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C’era una volta in un posto lontano un’isola che aveva un nome, ma che tutti chiamavano isola felice. Si viveva bene, le persone erano felici e la natura era meravigliosa. Si coltivavano piante profumate che creavano una atmosfera magica e i frutti allietavano le loro tavole.
Stavano bene e non esistevano malattie gravi. Le vitamine e l’alimentazione in genere li aiutavano a vivere in salute. La grande fortuna era anche che la distanza dalla terra ferma che impediva a molti di spostarsi, quindi la popolazione poteva realizzare progetti che aiutavano tutti e favorivano il benessere generale. Il sole e il mare facevano il resto.
Anche quando si presentò un periodo di caldo insistente, seppero reagire con grande intelligenza. Modificarono le coltivazioni e i sistemi di irrigazione (a goccia) e iniziarono a preservare la natura con coltivazioni integrate biologiche. Anzi iniziarono anche importanti tecniche di riuso dell’acqua.
Però, un anno, la stagione calda diventò torrida e le nuvole tardavano a tornare. Mancavano le periodiche piogge e i fiumi iniziarono a ridursi fino a seccarsi. Gli abitanti iniziarono a preoccuparsi di questa situazione critica. La siccità era diventato il problema da risolvere. Mancava l’acqua. Ormai era diventato un problema grave e per la prima volta si resero conto di quanto l’acqua fosse importante. Non sapevano più come fare se non tentare di trovare nel sottoterra delle falde e dei pozzi che, in passato lontano erano stati utilizzati dai loro nonni, ma che da molto tempo avevano abbandonato preferendo il sistema naturale delle sorgenti e un ciclo idrico integrato efficiente.
Purtroppo le falde non si trovarono più e i pozzi erano tutti secchi. Fortunatamente con le trivelle un giorno fecero una importante scoperta: trovarono il petrolio. Fecero festa per una settimana intera. Erano diventati tutti ricchi e così iniziarono a sviluppare tecnologie e consumi come non avevano mai fatto. Sembrava che si potessero avverare tutti i loro sogni. Costruirono grandi case e nacquero nuove fabbriche. Realizzarono opere gigantesche per il divertimento ma anche per il consumo. Nuove ciminiere nacquero più degli alberi. Il clima pian piano peggiorava e l’aria diventava sempre più secca, anzi inquinata. L’acqua fu sostituita con meravigliose bevande che potevano soddisfare i gusti di tutti, Coca-Cola, birre, succhi, vini e liquori, insomma nulla mancava a tutte le voglie di ogni età. Anche l’igiene non era un problema data la grande quantità di creme e soluzioni igieniche di tipo farmacologico. Bastava comprare e navi cariche di prodotti arrivavano da tutte le parti del mondo. Era passato un anno. Arrivarono però anche le prime malattie sia intestinali sia della pelle.
La loro felicità cominciava a risentire della mancanza di qualcosa. Ci misero del tempo a capire che a loro mancava l’acqua. Divenne un periodo difficile. Avevano tutto quello che potevano comprare, ma non avevano l’acqua. Sentivano la mancanza della pioggia, della doccia, dei giochi in strada con le secchiate che tradizionalmente facevano gli anni precedenti a ferragosto. La situazione peggiorava in modo drammatico. Poi però, come succede in ogni favola che si rispetti, un giorno di settembre videro delle nuvole lontane che il vento portava rapidamente verso di loro. Si stava avvicinando un grosso temporale che, invece di allarmare tutti, li fece uscire in strada per guardare questo meraviglioso spettacolo che avevano dimenticato.
Piovve per 20 giorni, ma nessuno si lamentò. Anzi si preoccuparono quando vi furono tre giorni di sole. Subito dopo ricominciò la pioggia e per tutto ottobre continuo così tanto che i fiumi ripresero i loro corsi e le piante ricominciarono a ricostruire la loro vita. Era bello vedere la natura germogliare. La primavera successiva fu la più bella che gli abitanti avessero mai avuto. Ritornò la felicità di un tempo e tutti compresero quanto i loro futili desideri di consumi eccessivi non valessero quanto la gioia di avere fresca acqua da bere alla fonte. Capirono l’importanza dell’acqua.

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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