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BOLOGNA, 29 dicembre 2021. Il commercio elettronico ha visto una forte crescita durante il periodo di pandemia: tra le principali economie europee l’Italia è infatti, insieme alla Spagna, tra i paesi con una crescita più marcata dell’e-commerce. I dati Istat nel nostro paese vedono un incremento del 57,9% del valore delle vendite online nei primi 9 mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2019, a fronte di un incremento del valore complessivo delle vendite dell’1% nello stesso periodo.
Inoltre si stima che nel 2021 il valore dell’e-commerce per l’Emilia-Romagna si attesterà a 5.386 milioni di euro.
I dati, elaborati dal Centro Studi di Confartigianato Emilia-Romagna, sulle imprese con 10 addetti e più evidenziano che in Emilia-Romagna la quota di imprese che vendono tramite e-commerce passa dal 15,8%, del 2019, al 17,2%, del 2020 (> 16,3% media nazionale). Rispetto all’incidenza media riscontrabile negli ultimi 5 anni (2015-2019) il valore del 2020 si attesta di 4 punti superiore.
“Con la pandemia il rischio per molte micro, piccole e medie imprese era quello di chiudere i battenti – commenta Davide Servadei, presidente di Confartigianato Emilia-Romagna -, travolte non solo dall’impossibilità di lavorare ma anche dalle realtà multinazionali che da tempo si impongono sui mercati online a discapito del commercio di prossimità. Portando così un impoverimento delle comunità locali, che hanno vita grazie anche alla presenza capillare delle botteghe e dei negozi di quartiere, delle imprese della ristorazione e del commercio. I dati del nostro Centro studi raccontano però un’altra verità, fatta di artigiani che hanno saputo leggere la situazione con fiducia nei propri mezzi, che hanno saputo aprirsi a questi nuovi mercati, che hanno saputo cogliere le occasioni dei bandi di finanziamento nazionali e regionali sulla digitalizzazione, investendo in nuove tecnologie e nuovi servizi. In questo la Confartigianato, presente in regione in ogni territorio, ha giocato una partita importante, dando il proprio sostegno e la propria competenza”.
In Emilia-Romagna le persone di 14 anni e più che hanno effettuato acquisti o ordini su Internet sono passate dal 38,4% del 2019 al 42,7% del 2020, determinando un incremento in termini assoluti di quasi 174 mila e-shopper: questi infatti erano 1.504 mila nel 2019 e sono 1.678 mila nel 2020.
Secondo gli ultimi dati disponibili al 2019, acquistano maggiormente articoli per la casa, richiesti dal 43,3% del totale degli e-shoppers; seguono abiti e articoli sportivi con il 39,4%, pernottamenti per vacanze con il 31,2%, altre spese di viaggio per vacanze con il 28,2%, libri (inclusi e-book) con il 24,6%, biglietti per spettacoli con il 22,5%, attrezzature elettroniche con il 22,4%, prodotti alimentari con il 14%, servizi di telecomunicazione con il 10,4% e film e musica con il 9,3%. Confrontando queste quote con quelle rilevate a livello medio nazionale si osserva una propensione maggiore dei navigatori emiliano-romagnoli ad acquistare sul web articoli per la casa, biglietti per spettacoli, pernottamenti per vacanze, altre spese di viaggio per vacanze e videogiochi.
Nel corso dell’emergenza sanitaria le imprese artigiane e le micro e piccole imprese emiliano-romagnole hanno maggiormente ricorso al canale digitale per relazionarsi con clienti e fornitori. Secondo la survey di inizio anno ‘Effetti del coronavirus sulle MPI emiliano-romagnole’ si riscontra che il 72,4% delle imprese intervistate ha implementato l’utilizzo di uno o più strumenti digitali tra i quali sito web, social network ed e-commerce. Rispetto al periodo pre-emergenza sono 17 mila in più le MPI emiliano-romagnole digitalizzate, pari ad un incremento di 9,8 punti percentuali. Nel dettaglio, il 50,4% di queste imprese fa uso del sito web, il 39,6% utilizza i social network e il 12% fa vendite online.
Quest’ultima quota pre pandemia si attestava al 9,5%, e a seguito della diffusione del virus e delle conseguenti limitazioni è salita di 2,5 punti.

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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