firme sono diciotto. “E in tutto quante sono?”, domando. “Con le tue siamo a 2.064 firme!!!“. 2065, perché proprio in quel momento un’utente si avvicina al banco prestiti per firmare il foglio della petizione popolare.

Appena venti giorni fa il sindacato promoveva una raccolta di firme per rilanciare e qualificare il sistema bibliotecario cittadino, nuove assunzioni e nuovi investimenti ( vai all’articolo ). Facciamo strada alla cultura, recitava il titolo della petizione e il gran successo della raccolta firme dimostra quanto i ferraresi tengano alla cultura e alle proprie biblioteche. Alla mozione dovrà rispondere direttamente il Sindaco a cui i promotori (venerdì mattina è prevista la conferenza stampa) porteranno in dono le oltre duemila firme. Insieme a una serie di domande scomode. Quali sono i programmi sulle biblioteche della nuova Giunta? Si impegna o no ad assumere almeno 10 nuovi bibliotecari, visto che le biblioteche sono già in emergenza personale e molti operatori andranno in pensione nei prossimi mesi?

E in ballo c’è anche la questione della ‘Grande Rodari’. Dopo che la nuova Giunta ha deciso di concedere il piano terra delle Corti di Medoro al comando dei vigili urbani, cancellando il progetto di aprire lì una grande e moderna biblioteca per servire tutta la zona Sud di Ferrara, Il sindaco Alan Fabbri ha dichiarato che per la nuova biblioteca verrà trovata una nuova collocazione. Ma dove, quando, con quali investimenti? Anche su questo la petizione chiede una risposta precisa.

Per ora si può dire che la nuova Giunta leghista rischia di essere sommersa dalle petizioni e dalle firme dei cittadini ferraresi. Tutto è cominciato con le 1.000 firme per chiedere la ripubblicizzazione del servizio rifiuti, gestito ora da Hera in regime di proroga. La petizione era stata presentata la primavera scorsa al sindaco Tagliani e discussa nel vecchio Consiglio Comunale, non senza qualche imbarazzo anche in casa PD. Ora la patata bollente è passata nelle mani del Sindaco Fabbri e dell’Assessore Balboni che dovrebbe avviare il tavolo partecipato di studio sulla ripubblicizzazione del servizio di raccolta rifiuti. A settembre il Consiglio Comunale non ha deciso nulla, ma nei prossimi giorni l’Assessore Balboni incontrerà i promotori del Battito della Città e si vedranno le reali intenzioni della Giunta.

Dopo quella sulla raccolta rifiuti è stata la volta della firmatissima (con la biro e sul web) petizione popolare pro-panchine, innescata dalla campagna contro le panchine del vicesindaco Nicola Naomo Lodi. Per ora (è nota la recente figuraccia in Consiglio Comunale) sono state riverniciate e ricollocate solo una decina di panchine, ma il vicesindaco ha ribadito i suoi programmi bellicosi. La battaglia pro e contro le panchine è destinata a continuare.

Terza petizione, quella promossa dagli studenti universitari contro la recinzione e chiusura notturna di piazza Verdi, un’altra idea made in Naomo, con l’appoggio del Sindaco e i dubbi del giovane Balboni. Ma, la notizia è di questi giorni, a essere recintata e lucchettata, piazza Verdi non sarà l’unica – viste le dimensioni della stessa, alla fine assomiglierà a un campo di basket in uno slum di New York – perché il vero obbiettivo della ‘campagna parchi sicuri’ rimane la zona del Grattacielo. Anche lì aspettiamoci cancelli, reti e lucchetti. E più telecamere. E più luci. E presto (anche questa è una solenne promessa) le pistole ai vigili urbani.

Bisogna ammetterlo, la nuova Giunta a guida leghista ha grandi progetti per trasformare Ferrara in una ‘città sicura’. L’unico problema è che ai ferraresi, o almeno a molti di loro, questi progetti non piacciono per niente. Ai giovani poi, le maledette sardine, ancora meno.

Nel prossimo futuro, sono sicuro, arriveranno nuove petizioni. Forse sta cambiando qualcosa in città. Nonostante la vittoria schiacciante alle ultime elezioni, a Ferrara l’opposizione non è morta, anzi, sembra viva e vegeta. Ha cambiato solo location: invece che dai banchi del Consiglio Comunale, si esprime altrove: con le firme, le petizioni popolari, i flash mob, i raduni di piazza. E le sardine naturalmente.

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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