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Da: Ufficio Stampa Gruppo Ferrara Bene Comune

“Come evitare il male sociale e costruire il bene comune?”. Da questa domanda occorre partire per riflettere, oggi, sull’impegno civico nella polis. Occorre mettere in evidenza il valore del discernimento, anche nella costruzione di progetti politici coerenti e credibili. Nel Centenario dell’appello di don Sturzo ai “liberi e forti”, con la nascita del Partito Popolare italiano, da tempo si sta parlando di una nuova stagione dell’impegno dei cattolici in politica, con sfumature diverse. La testimonianza cristiana è da sempre politica, ma nel dibattito all’interno del mondo cattolico ci stiamo concentrando molto sulle politics, la ricerca del consenso, essere o non essere un partito. Tutte riflessioni utili. Tuttavia, occorre ribaltare l’approccio e porre al centro le policy del mondo cattolico: le competenze, i luoghi e le soluzioni che abbiamo per risolvere i problemi complessi che coinvolgono la società, l’economia e la tecnologia. È per questo che rilanciando il dibattito sul “cosa” sarà molto più semplice capire il “come”. Don Sturzo ci ha lasciato un metodo: la ricostruzione del popolarismo, come meta-categoria politica, basata sullo spirito riformista, l’interclassismo, la coesione sociale, la centralità della persona e la cultura della mediazione, che non vuol dire accontentare tutti, ma rappresentare tutti, in particolare le minoranze che oggi non hanno diritto di parola. Tra i principi e la realtà esiste una terra di nessuno in cui si prendono le decisioni; è questo il campo del discernimento. Si tratta di un percorso che porta alla costruzione del bene comune, un’arte che realizza umanamente chi la pratica e, come conseguenza, dona coraggio, forza, consolazione e pace. Ne ha parlato anche il Papa, quando ha chiesto di discernere interpretando tre azioni: “riconoscere, interpretare, scegliere”. Occorre continuare a ribadire i princìpi che ispirano la dottrina sociale della Chiesa, l’antropologia che ci caratterizza per offrire persone preparate in grado di amministrare e soluzioni ponderate sui temi della politica. Soprattutto, c’è un punto sul valore della vita e sull’utero in affitto o maternità surrogata su cui ci deve essere molta chiarezza. È il caso in cui le categorie dell’umanesimo cristiano cedono il passo a quelle del post-umanesimo laicista, dove la riflessione pubblica si limita ad accogliere passivamente i traguardi della tecnica. Occorre chiedersi: quando viene lesa la dignità delle persone più deboli – come il nascituro e la gestante madre – oppure quanto il desiderio soggettivo di una coppia committente può diventare diritto in un ordinamento democratico? L’insegnamento degli ultimi tre Pontefici ci offre un approccio antropologico alla maternità surrogata che richiede di portare la domanda al cuore della tecnica, per capire come questa possa servire l’uomo, senza servirsene. Con questo tema tocchiamo la radice del significato di vita, di corpo, di rapporto madre – figlio, di dignità, di memoria, ma anche di dono e di reciprocità. E tutto questo è politica. E’, quindi, importante offrire formazione politica ai giovani e favorire un ampio dialogo fra i cattolici. Conoscere la politica e la sua qualità dipende molto dalla formazione e dai testimoni che la vivono come missione. Il compito che abbiamo innanzi è quello di riuscire a connettere le esperienze, comprese le culture, perché non cresca il conflitto ma la dimensione della speranza.

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
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 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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