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Zairo Ferrante, originario di Salerno, ma ferrarese d’adozione, laurea in Medicina all’Università di Ferrara, è scrittore contemporaneo, promotore da alcuni anni del cosiddetto dinanimismo letterario, tra neoromanticismo e futuristica umanistica. Ha diversi libri al suo attivo, tra questi l’ultimissimo “Come polvere di cassetti. Mentre gli Angeli danzano per l’Universo”(edito da David and Matthaus, 2015). Già ampiamente segnalato a livello nazionale e internazionale ( il blog “Poesia” di RaiNews, Controcultura, Isola Nera, Il Giornale, Style-Voglia d’Italia, Accademia letteraria italo-australiana).
Ha vinto anche il Premio Polverini 2015 per la poesia sperimentale con il suo libro “D’amore, di sogni e di altre follie” pubblicato da Este Edition.

zairo ferrante
Zairo Ferrante

Zairo, uno zoom retrospettivo dopo anni di promozione del dinanimismo da te fondato (avanguardia letteraria soft e neoromantica) e diverse pubblicazioni e interviste anche all’estero…
Beh, il Dinanimismo, movimento nato nel 2009, continua a crescere giorno dopo giorno. Solo quest’anno si è arricchito di ben quindici nuovi collaboratori, non solo poeti, ma anche scrittori, pittori e artisti. È un’esperienza collettiva che, gratuitamente, mira a diffondere la poesia e l’arte nel web. Una vetrina per gli artisti emergenti e una piattaforma, ormai ben rodata, per i già ‘emersi’. Naturalmente tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di amici e collaboratori fidati, che potrete conoscere sul nostro blog ufficiale, e senza i tanti lettori che settimanalmente interagiscono con noi in rete. Nel tempo lo slogan è rimasto lo stesso: “Poesia come mezzo per smuovere l’Animo umano e costringere l’Uomo a riflettere liberandolo così dal giogo del ‘pecora-pensiero’”, questo e non solo è Dinanimismo.

Ferrante, un approfondimento sul tuo ultimo libro, freschissimo di stampa?
“Come polvere di cassetti. Mentre gli Angeli danzano per l’Universo”, edito da ArteMuse divisione di David and Matthaus editore: finalmente è un libro fatto solo di versi, poesie e speranze. Una raccolta di umani pensieri che ho deciso di affidare agli Angeli. Angeli intesi come ‘voce-guida’ interiore in grado di farci scoprire le tante virtù che ognuno di noi nasconde in fondo al proprio cuore. Il resto lo lascio dire al lettore e alla critica: per fortuna, almeno per il momento, sembra che la silloge piaccia… il resto lo scopriremo.

Come-polvere-di-cassetti
La copertina dell’ultimo volume di Ferrante

La critica segnala anche sinergie con una certa avanguardia pura radicale, futurista e transumanista, come ti innesti in tali dinamiche?
Inevitabilmente, quando si parla di arte e di poesia, occorre confrontarsi con il presente e con il futuribile. L’arte intesa come divenire, l’uomo visto come simbiosi tra corpo e anima in continua evoluzione, sia individuale e sia sociale e collettiva. Se partiamo da questi concetti, mi sembra scontato che qualsiasi artista deve sicuramente dialogare, fare i conti con tutta l’avanguardia futurista e quantomeno conoscere quella transumanista. Per quel che mi riguarda ho sempre apprezzato l’impeto e la passionalità futurista e, come dico spesso, mi auguro che un giorno si possa cantare ed esaltare l’Anima, la Pace e Fratellanza con lo stesso ‘furore’ con il quale i futuristi hanno cantato ed esaltato l’Uomo e la Macchina. Non facciamo però l’errore che fa certa critica: quando oggi parliamo di futurismo occorre comunque contestualizzarlo, altrimenti si corre il rischio di sfociare nel fanatismo. Cosa diversa è, invece, il discorso transumanista, che bisogna conoscere e approfondire. Io non credo assolutamente nell’uomo-macchina, ma sono fermamente convinto che lo sviluppo, il progresso e la scienza possano di gran lunga migliorare la nostra qualità di vita a patto che non si perda la capacità di pensare, di interrogarsi e, soprattutto, di ascoltare la propria coscienza. Nessun uomo potrà mai essere sostituito da un robot; e se anche questo dovesse accadere, come qualcuno dice, allora spero di essere morto da un pezzo.

Ferrara è la tua città di adozione: città d’arte o mito e scenari ancora retro?
Ferrara è un posto meraviglioso dove ancora è possibile respirare cultura a pieni polmoni. Una sorta di luogo eterno. La Ferrara di Bassani, De Chiricho, Ariosto, Sgarbi e degli Estensi, insomma una favola. Senza dubbio ancora città d’arte e anche mito, ma dobbiamo tutti (Istituzioni, cittadini e media) impegnarci a coltivare questa ricchezza e questo patrimonio culturale perché, specie di questi tempi, non si può vivere solo di passato: occorre uno sforzo costante per rinnovarlo e ri-esaltarlo ogni giorno. Occorre essere attenti verso il nuovo e essere bravi a metterlo a disposizione di quello che già si possiede, avendo il coraggio di confrontarsi anche con altre realtà; altrimenti si corre il rischio di cadere nella terribile trappola dell’autoreferenzialità. E questo non può e non deve accadere proprio a Ferrara.

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Sito di Zairo Ferrante sito web
Il blog “Poesia” di RaiNews

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Roby Guerra


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Cari lettori,

dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “giornale” .

Tanto che qualcuno si è chiesto se  i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e riconosce uguale dignità a tutti i generi e a tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia; stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. Insomma: un giornale non rivolto a questo o a quel salotto, ma realmente al servizio della comunità.

Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di  50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle élite, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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