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Non è facile essere genitori: sono tanti i modi di esserlo e non ce ne sono di perfetti. Si tratta di un’esperienza che arricchisce l’esistenza ma che mette di fronte a sfide quotidiane, alcune delle quali possono anche essere perse. È importante per l’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna sottolineare come i genitori non debbano colpevolizzarsi per eventuali errori commessi, piuttosto sarebbe utile invitarli a riconoscere dove si è sbagliato, per la crescita psicologica personale e dei figli.
Essere genitore comporta garantire protezione, insegnare i limiti, far sviluppare la capacità di interazione nel contesto sociale e di gestione dei conflitti, favorire esperienze di autonomia, conservando una condizione di sicurezza. Azioni che richiedono un impegno psicologico costante, non facile da sostenere nella quotidianità. “Esserci”, mantenere una relazione costruttiva con i figli, riconoscere il proprio ruolo e anche i propri limiti non è semplice ma è molto importante: il buon esempio, infatti, è più importante di molti insegnamenti verbali. E tutto questo è tanto più valido quando si parla di “imparare a sbagliare”.
Oltre alla complessità del compito genitoriale in sé, padri e madri avvertono anche una significativa pressione psicologica e sociale nell’esercitare la loro funzione educativa. Alle volte rincorrono un ideale di genitore perfetto, un genitore sempre all’erta, che non sbaglia mai e che deve sempre trovare la risposta giusta al momento giusto. Tuttavia siamo esseri umani imperfetti e l’errore è inevitabile.
Non esiste dunque il genitore perfetto, e per fortuna perché accettando i propri errori e trasformando il proprio comportamento il genitore può dare un esempio concreto di umanità matura. L’ideale, infatti, piuttosto che nell’assenza di errore, è nell’essere consapevoli e nel tentare di correggere i comportamenti negativi, insieme ai figli. Un genitore consapevole dei propri limiti dà un insegnamento prezioso al figlio che impara così a crescere accettandosi nella propria soggettività e limitatezza fisica e psicologica.
Alla capacità di riconoscere dove si è sbagliato dovrebbe poi seguire la richiesta di scuse, che sono lo strumento di salvaguardia di tutti i rapporti umani e soprattutto di quello con i familiari. In assenza di tale richiesta di fronte a errori che colpiscono le persone può sorgere infatti malessere, sofferenza e rancore. Spesso, ciò che fa più soffrire nelle relazioni non è l’ingiustizia subita, ma la mancanza di riparazione da parte di chi l’ha commessa, cosa che può comportare una crescita del risentimento della persona offesa, causando in alcuni casi un impoverimento del rapporto e perfino la sua chiusura, con possibile profondo turbamento per le persone coinvolte.
Molti genitori possono pensare che scusarsi con un figlio li faccia apparire deboli e meno autorevoli ai suoi occhi. Dimostrare invece di avere capito di aver sbagliato, di essere dispiaciuti di non aver avuto un comportamento rispondente al proprio ruolo e al bisogno del figlio, è indispensabile per dare un’immagine positiva. Un ragazzo che fa esperienza di figure genitoriali consapevoli, coerenti e rispettose della sua dignità sviluppa un senso di sé positivo e avrà più fiducia nelle relazioni significative.
Si insegna che la consapevolezza dello sbaglio aiuta a tollerare la frustrazione associata a esso. Si può apprendere anche guardando l’altro che sbaglia, in un confronto reciproco, crescendo insieme. In conclusione, la volontà e l’atto di riparare possono promuovere il perdono, che è l’esito di un lavoro psicologico spesso non facile. Il figlio può sperimentare così sia che si può sbagliare, sia che si può perdonare e apprendere l’importanza di una relazione basata sul rispetto e la fiducia.

Da: 
Ufficio Stampa Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna
a cura di Rizoma Studio Giornalistico Associato

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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