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E’ operativa da ieri (15 novembre) la composizione negoziata della crisi d’impresa attraverso la
piattaforma telematica nazionale delle Camere di Commercio. Perno fondamentale del nuovo istituto
divenuto legge ad ottobre, è il sito www.composizionenegoziata.camcom.it che costituisce il punto di
riferimento su cui viaggia in automatico l’intera procedura volontaria, finalizzata a recuperare e
riportare “in bonis” tutte le aziende, dalle commerciali alle agricole, che pur strutturalmente sane
versano in condizioni di squilibrio patrimoniale o economico/finanziario.
La piattaforma camerale è composta da due aree, una pubblica di tipo informativo e l’altra “riservata”
alle istanze formali, che guidano, passo dopo passo, l’imprenditore nel percorso individuato dalle misure
attuative messe a punto dal ministero della Giustizia, per cercare di raggiungere, se ne esistono le
condizioni, il punto di equilibrio migliore tra le diverse esigenze dei creditori e del debitore. L’accesso
alla sezione pubblica permette all’imprenditore di svolgere il test facoltativo sulla perseguibilità – o
meno – del possibile risanamento aziendale e di ottenere tutti gli altri elementi informativi relativi al
nuovo strumento stragiudiziale. Attraverso l’area riservata, invece, l’impresa può presentare l’istanza,
farsi assistere da un esperto e continuare l’iter mantenendo intatta, seguendo alcune specifiche regole,
la continuità aziendale.
“Se l’insuccesso è per motivi di mercato e non per condotte illecite, all’imprenditore deve essere data la
possibilità di riprovarci agendo preventivamente per consentire la continuità aziendale”. Così Paolo
Govoni, commissario straordinario della Camera di commercio di Ferrara, che ha aggiunto: “Attraverso
questo strumento, che permetterà agli imprenditori di avvalersi della collaborazione di un esperto per
ristrutturare l’azienda e di redigere un piano di risanamento, contiamo, nel giro di un anno e mezzo, di
poter contribuire a ridurre del 10% le procedure concorsuali presentate tra il 2019 e il 2020. Anche per
questo – ha concluso Govoni – proseguiremo sulla strada della collaborazione con le associazioni di
categoria e gli ordini professionali al fine di diffondere il più possibile tra le imprese la conoscenza di
tale importante opportunità.”
Oltre alla gestione della piattaforma, alle Camere di commercio spetta anche la tenuta degli elenchi
regionali degli esperti, la nomina diretta degli esperti per le imprese di dimensioni più piccole (quelle
che hanno un attivo patrimoniale inferiore a 300mila euro, ricavi lordi sotto i 200mila euro e debiti
inferiori a 500mila euro) ospitando le commissioni regionali cui spetterà, invece, l’onere di scegliere il
miglior esperto per le imprese di dimensione maggiore. E’ proprio l’assegnazione dell’esperto, infatti,
uno dei punti cardine per la riuscita di questo processo: a lui è assegnato il compito di assistere
l’imprenditore nel percorso di risanamento ed a lui sta gran parte del successo della procedura, sulla
base delle competenze specifiche, dell’esperienza ricoperta e della capacità di mediazione da cui
dipendono il successo del procedimento.
Anche per questo le Camere di commercio hanno formato oltre 150 dipendenti in grado di supportare le
imprese che faranno domanda, ma anche gli esperti nello svolgimento del proprio ruolo e le stesse
commissioni regionali che li nomineranno. A regime – dopo 6 mesi circa dalla partenza del 15
novembre – ci si attende che siano circa 40mila i professionisti abilitati che alimenteranno gli elenchi
regionali degli esperti (concluso l’iter formativo di 55 ore stabilito dal ministero): un numero questo che
consentirà di avere una scelta più ampia per l’individuazione del giusto professionista, a tutto vantaggio
del buon esito finale del provvedimento.

Ufficio relazioni col pubblico

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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