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da Salvina Bassi

E’ morto Marco Pannella, uno dei pochi, veri uomini liberi che non si assoggetto’ mai al pensiero dominante e alle “vulgate” di comodo sulla Resistenza, rese attual, anche a Ferrara,i dalle polemiche contro i libri di Pansa
Ricordo la sua polemica sulla strage di via Rasella.
Il 31 marzo 1979 il leader del Partito Radicale, durante il 21º congresso del suo partito osò paragonare, con il suo inibitabile stile libertario e provocatorio, l’azione gappista di via Rasella al terrorismo brigatista.
Tale dichiarazione, aggiungendosi ad altri motivi di attrito tra radicali e comunisti, valse a Pannella una contestazione da parte di Giorgio Amendola e Luciano Lama, allorché il 1º aprile presenziò come ospite al 15º congresso del PCI tenutosi al Palazzo dello Sport. Durante il suo discorso Amendola affermò: «Ho letto questa mattina il discorso fascista di Pannella. Noi qui abbiamo in questa sala le medaglie d’oro di via Rasella». Secondo la cronaca del Corriere della Sera a quel punto «il palazzo dello Sport esplode in lunghissimo applauso mentre Berlinguer e gli altri capi del PCI si alzano in piedi». Pannella fece il suo ingresso durante il discorso di Lama che, intento ad affrontare la questione dei rapporti tra socialisti e comunisti, forse dopo aver scorto l’invitato radicale esclamò: «Il partito delle Brigate Matteotti, di Sandro Pertini e di Riccardo Lombardi non può confondersi con quello di Pannella». Seguirono altre ovazioni dei delegati, tutti in piedi, mentre il socialista Lombardi, presente in sala, si alzò per ringraziare. Alzatosi anch’esso mimando ironicamente un attenti, Pannella fu bersaglio di urla e insulti, quindi Lama continuò: «Tra Pannella e la sinistra, tutta la sinistra non c’è, né ci può essere, affinità elettiva».

Tornato sulla questione nel congresso radicale, Pannella ribadì la sua posizione ed espresse inoltre rispetto verso i soldati caduti: «Ricordare che erano sud-tirolesi i ragazzi di via Rasella è fare insulto alla Resistenza? […] vorrei poter portare fiori sulle tombe di quei 40 ragazzi, il cui nome non è scritto da nessuna parte, se non nella nostra convinzione che non si trattava di cose (come qualcuno sembra credere) ma di persone, di uomini che avevano delle madri, delle mogli, dei figli, che erano capaci di pensare, di sentire, di baciare».

Nel prosieguo della polemica tra i due partiti, Amendola e Antonello Trombadori – dimostrando come intendessero la libertà d’espressione – denunciarono l’esponente radicale per vilipendio delle forze armate[ (l’art. 290 comma 2 del codice penale italiano sanziona «chi pubblicamente vilipende le Forze armate dello Stato o quelle della liberazione).
Solo un uomo veramente libero è capace di esprimere le sue idee come Marco Pannella, che andò al congresso del PCI a prendersi minacce e insulti, ma non arrtrò di un millimetro nella difesa delle sue idee.

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