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Da: Organizzatori
Martedì 19 marzo, Libreria Feltrinelli, Via Garibaldi 28/30, Ferrara, alle 17.00
Prosegue il ciclo “Raccontare la storia, raccontare storie. Nonviolenza in azione” patrocinato dal Comune di Ferrara l Tribunale militare di Torino condanna un carrista per essersi strappato dalla divisa mostrine e stellette. “Ho rifiutato di proseguire il servizio militare dopo aver inutilmente cercato di sostituirlo con un servizio civile in Italia o all’estero”, spiega il caporale Bellettato.
È il diario che l’obiettore ha tenuto dal primo giorno di naia al congedo, passando per il carcere di Peschiera. Il caso Bellettato avrà come ripercussione la sentenza della Corte costituzionale del 1970, per la quale la propaganda all’obiezione non è più “istigazione a delinquere”. La legge per l’obiezione di coscienza verrà promulgata nel 1972.
Enzo, con Piero Pinna e altre quattro persone, ha dato inizio, nell’agosto del ’63, al Gruppo di Azione Nonviolenta che, con le sue piccole e tenaci iniziative, ha avviato la campagna per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza in Italia. Di questo e altro parlerà martedì 19 marzo alle 17 alla libreria Feltrinelli, in dialogo con Daniele Lugli che ha condiviso fin dall’inizio l’esperienza del Gruppo di Azione Nonviolenta.
Il 30 giugno del 1967 Enzo inizia il suo servizio militare, Sono passati quattro giorni dalla morte di don Lorenzo Milani, presso il quale si era recato prima della pubblicazione di “Lettera a una professoressa”. Scompare così uno dei suoi principali ispiratori. Il 21 ottobre 1968 annota nel suo diario: “Ieri è morto Capitini. Oggi i giornali hanno riportato la notizia. Hanno parlato di lui, della sua cultura, della nonviolenza. Ne hanno parlato bene. Quando era vivo molti di loro osteggiavano e travisavano le su idee, mettevano in ridicolo le sue iniziative…”. Un mese dopo ci sarà il congedo dal servizio militare.
Non cesserà però il suo impegno per la nonviolenza, come obiettore fiscale alle spese militari e
promotore della Consulta per la pace di Rovigo, come insegnante e dirigente scolastico, e come impegnato in numerose attività culturali: l’istituzione del Planetario civico di Rovigo, la ricerca nell’ambito della storia locale, la raccolta e riproposizione di canti popolari, la presidenza dell’Associazione “Viva la Costituzione”…
Il ciclo d’incontri, promosso da Libreria Feltrinelli Ferrara, Movimento Nonviolento e Istituto di Storia Contemporanea con il patrocinio del Comune di Ferrara, si concluderà martedì 26 marzo, sempre alla Feltrinelli alle 17, con la presentazione del libro “Silvano Balboni era un dono. Ferrara 1922-1948: un giovane per la nonviolenza dall’antifascismo alla costruzione della democrazia” da parte dell’autore Daniele Lugli. Anche Silvano, come Enzo, è stato caporale ed obiettore, ma nella primavera del 1943.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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