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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Il 100% della popolazione raggiunta con copertura a banda larga su tutto il territorio regionale a 2 Megabit per secondo – Mbps (obiettivo fissato dall’Agenda Digitale Europea) a fine 2013. Centottanta scuole connesse in fibra ottica attraverso la rete Lepida (agosto 2014). Oltre 12mila persone formate con 851 corsi di alfabetizzazione informatica gratuita (“Pane e internet”) in 176 sedi sul territorio, da Piacenza a Rimini, con una preponderante presenza femminile. Oltre 70mila fascicoli sanitari elettronici attivati. Sono solo alcune delle cifre – presentate oggi, in conferenza stampa, in occasione del convegno “Nuovi diritti di cittadinanza al tempo dell’agenda digitale” – che compongono il quadro raggiunto con l’applicazione e lo sviluppo del Piano Telematico dell’Emilia-Romagna (PiTER) 2011-2014.
“Non siamo di fronte a una sommatoria di dati – ha sottolineato l’assessore alle Reti di infrastrutture materiali e immateriali della Regione Alfredo Peri – , ma di un lavoro che continua lungo un filo preciso, all’interno di una strategia ben chiara”. L’evoluzione tecnologica e il relativo utilizzo “rischiano di produrre nuove marginalità – ha aggiunto Peri – ; questo è un tema da ‘consegnare’ non solo alla cultura giuridica, ma prima di tutto alle istituzioni, perché nessuno resti escluso”. L’assessore ha quindi auspicato la nascita, a livello nazionale, di una “Costituente digitale”, ovvero “un luogo dove più competenze e più saperi costruiscano le basi della nuova società digitale”. Del progetto di un Osservatorio sui diritti digitali, promosso dalla Regione Emilia-Romagna, ha parlato invece Gabriele Falciasecca (presidente Comitato scientifico dell’Agenda Digitale regionale), e quindi di uno strumento “ideato per osservare come i diritti digitali vengono applicati e per indicare modelli nuovi e più efficaci di attuazione”. Ripercorrendo le tappe del processo avviato all’inizio degli anni 2000, Gianluca Mazzini (direttore generale di Lepida Spa) ha ricordato che entro fine anno saranno 230 le scuole connesse in fibra ottica attraverso la rete Lepida, per arrivare a 500 nei prossimi due-tre anni. “Abbiamo lavorato per rendere uguali, in termini di copertura, pianura e montagna – ha sottolineato Mazzini – e per aiutare i Comuni medio-piccoli, che rappresentano la stragrande maggioranza in questa regione”.

In questi anni, dunque, in Emilia-Romagna (dove il 63% della popolazione usa regolarmente Internet, con un +7% rispetto alla media nazionale) sono già stati definiti e riconosciuti veri e propri “nuovi diritti di cittadinanza digitale”, e precisamente il diritto di accesso alle reti tecnologiche, all’informazione e alla conoscenza, ai servizi alla persona e alle imprese, ai dati (open data). Questi i principali numeri raggiunti dalla Regione:

100% della popolazione raggiunta con copertura a banda larga su tutto il territorio regionale a 2 Mbps a fine 2013 (traguardo fissato dall’Agenda Digitale europea)
oltre 2100 punti direttamente collegati in fibra ottica
25,6% della copertura in banda ultra larga a 30 Mbps in Emilia-Romagna
180 scuole connesse in fibra ottica attraverso la rete Lepida ad agosto 2014 (230 a fine anno);
269 Comuni su 340 con almeno un wi-fi pubblico (+208 dal 2010)
528 punti wi-fi pubblici di accesso alla rete Internet
4 Datacenter regionali in costruzione al servizio di tutte le PA regionali
12.254 persone formate con 851 corsi di alfabetizzazione informatica gratuita (“Pane e internet”) in 176 sedi sul territorio regionale con preponderante presenza femminile (61%), in maggioranza over 60 (59%) e con una forte rappresentanza di casalinghe e pensionati (66%)
4000 studenti in 97 scuole coinvolti in progetti di digitalizzazione della didattica (classi/scuole 2.0, LIM, tablet nelle classi, e così via) rivolti principalmente alle aree montane e alle zone colpite dal terremoto
oltre 70.000 fascicoli attivati nel sistema regionale per la gestione del Fascicolo Sanitario Elettronico e portale per l’accesso online ai servizi sanitari (prenotazioni, disdette, pagamenti, e così via)
un polo archivistico dell’Emilia-Romagna, archivio digitale della PA per la conservazione e l’accesso dei documenti informatici (ParER). 25.000.000 i documenti conservati in ParER (ritmo di crescita: +2 milioni/mese)
1.208 dataset rilasciati in open data da enti del territorio regionale (fonte: dati.gov.it)
un sistema di sistema di bigliettazione elettronica integrata (300.000 card emesse) “Mi Muovo”, utilizzato da tutte le 4 società di trasporto pubblico locale (copertura totale dei 9 bacini provinciali) oltre a Tper, per le ferrovie regionali.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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