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Risoluzione presentata dal consigliere Marco Fabbri: “Confermiamo i bonus con i medesimi requisiti, massimali e beneficiari per andare incontro al settore edile e alle esigenze dei cittadini”

“La Regione solleciti il Governo nazionale a confermare almeno fino al 2023 il superbonus 110% e gli altri bonus ordinari, ovvero ecobonus, sisma, mobili, verde e facciate, che stanno dando un grande impulso all’edilizia e all’artigianato. Chiediamo che vengano prorogati con i medesimi requisiti, massimali e beneficiari del 2021, confermando anche lo sconto in fattura e la cessione del credito” sintetizza così Marco Fabbri, consigliere regionale Pd, il senso della risoluzione che ha presentato in Assemblea Legislativa segnalando che la proposta del governo per la nuova legge di stabilità, limita per il 110% gli interventi sulle unifamiliari, elimina la cessione del credito e lo sconto in fattura per gli altri bonus e diminuisce i massimali per il bonus mobili.
“Tutti i bonus citati sono stati pensati per poter intervenire diffusamente su tutto il territorio nazionale nel recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, migliorando l’efficienza degli immobili e la loro sicurezza. Si rivolgono direttamente ai privati che sanno bene che, negli ultimi mesi, l’aumento dei prezzi dei materiali, la loro difficile reperibilità e l’incertezza delle proroghe legate anche al Superbonus 110% hanno determinato grossi ritardi nei cantieri e un clima di incertezza per un comparto, quello dell’edilizia, che richiede tempistiche certe e programmazione – spiega Fabbri, che aggiunge – La nostra proposta è di buon senso e tiene in considerazione tutte le difficoltà che professionisti, imprese e privati stanno incontrando per accedere alle agevolazioni. Anzi, per avere risultati ancora più convenienti per il sistema, pensiamo che i bonus debbano diventare strutturali, anche riducendo la percentuale di agevolazione, e che si valuti l’estensione dei bonus ad altri settori produttivi e che siano messi in atto controlli per arginare eventuali fenomeni speculativi legati all’aumento dei prezzi dei materiali e alla loro reperibilità”.

Ufficio stampa PD

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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